Il talamo nuziale è un recinto sacro

Il talamo nuziale è sacro. L’ho già scritto altre volte, tante altre volte, ma lo ripeto perchè è una realtà poco conosciuta e poco evidenziata. Cercherò di affrontare questo argomento da un’altra prospettiva. C’era, e in parte ancora c’è, una tradizione nel nostro Paese. Una tradizione diffusa soprattutto nel centro sud. Quella di preparare il letto dove i novelli sposi avrebbero passato la prima notte di nozze. Ora si è trasformato tutto in qualcosa di goliardico e spesso anche di cattivo gusto. E’ diventato tutto uno scherzo ma è importante risalire alla fonte per comprendere come in principio c’era qualcosa di tutt’altro che goliardico e stupido. C’era una liturgia, un cerimoniale anche per questa consuetudine. Dovevano essere preposte due giovani donne vergini. A controllare e dirigere il tutto c’erano le donne sposate. In testa le due madri dei futuri sposi. Era importante anche la scelta delle lenzuola. Era d’obbligo fossero bianche e anch’esse vergini, mai utilizzate prima. Come a voler evidenziare come fosse importante che quel gesto così importante fosse riservato solo per una persona: per il marito o per la moglie. Lenzuola bianche per simboleggiare l’importanza di custodire il proprio corpo e la propria intimità solo per quell’uomo o solo per quella donna. Una volta fatto il letto una bambina saliva sul letto e saltava. Un gesto per augurare alla coppia fecondità. Il compito delle donne finiva lì. Completavano l’opera gli uomini (fino a quel momento era loro proibito entrare in camera) che lasciavano sul talamo liquori, soldi, riso e altri prodotti. Il tutto per augurare prosperità e ricchezza. Diventava davvero un rito comunitario. Non mancava infine la benedizione del talamo da parte del sacerdote.  La Chiesa non ha mai sottovalutato questo aspetto, tanto che fino a qualche anno fa era prevista la benedizione da parte del sacerdote del talamo nuziale. Questo gesto aveva un significato molto bello e importante. Il presbitero benedicendo la camera nuziale riconosceva quel luogo come sacer (luogo che appartiene a Dio), quindi sacro. Quello è il luogo dove si completa il rito del matrimonio. Rito che comincia in chiesa con lo scambio delle promesse e si conclude sull’altare del talamo nuziale dove quelle promesse si concretizzano nel dono totale di sè all’altro/a nell’amplesso fisico. Quello è il luogo dove marito e moglie unendo i lori cuori e i loro corpi rinnovano il sacramento delle nozze e, aprendosi così alla vita e all’amore, riattualizzano la presenza di Cristo nella loro unione. Tutta questa attenzione era per il talamo nuziale. Per i nostri avi era naturale pensare al talamo nuziale come luogo sacro. Senza tante catechesi. Il talamo nuziale è il nostro sacer. Sacer deriva dal verbo secare che non significava altro che segare, tagliare.  Sacrato significava ritagliato. Sacer era un quadrato di terra sulla cima di un monte riservato all’uso di Dio. I nostri antenati pensavano che Dio (o gli dei)  abitasse in Cielo. Un po’ come diciamo anche noi. Il cielo era il luogo dove Dio abitava e la montagna, di conseguenza, il luogo più vicino a Dio. Una delle coniugazioni latine  di sacer è sacrum. Da sacrum giungiamo facilmente al nostro termine sacro. Sacro era qualcosa, quindi, di riservato a Dio. Questo significato è stato assunto anche nel cristianesimo ed ora fa parte della  nostra religiosità. Anche per noi cristiani è sacro ciò che è riservato a Dio, è per Dio, appartiene a Dio. Il talamo nuziale è sacro. E’ il nostro sacer. Il nostro recinto dove l’amore donato attraverso il corpo nell’incontro intimo diventa di Dio. Facciamo esperienza di Dio. Diventa vero e proprio sacramento. Sono esagerato? Non credo. Le nostre tradizioni ci dicono che è proprio così. Forse dovremmo riscoprirle.

Antonio e Luisa

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Sposi sacerdoti. Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio. (55 capitolo)

Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio
e un fremito mi ha sconvolta.

Abbiamo concluso il capitolo precedente con lei che lo sente arrivare, ma inspiegabilmente non si alza per andare ad aprire. Voglio riprendere questo momento perchè potrebbe passare inosservato, oppure essere compreso male. Invece va capito e approfondito perchè è un passaggio cruciale, molto importante per comprendere come siamo fatti e per spiegare il motivo che ci porta a comportarci in determinati modi.

Lui cerca di entrare. La porta è chiusa da dentro come era consuetudine al tempo. Chiusa con una sbarra. Lui prova ad infilare la mano per sbloccare la porta, ma non riesce. Lei non si alza perchè ha paura. Ha paura di aprire al suo uomo. Ha paura perchè lo desidera. Il desiderio la spaventa. Ha paura di abbandonarsi all’amore. Perchè se ti abbandoni non hai più il controllo. Se ti abbandoni sei disarmata. Se ti abbandoni ti stai consegnando. Stai consegnando il tuo cuore e il tuo corpo.

Tante donne fanno fatica ad abbandonarsi. Fanno fatica perchè hanno una storia di amori traditi, di sofferenze non dimenticate, di ferite ancora aperte. L’amore quindi fa loro paura. Vorrebbero lasciarsi andare perchè ne sentono forte il desiderio, ma c’è una parte di loro che non molla il freno. Soffrono per non soffrire. E’ una reazione insensata, ma è molto comune e soprattutto molto umana.

Questo discorso vale per l’uomo e la donna. La donna però lo sente ancora maggiormente. Soprattutto nel rapporto fisico. Come viene vissuto il rapporto fisico nel matrimonio è un segnale importante per capire se c’è da sanare qualcosa nel passato dei due sposi. Spesso molti problemi in questo momento intimo sono sintomo di una persona ferita.

Nel rapporto fisico questa paura provoca nella donna una tensione proprio a livello  muscolare e una incapacità di lasciarsi andare al piacere.  La donna, non so se ci avete mai riflettuto, accoglie dentro di sè l’uomo. L’uomo, invece, entra nella donna. Non è la stessa cosa. Accogliere dentro di sè è molto più impegnativo da un punto di vista non solo fisico, ma anche emotivo e psicologico.  Far entrare dentro il proprio corpo non è un gesto banale e facile. Come invece tutta la mentalità pornografica, che ci ha educato fin da ragazzi, vuole farci credere. Non è un’attività ricreativa. Mette in gioco tutta la persona.

Per questo il mondo insegna qualcosa di completamente sbagliato e non aderente a come davvero siamo fatti.  Il mondo insegna che il rapporto fisico è bello all’inizio. Perchè c’è la passione. Poi, con il tempo, diventa sempre meno coinvolgente e bello.

Tutte balle!!! Dobbiamo avere il coraggio di smascherare questa menzogna. Il rapporto diventa più bello con il tempo perchè ci si apre sempre di più all’altro. Lo si accoglie sempre più profondamente in sè. Il rapporto fisico non si riduce al corpo, ma diventa porta per entrare nell’intimo anche emotivo, spirituale e costitutivo dell’altra persona.

Non comprendere questo significa limitarsi al piacere fisico e spesso, per quanto riguarda la donna,  anche quello viene a mancare. Spesso significa, per la donna, vivere con dolore quel momento.

Capite quale miseria! Posso assicurarvi che è una situazione molto comune.

Invece noi sappiamo che il matrimonio, se vissuto nella verità e nell’amore autentico, guarisce anche la nostra sessualità. Certo serve impegno da parte della donna che deve lavorare su di se per accogliere sempre di più il suo sposo. Serve anche però l’impegno dello sposo che deve imparare a guardare la sua sposa con uno sguardo che non viola, deve imparare a rispettarla e a corteggiarla. Deve educarsi a cercarla per unirsi sempre più a lei e non per usarla per sfogare istinti e pulsioni.

Costa fatica, ma ne vale la pena. Buon lavoro

Antonio e Luisa

1 Introduzione 2 Popolo sacerdotale 3 Gesù ci sposa sulla croce 4 Un’offerta d’amore 5 Nasce una piccola chiesa 6 Una meraviglia da ritrovare 7 Amplesso gesto sacerdotale 8 Sacrificio o sacrilegio 9 L’eucarestia nutre il matrimonio 10 Dio è nella coppia11 Materialismo o spiritualismo 12 Amplesso fonte e culmine 13 Armonia tra anima e corpo 15 L’amore sponsale segno di quello divino 16 L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia 17 Un libro da comprendere in profondità 18 I protagonisti del Cantico siamo noi 19 Cantico dei Cantici che è di Salomone 20 Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro.21 Ricorderemo le tue tenerezze più del vino.22 Bruna sono ma bella 23 Perchè io non sia come una vagabonda 24 Bellissima tra le donne 25 Belle sono le tue guance tra i pendenti 26 Il mio nardo spande il suo profumo 27 L’amato mio è per me un sacchetto di mirra 28 Di cipresso il nostro soffitto 29 Il suo vessillo su di me è amore 30 Sono malata d’amore 31 Siate amabili 32 Siate amabili (seconda parte) 33 I frutti dell’amabilità34 Abbracciami con il tuo sguardo 35 L’amore si nutre nel rispetto. 36 L’inverno è passato 37 Uno sguardo infinito 38 Le piccole volpi che infestano il nostro amore. 39 Il mio diletto è per me. 40 Voglio cercare l’amato del mio cuore 41 Cos’è che sale dal deserto 42 Ecco, la lettiga di Salomone 43 I tuoi seni sono come due cerbiatti 44 Vieni con me dal Libano 45 Un giardino da curare 46 L’eros è un amore tenero 47 La tenerezza è amare come Dio ci ama 48 Mi hai rapito il cuore con un tuo sguardo 49 Fammi sentire la tua voce. Perchè la tua voce è soave 50 Mi baci con i baci della sua bocca 51 Quanti sono soavi le mie carezze sorella mia, sposa 52 Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti 53 Le carezze dell’anima 54 Un rumore! E’ il mio diletto che bussa.

Sposi sacerdoti. Quanto sono soavi le tue carezze sorella mia, sposa. (51 articolo)

Le carezze sono dolci, le carezze sono lievi, ma lasciano segni indelebili a chi le riceve. Le carezze non afferrano, non sono aggressive e non violano. Le carezze sono segno di voler cercare il contatto fisico con il/la nostro/a amato/a, ma senza prevaricazione, senza prepotenza, solo perchè così, nella reciproca libertà, si può essere teneri e aperti al dialogo amoroso. La carezza ci fa sentire viva la presenza dell’amato/a, ci permette di dare forma e consistenza a ciò che lo sguardo ci mostra. La bellezza dell’amato/a diventa concreta, diventa carne. Don Rocchetta cita un bel passo di un’opera di J.P. Sartre:

La carezza non è un semplice contatto, perchè allora verrebbe meno al suo significato. Carezzando l’altro io faccio nascere la sua carne con la mia carezza, sotto le mie dita. La carezza fa parte di quei riti che incarnano l’altro, fanno nascere l’altro come carne per me e io per lui. Come il pensiero si esprime con il linguaggio, così il desiderio si manifesta nella carezza.

Le carezze sono parte integrante del modo di esprimere tenerezza e la carezza più piena e più coinvolgente è sicuramente l’abbraccio. L’abbraccio permette di percepire completamente la corporeità dell’amato/a e di trasmettere fiducia, sicurezza, amore, protezione, apertura, dedizione in modo molto diretto e sensibile.La mancanza di carezze e abbracci tra gli sposi porta grossi problemi nella coppia. Insoddisfazione, mancanza di intesa, incomunicabilità, senso di frustrazione e di non apprezzamento da parte dell’altro spesso sono susseguenti a mancanza di tenerezza tra gli sposi e quindi di carezze e abbracci. Un abbraccio con la persona amata, per noi che lo abbiamo sperimentato, dona sensazioni meravigliose: sentirla stretta a me, sentire il suo respiro, il suo abbandono e il suo amore, che diventa tangibile e palpabile, mi riempie l’anima e il cuore. A volte non vorremmo smettere tanto è bello. Le coppie, che perdono l’abitudine a sentirsi vive e vicine, perdono molto della loro capacità di aprirsi all’intimità, quindi, perdono molto della loro sponsalità. L’abbraccio permette di sentirci davvero un noi, una sensazione che solo l’amplesso fisico (non a caso è l’abbraccio più profondo tra gli sposi) rende più forte ed evidente. L’abbraccio ci rende uno e questa consapevolezza nutre la nostra unione e il nostro amore sponsale, rendendolo sempre vivo e mai vecchio e stantio. L’abbraccio degli sposi, fateci caso, non segue regole fisse, a volte si abbraccia la persona, a volte la testa o il ventre. L’abbraccio diventa linguaggio vero e proprio che solo gli sposi capiscono. Spesso restano con gli occhi chiusi o socchiusi perchè il mondo esterno non esiste, il dialogo avviene solo attraverso il contatto, il corpo, l’intensità dell’abbraccio. L’amore diventa carne e il corpo geografia dell’amore che doniamo e riceviamo. Vi rendete conto adesso come in un rapporto tra due esseri incarnati l’abbraccio rivesta una rilevanza fondamentale?

Per concludere cito un altro breve spunto, tratto dal libro di Rocchetta, di una terapista americana Virgini Satir:

Ognuno di noi, piccolo o grande, ha bisogno di almeno quattro carezze al giorno per sopravvivere, otto per vivere, dodici per vivere floridamente

Non facciamoci mancare questa medicina! Non costa nulla e non ha controindicazioni.

