Fratelli, non è per me un vanto predicare il vangelo; è per me un dovere: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne partecipe con loro.
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinti 9,16-19.22-23.
Queste parole di Paolo sono quasi un testamento per ogni cristiano. Chi incontra Cristo non può che desiderare di condividere una ricchezza tanto grande con tutti. Così dovrebbe essere anche per noi sposi. Siamo anche noi dei mandati. Siamo dei missionari dell’amore. Lo siamo non tanto con le parole ma con la nostra vita. La nostra missione è diventare ciò che siamo. San Giovanni Paolo II lo ribadisce nella sua esortazione Familiaris Consortio: Famiglia diventa ciò che sei. Aggiungo io: Cosa sei famiglia? Sei una comunità d’amore. Ecco questa è la nostra missione: predicare il Vangelo, la buona notizia, attraverso la nostra vita di sposi. Tutto il resto viene dopo.
San Paolo ci fornisce anche delle coordinate. Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero; Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno.
Libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti. Questa affermazione è decisiva. Lo è per ogni uomo e per ogni donna. Possiamo farci servi dell’amore solo se siamo liberi. Non siamo servi dell’altro/a ma servi dell’amore. Non c’è dipendenza affettiva e psicologica verso nessuno. Il nostro asservirci all’altro/a e al suo bene è una nostra libera scelta di sposi. Non per paura di perderlo/a ma per il desiderio di condurlo/a a Dio. Qui c’è tutto il senso della nostra vocazione di sposi. Qui c’è il senso dell’amore che delle volte diventa croce. Una croce scelta per amore e non subita per paura o per debolezza. Solo così può essere sostenibile e non schiacciare. Solo così può essere uno strumento di salvezza per il nostro coniuge e per il mondo intero.
Mi sono fatto debole con i deboli. Questo atteggiamento l’ho sperimentato concretamente in prima persona nel mio matrimonio. L’ho raccontato diverse volte. Luisa si è fatta debole quando io ero debole. Quando ormai 15 anni fa ho affrontato la mia crisi più grande, quando facevo fatica ad accettare le mie responsabilità di marito e di padre, lei si è fatta più debole di me. Ha sopportato il mio atteggiamento distante e freddo e mi ha amato per prima e senza chiedermi nulla in cambio, se non di accogliere il suo amore. Questo suo abbassarsi mi ha permesso di risollevarmi. Questo significa farsi debole con i deboli. Solo così ho compreso quanto fosse grande il suo amore e quanto io fossi fortunato ad averla accanto. Vale naturalmente sempre il primo punto. Può essere un gesto di autentico amore solo quando è libero.
Mi sono fatto tutto a tutti. L’amore sponsale ci chiede di darci completamente. Ci chiede di non tenere nulla per noi. E’ una scelta, non a caso, definitiva. Il matrimonio è fedele e indissolubile. Questa è la sua forza profetica. Diventa davvero immagine dell’alleanza tra Gesù sposo e la Chiesa sua sposa. Un’alleanza che resiste a tutte le infedeltà ed è capace di risorgere ogni volta perchè il bene della relazione sponsale è sempre un po’ più grande rispetto al male. Scegliamo di amarci così non perchè Dio lo vuole o la Chiesa ce lo impone. Nulla di tutto questo. Il desiderio di questo amore radicale è qualcosa che abbiamo dentro. Noi aneliamo a questo tipo di amore. Dio ci ha donato il matrimonio proprio perchè potessimo vivere l’amore di cui sentiamo il desiderio e la nostalgia. Un amore radicale che diventa fecondo per noi e per il mondo intero.
Dio ci ha consacrato (ci ha reso suoi) nel matrimonio e ci ha inviato in missione. Ci ha mandato nel mondo affinchè la nostra relazione possa mostrare il suo amore. Una relazione fatta da due persone fragili e piene di ferite, ma proprio per questo capaci di vedere in quelle impefezioni un’occasione per amare e donarsi l’uno all’altra in modo gratuito e incondizionato.
Antonio e Luisa
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