Benedizioni coppie omosessuali. Facciamo chiarezza.

E’ inutile negarlo. Il documento Fiducia supplicans, uscito il 18 dicembre dal Dicastero per la dottrina della fede, ha lasciato tutti sorpresi. Come al solito, sono scesi in campo immediatamente i due schieramenti che ormai da anni si danno battaglia all’interno della Chiesa. Ci sono i tradizionalisti che vedono intaccato un ulteriore pezzo della dottrina cattolica e della morale, e poi ci sono i progressisti che plaudono a una decisione innovativa ma che reputano ancora insufficiente e solo l’inizio di un percorso.

Io cercherò di non schierarmi e di essere quanto più possibile neutrale dando semplicemente alcuni spunti che secondo me sono importanti. Poi ognuno di voi si potrà fare (ma sicuramente si è già fatto) una propria idea positiva o negativa. Una cosa è certa: questo documento è controfirmato dal Papa e quindi merita attenzione e di essere letto senza pregiudizi.

Si può benedire solo quello che è conforme alla volontà di Dio espressa negli insegnamenti della Chiesa. Questa affermazione è stata ribadita nel paragrafo 9 del documento in questione, il quale fa riferimento anche a un precedente documento dello stesso dicastero e alle risposte del Papa ai Dubia di alcuni cardinali. È importante sottolineare che tale affermazione significa che le coppie omosessuali, pur vivendo una relazione affettiva, non possono rispondere al progetto di Dio come viene inteso dalla Chiesa.

Nel documento, viene sottolineato che la benedizione delle coppie omosessuali non deve essere confusa in alcun modo con un rito nuziale. Si specifica che la forma della benedizione non deve essere fissata ritualmente dalle autorità ecclesiali, al fine di evitare confusioni con la benedizione propria del sacramento del matrimonio (paragrafo 31).

La Chiesa ribadisce due fattori determinanti e immutabili: il progetto di Dio sul matrimonio riguarda esclusivamente l’unione di un uomo e di una donna, in cui la differenza sessuale diventa feconda e profetica. Inoltre, si afferma che il sesso è moralmente buono solo all’interno di una relazione sponsale. Importante comprendere che la Chiesa ha sempre considerato moralmente leciti soltanto quei rapporti sessuali che vengono vissuti all’interno del matrimonio, essa non ha il potere di conferire la sua benedizione liturgica quando questa potrebbe in qualche modo offrire una forma di legittimazione morale a un’unione che presume di essere un matrimonio oppure a una prassi sessuale extra-matrimoniale (paragrafo 11).

Questo pronunciamento è stato confermato dal Santo Padre nelle sue risposte ai Dubia di alcuni cardinali, sottolineando ancora una volta la sostanza di queste affermazioni.

In sintesi, il documento enfatizza chiaramente la posizione della Chiesa riguardo alla benedizione delle coppie omosessuali, affermando che questa non può essere confusa con il sacramento del matrimonio e che il sesso è considerato moralmente buono solo all’interno di una relazione sponsale. La Chiesa continua a sostenere l’importanza della differenza sessuata e del progetto divino del matrimonio come definiti nei suoi insegnamenti.

Quindi, perché benedire una coppia omosessuale? Qui c’è tutta l’idea pastorale di Papa Francesco e dei gesuiti in genere. È importante comprendere che la visione del Papa si basa sull’idea della presenza e dell’amore di Dio in tutte le situazioni umane, comprese quelle moralmente sbagliate. Il Papa sostiene che, nonostante un rapporto omosessuale possa essere considerato moralmente sbagliato, se vi è una volontà sincera di fare del bene, può esserci una scintilla di verità che avvicina la coppia a Dio. Questo può essere un inizio, un cammino verso una vita spirituale più profonda?

Nel documento, Papa Francesco afferma che, anche quando il rapporto con Dio è offuscato dal peccato, è sempre possibile chiedere una benedizione, tendendo la mano a Lui, proprio come Pietro lo fece nella tempesta quando gridò a Gesù: “Signore, salvami!”. Desiderare e ricevere una benedizione può essere il bene possibile in alcune situazioni? Il Papa ci ricorda che anche un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi attraversa le sue giornate senza affrontare importanti difficoltà.