Antonio e Luisa

Articoli precedenti

1 Introduzione 2 Popolo sacerdotale 3 Gesù ci sposa sulla croce 4 Un’offerta d’amore 5 Nasce una piccola chiesa 6 Una meraviglia da ritrovare 7 Amplesso gesto sacerdotale 8 Sacrificio o sacrilegio 9 L’eucarestia nutre il matrimonio 10 Dio è nella coppia11 Materialismo o spiritualismo 12 Amplesso fonte e culmine 13 Armonia tra anima e corpo 15 L’amore sponsale segno di quello divino 16 L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia 17 Un libro da comprendere in profondità 18 I protagonisti del Cantico siamo noi 19 Cantico dei Cantici che è di Salomone 20 Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro.21 Ricorderemo le tue tenerezze più del vino.22 Bruna sono ma bella 23 Perchè io non sia come una vagabonda 24 Bellissima tra le donne 25 Belle sono le tue guance tra i pendenti 26 Il mio nardo spande il suo profumo 27 L’amato mio è per me un sacchetto di mirra 28 Di cipresso il nostro soffitto 29 Il suo vessillo su di me è amore 30 Sono malata d’amore 31 Siate amabili 32 Siate amabili (seconda parte) 33 I frutti dell’amabilità34 Abbracciami con il tuo sguardo 35 L’amore si nutre nel rispetto. 36 L’inverno è passato 37 Uno sguardo infinito 38 Le piccole volpi che infestano il nostro amore. 39 Il mio diletto è per me. 40 Voglio cercare l’amato del mio cuore 41 Cos’è che sale dal deserto 42 Ecco, la lettiga di Salomone 43 I tuoi seni sono come due cerbiatti 44 Vieni con me dal Libano 45 Un giardino da curare 46 L’eros è un amore tenero 47 La tenerezza è amare come Dio ci ama 48 Mi hai rapito il cuore con un tuo sguardo 49 Fammi sentire la tua voce. Perchè la tua voce è soave 50 Mi baci con i baci della sua bocca

Il fidanzamento. Educatevi al sesso (2 pillola)

La seconda pillola che voglio condividere farà sorridere tanti giovani. Ormai la sessualità è esplorata in tanti modi. Fin dalla primaria i bambini e le bambine vengono edotti su questi temi con corsi scolastici curriculari ed extracurriculari. Certo con modalità diverse e adatte all’età. Se ne parla in tanti modi. Il sesso è presente, più o meno velatamente, in tutti i media e social media. Noi genitori, più delle passate generazioni, rischiamo di sottovalutare questo aspetto. I nostri figli sanno già tutto, pensiamo. E’ davvero così? Sanno tanto. Questo è vero. Spesso però non conoscono quello che è davvero importante conoscere. La prima scuola di educazione sessuale per i nostri ragazzi è la pornografia. Dobbiamo mettercelo in testa. Non è forse così per i nostri figli (per i genitori più attenti e fortunati), ma lo è per tanti loro amici. Respirano dappertutto la scuola pornografica.  In realtà sono messi peggio di quanto pensino.Conoscere verità sbagliate è peggio che non conoscere affatto.E’ importante, invece, che i fidanzati capiscano che necessitano di essere rieducati. Per farvi comprendere quanto questo sia vero vi allego una paginetta del nostro libro dove la dottoressa ginecologa Luisa Scalvi ci spiega alcune nozioni basilari, ma che spesso i nostri ragazzi non conoscono. E, mi duole dirlo, anche tanti adulti non le hanno ancora imparate. Leggete e ditemi quanti parlano di queste verità. Quanti le conoscono. Non si tratta di qualcosa di secondario, ma è la base per poter vivere un incontro intimo bello per entrambi, che unisce e non svilisce.

Altro concetto fondamentale su cui fare chiarezza:uomo e donna sono diversi. Hanno tempi molto diversi per prepararsi all’amplesso. All’uomo spesso basta l’idea dell’incontro per essere pronto fisicamente. L’uomo si eccita con tatto e vista. Per la donna la natura ha previsto tempi e modi diversi. Per permettere al corpo della donna di modificarsi ed essere nella condizione ideale per la penetrazione servono dai venti ai trenta minuti. Cosa succede ai genitali della donna? In questo tempo la vagina si allunga internamente (non lo sapevate vero?) da circa 6/7 cm a circa 9/10 cm e l’utero si posiziona in maniera diversa per agevolare l’entrata del pene. Oltre ciò, durante i preliminari la vagina si lubrifica sia internamente che nella parte esterna (vulva). È diverso anche il modo di eccitarsi.L’uomo deve vedere e toccare, basta poco; la donna cerca altro, è più complessa.L’uomo così facendo, seguendo il suo desiderio, la sua modalità di cercare piacere, sta in realtà urtando la sensibilità della sua sposa. L’intimità fisica è trasformata in qualcosa di frettoloso e grossolano. In questo modo è impossibile vivere in pienezza e con gioia il rapporto.Presto o tardi l’insoddisfazione della donna porterà al deserto sessuale e alla frustrazione per entrambi.La donna vuole tenerezza, dolcezza, carezze, abbracci.Vuole percepire di essere preziosa e importante. Vuole sentirsi desiderata e amata. La pornografia mette al centro dei preliminari sempre l’uomo e i suoi genitali. Dimentichiamolo! Al centro deve esserci la sposa, con tutto il suo corpo e nel modo che piace a lei. I preliminari non sono tecniche eccitatorie per l’uomo (non sono sbagliate, ma non devono occupare tutto il tempo o quasi), ma gesti che sfamano il bisogno di tenerezza della donna; proprio perché l’uomo è già pronto fisicamente, rischia di fare una corsa perdendo di vista il bello del viaggio.I preliminari sono il tempo necessario a entrambi uomo e donna per entrare in comunione, l’uomo è già pronto fisicamente all’atto sessuale, ma ha bisogno di entrare in relazione con la donna per vivere in pienezza l’intimità, quindi non è solo attendere i tempi fisici della donna, sarebbe un’attesa sterile per il cuore.Perciò i preliminari sono indispensabili nell’intimità sessuale e sono gesti di tenerezza e dolcezza che rendono felice la persona amata. Una piccola ma importante precisazione:l’uomo si deve educare alla tenerezza. Lo deve fare per se stesso e per la sua sposa.

Luisa scrive ancora:

Tornando alla penetrazione è importante sottolineare,inoltre, che si devono rispettare le dimensioni anatomiche.Stando alla scuola pornografica, al contrario, sembrerebbe che non ci sono limiti… anzi, più il pene è lungo e grosso,più la donna sarà soddisfatta.

FALSITÀ. RIPETO: TUTTE FALSITÀ.

Cosa ho scritto nell’approfondimento dei preliminari? La vagina normalmente ha una profondità di 7 cm e quando è eccitata arriva a circa 10 cm. Cosa significa? Una cosa molto semplice da capire: il pene può entrare per quella profondità e tutta la parte in eccesso deve restare fuori.Diversamente se l’uomo segue i dettami della pornografia,cioè entra nella vagina con tutto il pene e con violenza,soprattutto quando lo ha di dimensioni superiori agli 11-12 cm, certamente impedisce ogni piacere per la donna(spesso generando in lei anche sensi di colpa e sospetti di frigidità) e non di rado le provoca dolore, nei casi peggiori,escoriazioni ed emorragie. Capite la pornografia quanti danni provoca? In pronto soccorso, a volte i ginecologi devono curare lesioni postcoitali; le stesse che si verificano in caso di stupro… Può essere un simil-stupro un gesto d’amore? Certamente no.

Ripeto chi scrive queste cose è una persona preparata, competente e abilitata a spiegare queste verità e dinamiche. Verità scientifiche prima che di fede. Perchè le leggi di Dio coincidono sempre con quelle naturali.

Cari fidanzati, se volete sposarvi e iniziare bene queste cose dovete saperle. E’ vostro dovere. Lo dovete fare per voi stessi, per la persona che amate e per Dio. Si per Dio perchè il matrimonio è anche suo, non solo vostro.

Antonio e Luisa

Il nostro libro L’ecologia dell’amoreL’ecologia dell’amoreL’ecologia dell’amore

Pillole già pubblicate  1 Castità non è aridità

 

Sposi sacerdoti. Un giardino da curare. (45 articolo)

[12]Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.
[13]I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
[14]nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo
con ogni specie d’alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
[15]Fontana che irrora i giardini,
pozzo d’acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.

LA SPOSA

[16]Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia nel mio giardino
si effondano i suoi aromi.
Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.

LO SPOSO

[1]Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.

 

Il Cantico si fa sempre più audace e non ci si limita più agli sguardi, ma è imminente la gioia dell’incontro sessuale con l’amata. Ormai i due sposi si sono preparati al meglio per questo momento e tutto il desiderio, che è cresciuto sempre più alimentato dallo sguardo dei due, sta per avere il suo soddisfacimento e il suo culmine nell’abbraccio intimo dell’amplesso. Lo dico ora per non generare incomprensioni. Questo testo è tutto approfondito da un punto di vista maschile, dalla parte del re. Naturalmente quello che scrivo vale per entrambi. Se siete donne potete leggere il testo come regine. Non cambia nulla.

E’ bellissimo il simbolismo che il Cantico propone. Giardino chiuso e fontana sigillata. Il giardino è l’amata stessa, amata che si identifica con la relazione. La loro relazione è pura e bellissima perchè loro hanno un cuore pure e aperto al dono. Giardino chiuso perché non è per tutti. E’ solo per il re. Un re che non conquista, ma che è conquistato dall’amore e per questo è capace di entrare in quel giardino con tutto il rispetto e la sacralità che quel dono ricevuto merita. Sarà aperto solo da un re che ne ha la chiave. La chiave non si può ottenere se non con un amore autentico che presuppone, per essere tale,  la promessa del per sempre. Un amore che costa, impegnativo, ma un giardino dove il re potrà sperimentare la gioia piena, la contemplazione del corpo, l’abbandono totale nelle sensazioni totalizzanti dell’amplesso fisico. Vivere l’amore in questo modo rende il re pazzo di gioia.  Non perchè vuole possedere la sposa ma, al contrario, vuole darsi totalmente a lei. Provate a chiudere gli occhi e a immergervi in questo momento di meravigliosa pienezza. Non esistono che loro e, se guardate bene, non vedrete qualcosa di volgare e banale ma, al contrario, vedrete il trionfo della bellezza, la bellezza che oltrepassa il corpo e si compie nel cuore dei due sposi. Ciò che avviene nel corpo è segno di ciò che l’anima vive e trasmette in quell’unione casta d’amore.

Pensate che bello vivere la propria sessualità in questo modo. Questo è l’elogio della castità: la donna e l’uomo si preparano a quell’incontro e difendono la purezza di quel giardino, preparato per un solo uomo e per nessun altro (saper aspettare la sposa vale naturalmente anche per l’uomo). Che bello arrivare all’amplesso fisico solo dopo che ci si è promessi per la vita e si è entrati in possesso di quella chiave che dà accesso al giardino! Che bello non entrare come ladro che ruba ciò che è destinato ad altri, ma come re. Che bello poter entrare al culmine del desiderio dopo che ci si è preparati con sguardi e gesti d’amore e di dolcezza! Solo così la donna non sentirà violentato il suo giardino, ma curato e desiderato. Questa è la via casta che permetterà all’uomo di non perdere mai la chiave di quel giardino che tanto ama e che quindi gli permetterà di non violare ma amare la propria sposa. Nei prossimi capitoli di questo percorso andrò ad approfondire come prendersi cura di quel giardino. Andremo ad approfondire i diversi gesti di tenerezza e di amore che gli sposi possono e devono scambiarsi per non far seccare il giardino della loro relazione.

Antonio e Luisa

1 Introduzione 2 Popolo sacerdotale 3 Gesù ci sposa sulla croce 4 Un’offerta d’amore 5 Nasce una piccola chiesa 6 Una meraviglia da ritrovare 7 Amplesso gesto sacerdotale 8 Sacrificio o sacrilegio 9 L’eucarestia nutre il matrimonio 10 Dio è nella coppia11 Materialismo o spiritualismo 12 Amplesso fonte e culmine 13 Armonia tra anima e corpo 15 L’amore sponsale segno di quello divino 16 L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia 17 Un libro da comprendere in profondità 18 I protagonisti del Cantico siamo noi 19 Cantico dei Cantici che è di Salomone 20 Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro. 21 Ricorderemo le tue tenerezze più del vino.22 Bruna sono ma bella 23 Perchè io non sia come una vagabonda 24 Bellissima tra le donne 25 Belle sono le tue guance tra i pendenti 26 Il mio nardo spande il suo profumo 27 L’amato mio è per me un sacchetto di mirra 28 Di cipresso il nostro soffitto 29 Il suo vessillo su di me è amore  30 Sono malata d’amore 31 Siate amabili 32 Siate amabili (seconda parte) 33 I frutti dell’amabilità 34 Abbracciami con il tuo sguardo 35 L’amore si nutre nel rispetto. 36 L’inverno è passato 37 Uno sguardo infinito 38 Le piccole volpi che infestano il nostro amore. 39 Il mio diletto è per me. 40 Voglio cercare l’amato del mio cuore 41 Cos’è che sale dal deserto 42 Ecco, la lettiga di Salomone 43 I tuoi seni sono come due cerbiatti 44 Vieni con me dal Libano

 

La ricetta dell’amore. Terza parte.

Oggi termino la trilogia di riflessioni (cliccate qui per le precedenti 1 2). Come tenere viva la passione, come non permettere che la pianta del desiderio che ci porta l’uno nelle braccia dell’altro possa seccare e morire? Mancano gli ultimi due ingredienti: la tenerezza e il tempo che deve essere adeguato e ricercato.

Tenerezza

La tenerezza è descritta benissimo in Amoris Laetitia come vocazione all’amore sentito, espresso nel linguaggio delle carezze, fino a fare della relazione intima una celebrazione in atto del sacramento delle nozze. Solo la tenerezza è in grado di canalizzare le pulsioni fisiche e la stessa sensibilità affettiva in un quadro di scambio relazionale, connotato da altruismo, premura e attenzione al partner e alla sua bellezza, fino a condurre a desiderare il desiderio dell’altro

(padre Raniero Cantalamessa) .

Detto in parole più semplici la tenerezza è autentica, ed è operante, quando i due sposi sono riusciti a superare l’egoismo e sono riusciti ad aprirsi all’altro. Tenerezza è un linguaggio globale che gli sposi imparano a parlare quando desiderano sinceramente il bene dell’altro. La tenerezza è un atteggiamento che esprime il desiderio di accogliere l’altro. In un certo senso è complementare e inverso rispetto all’amabilità, che abbiamo già visto nei precedenti articoli. L’amabilità è ciò che ci consente di renderci desiderabili, esprime la nostra volontà di essere accolti dall’amata/o. La tenerezza è ciò che ci rende accoglienti verso l’altro, che le/gli fa capire che è preziosa/o ed importante e che desideriamo accoglierla/o. Molti sposi smettono di parlare questo linguaggio, credendo che sia roba da ragazzini. Non è così. La tenerezza è il linguaggio principale dell’amore. Chi non sa essere tenero non sa amare, o meglio, non è capace di manifestare e trasmettere il suo amore. Gesù era profondamente tenero. Il Vangelo è molto chiaro su questo. Altri uomini confondono la tenerezza con il tenerume. Un comportamento falso che non nasce dal cuore, ma dall’egoismo. Nasce dalla pulsione sessuale, dall’istinto che li porta a ricercare l’appagamento fisico e sessuale e non l’incontro amoroso con la sposa. La sessualità coniugale attinge il suo più alto contenuto quando è segno di tenerezza e aiuta a crescere nella tenerezza; in caso contrario, finisce per essere svuotata del suo contenuto e smarrisce il suo significato unitivo specifico con la conseguenza che diventa facile vittima della noia, dell’abitudine e dell’insoddisfazione reciproca.

Tempo

E’ importante considerare l’incontro intimo come qualcosa di importante. Che posto ha questa dimensione? Ci impegniamo per trovare il tempo necessario e di qualità per questa espressione del nostro amore e della nostra unità? Oppure lo releghiamo ai momenti liberi, che visto la nostra vita folle e pieni di impegni, si riducono alla sera tardi, quando, diciamolo senza giri di parole, la voglia di abbracciare il cuscino è più forte del desiderio di abbracciare l’amato/a. Come può una sessualità vissuta così non andare incontro a sofferenza se non addirittura morire nel nostro rapporto a lungo andare? Se muore l’unione fisica spesso e segno e preludio alla morte dell’unione affettiva e relazionale. Non è cosa da poco. Per questo è importante fare di nostra moglie e nostro marito i nostri amanti. E’ importante trovare il momento giusto per gustare la nostra intimità e crescere in amore e unità.E’ importante prendere dei permessi al lavoro, portare i figli dai nonni qualche volta, lasciarli ad una baby sitter, ritrovarsi alla pausa pranzo. Ogni coppia può trovare il suo modo, ma è importante trovarlo. Non dite che non avete nessun modo di farlo! Trovate tempo per andare a parlare con gli insegnanti, per andare in palestra, per attardarvi sul posto di lavoro. Questo non è meno importante. Forse lo ritenete voi meno importante. Siate sinceri. Almeno con voi stessi. Non è possibile che investiamo su tante cose per la nostra famiglia, ma trascuriamo questa che è una delle più importanti. La soluzione non è difficile, Fatevi amanti l’uno dell’altra e tutto sarà meraviglioso. Non serve cercare fuori del matrimonio quello che è una delle realtà più belle del vostro matrimonio.

