Non cercate il colpevole! Avete il potere delle vostre scelte.

Spesso noi siamo portati ad affrontare la vita e le situazioni che ci accadono cercando un responsabile a cui dare la colpa. Responsabile che naturalmente spesso lo troviamo fuori di noi. Quando le cose non funzionano nella coppia di solito il colpevole è l’altro.

Quante volte riceviamo telefonate o email di persone – quasi sempre donne – che si lamentano di tutto ciò che non va nel proprio matrimonio. E quasi sempre quello che non va è il comportamento dell’altro. Lui quando torna dal lavoro si isola. Avrei voglia di parlare con lui ma vedo che non mi dà retta. È sempre stanco. Non mi riconosce tutto il lavoro che faccio in casa e dà tutto per scontato. Non mi sento desiderata. Queste sono le critiche che vanno per la maggiore.

Sapete che a ragionare in questo modo vi state gettando la zappa sui piedi? State entrando in un ciclo negativo, vi state annodando da soli il cappio al collo. Il vittimismo rende immobili e passivi. Non permette di agire e di cambiare le cose. Che non significa cambiare l’altro. Magari l’altro è vero che commette delle omissioni e non è sempre capace di dimostrare il suo amore nel modo giusto. Significa cambiare il mio modo di approcciarmi alla relazione. Significa rendermi parte attiva della relazione.

Significa essere consapevoli di essere responsabili della relazione. Già perché spesso cerchiamo un colpevole. Ma è sbagliato in partenza parlare di colpa. Non serve a nulla se non a giustificarci nella nostra continua lamentazione. Serve solo a nutrire il nostro vittimismo. Bisogna parlare di responsabilità. Io sono responsabile della mia relazione con mio marito o mia moglie. Io ho il potere di decidere della mia relazione.

Questo significa che io non sono un poveretto che subisce determinati atteggiamenti o comportamenti, ma io scelgo di restare in quella situazione. Noi abbiamo il potere delle nostre scelte. Ho scelto di stare con quell’uomo o con quella donna anche se non è perfetto! Significa altresì che è sbagliato dire che io non posso sopportare certi atteggiamenti di mio marito o di mia moglie. Non voglio più accettare certi comportamenti! Siamo noi che decidiamo. Siamo noi la parte attiva. Facciamo la nostra scelta.

Ecco perché non salva nessuno restare con un marito violento. Lì c’è solo dipendenza perché la donna non è che subisce una situazione da cui non può uscire, ma sceglie di restare in quella situazione per tanti motivi: spesso per fragilità e dipendenza. Ma questo non è il modo corretto di agire di un cristiano che vuole vivere fino in fondo l’amore nel dono. Spoiler: un marito violento va allontanato. Non esiste sacramento che tenga! Se il sacramento è valido resta indissolubile, ma nella separazione fisica.

Un cristiano libero si pone le domanda: Perché scelgo di restare? Se la risposta viene solo da un obbligo di rispettare una promessa di fedeltà e indissolubilità non pienamente compresa ed accettata, non ci siamo proprio. In questi casi spesso si entra in quel loop del vittimismo che non salva nessuno e che rende spesso la convivenza un inferno. Se invece la risposta è che così si vuole riamare Gesù e l’altro nel dono gratuito di noi, allora cambia tutto. In quella situazione intanto divento consapevole che voglio starci e poi metto in atto tutte quelle scelte quotidiane atte a dare senso e corpo alla mia scelta.

Quando Luisa si è trovata ad avere me come marito, nei mesi in cui stavo sbarellando, lei ha scelto di stare con me anche se ero così. Ho raccontato tante volte come con l’arrivo del secondo figlio io sia entrato in una crisi profonda e mi sia comportato con lei in modo freddo, distaccato e assente per non pochi mesi. Lei che nel frattempo doveva crescere due bimbi piccoli e sopportare il mio stato. Aveva tutti i motivi per lamentarsi. Invece lei ha scelto consapevolmente di starci perché voleva darsi tutta in quella relazione che era la sua vocazione. Così funziona davvero! Così ha lasciato che Dio salvasse lei e me attraverso di lei. Nel suo dono gratuito e libero io sono guarito da quel malessere che mi rattristava e mi legava.

Questo per dire cosa? Smettete di parlare di colpa e iniziate a parlare di responsabilità. Riprendete il potere delle vostre relazioni e delle vostre scelte. Se voi siete in una relazione l’avete scelto. Domandatevi perché avete scelto di restare.

Antonio e Luisa

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I virus del dono: narcisismo, vittimismo e pessimismo

Oggi voglio riprendere le parole che Papa Francesco ha pronunciato durante l’omelia della Messa di Pentecoste del 2020. Sono trascorsi alcuni mesi. Ammetto che mi erano sfuggite e le ho recuperate solo alcuni giorni fa. Sono però così importanti e decisive in una relazione sponsale che ho deciso di farci un articolo, anche se un po’ in ritardo.

