Ci si sposa per amore, ma ci salva la misericordia

Solo “la misericordia di Dio per gli uomini e degli uomini tra di loro può salvare la cosa più preziosa e più fragile che c’è, in questo momento, nel mondo, il matrimonio e la famiglia”. Ne è convinto padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, che nella parte finale della predica della celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal Papa nella basilica vaticana, ha spiegato che “avviene nel matrimonio qualcosa di simile a quello che è avvenuto nei rapporti tra Dio e l’umanità, che la Bibbia descrive, appunto, con l’immagine di uno sposalizio”, e cioè che “all’inizio di tutto c’è l’amore, non la misericordia. Questa interviene soltanto in seguito al peccato dell’uomo”. “Anche nel matrimonio, all’inizio non c’è la misericordia, ma l’amore”, l’analogia di Cantalamessa: “Non ci si sposa per misericordia, ma per amore. Ma dopo anni, o mesi, di vita insieme, emergono i limiti reciproci, i problemi di salute, di finanze, dei figli; interviene la routine che spegne ogni gioia”. “Quello che può salvare un matrimonio dallo scivolare in una china senza risalita – ha assicurato il religioso – è la misericordia, intesa nel senso pregnante della Bibbia, e cioè non solo come perdono reciproco, ma come un rivestirsi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine e di magnanimità”. “La misericordia fa sì che all’eros si aggiunga l’agape, all’amore di ricerca quello di donazione e di con-passione”, ha affermato Cantalamessa, che si è chiesto: “Dio si impietosisce dell’uomo: non dovrebbero marito e moglie impietosirsi l’uno dell’altro? E non dovremmo, noi che viviamo in comunità, impietosirci gli uni degli altri, anziché giudicarci?”.

(Raniero Cantalamessa)

L’abbraccio del perdono

Due coniugi sentono il desiderio di abbracciarsi solitamente quando sono in armonia e in pace tra di loro. Don Rocchetta dice che questo non vale per i cristiani. I cristiani devono trovare la forza nella Grazia del sacramento di abbracciare lo/a sposo/a anche quando vedono nell’altro un nemico, quando le cose non vanno bene, hanno litigato e sono in disarmonia. Non è scontato riuscire in questo, ma noi sposi cristiani abbiamo la Grazia, non dimentichiamolo. Siamo razionali, a volte troppo razionali e non riusciamo a perdonare quando veniamo feriti o litighiamo e pensiamo di aver ragione. Rocchetta ci ricorda che risentimento provoca risentimento in un cerchio che non si interrompe fino a quando uno dei due non lo rompe con un gesto di perdono. Il perdono ha tre benefici principali: uno affettivo che ci permette di ricostruire una relazione con il coniuge, uno cognitivo che ci permette di superare la concezione dell’altro/a come avversario/a e uno comportamentale che permette di passare da un atteggiamento di chiusura a uno nuovo di collaborazione e di ricerca del bene.  Cito testualmente quanto Rocchetta scrive nel suo bellissimo testo “Abbracciami”:

Il perdono non banalizza l’amore; al contrario, lo rinnova e purifica la tendenza di ognuno di noi a buttare sull’altro la responsabilità di quanto ci accade.

Concedere il perdono non è un segno di debolezza, ma di forza: la forza di <una fiamma tenace come la morte>, che <le grandi acque non possono spegnere> e che valgono più di qualunque ricchezza (Ct. 8, 6-7)

E’ quindi importante perdonare subito senza aspettare che sia l’altro/a a farlo per primo, fregandocene di chi ha ragione, l’abbraccio di perdono è un gesto di vita mentre il non abbraccio è un gesto di morte.

Un abbraccio è capace di cancellare ogni risentimento, di ridare nuova forza e linfa al rapporto di coppia.

Perché per perdonare il gesto più adatto e significativo è l’abbraccio?

Perdono, ci ricorda don Carlo , è un dono perfetto, infatti, il suffisso “per” in latino implica la pienezza e il compimento.

Non c’è nulla di meglio di un abbraccio, perché con tutto il corpo comunichiamo il desiderio di ricostruire il rapporto che si è rotto e comunichiamo la disponibilità a ricominciare con più forza e voglia di prima.

Antonio e Luisa