La Chiesa, come afferma il Papa, ha il dovere e la missione di non escludere nessuno. Pertanto, se una coppia omosessuale desidera la benedizione della Chiesa sulla propria relazione, sta manifestando il proprio desiderio di cercare l’aiuto di Dio, desiderio che spero sarà verificato dal benedicente. La Chiesa, secondo la visione del Papa, è chiamata ad accogliere tutti coloro che cercano Dio e il suo amore, indipendentemente dalla loro situazione o orientamento sessuale.La Chiesa, secondo Papa Francesco, è chiamata ad accogliere e accompagnare ogni persona che cerca Dio, offrendo la sua benedizione come un segno di amore e misericordia.

Perchè benedire la coppia e non le singole persone? Questa è un questione sostanziale. Non ho una risposta certa e anche io conservo diversi dubbi. Ma il Papa è Francesco e cerchiamo di comprendere le sue ragioni. Dico quello che è il mio pensiero analizzando tutto il modo di evangelizzare e di concepire la pastorale del Papa. Benedire solo la persona equivarrebbe a dire che Dio non c’è proprio lì dove la persona cerca di vivere l’amore. Certo in un modo completamente sbagliato, ma che resta il solo che riesce in quel momento a produrre quella persona. Eliminare questa parte importante della vita della persona equivale a creare una doppia vita. Esiste la vita di fede ed esiste la vita di coppia. Come in dottor Jekyll e mister Hyde. Invece il Papa ritiene importante far comprendere alle coppie omosessuali che si giocano la loro salvezza e la loro santità soprattutto lì, nelle relazioni con i fratelli ed in particolare quelle affettive. Ed è lì che devono fare la fatica di una vera conversione. Questa è solo una mia deduzione.

È la strada giusta? Non si rischia attraverso questo documento di affermare una determinata verità e poi di contraddirla con la percezione concreta che i fedeli avranno del significato della benedizione? Vedere il sacerdote che benedice una coppia omosessuale non induce il fedele – già peraltro abbastanza influenzato dai mass media – a ritenere normalizzato il rapporto omosessuale? Il rischio c’è, solo il tempo ci dirà della bontà di questa decisione. A noi è chiesto non tanto di giudicare le scelte del Papa quanto di pregare per lui.

Possiamo concludere quindi questa riflessione tirando le somme. Il Papa non vuole riconoscere come buone le relazioni irregolari e tantomento quelle omosessuali. Ribadisce la pienezza del disegno di Dio nel matrimonio e ribadisce che il sesso è buono ed autentico nel suo significato solo all’interno del matrimonio. Il Papa però non vuol far mancare una presenza accanto a chi vive situazioni anche di peccato. Il Papa vuole che la benedizione possa essere l’inizio di un cammino di conversione e non la giustificazione di una situazione oggettivamente di peccato. È la strada giusta? È questo il modo per avvicinare le persone omosessuali a Dio? Continuiamo a pregare e a chiedere luce allo Spirito Santo.

Antonio e Luisa

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Ti voglio benedire ogni giorno

Ieri, durante l’omelia, il nostro parroco ci ha fatto riflettere sul nostro matrimonio partendo da una prospettiva molto interessante. È partito dalle parole del Salmo, che naturalmente sono rivolte a Dio, però possono calzare anche per il nostro sposo o la nostra sposa. Quando un matrimonio è vissuto con Gesù presente, quando c’è desiderio di donarsi all’altro/a, quando c’è quella comunione che fa di noi sposi anche fratelli e sorelle nella fede, lì è davvero possibile fare esperienza di Gesù nell’altro/a. Sentirsi amati da Gesù attraverso l’altro/a e accogliere Gesù accogliendo l’altro/a. Il Salmo in questione recita:

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome, Signore, in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.

Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all’ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Non è forse vero che io desidero benedire Luisa ogni mattina che la trovo accanto a me? Benedico lei e benedico Gesù per avermela donata. Grande è il nostro matrimonio. Grande perchè mi permette di fare un’esperienza d’amore incondizionato e gratuito che è meravigliosa. Una bellezza che può venire solo da Dio. Una bellezza che non si può misurare. Nulla su questa terra può valere di più.

Paziente è la mia sposa, sempre pronta a sopportare i miei errori. Non mi giudica e comprende le mie difficoltà e fragilità. Misericordiosa la mia sposa che tutto mi perdona. Perdona davvero. Rigenerante è la sua tenerezza, che mi permette di capire un po’ di più l’amore con il quale Dio mi ama.