In particolare Papa Francesco elenca i nemici dell’amore. Quegli atteggiamenti che ci impediscono di donarci e di accogliere il dono dell’altro in pienezza e verità. Capite quanto questa riflessione sia fondamentale per noi sposi? Papa Francesco ha affermato: Cari fratelli e sorelle, guardiamoci dentro e chiediamoci che cosa ci ostacola nel donarci. Ci sono, diciamo, tre nemici del dono, i principali: tre, sempre accovacciati alla porta del cuore: il narcisismo, il vittimismo e il pessimismo.

Il narcisismo. Dice Papa Francesco: Il narcisismo fa idolatrare se stessi, fa compiacere solo dei propri tornaconti. Il narcisista pensa: “La vita è bella se io ci guadagno”. E così arriva a dire: “Perché dovrei donarmi agli altri?”. Il narcisista è ripiegato su di sè. Non è in grado di donarsi. Non lo ritiene necessario e soprattutto utile al proprio piacere. Il narcisista non cerca il bene dell’altro/a, gli è in un certo senso indifferente. Se fa qualcosa, qualche gesto di tenerezza o di servizio è sempre per averne qualcosa in cambio. Manca completamente la gratuità dell’amore. L’amore senza gratuità diventa commercio e la persona una cosa da sfruttare. Se avete a che fare con un fidanzato/fidanzata così lasciatelo/a. Non credete sia facile cambiarlo/a. Se lo/la avete sposato/a la situazione si complica. Per il vostro bene e anche il suo rinforzate la vostra autostima. Crescete nella relazione con Gesù per sentirvi preziosi/e in modo che i suoi giochetti per manipolarvi e ottenere ciò che vuole non possano farvi troppo male. Amatelo/a nella libertà di dire anche no quando ciò che chiede non è per il bene di entrambi.

Il vittimismo. Papa Francesco al riguardo ha detto: Ma anche il secondo nemico, il vittimismo, è pericoloso. Il vittimista si lamenta ogni giorno del prossimo: “Nessuno mi capisce, nessuno mi aiuta, nessuno mi vuol bene, ce l’hanno tutti con me!”. E’ un comportamento autodistruttivo sicuramente, ma anche di comodo. E’ più facile trovare una causa fuori da noi stessi per il male e la sofferenza che proviamo nella nostra vita. Allora l’altro/a non va mai bene. E’ sempre colpa sua. In relatà chi fa la vittima non vuole affrontare davvero i problemi. Se il problema è fuori da me non devo risolverlo io. Queste persone si lamentano che nessuno le capisce ma non si chiedono il perchè. Credono che nessuno le sappia amare davvero ma non si preoccupano di come loro amano. E’ importante invece prendere in mano la nostra vita e viverla in modo attivo da protagonisti. E’ inutile recriminare su cosa l’altro/a fa o dovrebbe fare. E’ completamente inutile. Ciò che posso e devo chiedermi è cosa posso fare io per migliorare la situazione, la relazione e la mia vita. Cosa poter fare concretamente se il nostro coniuge ha un po’ questo vizio? Semplicemente non cadere nel tranello e metterci a litigare dandogli degli appigli per nutrire il suo vittimismo. Quando si lamenta tagliare corto, con tenerezza ma con fermezza, garantendogli la nostra vicinanza e il nostro aiuto ma troncando ogni discorso di lamentazione.

Il pessimismo. Il Papa lo descrive così: Infine c’è il pessimismo. Qui la litania quotidiana è: “Non va bene nulla, la società, la politica, la Chiesa…”. Il pessimista se la prende col mondo, ma resta inerte e pensa: “Intanto a che serve donare? È inutile”. Ora, nel grande sforzo di ricominciare, quanto è dannoso il pessimismo, il vedere tutto nero, il ripetere che nulla tornerà più come prima! Pensando così, quello che sicuramente non torna è la speranza. Il pessimista è solitamente una persona pesante. Una persona che fatica a trovare un senso nella vita. Un senso anche a donarsi. Perchè tanto tutto è inutile. Tutto va male. Manca la speranza. Manca un orizzonte che dia respiro alla vita. Credo che se abbiamo sposato una persona pessimista ciò che possiamo fare con lei concretamente non è rimarcare questo suo atteggiamento. Non servirebbe a nulla se non a peggiorare la situazione. Possiamo starle vicino con amore. Mettere in evidenza la bellezza della nostra vita di tutti i giorni, farla sentire bella ricordandole tutto ciò che di buono fa e il resto lo farà Dio se si vive una vita di fede e di preghiera.

Questo articolo non ha nessuna pretesa di risolvere nulla. E’ solo un modo per riflettere su questi tre virus del dono. Se ci sono problemi seri e patologici serve naturalmente l’aiuto di un professionista. Mi piace terminare questo articolo con le parole del Papa che ci dà la sua personale cura, non da psicoterapeuta ma da pastore e padre qual è: In questi tre – l’idolo narcisista dello specchio, il dio-specchio; il dio-lamentela: “io mi sento persona nelle lamentele”; e il dio-negatività: “tutto è nero, tutto è scuro” – ci troviamo nella carestia della speranza e abbiamo bisogno di apprezzare il dono della vita, il dono che ciascuno di noi è. Perciò abbiamo bisogno dello Spirito Santo, dono di Dio che ci guarisce dal narcisismo, dal vittimismo e dal pessimismo, ci guarisce dallo specchio, dalle lamentele e dal buio.

Antonio e Luisa

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