Con questo sesto articolo ci avviamo verso la conclusione di questa serie dedicata alla Lettera alle famiglie di Papa Francesco. Il Papa ha già affrontato diversi temi:
- Insieme verso la terra promessa
- Testimoni dell’amore
- C’è bisogno di una nuova creatività
- Una barca nella tempesta
- La crisi è un’occasione
Ora il Papa entra in quello che credo sia l’argomento più difficile, entra nella separazione e nel fallimento della relazione. Lo fa senza nessun giudizio. Sappiamo bene che il fallimento può toccare tutti, quindi non c’è ombra di rimprovero o di biasimo. Il Papa offre uno sguardo di padre qual è e invita gli sposi feriti più che a fare qualcosa ad essere misericordia e perdono l’uno per l’altra.
La rottura di una relazione coniugale genera molta sofferenza per il venir meno di tante aspettative; la mancanza di comprensione provoca discussioni e ferite non facili da superare. Nemmeno ai figli è risparmiato il dolore di vedere che i loro genitori non stanno più insieme. Anche in questi casi, non smettete di cercare aiuto affinché i conflitti possano essere in qualche modo superati e non provochino ulteriori sofferenze tra voi e ai vostri figli. Il Signore Gesù, nella sua misericordia infinita, vi ispirerà il modo di andare avanti in mezzo a tante difficoltà e dispiaceri. Non tralasciate di invocarlo e di cercare in Lui un rifugio, una luce per il cammino, e nella comunità una «casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 47).
Non dimenticate che il perdono risana ogni ferita. Perdonarsi a vicenda è il risultato di una decisione interiore che matura nella preghiera, nella relazione con Dio, è un dono che sgorga dalla grazia con cui Cristo riempie la coppia quando lo si lascia agire, quando ci si rivolge a Lui. Cristo “abita” nel vostro matrimonio e aspetta che gli apriate i vostri cuori per potervi sostenere con la potenza del suo amore, come i discepoli nella barca. Il nostro amore umano è debole, ha bisogno della forza dell’amore fedele di Gesù. Con Lui potete davvero costruire la «casa sulla roccia» (Mt 7,24).
Da queste parole del Papa credo possiamo trarre alcuni insegnamenti chiave.
L’altro non è un nemico! Spesso quando c’è un fallimento, e di conseguenza tanto dolore e sofferenza, si rischia di trasformare tutto questo in rancore e desiderio di vendetta. C’è una ferita aperta che sanguina. Una ferita che ci è stata inferta da una persona che avrebbe dovuto renderci felici ed onorarci attraverso il suo amore. E’ un po’ questo il sentimento che provano tanti separati. Eppure, se lo vogliamo, può non essere così. Come? Se l’altro ci ha fatto così tanto male è perchè noi glielo abbiamo permesso. Non sto dicendo che gli abbiamo permesso compartamenti, gesti o parole. Non sto parlando dell’altro. Non abbiamo potere sulle scelte del coniuge. Siamo noi che dobbiamo custodire la parte più profonda di noi. Concretamente è importante essere consapevoli che siamo figli amati. Solo così l’altro, pur con tutto il male che può averci fatto, non riuscirà mai a penetrare, con le ferite che ci infliggerà, quella parte del nostro cuore che appartiene a Gesù e che continuamente ci dice: tu sei bello/a, tu sei il figlio amato, tu sei la figlia amata. Un consiglio: imparate, anche quando le cose tra voi vanno bene, a non far dipendere la vostra gioia e il vostro senso solo dall’altro e dall’amore che saprà darvi. Nutrite e perfezionate sempre più la vostra relazione con Gesù attraverso la preghiera e i sacramenti. Solo così, anche se le cose dovessero andare male, saprete affrontare la situazione senza rancore, ma con la capacità di cercare, per quanto possibile, di evitare di aggiungere altro male e altro dolore. Il mio pensiero va a quelle persone che ho conosciuto che non si sono mai arrese al male ma, seppur nel dolore della separazione, continuano a voler bene alla persona che se ne è andata, pregando per lei e affidandola a Gesù. Queste persone non solo non sono delle fallite, ma mostrano una luce abbagliante, la luce di chi è capace di amare e di perdonare.
Il perdono è una decisione interiore. Alcuni di voi diranno: Io voglio perdonare ma non riesco! Quello che mi ha fatto è troppo grave. Questa è l’esperienza di tanti soprattutto quando accadono, appunto, fatti gravi come le separazioni. Come fare? Naturalmente non esistono ricette preconfezionate. Qui si tratta di mettere mano alla nostra umanità ferita. E’ molto faticoso. Spesso si tratta di affrontare tanto dolore e di dover elaborare un vero e proprio lutto. Tutto parte dalla nostra libertà. Dobbiamo essere liberi di andare oltre il male che l’azione di nostro marito o nostra moglie ci sta causando. Andare oltre i sentimenti e le emozioni. Per fare questo serve tempo. Il perdono non si può pretendere proprio perchè spesso l’altro non è pronto. Riuscire a perdonare (davvero) significa attraversare un processo interiore che ci permette di dissociare il peccato che ci ha fatto del male dal peccatore che lo ha commesso. L’altro non è il suo gesto o la sua mancanza, L’altro è una meraviglia nonostante il suo errore che magari è molto brutto. Perdonare non è quindi dire Ti perdono con le parole, ma è la capacità di riacquistare lo sguardo di Dio verso l’altro. Uno sguardo benedicente.
Antonio e Luisa
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