Credo di avervi scritto una ricetta che in fondo al vostro cuore conoscete bene. Non servivo io per insegnarvela. Forse questo articolo può darvi lo spunto e il desiderio di metterla in pratica. Non aspettate. Ne va della vostra felicità.

Antonio e Luisa

La ricetta dell’amore. Seconda parte.

Proseguiamo con gli ingredienti necessari a mantenere la relazione bella, il desiderio vivo e il matrimonio meraviglioso (clicca qui per leggere il primo articolo).

Corte continua, cura, attenzione.

La corte continua è fatica. Ci tocca far fatica, soprattutto a noi maschietti. Significa mettere l’altro/a al centro di una vita d’amore. Significa saper mettere l’amplesso come naturale conseguenza di una vita vissuta in preparazione di quel gesto culminante. C’è un vizio tipico dell’uomo: quello di essere per certi versi bipolare. Distaccato e incurante per ore se non giorni. Preso dalle sue cose, dal suo lavoro e dai suoi interessi. Salvo diventare d’un tratto la persona più amorevole e tenera del mondo. Solitamente questo cambiamento avviene quando l’uomo ha in testa di avere un rapporto intimo con la propria sposa. Capite bene come questa modalità non sia la più corretta per approcciarsi all’amata. Lei non è cretina. Avverte tutta quella tenerezza come finta e finalizzata ad ottenere qualcosa. Un atteggiamento, quello dell’uomo, che non solo non è apprezzato dalla sposa, ma spesso è avvertito come irritante. La cura verso la propria sposa deve essere continua. Deve diventare uno stile di vita. Solo così può risultare autentica ed essere apprezzata. Solo così può provocare nella donna il desiderio di unirsi al proprio sposo. Dobbiamo corteggiare la nostra sposa! Sempre! Don Carlo Rocchetta spiega questa dinamica molto bene. Don Carlo Rocchetta dice, con molta saggezza e conoscenza della nostra umanità, che uomo e donna sono sfasati. L’uomo ha bisogno dell’incontro sessuale per trovare il desiderio di essere attento e amorevole verso la propria sposa, mentre la sposa, al contrario, ha bisogno di tenerezza e attenzione prima per avere il desiderio dell’incontro sessuale con il marito. Secondo don Carlo, difficile è iniziare, poi, si trasforma tutto in un circolo dell’amore, dove l’incontro sessuale diventa punto di partenza per l’uomo, che i giorni seguenti colmerà di attenzioni la propria sposa, e punto di arrivo per la donna che, essendo stata amata dal marito, si sentirà predisposta all’amplesso.

TENEREZZA

Dialogo intimo

Uno dei pregi migliori di Luisa è la trasparenza. Non ha mai avuto timore di dirmi tutto. Ha sempre condiviso tutto con me. Mi ha fatto notare anche i miei errori con lei. Spesso comportamenti o atteggiamenti per me innocui. A lei, però, davano fastidio e per questo ho cercato di evitarli. Perché, alla fine, non conta ciò che penso io, ma ciò che prova lei. Perchè, se poi la donna si apre nel dialogo, noi non abbiamo più scuse. Dobbiamo darci da fare per accontentarla. Questo è l’amore. Questa è la bellezza di una relazione profonda come quella sponsale. Il dialogo è importantissimo. Spesso tanti problemi e motivi di divisione e rigidità tra gli sposi potrebbero essere disinnescati senza troppa fatica.

Con il prossimo articolo finirò la riflessione con gli ultimi due ingredienti

Antonio e Luisa

Sposi sacerdoti. I tuoi seni sono come due cerbiatti. (43 articolo)

[1]Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono un gregge di capre,
che scendono dalle pendici del Gàlaad.
[2]I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte procedono appaiate,
e nessuna è senza compagna.
[3]Come un nastro di porpora le tue labbra
e la tua bocca è soffusa di grazia;
come spicchio di melagrana la tua gota
attraverso il tuo velo.
[4]Come la torre di Davide il tuo collo,
costruita a guisa di fortezza.
Mille scudi vi sono appesi,
tutte armature di prodi.
[5]I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella,
che pascolano fra i gigli.
[6]Prima che spiri la brezza del giorno
e si allunghino le ombre,
me ne andrò al monte della mirra
e alla collina dell’incenso.
[7]Tutta bella tu sei, amica mia,
in te nessuna macchia.

 

Proseguiamo con il terzo poema del Cantico. Dopo aver visto nel precedente articolo il corteo nuziale, arriviamo finalmente all’incontro. Entrano nella casa nuziale e lo sposo sempre più impaziente, il re, può disvelare, togliere il velo alla sua amata. L’articolo precedente ci ha riportato alla memoria l’ingresso della sposa in chiesa. Il primo momento del rito del matrimonio. Oggi il Cantico ci riporta alla prima notte di nozze, il secondo momento del rito del matrimonio, quello che pone il sigillo all’unione. Ci riporta alla prima unione fisica. Quello che racconta il canto del poema è proprio lo sguardo di meraviglia dello sposo che pone lo sguardo sulla sposa. Una meraviglia che ogni sposo, credo, abbia potuto sperimentare. Una meraviglia che ancora oggi, dopo anni,  può commuoverci.  Una meraviglia che non passa, che si trasforma e, se possibile, diventa ancora più forte, perchè la bellezza si nutre di amore. Il suo non è uno sguardo di concupiscenza, non è uno sguardo  che si sofferma sulla donna per dare soddisfazione alla propria cupidigia, trasformando la sposa in oggetto. Lo sguardo del Re è uno sguardo di meraviglia, è uno sguardo carico di Eros, ma non solo, è uno sguardo che permette alla sua sposa di sentirsi bella, la più bella, e che permette all’amata di sentirsi a proprio agio davanti al proprio sposo anche se denudata, perchè lo sguardo del suo re non viola la sensibilità della stessa facendola sentire aggredita, ma, al contrario, ne esalta la femminilità e accresce in lei il desiderio di incontrare il proprio sposo sempre più profondamente con tutto il suo corpo e tutta la sua anima. Lo sguardo prepara la donna all’unione totale con il suo sposo. Il Cantico non nasconde con moralismo l’eros e la corporeità degli sposi, ma li esalta in un contesto di purezza e verità che nulla hanno di volgare e pornografico.

L’uomo, attraverso uno sguardo casto ed erotico nello stesso tempo, non si limita a guardare un corpo, ma il suo sguardo vorrebbe penetrare nell’anima della donna in profondità, per realizzare un’esperienza di bellezza piena e di stupore autentico.

Uno sguardo casto permette tutto questo e, solo purificando il nostro sguardo da pornografia diretta o indiretta, riusciremo a guardare con gli occhi del re la nostra donna e farla sentire bella e femminile e non solo un oggetto di piacere.

Uno sguardo inquinato viola la donna e, presto o tardi, rovinerà uno dei momenti più intensi e belli del matrimonio, l’amplesso fisico, limitando tutto a un superficiale piacere fisico. Non riuscendo a vedere oltre il corpo, gli sposi non riusciranno a vivere quella esperienza di bellezza e di pienezza che il Cantico indica non solo possibile ma da ricercare.

Cosa vogliamo essere per nostra moglie, il Re che la fa sentire bella e desiderata o il ladro che viola la sua intimità per soddisfare le proprie voglie?

Antonio e Luisa

1 Introduzione 2 Popolo sacerdotale 3 Gesù ci sposa sulla croce 4 Un’offerta d’amore 5 Nasce una piccola chiesa 6 Una meraviglia da ritrovare 7 Amplesso gesto sacerdotale 8 Sacrificio o sacrilegio 9 L’eucarestia nutre il matrimonio 10 Dio è nella coppia11 Materialismo o spiritualismo 12 Amplesso fonte e culmine 13 Armonia tra anima e corpo 15 L’amore sponsale segno di quello divino 16 L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia 17 Un libro da comprendere in profondità 18 I protagonisti del Cantico siamo noi 19 Cantico dei Cantici che è di Salomone 20 Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro. 21 Ricorderemo le tue tenerezze più del vino.22 Bruna sono ma bella 23 Perchè io non sia come una vagabonda 24 Bellissima tra le donne 25 Belle sono le tue guance tra i pendenti 26 Il mio nardo spande il suo profumo 27 L’amato mio è per me un sacchetto di mirra 28 Di cipresso il nostro soffitto 29 Il suo vessillo su di me è amore  30 Sono malata d’amore 31 Siate amabili 32 Siate amabili (seconda parte) 33 I frutti dell’amabilità 34 Abbracciami con il tuo sguardo 35 L’amore si nutre nel rispetto. 36 L’inverno è passato 37 Uno sguardo infinito 38 Le piccole volpi che infestano il nostro amore. 39 Il mio diletto è per me. 40 Voglio cercare l’amato del mio cuore 41 Cos’è che sale dal deserto 42 Ecco, la lettiga di Salomone

Io sono il pane vivo!

In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

L’Eucarestia, per noi sposi, è un nutrimento fondamentale. Non possiamo pensare di essere ciò che siamo, senza la forza che viene dal pane eucaristico. Non possiamo pensare di poter essere pane spezzato l’uno per l’altra se non ci sfamiamo di Gesù pane spezzato. Eucarestia e matrimonio due sacramenti in apparenza così diversi, ma che hanno davvero tanto in comune. Hanno un senso profondo comune.  L’Eucarestia è segno reale del sacrificio di Cristo per ognuno di noi. Rinnova e riattualizza in ogni Messa il sacrificio di Cristo. Gesù si è dato completamente fino a farsi mangiare per amore. Di nuovo torna presente, in modo misterioso, in quel pane e quel vino. Il matrimonio non è forse la stessa cosa? Il matrimonio non è forse il dono totale dell’uno per l’altra e viceversa? Nel matrimonio non mi consegno completamente alla mia sposa? Nell’amplesso, che ricordo essere parte integrante del sacramento e gesto sacro, non si verifica una vera e propria compenetrazione dei corpi? Non si è forse l’uno nell’altra. Non a caso l’amplesso fisico degli sposi riattualizza il sacramento del matrimonio. Ogni volta che io e la mia sposa ci amiamo carnalmente stiamo rinnovando il nostro matrimonio, stiamo rinnovando un sacramento. Riuscite a capire come matrimonio ed Eucarestia siano entrambi sacramento del dono totale e radicale. Per questo gli sposi sono immagine dell’amore di Dio. Nell’amore radicale, totale, fecondo, indissolubile degli sposi si rende presente e visibile Dio.

La Messa diventa quindi nutrimento per amare di più Gesù in Luisa. Se non comprendo questo sto perdendo tempo.

Mi capita spesso, dopo aver assunto l’Eucarestia, di inginocchiarmi e prendere la mano della mia sposa. E’ un gesto spontaneo. Ha un duplice significato, almeno per me. Significa dire a Cristo: Voglio sempre essere più uno con lei, saldaci sempre più con il tuo Santo Spirito. Significa dire a lei: ti ho affidata a chi ti ama più di me.  

La grandezza del matrimonio non finisce mai di sorprendermi e stupirmi.

Gesù, da quell’attimo importantissimo della nostra vita, in cui ci ha donato l’uno all’altra, ci ama non più solo come Antonio e Luisa, ma ci ama come coppia, e noi a nostra volta ricambiamo il suo amore amandolo insieme, con un solo cuore, nutrendoci di Lui e di noi,  nutrendo l’amore per Lui con il nostro amore sponsale e il nostro amore sponsale con l’amore per Lui.

In questo contesto la mia preghiera, il mio partecipare all’Eucarestia, il mio aprirmi a Gesù diventa salvifico e fonte di grazia e di forza anche per la mia sposa.

In quante situazioni di suo scoraggiamento e sconforto  l’ho affidata nelle mani di Gesù partecipando alla Santa Messa. Noi battezzati siamo tutti legati  gli uni agli altri come i tralci alla vite, ma gli sposi di più. Ricordiamocelo.

Antonio e Luisa

Sposi sacerdoti. Sono malata d’amore. (30 articolo)

Sostenetemi con focacce d’uva passa,
rinfrancatemi con pomi,
perché io sono malata d’amore.
[6]La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.
[7]Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle o per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l’amata,
finché essa non lo voglia.

Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d’amore. Lei sta vivendo un momento, mi azzardo a dire, di estasi. Sono, probabilmente al culmine del loro amplesso. Un momento di fuoriuscita da sè, un momento di stordimento. Non capisce più chi è. Chiede di aver qualcosa da mangiare perchè si sente mancare, le mancano le forze. L’amore che sta vivendo è troppo grande e troppo bello. L’esperienza che sta vivendo è così piena, così totalizzante che si sente sfinita. Lei per essere guarita dal suo mal d’amore, da questa bellissima sensazione, chiede uva passa e mele. Due immagini che rimandano all’amore stesso. L’amore non ha medicina se non l’amore stesso. Questo è il messaggio meraviglioso di queste poche righe.

La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. L’amplesso ha raggiunto il culmine. I due si abbandonano l’uno all’altra. Un’immagine di una bellezza straordinaria. In poche parole dice tutto. Lei è completamente abbandonata a questo abbraccio d’amore di lui. In questo abbraccio silenzioso, senza aggiungere altro, possiamo davvero contemplare l’amore che si è fatto carne tra di loro. Non sono più due, ma sono una cosa sola. Sono una carne sola. Lui è felice di questo abbraccio. Tanto felice e tanto ebbro di quel momento che arriva a scongiurare le figlie di Gerusalemme di non interrompere quell’attimo di eternità. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amata, finché essa non lo voglia. Gazzelle e cerve sono un’altra immagine importante. Gazzelle e cerve erano assimilate, nella cultura orientale del tempo, all’amore, in particolare a quello erotico. Per tutte la forza che l’amore ha, che ci ha donato in quest’incontro intimo, io vi scongiuro, non svegliatela. Lasciate che possa assaporare per tutto il tempo possibile questa gioia concreta e sensibile scaturita dal nostro amore che si è fatto carne. Queste 9 righe del Cantico dei Cantici stanno raccontando ciò che di più bello possono sperimentare due sposi nell’amore erotico e sensibile. Un libro della Bibbia che racconta l’estasi del piacere e il successivo desiderio di assimilare quel piacere appena vissuto. Un piacere che dal corpo raggiunge il cuore e lo nutre. Quell’abbraccio finale tra i due amanti che vuole significare un’unità appena sperimentata che sta riempiendo il cuore di gioia, di bellezza, di pienezza. Un abbraccio che i due non vorrebbero avesse mai fine. Non è forse ciò che sperimentiamo anche noi quando viviamo l’incontro intimo in modo autentico e pieno? La Bibbia, attraverso questo libro, ci dice che è un qualcosa voluto da Dio per noi, il modo che Dio ha scelto affinchè noi potessimo dimostrarci e sperimentare il piacere dell’amore. La Bibbia è sorprendente. Non è vero?

