L’alfabeto degli sposi. La lettera C (2 parte)

La seconda parola chiave che reputo importante più di altre è castità. Cosa significa castità? Meglio, cosa significa castità nel matrimonio? Questa parola, probabilmente con responsabilità anche di uomini di chiesa, è associata al divieto, alla frustrazione del desiderio e del piacere. E’ proprio così?

Per cercare di comprendere meglio questa parola ho deciso di avvalermi del Cantico dei Cantici. Il Cantico è il libro della Bibbia che racconta l’amore erotico, l’amore sensibile e carnale, ma non per questo impuro ed egoista. Tutt’altro un amore autentico e casto.

[12]Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.
[13]I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
[14]nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo
con ogni specie d’alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
[15]Fontana che irrora i giardini,
pozzo d’acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.

LA SPOSA

[16]Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia nel mio giardino
si effondano i suoi aromi.
Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.

LO SPOSO

[1]Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.

 

Siamo nel terzo canto, e il Cantico si fa sempre più audace e non ci si limita più agli sguardi, ma è imminente il momento dell’incontro con l’amata. Ormai i due sposi si sono preparati al meglio per questo momento e tutto il desiderio, che si sono scambiati e comunicati attraverso lo sguardo, sta per avere il suo soddisfacimento e il suo culmine nell’abbraccio dell’amplesso.

E’ bellissimo il simbolismo che il Cantico propone. Giardino chiuso e fontana sigillata. Il giardino è l’amata stessa, giardino chiuso perchè sarà aperto solo da chi ne ha la chiave. La chiave non si può ottenere se non con l’amore e la promessa del per sempre. Solo in quel momento lo sposo otterrà la chiave per accedere al giardino, un giardino dove potrà sperimentare la gioia piena, la contemplazione del corpo, l’abbandono totale nelle sensazioni totalizzanti dell’amplesso fisico Quel giardino è chiuso e solo lo sposo, il Re, ha potuto accedervi e questo lo rende pazzo di una gioia incontenibile. Non è perchè vuole possedere la sposa ma, al contrario, vuole darsi totalmente a lei. Provate a chiudere gli occhi e a immergervi in questo momento di meravigliosa pienezza. Non esistono che loro e, se guardate bene, non vedrete qualcosa di volgare e banale ma, al contrario, vedrete il trionfo della bellezza, la bellezza che oltrepassa il corpo e si compie nel cuore dei due sposi. Ciò che avviene nel corpo è segno di ciò che l’anima vive e trasmette in quell’unione d’amore.

Pensate che bello vivere la propria sessualità in questo modo. Questo è l’elogio della castità: la donna e l’uomo si preparano a quell’incontro e difendono la purezza di quel giardino, preparato per un solo uomo e per nessun altro. Che bello arrivare all’amplesso fisico solo dopo che ci si è promessi per la vita e si è entrati in possesso di quella chiave che dà accesso al giardino! Che bello non entrare come ladro che ruba ciò che è destinato ad altri, ma come Re. Che bello poter entrare al culmine del desiderio dopo che ci si è preparati con sguardi e gesti d’amore e di dolcezza! Solo così la donna non sentirà violentato il suo giardino, ma curato e desiderato. Questa è la via casta che permetterà all’uomo di non perdere mai la chiave di quel giardino che tanto ama e che quindi gli permetterà di non violare ma amare la propria sposa.

Concludendo, cosa ci insegnano gli sposi del Cantico? Come realizzare un amore tanto bello e casto nella vita concreta matrimoniale? Gli sposi vivono pienamente e concretamente la castità quando s’impegnano con tutto loro stessi nella crescita del loro amore, realizzando in modo sempre più perfetto la riattualizzazione del sacramento del matrimonio (amplesso fisico), estendendone i frutti alla seduzione continua (corte continua tra gli sposi).

Gli sposati vivono quindi la castità nell’esercizio amoroso delle varie manifestazioni fisiche, compreso il rapporto sessuale. La loro castità non consiste, come molti cristiani pensano, nell’astenersi dal rapporto sessuale. Questa è la castità dei non sposati.

L’astinenza dall’intimità fisica può essere praticata dagli sposi come una rinuncia temporanea per purificare il proprio cuore e crescere nell’amore di Dio, favorendo così in loro una pratica più perfetta della castità. Questa astinenza, infatti, essendo  una particolare preghiera del corpo, loda il Signore ed ottiene dallo Spirito una maggiore disponibilità ad ottenere e vivere gli aiuti divini legati al sacramento del matrimonio.

Occorre però sempre ricordare quanto S. Paolo dice, nel nome del Signore, agli sposi: “Astenetevi tra voi di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perchè satana non vi tenti nei momenti di passione.

L’astinenza è cara al Signore quando gli sposi, pur desiderando ardentemente il rapporto sessuale, vi rinunciano per crescere nella comunione con Lui.. E’ invece semplice pigrizia quando vi rinunciano per una normale stanchezza.

Gli sposi comprendono pienamente e praticamente questa differenza solo scoprendo e vivendo  il valore sacramentale dell’unione fisica. Tante coppie si sentono sempre stressate e quindi rinunciano al rapporto fisico e quelle poche volte che lo fanno  lo vivono con un amore fiacco, perchè non ne hanno assimilato il valore umano e spirituale per la vita di coppia.

Gli sposi se vogliono tendere alla santità, devono, con l’aiuto dello Spirito, recuperare tutta la bellezza del rapporto fisico vissuto come riattualizzazione rinnovazione del sacramento del matrimonio.

Solo così diventeranno evangelizzatori di un sesso sano, ecologico e sacralizzato.

Antonio e Luisa

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