«Donare la gioia: sia questo il segreto della tua felicità anche se nascostamente nelle cose più ordinarie» (Courtois)
Oggi mi è chiesto di donare la gioia. Voglio farlo soprattutto alle coppie che vivono il sacramento del matrimonio; ma anche a coloro che questa gioia non ce l’hanno perché anzi, spesso, ciò che si prova è la tristezza, l’inquietudine, l’amarezza, la delusione, il vittimismo, la depressione…
ma cos’è la gioia?
È un sostantivo femminile che indica “lo stato o motivo di viva, completa, incontenibile soddisfazione”.
Si è soliti dire: una gioia piena, lacrime di gioia, sei la mia gioia.
Con essa si indica la felicità, il diletto, il gaudio, la letizia.
La gioia viene definita anche come l’aspetto festoso della natura e, infine come un gioiello.
Un prezioso lavoro di oreficeria, curato nei minimi particolari affinché ne risulti un’opera frutto del talento di un artigiano: il gioiello più bello!
Ebbene, se la gioia è quanto detto chiunque dovrebbe desiderare di possederla; e altrettanto agevolmente dovrebbe contenerla dato che, ciascuno, almeno egoisticamente, aspira sempre alle cose più belle!
come mai questa gioia tarda ad arrivare?
Perché molti uomini e donne sono tristi essendo invece creati per la gioia?
Andiamo per gradi…
LA GIOIA NELLA COPPIA
La coppia spesso si scontra nel paradosso della solitudine.
Si parte insieme perché non si è nati per stare da soli, ci si cerca, ci si vuole e poi, ci si lamenta perché, da soli, saremmo stati più liberi.
Allora ci si lascia, si abbandona colui che oltrepassa il proprio confine ma, essendo creati per la relazione, ci si re-incontra; magari in una seconda opzione dove, permanendo la naturale diversità, risorge il conflitto solitudine/non solitudine che scoppia nella tristezza, amarezza, infelicità, lontananza, nascondimento.
dove sarebbe potuta nascere la gioia?
La gioia non è l’allegria: la prima è profonda e risiede nel cuore, nell’intimo. Non è l’istinto di una risata, ma è qualcosa che dura nel tempo; deve durare perché è inscritta, è a immagine e somiglianza di Colui a cui noi somigliamo. È dentro al DNA. La gioia non è passeggera.
La coppia esiste perché Dio ha sublimato la creazione con l’aiuto che fosse simile.
Maschio e femmina Dio lo creò, perché i due saranno Uno!
Crescete e moltiplicatevi (Gen 1,28).
Prima siate fecondi nel NOI e poi collaborate al progetto di generare figli.
Saranno figli nella carne, forse lo saranno solo nello Spirito o potranno esserlo perché adottabili; insomma c’è posto per tutti, perché tutti abbiano la gioia!
la sessualità è una meravigliosa invenzione di Dio
Per la coppia è proprio Dio che si è “inventato” la sessualità, perché ha fatto sì che l’uomo e la donna si completassero totalmente, nel diventare quella “cosa sola” proprio nell’unione dell’uno con l’altra.
Se tutti comprendessero che la sessualità a cui è connesso il piacere è una meravigliosa invenzione di Dio Padre, ogni matrimonio ne avrebbe sempre ricevuto beneficio, perché esso è la fonte della gioia.
Ebbene sì, la coppia, unita sacramentalmente, cioè quella al centro della quale vi è Gesù Cristo, sperimenta la gioia nel sacrario dell’unione. E’ un continuo donare la gioia l’un l’altro.
Quando i due diventano uno, la sessualità fa sì che quell’essere maschio/femmina creato da Dio torni a ricreare quell’unità divina fatta ad immagine e somiglianza del Creatore.
Dio ha pensato ad una cosa piacevole (che altrimenti non avremmo “esercitato”) per completare coloro che ha elevato a co-creatori al suo posto. Nel generare figli collaboriamo alla creazione perché “creiamo” al posto e per conto di Dio.
continua…….
(Cristina Epicoco)
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