Antonio e Luisa

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Introduzione Popolo sacerdotale Gesù ci sposa sulla croceUn’offerta d’amore Nasce una piccola chiesa Una meraviglia da ritrovare Amplesso gesto sacerdotale Sacrificio o sacrilegioL’eucarestia nutre il matrimonio Dio è nella coppiaMaterialismo o spiritualismo Amplesso fonte e culmineArmonia tra anima e corpo L’amore sponsale segno di quello divino L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia Un libro da comprendere in profondità I protagonisti del Cantico siamo noi Cantico dei Cantici che è di Salomone Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro. Ricorderemo le tue tenerezze più del vino. Bruna sono ma bella Perchè io non sia come una vagabonda Bellissima tra le donne Belle sono le tue guance tra i pendenti Il mio nardo spande il suo profumo L’amato mio è per me un sacchetto di mirra Di cipresso il nostro soffitto Il suo vessillo su di me è amore

Un istante che sia eterno

In quel tempo, vennero a Gesù dei sadducei, i quali dicono che non c’è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:
«Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello.
C’erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;
allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,
e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.
Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l’hanno avuta come moglie».
Rispose loro Gesù: «Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?
Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.
A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe?
Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore».

Questo Vangelo mi mette in crisi. Come tutte le crisi è un’opportunità per andare più a fondo. Per entrare in profondità della mia vocazione matrimoniale. Ho un desiderio dentro di me, desiderio costitutivo di ogni essere umano. Il desiderio del per sempre. Di vivere per sempre. Di amare per sempre. La morte è uno scandalo. Non siamo fatti per morire. Siamo fatti da Colui che è vita, amore, pienezza. Siamo fatti a sua immagine. Anche nel matrimonio sento questa chiamata al per sempre. Leggere queste parole di Gesù mi provoca disagio. Vorrei che la mia relazione con Luisa riuscisse ad andare oltre questa vita, avesse un orizzonte eterno. Gesù ci dice che non è così. Saremo come gli angeli. Gli angeli che sono puri spiriti. Cosa significa questo? Che avremo un corpo. Su questo non c’è dubbio. Non sarà più necessario, però, un matrimonio. Non sarà più necessaria una mediazione tra me e Gesù. Lo potrò amare direttamente. Questa riflessione ci permette di comprendere ancora di più quanto sia importante, invece, il nostro sposo e la nostra sposa in questa vita. In questa vita possiamo vivere e sperimentare momenti di eternità e di paradiso attraverso la persona che abbiamo al nostro fianco. Quando due sposi si amano in modo autentico e si manifestano in modo sensibile questo amore stanno facendo esperienza vera dell’amore di Dio. Quando io abbraccio la mia sposa è l’abbraccio di Gesù per lei. Quando io bacio e carezzo la mia sposa è il bacio e la carezza di Gesù per lei. Quando io l’accolgo si sente accolta da Gesù. Così in tutto. Non perchè io sia come Gesù, sia chiaro. Non ho questa superbia. Non mi sento un superuomo. Sono sicuro di questo perchè sto scoprendo sempre più cosa sia il matrimonio, e quali realtà naturali e soprannaturali comporti. Certo, in modo molto limitato, per quanto un uomo possa comprendere la grandezza di Dio, ma già resto a bocca aperta così. Nella nostra relazione c’è la presenza reale di Gesù che si manifesta all’uno attraverso l’altra, e viceversa. Bellissimo. Ecco perchè l’amplesso fisico tra due sposi è santo.  Perchè è il momento più alto e più bello con il quale gli sposi possono fare esperienza sensibile, non astratta, della gioia e della pienezza, nel dono totale del corpo. La Chiesa ha sempre compreso la potenza di questo gesto, ma solo ora, dopo un cammino di secoli sta arrivando a comprenderne anche la santità e il significato profondo. Chi ne ha fatto esperienza davvero lo sa. Gli sposi che lo hanno vissuto autenticamente hanno fatto un’esperienza di cielo. Hanno provato per qualche istante quella pienezza che ci sarà solo nei cieli. Un assaggio di cielo.  Per qualche istante non hanno avuto altro desiderio che quel momento non finisse mai, perchè erano immersi nell’amore. Questo è il paradiso. Un istante che sia eterno. Tornando alla Parola come posso concludere? Sicuramente non esisterà più lo stesso rapporto tra la mia sposa e me. Non avremo più bisogno di amarci come ci amiamo qui, nel modo che abbiamo ora. Saremo immersi nell’abbraccio di Cristo. Ho però una sicurezza! Luisa continuerà ad essere una persona speciale per me. Il cammino che abbiamo affrontato insieme e l’amore che ci siamo dati non sarà cancellato e vederla nella gioia con Cristo mi darà ancora più felicità e bellezza.

Antonio e Luisa

Sposi sacerdoti. Il suo vessillo su di me è amore. (29 articolo)

Io sono un narciso di Saron,
un giglio delle valli.
[2]Come un giglio fra i rovi,
così la mia amata tra le fanciulle.
[3]Come un melo tra gli alberi del bosco,
il mio diletto fra i giovani.
Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo
e dolce è il suo frutto al mio palato.
[4]Mi ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me è amore.

Io sono un narciso di Saron, un giglio delle valli. Questo modo di rappresentarsi potrebbe sembrare quasi superbo. Quasi un modo sopra le righe. In realtà non è così. E’ consapevolezza di essere bella. Consapevolezza che si rinforza dallo sguardo del suo sposo, carico di desiderio e di meraviglia. Il tuo sguardo mi fa sentire bella. Il tuo sguardo mi riempie di dignità. Non mi stai guardando come preda da consumare. Mi stai guardando come un re guarda la sua regina. Come colui che non ha desiderio, se non quello di abbracciarmi ed essere uno con me.

Non a caso Salomone risponde. Risponde dicendo Come un giglio fra i rovi, così la mia amata tra le fanciulle. Vedete! Non è un modo per squalificare le altre ragazze. Questa affermazione dello sposo manifesta una realtà fortissima che sta vivendo nell’intimo del suo cuore. Una sensazione totalizzante. Non ho occhi che per te. Desidero soltanto te. Le altre mi paiono rovi al tuo confronto. Tu che sei giglio, che sei un fiore meraviglioso. Un’immagine ripresa da grandi poeti successivamente. Mi viene subito in mente una strofa del Petrarca. Parole tratte da Chiare, fresche e dolci acque. Il Petrarca scrive:

Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna

Che solo a me par donna. Questi bellissimi versi esprimono secoli dopo e in una cultura completamente diversa la stessa consapevolezza degli sposi del Cantico. Tu sei la sola donna; donna: dal latino domina, “signora”, e quindi con la facoltà di comandare il cuore del poeta e di rappresentare, ai suoi occhi, l’unica degna rappresentante di tutto il genere femminile.

Petrarca esprime esattamente lo stesso concetto del Cantico. L’amore è sempre lo stesso, naturalmente quello autentico,  in qualsiasi epoca e civiltà, perchè la stessa è la natura del cuore dell’uomo.

Lei risponde all’amato, confermando l’unicità dell’amore che provano l’uno per l’altra:

Come un melo tra gli alberi del bosco,
il mio diletto fra i giovani.

Un melo tra tanti alberi anonimi, tutti uguali. Un melo nel bosco risalta non solo per il colore dei suoi frutti, ma anche per la fragranza e il sapore degli stessi. Tu mi provochi un piacere che nessun altro mi può dare. Tu sei il solo per me. Tanto che la sulamita continua:

Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo
e dolce è il suo frutto al mio palato.

Questi versi esprimono il desiderio di lei di fare suo l’amato. Di sedersi alla sua ombra. Di essere abbracciata e protetta da lui. Di poterlo gustare completamente in tutta la sua presenza e la sua persona. Un piacere che diventa sempre più forte. Diventa sempre più forte e intimo, tanto che termina dicendo:

Mi ha introdotto nella cella del vino
e il suo vessillo su di me è amore.

Due righe che esprimono un’intimità profonda anche sensibile e corporale che lei sta evocando o vivendo. La cella del vino è la cantina. La cantina è il luogo dove il vino fermenta. Da mosto diventa vino buono. Come a voler evidenziare che nel vivere questo gesto d’amore, vivendo la nostra intimità, noi veniamo trasformati, non siamo più gli stessi. Da mosto che eravamo, dopo questa esperienza autentica e sensibile d’amore, diveniamo molto di più. Diveniamo vino buono. C’è un forte richiamo anche alle nozze di Cana e alla Grazia di Dio che trasforma la nostra umanità in qualcosa di più grande. Nell’amplesso succede proprio questo: lo Spirito Santo ci plasma e ci rende sempre più suoi. L’amplesso è un gesto sacramentale proprio degli sposi con il quale si celebra e si sigilla il matrimonio.

Il suo vessillo su di me è amore. Il vessillo segno degli eserciti e della vittoria. Sono tua, mi hai conquistato. Non con la forza e con la prepotenza. Sono tua perchè vinta dall’amore, dal tuo amore per me.

Il Cantico è meraviglioso. Racconta di un amore così bello che non può farci desiderare che di replicarlo nella nostra relazione. Non è impossibile. Potete farlo se entrambi vi impegnate per questo.

Antonio e Luisa

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Il bacio di Giuda non è casto.

Nei miei articoli ho spesso affrontato il tema dell’ecologia umana. E’ ecologico un gesto che ci rende pienamente umani. C’è ecologia quando il corpo esprime la verità che abbiamo nel cuore. Quando c’è armonia tra ciò che esprime il corpo e quello che sorge e alberga nel nostro cuore. Esprimere con il corpo ciò che non crediamo e che non è autenticamente presente nel nostro cuore,  è uno degli atteggiamenti più odiosi che possiamo avere nei confronti delle persone che ci stanno vicino. Quante volte ci sentiamo feriti da persone che dicono di volerci bene, o anche solo di apprezzarci, e poi parlano male di noi dietro le spalle. Più sono persone vicine e più ci fanno del male. Ci sentiamo offesi, più che dalle parole che possono aver detto quelle persone, proprio dal loro atteggiamento falso. Il loro corpo, la loro voce, la loro espressione non sono coerenti con quanto hanno nel cuore. Ogni gesto, che sappiamo essere falso, ci disgusta e ci provoca sdegno. Come non pensare a Giuda. Gesù ha sempre amato Giuda. Era un prescelto. Era uno degli apostoli. Era una delle persone più vicine a Lui. Eppure Giuda  lo tradisce e lo tradisce con un bacio. Si avvicina e lo bacia come si fa con gli amici, quelli veri.

Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?

Gesù non lo dice con rabbia. Lo dice con tristezza. Con il cuore spezzato dal tradimento subito. Lui, uomo vero, non sopporta quel gesto così falso. Non riesce a non chiedere a Giuda il motivo di tanta falsità.

Perchè vi porto questo esempio? Perchè il bacio di Giuda è una degli atteggiamenti più lontani dal concetto di castità che ci possa essere. Questa parolina tanto incompresa, derisa e rifiutata forse è un po’ più comprensibile attraverso proprio il bacio di Giuda. La Chiesa ci insegna che solo nel matrimonio c’è una autentica e indissolubile unione dei cuori. La Chiesa non inventa nulla, ci aiuta solo a comprendere chi siamo. Dal momento in cui un uomo e una donna si dicono si, i loro cuori si appartengono, sono uno nell’altro, nell’uno c’è l’immagine dell’altro. Nei cuori degli sposi si è generato un noi. Un noi che ha bisogno di divenire concreto, di divenire carne. Ha bisogno di manifestarsi.  Ed ecco il meraviglioso dono del creatore: l’unione dei corpi. L’amplesso fisico permette agli sposi, sessuati maschio e femmina, di concretizzare nella carne ciò che è l’esperienza intima dei loro cuori. Nell’intima unione dei corpi, che si compenetrano, c’è l’immagine più vera ed autentica di ciò che i due sposi vivono nella loro relazione sponsale. Tanto è vero quello che dico, che non basta la promessa che i due sposi si scambiano in chiesa per fare un matrimonio valido. Serve il primo amplesso fisico. Solo dopo i due saranno sposi. Questo gesto non ha nulla di vergognoso. E’ un gesto bellissimo e altissimo d’amore. Come lo è un bacio. Torniamo all’inizio, al bacio. Un bacio non è sempre però un gesto d’amore. Abbiamo visto Giuda. Un bacio, può nascondere, tradimento, falsità, egoismo, invidia. Così lo è anche  l’intimità fisica. Quando non è vissuta nella verità di ciò che è e significa,  diventa come il bacio di Giuda. Un gesto che dovrebbe esprimere unione, nasconde, invece, l’egoismo e l’egocentrismo. Un gesto che non racchiude amore, ma al contrario, la volontà di usare l’altro/a per il piacere personale. Col corpo si comunica l’opposto di ciò che c’è nel cuore. Non importa se due persone credono davvero di amarsi e credono sinceramente di amarsi attraverso quel gesto. Non sono nella verità.  Stanno dicendo con il corpo di essere uno quando oggettivamente non lo sono. Un rapporto intimo fuori dal matrimonio non potrà mai essere casto ed esprimere verità ed autenticità. Diventa un gesto che non fa bene. Un gesto che dovrebbe essere vita diventa un gesto di menzogna. Un gesto che chiude il cuore e non permette una relazione vissuta in pienezza. Un gesto falso che induce a fondare la relazione solo sui sentimenti, sulle passioni e su quanto l’altro/a mi da. Una relazione, quindi, molto fragile e che quindi può crollare al primo soffio di vento. Purtroppo la maggior parte dei giovani vivono un fidanzamento non casto e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti.

Papa Francesco lo ha urlato ai giovani nel 2015 a Torino

Ma l’amore è molto rispettoso delle persone, non usa le persone e cioè l’amore è casto. E a voi giovani in questo mondo, in questo mondo edonista, in questo mondo dove soltanto ha pubblicità il piacere, passarla bene, fare bene la vita, io vi dico: siate casti, siate casti

Papa Francesco non vuole ragazzi tristi, frustrati e repressi. Per questo raccomanda la castità. Solo nella verità del gesto si può trovare gioia, senso, luce e amore autentico.

