Cap. XXII Pinocchio scuopre i ladri, e in ricompensa di essere stato fedele vien posto in libertà.
Continua anche in questo capitolo il tema della trasnaturazione, ne cogliamo un solo aspetto che dovrebbe aiutarci per non finire anche noi ad imbestialirci. Mentre Pinocchio, da bravo cane da guardia, sta nella sua cuccia con le orecchie ben tese, succede che quattro faine lo avvicinano e tentano di corromperlo sperando che anch’egli accetti di buon grado il patto come il suo predecessore, il quale si spartiva il bottino delle faine facendo finta di dormire. E proprio qui sta il punto.
Il burattino si è temporaneamnente degradato allo stato animale, ma è un animale addomesticato e famoso per la fedeltà al padrone, vicino quindi al mondo umano, mentre invece le faine hanno una natura selvatica e ladresca: lo incitano a degradarsi ancora di più.
Il male ha un’oscura trama per cui quando si comincia a percorrerne le vie, esso tenta di assimilarci a sè, portandoci sempre più in basso, come in un vortice che ci spinge sempre più giù, è l’immagine che ha usato anche Dante nella sua Commedia.
Non c’è bisogno di divenire esperti in tutti i vizi, basta cominciare con uno e poi la forza del vortice fa il resto, oppure se volete usare un’altra immagine tenete quella del circolo vizioso. Quello che conta è capire che il male ci chiederà di compiere altro male e con sempre maggiore entità, così come Pinocchio è stato tentato di peggiorare la sua situazione da cane, amico dell’uomo, a bestia selvatica e ladresca quale la faina.
Questo è l’insegnamento che ci viene da questo capitolo: il male chiama altro male e sempre peggiore.
Anche per gli sposi c’è il pericolo di cadere in questo vortice di male, dapprima si comincia con un peccato veniale, magari di pensiero per poi finire di compierne uno peggiore. Usiamo solo a mo’ di esempio un atto adulterino, usato anche da Gesù quando, richiamando l’attenzione sull’adulterio, ha spiegato esplicitamente che questo peccato nasce molto prima del gesto del corpo, comincia con lo sguardo, e se acconsentiamo a quello si passa al pensiero, e se acconsentiamo a quest’ultimo si passa al desiderio, e via di questo passo fino a compiere il gesto concreto, e non è finita qui, poiché poi, al fine di nascondere questo turpe atto, si compiono altri peccati come lo spergiuro o la menzogna, l’inganno o il raggiro.
Come vedete da questo esempio, cari sposi, il male non ha bisogno di vento in poppa per navigare, gli basta un venticello che poi la nave del male ne ha abbastanza per navigare nel nostro cuore a lungo… facciamo in modo che il peccato non metta radici nel nostro cuore.
La prima cosa da fare, non l’unica evidentemente, è quella di ricordarci che noi non siamo cani da guardia di nessuno, ma siamo uomini, creature umane, pensate, amate, volute e redente dal Signore. Anche Pinocchio ha cominciato così il ragionamento prima di dire no alla proposta nefasta delle faine:
-Domando scusa, io non sono un cane!… -O chi sei? -Io sono un burattino. -E fai da cane da guardia? -Pur troppo per mia punizione!…
Questa settimana vi invitiamo a ricordare la verità del nostro essere figli di Dio al vostro coniuge tutte le mattine e tutte le sere.
Giorgio e Valentina.