Oggi vorrei tornare sul Vangelo di domenica scorsa. Vi ricordate di cosa trattava? La storia di Zaccheo. Si lo so. Anche Simona ieri lo ha ripreso nel suo pezzo. E’ già stato scritto tanto su questo Vangelo e su questo personaggio. Sarà che Zaccheo non riusciamo a farcelo stare antipatico. Perchè in certe cose siamo come lui. E forse anche perchè c’è ancora qualcosa da dire. Ho scoperto qualcosa che non conoscevo. Almeno per me è stata una vera scoperta. Sapete cosa significa il nome Zaccheo? E’ un nome ebraico che in italiano potrebbe signifcare qualcosa come puro, innocente, limpido. Come? Zaccheo, il ladro, il traditore del suo popolo, una persona che era tra le più odiate di Gerico probabilmente, si chiamava in realtà il puro. Non è paradossale? A prima vista potrebbe sembrarlo. Per gli ebrei il nome non era qualcosa di casuale.
Per gli ebrei il nome identifica la persona quindi non è mai scelto a caso. Soprattutto nella Bibbia. Il nome è scelto per trasmettere la profondità di una persona. Giusto qualche esempio. Gesù significa colui che salva, Maria significa amata, Giuseppe significa Dio aggiunga figli alla mia famiglia. Insomma tutti nomi che hanno un significato ben preciso e che ritroviamo come corrispondenti nella vita delle persone a cui sono attribuiti. Mi sono fermato alla sacra famiglia ma questo vale in generale nella Bibbia. Pensate a Barabba. Significa letteralmente Bar-abbâ, figlio del padre. Non a caso viene messo a confronto con Gesù il vero figlio del Padre. Insomma i nomi hanno già di per sè un significato fondamentale. Infatti nel linguaggio semitico (che è quello della Bibbia) il nome indica la realtà della persona, l’essere costitutivo, la sua essenza: “Come è il suo nome, così è lui”. – 1Sam 25:25.
Quindi nel dare il nome a Zaccheo c’è stato sicuramente un errore. Non è possibile che una persona così possa essere chiamata pura. Dove è la correlazione? Dove è il significato profondo ed identificativo di quella persona piccola di statura e piccola anche moralmente. Invece non c’è stato nessun errore. Zaccheo siamo noi. Noi che magari ci vediamo così imperfetti e così poco puri. E magari nei nostri comportamenti lo siamo anche. Noi che abbiamo fatto, pensato, detto cose che di puro non hanno nulla. Noi che non ci comportiamo sempre in modo puro e limpido. Noi che siamo così egoisti. Diciamocela tutta: ogni tanto ci facciamo anche schifo per come ci comportiamo, per le volte che compiamo le nostre piccole o grandi meschinità, per le volte che siamo così orgogliosi e non riusciamo a chiedere scusa. Zaccheo era un ladro, era davvero una persona che si comportava male e che raccoglieva ciò che seminava. Era odiato. E se si è arrampicato su quel sucomoro per vedere Gesù, probabilmente non era così sereno. Nonostante non gli mancasse nulla economicamente. Se si è arrampicato è perchè forse si faceva un po’ schifo.
Eppure incontra lo sguardo di Gesù che lo guarda riconoscendo in lui il suo nome. Tu sei Zaccheo, tu sei nato per essere Zaccheo. Tu sei nato per essere il puro. Potremmo dire tu sei nato per essere santo. Capito chi sono i santi? Non i perfetti. Anche Zaccheo lo può essere. Lo sguardo di Gesù cambia la vita di Zaccheo. Come? Zaccheo si specchia e vede chi è davvero. Vede che non è i suoi errori. Lo ha detto bene il Santo Padre durante l’Angelus di domenica scorsa: fratelli, sorelle, ricordiamoci questo: lo sguardo di Dio non si ferma mai al nostro passato pieno di errori, ma guarda con infinita fiducia a ciò che possiamo diventare. E se a volte ci sentiamo persone di bassa statura, non all’altezza delle sfide della vita e tanto meno del Vangelo, impantanati nei problemi e nei peccati, Gesù ci guarda sempre con amore; come con Zaccheo ci viene incontro, ci chiama per nome e, se lo accogliamo, viene a casa nostra. Allora possiamo chiederci: come guardiamo a noi stessi?
Come guardiamo noi stessi? Come quelle persone che hanno fatto tanti errori, che hanno commesso tanti peccati e che non sono poi così belle. Oppure ci guardiamo con gli occhi di Gesù? Gesù che mi dice tu sei Antonio e io vedo ciò che sei non quello che hai fatto. Se riusciremo a guardarci così, come ci vede Gesù, poi saremo capaci di guardare così anche nostro marito o nostra moglie. Il matrimonio spiccherà il volo e diventerà davvero una relazione abitata da Gesù. Quindi ora guardatevi l’un l’altra e ammirate quanto siete belli. E che questa consapevolezza vi dia la forza di abbandonare il male che ancora avete nel cuore e di scrollarvi le ferite per il male del passato.
Antonio e Luisa