Antonio e Luisa

 

Sposi sacerdoti. L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia. (16 articolo)

Dopo la premessa dell’articolo precedente, tenendo presente la storia e il significato di questo libro che attraverso la storia d’amore di due giovani sposi vuole raccontare la storia della relazione tra Dio e gli uomini, possiamo ora affrontare il tema del libro. Nel Cantico dei Cantici viene cantato l’amore. L’amore umano. E’ un libro che narra un’esperienza d’amore, concreta, tra un uomo e una donna. Un amore di tipo sponsale. Tutto il contesto lo fa credere. Non è solo un amore oblativo, di dono. Non è un amore platonico. E’ un amore prevalentemente carnale.  E’ un amore completo, totale. Un amore passionale con risvolti erotici, per nulla velati, ma molto espliciti. Dove, seppur in modo poetico e mai volgare, non viene tralasciato nulla del corpo dell’amato e dell’amata. Non viene tralasciato nulla di sensazioni, emozioni, sapori, odori e colori. Una bellezza che piano piano si svela, proporzionalmente allo svelarsi e all’accogliersi vicendevole dei due sposi,  in un crescendo di esperienza sempre più concreta ed intima dell’uno con l’altra. Cosa possiamo comprendere immediatamente da questa introduzione al testo. Per vivere questo amore cantato nel Cantico dobbiamo purificare il nostro sguardo. Dobbiamo essere capaci di eliminare una certa malizia che spesso si nasconde dietro certe idee di amore erotico. Dobbiamo eliminare anche un falso pudore che spesso nasconde la nostra chiusura all’altro e incapacità di farci dono. L’amore erotico tra due sposi non è nulla di vergognoso o di sporco. Certo possiamo sporcarlo noi con il nostro egoismo. L’amore erotico che Dio ha pensato per noi è qualcosa che apre alla meraviglia dell’amore che diventa esperienza concreta vissuta nel corpo. Lo sguardo di Dio sulla sessualità umana, da sempre, è uno sguardo buono e positivo. L’espressione che troviamo nella Genesi al cap. 1 E’ Dio vide che era cosa molto buona è posta proprio al termine della creazione dove aveva appena formato uomo e donna. Due creature sessuate, diverse e complementari, che, nell’unione intima, diventano una sola carne e diventano fecondi. Due creature fatte a somiglianza di Dio e che nella loro relazione sponsale riproducono la relazione d’amore di Dio Trinità in se stesso. Detto in altre parole Dio ci ha voluto sessuati perchè nell’unione intima e completa di due sposi si potesse scorgere, in maniera diversa e limitata, ma concreta, la relazione perfetta delle persone della Trinità. Il corpo, che non solo ci appartiene ma ci costituisce come persone insieme all’anima, diventa strumento per esprimere in modo chiaro e netto quell’amore che abbiamo nel profondo di noi. Il corpo rende visibile ciò che non è visibile. Una realtà non solo lecita, ma santissima. Santissima come lo è il Cantico.  Il Cantico parla di questo amore. Un libro da leggere con lo stupore di chi si addentra nella profondità del pensiero di Dio. Un libro che apre alle meraviglia di un’esperienza che noi sposi possiamo e dobbiamo vivere nella concretezza della nostra relazione e della nostra vita insieme.

Antonio e Luisa

Precedenti articoli

Introduzione Popolo sacerdotale Gesù ci sposa sulla croce Un’offerta d’amore Nasce una piccola chiesa Una meraviglia da ritrovare Amplesso gesto sacerdotale Sacrificio o sacrilegio L’eucarestia nutre il matrimonio Dio è nella coppia Materialismo o spiritualismo Amplesso fonte e culmine Armonia tra anima e corpo L’amore sponsale segno di quello divino

Sposi sacerdoti. Armonia tra anima e corpo. (13 articolo)

Prima di continuare è d’obbligo una precisazione. Abbiamo,nei precedenti articoli, accennato all’importanza del rapporto fisico all’interno di una relazione sponsale. Amplesso come il gesto sacerdotale più alto e significativo che può essere vissuto tra due sposi. L’amplesso non è quindi un optional di un matrimonio, ma qualcosa di estremamente importante. Attraverso la verità di questo gesto passa la verità di tutta la relazione. Il matrimonio autentico necessita di castità. La castità cosa esprime in sostanza? La castità è stata definita in tantissimi modi. Molto spesso in modi sbagliati. La castità non è altro che perseguire e vivere un’armonia e una verità nella manifestazione dell’amore presente nel cuore attraverso i gesti del corpo. La castità presuppone un’aderenza autentica tra quanto esprime il corpo e quello che è il nostro cuore. La castità è tale quando esprimiamo nel corpo la verità del nostro essere uomo o donna, e la capacità di amare in modo autentico facendoci dono per l’altro/a. Comprendete bene come debba esistere una corresponsione tra l’amore del cuore e l’amore espresso con il corpo. Tra due sposi ciò si manifesta in particolare con l’amplesso. Esistono quindi due grandi pericoli. Uno che riguarda maggiormente il mondo femminile e l’altro invece quello maschile. Naturalmente esistono le eccezioni, e il mio è solo un discorso generale che può essere smentito nelle dinamiche di alcune specifiche coppie. A cosa deve stare attenta una sposa?  Se è sicura di amare profondamente il suo sposo, se si impegna a fondo per lui, si mette al suo servizio,  e poi non è capace di esprimergli amore attraverso il suo corpo, e non è capace di donarsi completamente a lui nell’intimità, non sta vivendo un matrimonio in pienezza e in verità. Se con il corpo non riesce a trasmettere quell’amore che cerca di coltivare nel cuore, non è nell’armonia di un dono totale che presuppone anima e corpo. Il suo sposo non si sentirà amato in modo pieno e soffrirà per questo.

A cosa devono invece prestare attenzione gli uomini? Devono prestare attenzione al rischio inverso. Se con il corpo esprimono un amore che non viene coltivato nel cuore, stanno esprimendo una disarmonia e una menzogna. Cosa di cui una donna si rende benissimo conto. Questo desiderio di cercare l’intimità senza impegnarsi a nutrire e perfezionare una modalità di amare la propria sposa sempre, in una sorta di corte continua, insinuerà nella sposa il dubbio di essere usata e non amata, con il risultato di generare sofferenza e anche freddezza e allontanamento in lei.

In entrambe queste situazioni non c’è verità e non c’è castità. A lungo andare la disaffezione, le rivendicazioni  e spesso anche il rancore, si faranno sempre più forti con il rischio di dividere la coppia.  Dio si è fatto maestro per noi. Conosce le nostre debolezze e fragilità. Per questo ci ha donato un intero libro della Bibbia che tratta la modalità autentica di amare che due sposi devono cercare, trovare, vivere nel loro matrimonio per essere felici ed avere una relazione casta che sia piena ed autentica.  Mi riferisco al Cantico dei Cantici. Nei prossimi articoli andremo ad approfondire alcuni passaggi di questo bellissimo testo.

Antonio e Luisa

Sposi sacerdoti. Amplesso fonte e culmine. (12 articolo)

Voglio tornare, ora, a quello che è il gesto sacerdotale più importante tra due sposi. Il gesto sensibile e corporeo più importante. Parlo dell’amplesso fisico. Ho cercato di spiegare come ogni gesto di tenerezza e di cura tra me e la mia sposa sia gesto sacerdotale. Il culmine di tutta questa modalità di amare e di essere sacerdoti nel matrimonio, cioè di mettersi al servizio dell’amore e dell’altro nel dono totale di sè, è l’intimità fisica, che esprime nella carne del corpo quell’amore totale che dovrebbe albergare nel cuore. Sono tutto tuo. Sono tutta tua. E’ il mio corpo a dirlo. Il linguaggio della tenerezza espresso attraverso il corpo. Non è solo culmine, ma è anche fonte. Fonte, perchè da lì, da quel dono totale d’amore, riceviamo Grazia nuova, perfezioniamo i doni dello Spirito Santo già ricevuti, e nutriamo il nostro amore naturale. Fonte e culmine. Come in un circolo virtuoso che ci aiuta a entrare sempre di più nella verità di quel gesto e del nostro matrimonio. Il desiderio di cercare questo gesto, di prepararlo bene e di viverlo in modo autentico ed ecologico (secondo la verità del nostro essere uomo e donna) è via di santità per me e Luisa e per tutti gli sposi. E’ una logica conseguenza di tutto quello che è stato detto fino ad ora. Più lo vivo perfettamente e più posso affermare, con la mia vita, con la nostra vita di sposi, quella verità ontologica che ci lega: io e Luisa siamo una cosa sola. Don Renzo Bonetti afferma qualcosa di molto forte: io e Luisa, come ogni coppia di sposi, siamo una nuova creazione, la creazione del noi. Il rapporto fisico esprime nel corpo questa verità ontologica, naturale  e teologica. Ogni tanto sento il desiderio di esprimere alla mia sposa quanto per me sia meraviglioso sperimentare non tanto il piacere fisico, ma proprio questa realtà di essere uno, di essere accolto completamente e di donarmi completamente. Penso a quale miseria si condannano quegli uomini e quelle donne che non comprendono tutto questo. Donne e uomini alla ricerca di sensazioni ed emozioni sempre più estreme. Cercano il piacere con adulterio, scambio di coppia, pornografia, prostituzione fino ad arrivare a pratiche sessuali pervertite e da pazzi. Cercano il piacere sempre più, ma si limitano a quello fisico. Il piacere autentico e profondo viene da una scelta oggi considerata anticonformista. Viene dalla fedeltà alla stessa donna o allo steso uomo per tutta la vita. L’incontro sessuale non è mai routine, ogni volta migliora e si perfeziona, perchè il gesto è arricchito da un amore sempre più completo e profondo. Il piacere fisico non è che una piccola parte di un piacere che abbraccia anima e corpo, tanto da far sperimentare nell’abbraccio dei corpi momenti di eternità e di Dio.

Antonio e Luisa

Sposi sacerdoti. Amplesso gesto sacerdotale. (7 articolo)

L’essere sacerdoti degli sposi è condizione necessaria per instaurare il sacramento del matrimonio stesso. E’ condizione fondante per essere sposi in Cristo. Dal 72 al punto 75 di Amoris Laetitia il Papa ci dice questo. Gli sposi esercitano il loro sacerdozio durante tutto il rito del matrimonio. E’ gesto sacerdotale quando si promettono amore incondizionato, fedele e per sempre ed è altrettanto gesto sacerdotale quando confermano la promessa con l’unione dei corpi durante il primo amplesso fisico dopo il matrimonio. Se non si comprende questa realtà non si può comprendere neanche perchè la Chiesa ammetta l’unione fisica solo nel matrimonio. Non perchè la Chiesa sia sessuofoba, come tanti pensano. Al contrario. La Chiesa ha un’altissima considerazione dell’intimità fisica. Ne riconosce un gesto sacro, un gesto sacramentale nel quale gli sposi donandosi totalmente in anima e corpo si fanno mediatori l’uno dell’altro dell’amore di Cristo che ha dato tutto se stesso per noi. Chi conosce queste realtà e le ha sperimentate non può ritenere innocue e giuste pratiche come rapporti prematrimoniali, pornografia, masturbazione, adulterio e tutte queste belle cose che la società odierna cerca di normalizzare. Il fatto che lo facciano tanti non rende questi gesti buoni, ma evidenzia solo la povertà in cui viviamo. Realtà come Cuori Puri, Purex o altre esperienze simili non sono una pittoresca manifestazione di giovani strani. Sono giovani che rifiutano questa nuova banalizzazione del corpo e del sesso e vogliono recuperare la bellezza di una relazione autentica. Torniamo ora a noi sposi. Facciamo un passaggio ulteriore. Conseguenza logica di quello che abbiamo scritto fino ad ora cos’è? Se l’amplesso è gesto sacerdotale per confermare il matrimonio durante il rito, poi non lo è più? Lo è ancora! Eccome se lo è! Ricordiamolo! Ogni volta che ci doniamo l’uno all’altra nell’intimità fisica stiamo esercitando il nostro sacerdozio. Ogni volta che viviamo l’intimità fisica rendiamo presente nuovamente quella realtà che ha instaurato il nostro sacramento.  Rendiamo nuovamente attuale e presente l’offerta totale che ci siamo fatti l’uno all’altra. Non vi ricorda nulla tutto questo? Ricordate che noi siamo immagine e ricordiamo l’amore totale di Gesù sulla croce? Come si riattualizza quella realtà? Nell’Eucarestia. Ogni Eucarestia si rende di nuovo attuale e presente quel sacrificio di Cristo. Cristo morto sulla croce una volta sola, ma il cui sacrificio è reso attuale e reale nuovamente in ogni Messa. Così noi sposi, ogni volta che ci uniamo totalmente in cuore, anima e corpo riattualizziamo il nostro matrimonio. Capite ora perchè Eucarestia e matrimonio sono spesso accostati e messi in relazione? L’uno ci spiega l’altro e viceversa. Come nell’Eucarestia lo Spirito Santo entra in noi, così nell’amplesso fisico degli sposi c’è una nuova effusione dello Spirito che rinnova e perfeziona i dono di Grazia che abbiamo ricevuto il giorno del nostro matrimonio. Non solo il rapporto fisico è gesto sacerdotale per noi sposi. E’ il gesto che più lo esprime. Ricordiamo però, che seppur l’amplesso fisico è il vertice sensibile del dono vicendevole, ogni gesto, parola o atteggiamento di dono verso l’altro è gesto sacerdotale.

Antonio e Luisa

 

L’alfabeto degli sposi. La lettera L. (seconda parte)

Dopo l’atto penitenziale e la proclamazione della Parola mi piace approfondire la recita del Credo. Il Credo sono le verità della nostra fede. Il Credo spesso si riduce nel recitare a memoria una formula fatta di parole che ripetiamo senza metterci nè cuore nè testa. Quelle parole andrebbero invece decantate nel cuore dopo averle ascoltate con la testa, la nostra ragione e il nostro pensiero. Così il Credo diventa qualcosa di bello. Quanti si sono fermati a riflettere un po’ su questo simbolo. Perchè lo chiamo simbolo? Ho trovato una risposta molto interessante su un libretto che ho acquistato dalle Paoline per curiosità. Si intitola “Mettimi come sigillo sul tuo cuore”. Gli autori affermano che il Credo è un simbolo perchè mette assieme la chiamata di Dio, il suo amore per noi, e la risposta della Chiesa, il nostro amore per Lui. Simbolo deriva infatti dal greco “symballein” che significa far aderire due elementi diversi, in questo caso la misericordia di Dio con la fede della sua Chiesa.

Anche gli sposi nella loro liturgia d’amore hanno bisogno di dirsi il loro credo. Hanno bisogno di accogliere e donare la vicendevole dichiarazione d’amore. Gli sposi per questo non usano le parole. Meglio dire non usano solo le parole. E’ bellissimo sentirsi dire ti amo dal proprio sposo o sposa. E’ bellissimo se le parole sono sostenute dalle azioni. Quel ti amo, quel credo che gli sposi si dicono nella loro liturgia d’amore sa di autentico e di  vero solo se sostenuto e sostanziato dalla corte continua. La corte continua è il Credo degli sposi. Ogni tenerezza, servizio, parola di incoraggiamento, gesto di cura, consolazione, sguardo che rafforza, regalo, momento speciale e ogni altra azione, ogni altro gesto e ogni altra parola che mettono l’altro/a al centro, che decentrano su di lei/su di lui il nostro sguardo è un modo per riempire di verità e di pienezza la nostra liturgia sacra, la nostra intimità e riattualizzazione del sacramento.

Diceva il nostro padre spirituale che l’amplesso fisico può essere il più alto gesto d’amore sensibile come il più squallido modo di usare una persona. L’amplesso fisico svuotato del suo significato diventa pura ricerca di piacere. La lussuria è questo. E’ prendere questo gesto bellissimo che dovrebbe permetterci di essere pienamente umani e capaci di donarci e di accoglierci nella verità, e distruggerlo. Distruggerlo cosificando l’altro/a, trasformandolo/a in un oggetto che ci serve per soddisfare le nostre pulsioni e fantasie.