Sono sicuro che quanto ho scritto non sia un’esperienza solo nostra. Credo che tanti sposi potrebbero tetimoniare lo stesso amore. Non significa che siamo perfetti. Gli errori ci sono e sono anche tanti, ma ciò che rimane, ciò che è più forte, non è l’errore ma è l’amore. Sempre pronti a ricominciare, sempre pronti a chiedere e a dare perdono. Sempre pronti a meravigliarsi della bellezza del matrimonio e di come due persone tanto imperfette possano volersi bene in questo modo, con lo stile di Gesù.

Antonio e Luisa

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L’alfabeto degli sposi. Lettera B

Partendo dalla seconda lettera del’alfabeto e riflettendo sul mistero nuziale e l’amore degli sposi mi sono venute in mente due parole: benedire e bacio.

Benedire: gesto sacramentale.

La benedizione nella realtà sponsale ha due significati entrambi importanti. Il primo è legato al significato etimologico del termine. Benedire come parlare bene del mio coniuge. Non è qualcosa di secondario. Non è qualcosa di secondario se quello che pronunciamo ha una consistenza nel profondo dei nostri sentimenti e del nostro cuore. Parlare bene significa esprimere un atteggiamento interiore che è portato a non portare rancore e rabbia verso il nostro sposo o la nostra sposa. Significa trarre forza dal sacramento e dalla promessa per amare per primo e non a condizione che l’altro sia a sua volta amabile. In questo caso il benedire diventa una sfida contro la mentalità comune, contro il nostro egoismo e contro anche il nostro senso di giustizia. Come giustamente dice Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella, l’amore non è giusto perchè ti chiede di dare tutto. E’ però liberante nel vero senso della parola, ci libera da tutto ciò che noi abbiamo costruito, ma che ci imprigiona,  per lasciare che sia Dio a costruire attraverso di noi.

La benedizione è anche un sacramentale. La benedizione  non è un sacramento, ma un sacramentale. Ciò significa che non ha un potere immediato, ma dipende dalla grazia e  dalla devozione dei soggetti che ne usano. La benedizione è solitamente materia per sacerdoti. Non esclusivamente dei sacerdoti. Ricordo che noi siamo consacrati e siamo ministri del matrimonio in virtù del sacerdozio di Cristo. Possediamo il sacerdozio comune, tutti i battezzati lo posseggono. Questo ci abilita a benedire il nostro coniuge e i nostri figli. Noi lo facciamo tutti i giorni. ci affidiamo vicendevolmente a Gesù disegnando una croce sulla fronte del coniuge e dei figli. Che bello benedire la mia sposa. In quel momento Gesù, che è presente nella nostra unione in modo misterioso, ma vivo e reale, in modo simile alla presenza nell’Eucarestia, in quel momento sta benedendo la mia sposa attraverso di me. Meraviglioso.

Bacio: incontro di anime

Il bacio degli sposi è qualcosa di diverso da tutti gli altri. C’è un simbolismo bellissimo. Gli sposi con questo gesto mostrano di desiderare l’unione delle proprie anime, vogliono scambiarsi lo Spirito, entrare nell’altro e farne parte. Lo Spirito non è rappresentato anche nella Bibbia dal soffio di Dio nella bocca dell’uomo? Dio ci ha donato l’anima attraverso un bacio d’amore. Questo gli sposi, consapevolmente o inconsapevolmente, vogliono fare. Vogliono donare tutto se stessi al/la proprio/a amato/a e il bacio diventa espressione del dono dell’anima. Ricordo quando alcuni anni fa visitammo la casa degli sposi di don Angelo Treccani e vedemmo un dipinto molto bello. Rappresentava gli sposi in piedi nell’atto di unirsi nell’amplesso e contestualmente nell’atto di baciarsi. Quel dipinto rappresenta l’unione intima degli sposi in anima e corpo. In quel momento gli sposi sono un’anima e un corpo solo e non desiderano altro che rimanere in quell’abbraccio che li rende uno e li avvicina a Dio.

La nostra società ci sorprende anche in questo. Il bacio dei fidanzati, che ancora non sono uniti in un solo cuore, spesso esprime questo desiderio di unione profonda; mentre quello degli sposi, che sono quell’unione, perde di forza e passione e spesso si riduce a uno sfiorarsi le labbra. Gli sposi che non si baciano, così come quelli che non si uniscono intimamente, hanno perso il senso della propria unione e, quando non si separano, restano legati, non dalla forza dell’essere uno nell’altro e dal desiderio forte di vivere questo, ma da un’abitudine che li riduce a persone che si accompagnano fino alla morte.

Antonio e Luisa