Solo ora dopo che abbiamo preparato il cuore ad accogliere il sacrificio di Cristo possiamo celebrare la liturgia eucaristica. Solo dopo aver ammesso le nostre fragilità e peccati con l’atto penitenziale, solo dopo aver ascoltato la Parola che ci ha introdotto nell’intimità con Gesù e solo dopo aver fatto memoria della nostra fede e dell’amore che ci lega con Dio attraverso il Credo, solo dopo tutto questo possiamo pensare di accogliere Gesù nel cuore e di capire qualcosa di quel sacrificio che viene rinnovato sull’altare.

Per questo la Messa può aiutarci a capire il nostro sacramento del matrimonio che ha una sua liturgia ed ha bisogno anch’esso di essere preparato e accolto nel cuore.

Noi sposi esplichiamo la nostra dimensione sacerdotale nella riattualizzazione del sacramento del matrimonio (amplesso fisico), dove nuovamente ci facciamo offerta l’uno all’altra in maniera totale, nell’anima, nel cuore e nel corpo. Perchè l’amplesso fisico tra gli sposi è una riattualizzazione del sacramento, che richiama la celebrazione dell’Eucarestia? Cristo si è offerto una sola volta sulla croce. Una sola volta e per sempre. Cosa succede quando il sacerdote ordinato celebra l’Eucarestia? Gesù viene messo di nuovo in croce? No, perchè Gesù quel sacrificio l’ha fatto una volta per sempre, ma quei doni, che Cristo ci ha ottenuto sulla croce una volta per sempre, si rendono attuali adesso, di nuovo. Attengono all’unico sacrificio, ma di nuovo vengono resi presenti, riattualizzati.  Nel momento in cui noi accogliamo il corpo di Cristo, rispondiamo a questo amore di Gesù, che è lo sposo, che ci dice: amami con tutto te stesso, io mi offro tutto a te, mi faccio mangiare da te. Quando noi celebriamo l’Eucarestia con questo desiderio nel cuore, di rispondere ardentemente a questo amore infinito, facciamo contento lo sposo che finalmente si sente ricambiato. Gesù anela ad essere nostro sposo adesso e per l’eternità. Cosa fanno gli sposi quando celebrano il sacramento del matrimonio? Danno il loro consenso, si uniscono in intimità fisica, e in quel momento scatta il sacramento del matrimonio. Il sacramento da quel momento c’è e ci sarà sempre. Tutte le volte che noi torniamo ad unirci con tutto il nostro essere, e il gesto più alto è l’intimità sessuale, rendiamo di nuovo presente quella realtà che ha reso possibile l’insorgere del nostro sacramento. Ci doniamo totalmente di nuovo l’uno all’altra e quindi cosa succede? Come nell’Eucarestia, lo Spirito Santo rende di nuovo presente, rinnova quei doni che ci sono stati fatti una volta per sempre durante la celebrazione delle nozze e vengono così rigenerati. Con questo gesto aumentiamo l’apertura del cuore, per accogliere la Grazia sacramentale e santificante.

La nostra liturgia sacra è meravigliosa. Deve essere però preparata bene. Ci serve l’atto penitenziale per riconoscere l’altro come un dono grande, riconoscere le nostre fragilità per poter accogliere le sue, riconoscerci piccoli per poterlo/a amare. Serve poi la liturgia della Parola. Gli sposi devono parlare costantemente, in ogni momento possibile, il linguaggio dell’amore fatto di carezze, parole, gesti, azioni che nutrono il rapporto e preparano il cuore all’unione dei corpi, aumentando sempre più il desiderio di essere uno e di rispondere con tutto se stessi a quell’amore così grande ricevuto dall’altro/a. Infine serve il Credo per fare memoria di tutti quei momenti che ci hanno riempito il cuore di tenerezza e di cura l’uno per l’altro/a. Dirsi un ti amo che si vive nella vita di tutti i giorni concretizzato in uno sguardo sempre decentrato verso lui/lei. Solo così l’amplesso fisico può essere davvero il culmine, il punto più alto di una liturgia sacra e non un misero piacere di pochi secondi che non lascia nulla, se non un desiderio profondo non soddisfatto che non ci può dare pace e gioia.

Antonio e Luisa

L’alfabeto degli sposi. La lettera C (2 parte)

La seconda parola chiave che reputo importante più di altre è castità. Cosa significa castità? Meglio, cosa significa castità nel matrimonio? Questa parola, probabilmente con responsabilità anche di uomini di chiesa, è associata al divieto, alla frustrazione del desiderio e del piacere. E’ proprio così?

Per cercare di comprendere meglio questa parola ho deciso di avvalermi del Cantico dei Cantici. Il Cantico è il libro della Bibbia che racconta l’amore erotico, l’amore sensibile e carnale, ma non per questo impuro ed egoista. Tutt’altro un amore autentico e casto.

[12]Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.
[13]I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
[14]nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo
con ogni specie d’alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
[15]Fontana che irrora i giardini,
pozzo d’acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.

LA SPOSA

[16]Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia nel mio giardino
si effondano i suoi aromi.
Venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti.

LO SPOSO

[1]Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,
e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;
mangio il mio favo e il mio miele,
bevo il mio vino e il mio latte.
Mangiate, amici, bevete;
inebriatevi, o cari.

 

Siamo nel terzo canto, e il Cantico si fa sempre più audace e non ci si limita più agli sguardi, ma è imminente il momento dell’incontro con l’amata. Ormai i due sposi si sono preparati al meglio per questo momento e tutto il desiderio, che si sono scambiati e comunicati attraverso lo sguardo, sta per avere il suo soddisfacimento e il suo culmine nell’abbraccio dell’amplesso.

E’ bellissimo il simbolismo che il Cantico propone. Giardino chiuso e fontana sigillata. Il giardino è l’amata stessa, giardino chiuso perchè sarà aperto solo da chi ne ha la chiave. La chiave non si può ottenere se non con l’amore e la promessa del per sempre. Solo in quel momento lo sposo otterrà la chiave per accedere al giardino, un giardino dove potrà sperimentare la gioia piena, la contemplazione del corpo, l’abbandono totale nelle sensazioni totalizzanti dell’amplesso fisico Quel giardino è chiuso e solo lo sposo, il Re, ha potuto accedervi e questo lo rende pazzo di una gioia incontenibile. Non è perchè vuole possedere la sposa ma, al contrario, vuole darsi totalmente a lei. Provate a chiudere gli occhi e a immergervi in questo momento di meravigliosa pienezza. Non esistono che loro e, se guardate bene, non vedrete qualcosa di volgare e banale ma, al contrario, vedrete il trionfo della bellezza, la bellezza che oltrepassa il corpo e si compie nel cuore dei due sposi. Ciò che avviene nel corpo è segno di ciò che l’anima vive e trasmette in quell’unione d’amore.

Pensate che bello vivere la propria sessualità in questo modo. Questo è l’elogio della castità: la donna e l’uomo si preparano a quell’incontro e difendono la purezza di quel giardino, preparato per un solo uomo e per nessun altro. Che bello arrivare all’amplesso fisico solo dopo che ci si è promessi per la vita e si è entrati in possesso di quella chiave che dà accesso al giardino! Che bello non entrare come ladro che ruba ciò che è destinato ad altri, ma come Re. Che bello poter entrare al culmine del desiderio dopo che ci si è preparati con sguardi e gesti d’amore e di dolcezza! Solo così la donna non sentirà violentato il suo giardino, ma curato e desiderato. Questa è la via casta che permetterà all’uomo di non perdere mai la chiave di quel giardino che tanto ama e che quindi gli permetterà di non violare ma amare la propria sposa.

Concludendo, cosa ci insegnano gli sposi del Cantico? Come realizzare un amore tanto bello e casto nella vita concreta matrimoniale? Gli sposi vivono pienamente e concretamente la castità quando s’impegnano con tutto loro stessi nella crescita del loro amore, realizzando in modo sempre più perfetto la riattualizzazione del sacramento del matrimonio (amplesso fisico), estendendone i frutti alla seduzione continua (corte continua tra gli sposi).

Gli sposati vivono quindi la castità nell’esercizio amoroso delle varie manifestazioni fisiche, compreso il rapporto sessuale. La loro castità non consiste, come molti cristiani pensano, nell’astenersi dal rapporto sessuale. Questa è la castità dei non sposati.

L’astinenza dall’intimità fisica può essere praticata dagli sposi come una rinuncia temporanea per purificare il proprio cuore e crescere nell’amore di Dio, favorendo così in loro una pratica più perfetta della castità. Questa astinenza, infatti, essendo  una particolare preghiera del corpo, loda il Signore ed ottiene dallo Spirito una maggiore disponibilità ad ottenere e vivere gli aiuti divini legati al sacramento del matrimonio.

Occorre però sempre ricordare quanto S. Paolo dice, nel nome del Signore, agli sposi: “Astenetevi tra voi di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perchè satana non vi tenti nei momenti di passione.

L’astinenza è cara al Signore quando gli sposi, pur desiderando ardentemente il rapporto sessuale, vi rinunciano per crescere nella comunione con Lui.. E’ invece semplice pigrizia quando vi rinunciano per una normale stanchezza.

Gli sposi comprendono pienamente e praticamente questa differenza solo scoprendo e vivendo  il valore sacramentale dell’unione fisica. Tante coppie si sentono sempre stressate e quindi rinunciano al rapporto fisico e quelle poche volte che lo fanno  lo vivono con un amore fiacco, perchè non ne hanno assimilato il valore umano e spirituale per la vita di coppia.

Gli sposi se vogliono tendere alla santità, devono, con l’aiuto dello Spirito, recuperare tutta la bellezza del rapporto fisico vissuto come riattualizzazione rinnovazione del sacramento del matrimonio.

Solo così diventeranno evangelizzatori di un sesso sano, ecologico e sacralizzato.

Antonio e Luisa

L’intimità fisica che diventa sacramento (4 parte)

Solo ora dopo che abbiamo preparato il cuore ad accogliere il sacrificio di Cristo possiamo celebrare la liturgia eucaristica. Solo dopo aver ammesso le nostre fragilità e peccati con l’atto penitenziale, solo dopo aver ascoltato la Parola che ci ha introdotto nell’intimità con Gesù e solo dopo aver fatto memoria della nostra fede e dell’amore che ci lega con Dio attraverso il Credo, solo dopo tutto questo possiamo pensare di accogliere Gesù nel cuore e di capire qualcosa di quel sacrificio che viene rinnovato sull’altare.

Per questo la Messa può aiutarci a capire il nostro sacramento del matrimonio che ha una sua liturgia ed ha bisogno anch’esso di essere preparato e accolto nel cuore.

Noi sposi esplichiamo la nostra dimensione sacerdotale nella riattualizzazione del sacramento del matrimonio (amplesso fisico), dove nuovamente ci facciamo offerta l’uno all’altra in maniera totale, nell’anima, nel cuore e nel corpo. Perchè l’amplesso fisico tra gli sposi è una riattualizzazione del sacramento, che richiama la celebrazione dell’Eucarestia? Cristo si è offerto una sola volta sulla croce. Una sola volta e per sempre. Cosa succede quando il sacerdote ordinato celebra l’Eucarestia? Gesù viene messo di nuovo in croce? No, perchè Gesù quel sacrificio l’ha fatto una volta per sempre, ma quei doni, che Cristo ci ha ottenuto sulla croce una volta per sempre, si rendono attuali adesso, di nuovo. Attengono all’unico sacrificio, ma di nuovo vengono resi presenti, riattualizzati.  Nel momento in cui noi accogliamo il corpo di Cristo, rispondiamo a questo amore di Gesù, che è lo sposo, che ci dice: amami con tutto te stesso, io mi offro tutto a te, mi faccio mangiare da te. Quando noi celebriamo l’Eucarestia con questo desiderio nel cuore, di rispondere ardentemente a questo amore infinito, facciamo contento lo sposo che finalmente si sente ricambiato. Gesù anela ad essere nostro sposo adesso e per l’eternità. Cosa fanno gli sposi quando celebrano il sacramento del matrimonio? Danno il loro consenso, si uniscono in intimità fisica, e in quel momento scatta il sacramento del matrimonio. Il sacramento da quel momento c’è e ci sarà sempre. Tutte le volte che noi torniamo ad unirci con tutto il nostro essere, e il gesto più alto è l’intimità sessuale, rendiamo di nuovo presente quella realtà che ha reso possibile l’insorgere del nostro sacramento. Ci doniamo totalmente di nuovo l’uno all’altra e quindi cosa succede? Come nell’Eucarestia, lo Spirito Santo rende di nuovo presente, rinnova quei doni che ci sono stati fatti una volta per sempre durante la celebrazione delle nozze e vengono così rigenerati. Con questo gesto aumentiamo l’apertura del cuore, per accogliere la Grazia sacramentale e santificante.

La nostra liturgia sacra è meravigliosa. Deve essere però preparata bene. Ci serve l’atto penitenziale per riconoscere l’altro come un dono grande, riconoscere le nostre fragilità per poter accogliere le sue, riconoscerci piccoli per poterlo/a amare. Serve poi la liturgia della Parola. Gli sposi devono parlare costantemente, in ogni momento possibile, il linguaggio dell’amore fatto di carezze, parole, gesti, azioni che nutrono il rapporto e preparano il cuore all’unione dei corpi, aumentando sempre più il desiderio di essere uno e di rispondere con tutto se stessi a quell’amore così grande ricevuto dall’altro/a. Infine serve il Credo per fare memoria di tutti quei momenti che ci hanno riempito il cuore di tenerezza e di cura l’uno per l’altro/a. Dirsi un ti amo che si vive nella vita di tutti i giorni concretizzato in uno sguardo sempre decentrato verso lui/lei. Solo così l’amplesso fisico può essere davvero il culmine, il punto più alto di una liturgia sacra e non un misero piacere di pochi secondi che non lascia nulla, se non un desiderio profondo non soddisfatto che non ci può dare pace e gioia.

Non posso che terminare con questi versetti del Cantico dei Cantico:

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!
Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo.
Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.

Antonio e Luisa

prima parte      L’intimità e la Messa

seconda parte  La parola è un volto che ci ama

terza parte       Il credo degli sposi

Sscaricate l’ebook L’ecologia dell’amore  

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L’amplesso vertice di una corte continua (19 puntata corso famiglie Gaver 2017)

A questo punto è d’obbligo fare un accenno alla corte continua. Ne abbiamo parlato in tante occasioni durante questo corso. Ne abbiamo parlato, perché è un concetto fondamentale. L’amplesso fisico può essere dono e non uso dell’altro/a, può essere autentico, solo quando diventa culmine di una modalità di vita. Una vita caratterizzata da un amore che si prende cura, fatto di gesti carichi di tenerezza, di sguardi, di attenzioni, durante tutto l’arco della giornata e non solo quando si avvicina il rapporto o solo durante i preliminari. La corte continua è manifestare l’amore che siamo chiamati ad essere e a vivere noi sposi. Manifestazione che deve essere continua per essere nutrimento per l’altro/a. Serve a scaldare vicendevolmente i nostri cuori. La corte continua si inserisce in un discorso più ampio che riguarda la castità coniugale. Castità intesa comunemente, ma erroneamente, come qualcosa che limita e imprigiona, impedendo di vivere la gioia e il piacere. Nulla di più sbagliato. Vivere castamente significa rispettare l’ecologia dell’amore che stiamo vivendo. Quindi per i fidanzati si concretizza anche con l’astinenza (anche se non si limita ad essa), mentre nel matrimonio ci chiede di vivere appieno l’amore e l’unione dei cuori anche nella geografia del corpo. Agape ed Eros due facce della stessa medaglia. Concretamente la castità coniugale richiede di vivere in pienezza l’amore e di vivere con gioia, pienezza, piacere, intimità, profondità anche l’incontro intimo. Enrico Petrillo disse privatamente ad alcuni amici comuni che, per affrontare la morte dei due figli, lui e Chiara trassero forza dal rapporto fisico vissuto in modo casto. La castità è un modo di essere che abbraccia tutta la persona e che favorisce al massimo lo sviluppo della sua identità profonda. Qual è l’identità profonda? L’abbiamo visto all’inizio del corso: è essere amore. Castità fa rima con autenticità. L’amore casto è l’amore vero. Ribaltando la prospettiva, si può affermare che gli sposi che non vivono l’intimità sessuale (sempre che non ci siano impedimenti esterni alla volontà), non vivono castamente. Oppure vivere male l’intimità, usando l’altro/a, nutrendoci di pornografia, avendo rapporti non ecologici, usando anticoncezionali (a meno di problemi reali e dopo discernimento profondo), significa vivere non castamente. La corte continua ha quindi una doppia funzione: prepararci ad essere un cuor solo e un’anima sola nell’intimità e di nutrire il nostro amore. Ha la funzione di evitare che la pianta della nostra relazione inaridisca e secchi, ha la funzione di far sì che continuiamo ad essere un noi e che l’altro/a abbia sempre un posto importante nel nostro cuore e non venga sostituito/a da altro (lavoro, sport, altra persona, ecc.). La castità coniugale e di conseguenza la corte continua sono l’unico modo per vivere un matrimonio felice. Siamo persone umane chiamate a vivere e realizzarci nell’amore e la castità è la via. Più profondamente ci ameremo e più saremo nella gioia. Non sono solo belle parole, ma è un’esperienza sensibile che facciamo tutti i giorni e che tutti possono ricercare e vivere. Con l’esperienza matrimoniale, abbiamo compreso che, quando ci sono momenti più difficili, di aridità, in cui ci stiamo un po’ allontanando, è il momento di andare contro quelli che sono i sentimenti del momento e di ritagliarsi uno spazio solo per noi, per la coppia. Basta poco per recuperare tutto quello che si stava perdendo, ma bisogna sapere come agire e cosa fare. Un accenno per dire con forza che la coppia non è fatta di un papà e di una mamma, ma prima di ogni altra cosa è costituita da uno sposo e da una sposa che devono ricercare e ritagliarsi degli spazi solo per loro, per nutrire il loro amore. Anche i figli ne hanno bisogno, perché non si nutrono dell’amore individuale dei due genitori, ma si nutrono, come per induzione, dell’amore vicendevole dei due genitori. Sono al centro di un amore di relazione sponsale che li scalda e li rende sicuri. Loro sono il frutto di quell’amore e vederlo vivo e forte li rende vivi e forti.

Antonio e Luisa

Prima puntata La legge morale naturale Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?Terza puntata Io personale, spirito e corpo.Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importanteQuinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio socialeSesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturaleSettima puntata Un dono totale!Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umanaNona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei CanticiDecima puntata Preliminari: tempo per entrare in comunioneUndicesima puntata. Un piacere che diventa, forza, vita e amoreDodicesima Puntata Sposi ministri di un sacramentoTredicesima puntata Il vincolo coniugaleQuattordicesima puntata Una cascata di GraziaQuindicesima puntata La riattualizzazione del matrimonio.Sedicesima puntata Nell’amplesso la Grazia ci trasforma. Diciassettesima puntata Amplesso: Aumento di Grazia e di amore Diciottesima puntata Una fecondità che cresce

Una fecondità che cresce (18 puntata corso famiglie Gaver 2017)

Altro dono importantissimo scaturente dall’amplesso fisico degli sposi è la fecondità. Ogni rapporto ecologico porta a nuova vita. Nuova vita intesa non solo come concepimento di un nuovo bambino, ma significa qualcosa di molto più profondo. La fecondità non si esaurisce nella fertilità, certo la contiene, ma ha ricadute molto più ampie. Si può spiegare semplicemente affermando che la fecondità è quel di più di vita che si genera dal di più del nostro amore. Vita nuova per noi sposi e per i nostri figli. Questo di più di amore si riversa poi nella nostra vita, nei nostri figli e nelle relazioni che intessiamo con la comunità e la nostra società. In questo senso l’intimità sessuale, se ben vissuta, genera vita-amore.

Infine, ultimo dono descritto, ma non meno importante degli altri, è l’aumento dell’apertura del cuore alla grazia sacramentale. Accrescendo il nostro amore verso l’altro/a e verso Dio ci predisponimo ad una maggior apertura del cuore ad accogliere la Grazia Sacramentale. In altre parole, siamo più recettivi verso tutti quegli aiuti da parte di Dio atti a sostenerci nei momenti di difficoltà, di aridità, di sofferenza e dove le nostre forze sembrano non essere sufficienti. Dio concede sempre i doni del matrimonio a tutti gli sposi che abbiano celebrato un matrimonio valido, ma non tutti gli sposi sono capaci di accoglierli e di portare in salvo la loro relazione e la loro famiglia. Se mi guardo indietro (penso che questa consapevolezza sia comune a tanti), non posso che rendermi conto che tanti passi in avanti io e la mia sposa li abbiamo fatti. Mi rendo conto benissimo di come i frutti siano presenti ed abbondanti. Comprendere con la testa la presenza di tutti questi doni ci aiuta a viverli, a riconoscerli e ad accoglierli sempre più profondamente in noi. Conoscere questi doni e queste realtà del nostro matrimonio è un grande incentivo, una motivazione incredibile a perfezionare l’amore tra me e la mia sposa, la tenerezza, l’intesa, la cura e il dono dell’uno verso l’altra, per aprire sempre più i nostri cuori all’azione sacramentale dello Spirito Santo.

Antonio e Luisa

Prima puntata La legge morale naturale Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?Terza puntata Io personale, spirito e corpo.Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importanteQuinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio socialeSesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturaleSettima puntata Un dono totale!Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umanaNona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei CanticiDecima puntata Preliminari: tempo per entrare in comunioneUndicesima puntata. Un piacere che diventa, forza, vita e amoreDodicesima Puntata Sposi ministri di un sacramentoTredicesima puntata Il vincolo coniugaleQuattordicesima puntata Una cascata di GraziaQuindicesima puntata La riattualizzazione del matrimonio.Sedicesima puntata Nell’amplesso la Grazia ci trasforma. Diciassettesima puntata Amplesso: Aumento di Grazia e di amore

 

Nell’amplesso lo Spirito ci trasforma (16 puntata corso famiglie Gaver 2017)

Stiamo entrando sempre più nella profondità del sacramento del matrimonio. Piano piano stiamo passando da un piano strettamente naturale a qualcosa di molto più grande. Ricordiamo che con il sacramento del matrimonio siamo consacrati ad essere immagine dell’amore di Dio. Detto in altre parole Dio attraverso noi sposi vuole mostrare come Lui ama. Un compito così grande non può basarsi su una componente soltanto naturale, non basterebbe. Siamo troppo limitati ed imperfetti. Lo sa benissimo anche Dio e per questo ci ha dotato di un corredo di nozze arricchito da doni meravigliosi, come abbiamo visto nei precedenti articoli. Abbiamo detto anche un’altra cosa molto importante: ogni amplesso fisico ecologico è una riattualizzazione del sacramento e ci dona una nuova effusione con il perfezionamento e incremento dei doni già ricevuti, perchè il nostro cuore crescendo nell’amore è più aperto ad accoglierli.

Cosa accade concretamente quando riattualizziamo bene il nostro sacramento? Ce lo indica benissiomo la Parola, in particolare la lettera di San Paolo ai Galati. Avremo amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sè. Avremo quello di cui abbiamo più bisogno in quel momento. A volte sperimenteremo una maggior pazienza altre la pace nel cuore, un’altra volta un’altro e così via. Chi è attento e consapevole riesce a cogliere questi frutti in sè e nel coniuge. La vita, anche matrimoniale, è fatta di momenti alti e altri invece bassi, ma quando viviamo l’intimità sessuale bene, in un dono reciproco autentico, ci accorgiamo della ricchezza che ci riempie il cuore. Questo ci ha aiutato a porre attenzione alla corte continua, a far sì che quell’amore che entra in noi possa trasformarsi in gesti di tenerezza e di cura per l’altro/a durante i gioerni a venire e in desiderio di unirsi ancora meglio durante il prossimo amplesso. Questo si traduce in gesti molto semplici, che però trasformano i cuori degli sposi. Un esempio prsonale molto semplice. Mia moglie anni fa mi accoglieva al mio ritorno dal lavoro spesso indaffarata e stanca, lamentandosi del lavoro, dei figli, dei problemi e di tutte le fatiche della quotidianità. Oggi non sono cambiati i problemi, ma è cambiata lei. Quando torno mi accoglie sempre con il sorriso, mostrando la gioia di vedermi. Tutto cambia, mi sento a casa. Diventa più facile anche per me essere predisposto ad ascoltare i suoi problemi. Questo è un frutto della riattualizzazione. Un altro esempio che riguarda più noi uomini. La riattualizzazione ci trasforma e ci aiuta a comprendere i desideri della nostra sposa prima che lei parli. Non capite che gioia è per lei essere compresa e curata.

Prima puntata La legge morale naturale 

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!

Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umana

Nona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei Cantici

Decima puntata Preliminari: tempo per entrare in comunione

Undicesima puntata. Un piacere che diventa, forza, vita e amore

Dodicesima Puntata Sposi ministri di un sacramento

Tredicesima puntata Il vincolo coniugale

Quattordicesima puntata Una cascata di Grazia

Quindicesima puntata La riattualizzazione del matrimonio.

 

Un piacere che diventa forza, vita e amore! (11 puntata corso famiglie Gaver 2017)

Abbiamo già approfondito il momento di preparazione all’amplesso, cioè i preliminari, e abbiamo sottolineato che non devono essere qualcosa da ricercare solo prima dell’amplesso, ma devono essere vissuti all’interno di una vita caratterizzata da tenerezza e cura dell’uno verso l’altra. Ora passiamo al momento dell’amplesso vero e proprio. Momento che diventa autentico, fonte di gioia piena e di Grazia, quando è vissuto in un clima di comunione tra gli sposi e non è espressione di due egoismi che cercano piacere e di spegnere le loro pulsioni. Esauriti quindi i preliminari, passato il tempo necessario, sarà la donna a far capire di essere pronta, con un gesto d’amore e d’intesa (poi con il tempo non sarà più necessario). Se i preliminari sono stati vissuti come dialogo d’amore, l’amplesso diventerà il culmine di questo dialogo. Siamo dunque giunti alla compenetrazione dei corpi, che deve essere dolce e rispettosa. L’uomo entra dolcemente nel corpo della donna e lei lo accoglie in sé per formare insieme un solo corpo: espressione tangibile e concreta della fusione dei cuori, di quell’amore esclusivo, totale e per sempre che rende uno. La pornografia distrugge questa immagine. Non mostra delicatezza, ma ci insegna che più la penetrazione è violenta e profonda e più sarà piacevole per entrambi. Invece la nostra natura vuole la delicatezza, stiamo entrando in un luogo sacro, il luogo dove nasce la vita e dove la coppia salda e accresce il proprio amore. Luogo sacro della donna e luogo che è solo per lo sposo, che può e deve entrare con tutto il rispetto che quel dono richiede. Stiamo entrando nel santuario del nostro amore, dove stiamo celebrando un sacramento (lo riprenderemo più avanti). Non stiamo spiritualizzando, ma stiamo riscoprendo la realtà che siamo, distrutta da una mentalità pornografica che banalizza questo momento. E’ quindi importante purificarci da tutta quella spazzatura pornografica che ci riempie la testa. Non è facile. Soprattutto i maschi hanno questo forte impulso a dominare la donna, a renderla strumento di piacere. San Giovanni Paolo II spiega questo come uno dei primi effetti del peccato originale. La differenza sessuale non era più fonte di gioia, di bellezza e di incontro, ma diventava motivo di contrapposizione tra i due sessi e di dominio dell’uomo sulla donna. Il matrimonio sacramento, grazie all’opera redentiva e salvifica di Cristo, ci permette di tornare alle origini e di vivere come nelle origini il nostro rapporto in modo pieno e autentico.

Tornando alla penetrazione, è importante sottolineare che si deve rispettare l’ecologia delle dimensioni corporee. La mentalità pornografica insegna che più il pene è lungo e spesso, più la donna sarà soddisfatta. TUTTE FALSITA’. RIPETO: TUTTE FALSITA’.

Cosa ho detto durante l’approfondimento dei preliminari? La vagina normalmente ha una profondità di 7 cm e quando è eccitata arriva al massimo a 9/10 cm. Cosa significa? Significa che il pene può entrare per quella profondità, tutta la parte in eccesso deve restare fuori. Se l’uomo segue i dettami della pornografia, cioè entra nella vagina con tutto il pene e con violenza, certamente impedisce ogni piacere per la donna (spesso generando in lei anche sensi di colpa e sospetti di frigidità) e spesso le provoca dolore, nei casi peggiori, escoriazioni ed emorragie. Capite la pornografia quanti danni provoca? In pronto soccorso, a volte i ginecologi devono curare lesioni postcoitali: si tratta di stupri, perché la dinamica è la stessa. Può essere uno stupro un gesto d’amore? Certamente no. Ecco una notizia per gli uomini: non esistono peni troppo piccoli per procurare piacere (a meno di patologie rare), ma ne esistono di troppo grandi per procurare dolore. Purtroppo tanti uomini soffrono, perché sono convinti di avere un pene piccolo. Questa sofferenza psicologica spesso provoca disfunzioni come l’eiaculazione precoce. E’ la cosidetta anoressia del pene, cioè si pensa che sia troppo piccolo, anche quando supera abbondantemente la profondità della vagina. Fate pace con il vostro pene, va benissimo così com’è.

Altra cosa importante è guardarsi. Come già affermato per i preliminari, scegliete posizioni che permettano di guardarsi negli occhi. Gli occhi sono sorgente del sentimento e sono la porta per accedere alla profondità della persona, che deve essere necessariamente coinvolta in un gesto tanto totalizzante. Se sottraete al rapporto fisico lo sguardo, vi private di una fetta di comunione grandissima. Non esistono quindi posizioni più o meno moralmente accettabili, ma posizioni che permettono più o meno la comunione tra gli sposi e la partecipazione di tutta la persona. Non si tratta quindi di esercitare il kamasutra per ottenere orgasmi più intensi e duraturi, ma di vivere questo momento con dolcezza e tenerezza per raggiungere un piacere molto più profondo del semplice orgasmo, un piacere generato dalla comunione profonda di anima e corpo e dono meraviglioso del nostro Creatore. Quindi, l’orgasmo non è che una parte superficiale di un benessere molto più completo e di una gioia autentica che investe tutta la persona.

Il piacere è qualcosa di bello, un dono, un talento da perfezionare. E’ molto importante, durante questa fase, ricercare e vivere il piacere sessuale. Non facciamoci influenzare da un falso moralismo che vede in questo qualcosa di sporco. Gustare il piacere è importante, è un’esperienza esaltante di unità. Il piacere sessuale è una cosa bella, non abbassa lo spirito, ma lo rende uno con la carne, unisce cuore e corpo in una gioia completa e totale.

Troviamo scritto nel Catechismo al punto 2362:

Il Creatore stesso […] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro.

Tante donne fanno fatica ad accettare il piacere nella loro vita. Spesso questa difficoltà è legata ad un’educazione moralistica, dove lo spirito è predominante sulla carne; altre volte questa difficoltà è dovuta a ferite e violenze subite. Donne, fate pace con il vostro corpo! Riconoscete di aver bisogno di aiuto e fatevi aiutare! Questi blocchi non vi permettono di abbandonarvi a vostro marito e creano sofferenza a lui e a voi.

C’è il rischio opposto che riguarda maggiormente gli uomini. Il piacere non va ricercato in quanto tale, altrimenti scade nella lussuria e nell’egoismo, ma va ricercato come culmine di una comunione e di un dono reciproco.

Vivere l’intimità sessuale in modo ecologico, in modo rispettoso della nostra natura, della nostra fisiologia e psicologia, dà grandi frutti. Introduciamo così l’ultimo momento che è l’assimilazione della gioia. Una volta raggiunto il culmine del piacere e dell’unione, gli sposi avvertono la necessità di un abbraccio finale. E’ un momento in cui si assapora e si gusta l’esperienza appena vissuta. Abbracciati e senza parlare, gli sposi assimilano la gioia della comunione profonda. Il piacere e la gioia sperimentati nella carne vengono assimilati dal cuore. Questa assimilazione porta un frutto di pace molto profondo. Una pace, una gioia, un amore e, vedremo con il sacramento, un’effusione di Spirito Santo, che ci daranno forza e sostegno nelle ore e nei giorni a venire. Tutti questi doni aumentano in proporzione all’intensità con cui ci siamo donati l’uno all’altra.

Capite quanto è povero e misero accontentarsi di un semplice orgasmo? Capite come è importante purificare il nostro cuore e il nostro sguardo da tutta quella pornografia che li inquina? Capite quale grosso peccato si commette a rinunciare a questa autentica ecologia umana, autentica gioia e autentico piacere, doni del Creatore? Capite quale grosso peccato si commette a usare il corpo dell’amato/a per concretizzare le fantasie “imparate” dalla pornografia? Questo è il peccato di adulterio, adulterio del cuore. Sì, è un adulterio vero e proprio, perché in quel momento così bello e importante dove esprimiamo con il corpo una comunione profonda, con il cuore non siamo con la persona amata, ma con delle fantasie da realizzare.

Antonio e Luisa (dall’insegnamento di Luisa ed Emanuele Bocchi)

Prima puntata La legge morale naturale

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!

Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umana

Nona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei Cantici

Decima puntata Preliminari: tempo per entrare in comunione

Preliminari: tempo per entrare in comunione. (10° puntata corso famiglie Gaver 2017)

Come anticipato, riprendiamo i preliminari dando qualche indicazione pratica.

Devono essere gesti d’amore rispettosi della sensibilità dell’altro/a. Gesti che in ogni caso escludono il sedere (vedremo dopo perchè). Questa parte del nostro corpo è oggi molto esaltata.

Ricordiamo che i nostri gesti devono essere frutto dell’amore, esprimere amore. Devono quindi, ricordatevelo bene voi uomini, essere rispettosi della sensibilità dell’altro/a. Non possono essere dei gesti qualunque, ma devono essere i gesti più cari, più graditi all’altro/a. Cosa significa? Dobbiamo dialogare, anche su questo, approfondire la conoscenza sessuale reciproca. Conoscenza che dovrebbe già essere iniziata durante il fidanzamento, durante il quale, seppur nella castità, si possono sperimentare tutti quei gesti di tenerezza che rappresentano il linguaggio d’amore del corpo. Dobbiamo impegnarci ad imparare i gesti e le parole che piacciono al nostro coniuge, che lo fanno sentire amato e desiderato. Adesso dico una cosa che riguarda soprattutto le donne: per vivere in pienezza questo momento devono fare pace con il loro corpo. Non devono farsi rodere dai miti di bellezza e soprattutto devono lasciare allo sposo la possibilità di amare anche i loro difetti. Se non si fanno abbracciare dallo sguardo dell’amato nell’interezza del loro corpo, accettandosi e lasciandosi accettare per quello che sono, non possono abbandonarsi all’amore liberamente e in pienezza. Metteranno sempre una barriera tra loro e lo sposo. Lasciarsi abbracciare dal suo sguardo non è semplice, richiede un impegno e un lavoro su se stesse. L’uomo deve imparare il linguaggio della tenerezza per rendersi amabile alla donna e la donna sua volta deve accettare la mascolinità dello sposo e scongelarsi. A volte lei dice: “lui non mi capisce, non si accorge di tutto quello che faccio, dà tutto per scontato”; in realtà il suo cuore, nel suo profondo, non si vuole aprire totalmente a questa intimità.

Naturalmente dobbiamo evitare assolutamente i gesti che non sono graditi. Non domandiamo gesti che feriscono la sensibilità dell’altro/a. Non ci sono limiti nei preliminari, se non che bisogna evitare il sedere, l’eiaculazione deve avvenire in vagina e che non si deve urtare la sensibilità dell’altro/a.  In caso contrario, sarebbero gesti di amore o richieste dettate dal nostro egoismo? Mi riferisco in particolare al cosiddetto sesso orale (senza raggiungere il piacere!). Di per sé non c’è nulla di male, si tratta di un bacio d’amore. Se però, l’altro/a non gradisce questa pratica, non si deve chiederla. Non si devono fare ricatti morali all’altro/a, rischiate di distruggere tutta la comunione e l’autenticità del gesto. Anche il sesso anale è completamente al di fuori dell’ecologia dell’amore umano. Anche da un punto di vista meramente fisico: l’ano è strutturato non per accogliere ma per espellere. La mucosa anale non è adatta alla penetrazione. E’ più soggetta ad essere attaccata da virus e batteri e quindi è più facile contrarre malattie sessualmente trasmissibili. C’è una motivazione anche più profonda; nell’amplesso, uomo e donna si guardano, quello sguardo significa riconoscere l’altro/a come l’amato/a, significa vivere quel gesto come dono d’amore per quella persona specifica ed unica. Il sesso anale non permette questo sguardo, si nasconde il viso della sposa. Ciò significa trasformarla in un oggetto, in uno strumento per il piacere dell’uomo. Si distrugge tutto il significato più autentico del gesto e la donna si sente umiliata ed usata.Tutta la “cultura” pornografica tende ad esaltare questa parte del corpo. Stiamo attenti e lavoriamo su di noi per purificarci da questo inquinamento che non ci permette di vivere in pienezza l’atto fisico. Una donna è andata nello studio di Luisa (la ginecologa che ha presentato questo insegnamento) e si è lamentata dell’insistenza del marito per esercitare questo tipo di rapporto. Il marito, al rifiuto della moglie, le ha risposto deluso e arrabbiato che con lei non si poteva fare nulla. Quel marito, secondo voi, voleva unirsi con la moglie o con le fantasie pornografiche che aveva in testa? Voleva amarla o usarla?

Altro concetto fondamentale: uomo e donna sono diversi. Hanno tempi molto diversi per prepararsi all’amplesso. All’uomo spesso basta l’idea dell’incontro per essere pronto fisicamente. L’uomo si eccita con tatto e vista. Per la donna la natura ha previsto tempi e modi diversi. Per permettere al corpo della donna di modificarsi ed essere nella condizione ideale per la penetrazione servono dai 20 ai 30 minuti. Cosa succede ai genitali della donna? In questo tempo la vagina si allunga internamente (non lo sapevate vero?) da circa 6/7 cm a circa 9/10 e si posiziona in maniera diversa per agevolare l’entrata del pene. Oltre ciò, durante i preliminari la vagina si lubrifica. E’ diverso anche il modo di eccitarsi. L’uomo deve vedere e toccare, basta poco; la donna cerca altro, è più complessa. La donna vuole tenerezza, dolcezza, carezze, abbracci. Vuole percepire di essere preziosa e importante. Vuole sentirsi desiderata e amata. La pornografia mette al centro dei preliminari sempre l’uomo e i suoi genitali. Dimentichiamolo! Al centro deve esserci la sposa, con tutto il suo corpo e nel modo che piace a lei. I preliminari non sono tecniche eccitatorie per l’uomo (non sono sbagliate ma non devono occupare tutto il tempo o quasi), ma gesti che sfamano il bisogno di tenerezza della donna. Sono tempo per entrambi, uomo e donna per entrare in comunione. L’uomo non deve pensare a questo momento come attesa necessaria per preparare la donna, sarebbe sterile. Deve prepararsi con il cuore a donarsi e a ricevere il dono che la sposa fa di sé. I preliminari sono tenerezza. Diventano modalità di vivere l’amore. Traducendo: la tenerezza è capace di trasformarci da pezzi di legno (che non sono in grado di condurre energia) in metallo, in oro (che è tra i materiali più conducibili). Con la tenerezza, l’intimità fisica diventa colma di amore dell’uno verso l’altra e non un gesto che esprime egoismo e che fa sentire l’altro/a usato/a. La donna ha un’enorme difficoltà a passare da attività come spadellare in cucina, pulire e mettere a letto i figli, all’intimità fisica con il marito e quindi se non ristabiliamo il contatto emotivo, diventerà un obbligo da assolvere. Gli uomini invece non hanno problemi di questo tipo e ricercano subito stimolazioni sugli organi genitali. L’uomo così facendo, seguendo il suo desiderio, la sua modalità di cercare piacere, sta in realtà urtando la sensibilità della sua sposa. L’intimità fisica è trasformata in qualcosa di frettoloso e grossolano. In questo modo è impossibile vivere in pienezza e con gioia il rapporto. Presto o tardi l’insoddisfazione della donna porterà al deserto sessuale e alla frustrazione per entrambi. I preliminari sono quindi indispensabili per creare questo contatto emotivo e tenero tra gli sposi, sono un tempo da dedicarsi senza fretta, per creare la comunione e l’intesa giusta, per vivere in pienezza l’amplesso. I preliminari assumono un’autenticità ecologica quando non sono gesti isolati e vissuti solo prima del rapporto e in vista del rapporto, ma sono inseriti in un contesto di corte continua, di continui e costanti gesti amore e di tenerezza che gli sposi si donano durante tutta la giornata.

 

Antonio e Luisa (dall’insegnamento di Luisa ed Emanuele Bocchi)

Prima puntata La legge morale naturale 

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!

Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umana

Nona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei Cantici

L’intimità degli sposi nell’ecologia umana. (8° puntata corso famiglie Gaver 2017)

Dopo aver approfondito il matrimonio naturale, le caratteristiche che esige e come si concretizza, ci soffermiamo ora sull’intimità fisica. Abbiamo detto che il primo rapporto fisico dopo il consenso del rito è necessario per sigillare e rendere valido il patto nuziale naturale.  Questo tema così delicato quanto importante è stato affidato ad Emanuele e Luisa. Luisa è medico ginecologo e si occupa anche di interventi formativi per quanto riguarda l’ambito sessuale nelle scuole. Il rapporto intimo tra gli sposi è un gesto molto importante all’interno della coppia e, se ben vissuto, può ravvivare e rinnovare la relazione e l’amore sponsale. Rinnovamento che è concretamente efficace sia nella dimensione umana, che abbiamo visto fino ad ora, sia in quella sacramentale e divina, che vedremo successivamente quando affronteremo il sacramento.  L’intimità sessuale, vissuta nella sua pienezza umana e nella verità del significato che il gesto incarna, è la più grande manifestazione dell’amore sensibile tra gli sposi. Nel contempo è occasione privilegiata per far crescere l’amore tra di loro.  Per tutti quindi, siano credenti o no, è importante comprendere l’ecologia del sesso in tutta la sua bellezza, comprenderne la sua armonia naturale e come va autenticamente esercitato. Da come viviamo bene e in modo ecologico la nostra intimità sessuale dipende buona parte della nostra felicità di sposi e di conseguenza la riuscita della nostra relazione e la pace in famiglia. Se saremo sposi felici, saremo genitori amorevoli, forti e concordi. Come sposi cristiani è bene mettere subito in chiaro che la nostra santità coniugale passa anche attraverso la nostra vita sessuale. Esercitare l’intimità coniugale non è qualcosa di sporco e peccaminoso, ma è via per la santità e modalità per prepararci insieme alle nozzze eterne con Cristo. La realizzazione sempre più perfetta del rapporto sessuale implica:

  1. una conoscenza adeguata della fisiologia e antropologia umana, in particolare delle parti coinvolte nell’atto, e del dinamismo ecologico che si deve mettere in pratica;
  2. una coscienza sempre più profonda della sua valenza sacramentale, fonte di Grazia e di effusione di Spirito Santo. Il rapporto sessuale nel matrimonio è un gesto sacro, voluto dal Creatore;
  3. un impegno costante e continuo degli sposi di crescere nell’amore reciproco, inserendo l’amplesso fisico in un contesto di tenerezza e di cura l’uno dell’altra da vivere nella quotidianità della vita insieme.

Ora ci focalizzeremo sul primo punto, il quale è importantissimo, per riacquistare o comprendere per la prima volta la  bellezza e la dignità del gesto unitivo, riscattandolo da ogni morbosità, banalizzazione o volgarità pornografica. Probabilmente molti hanno imparato quello che  sanno sull’amplesso fisico dalla pornografia che inquina e distrugge l’ecologia del gesto, privandolo della sua bellezza, del suo significato e anche del suo corretto modo di essere vissuto.

Ora andremo a compiere un’opera di disinquinamento, necessaria più che mai ai nostri giorni, dove abbondano persone che sono convinte di sapere tutto ed in realtà non sanno che falsità e bugie, generando così distorsioni, dolore e sofferenze fisiche e morali. Il primo rapporto sessuale instaura sia il matrimonio naturale sia  il matrimonio sacramento, cosicchè ogni altro amplesso diventa rinnovazione e riattualizzazione di quel primo rapporto. Come ogni sacramento ha una liturgia da seguire. Sembra strano, ma è così. Liturgia che rispecchia perfettamente la dinamica di un rapporto ecologico autentico e pieno.

Vedremo nella prossima puntata di approfondire le tre parti della liturgia dell’atto: preliminari, amplesso e assimilazione della gioia.

Antonio e Luisa (dall’insegnamento di Emanuele e Luisa Bocchi)

Prima puntata La legge morale naturale 

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!