Gli sposi casti non sanno amare?

Il nostro articolo di qualche giorno fa ha fatto scoppiare un dibattito molto acceso. Centinaia di condivisioni e tantissimi commenti favorevoli o contrari. Alla fine tutta la questione si può sintetizzare in una domanda: la sessualità è importante in una coppia di sposi? Oppure è importante solo per la procreazione?

Sembra strano ma c’è ancora gente che, forse per dei problemi non superati con il proprio corpo o per un’educazione bigotta, vede nell’amore carnale qualcosa di poco santo. Qualcosa che abbassa lo spirito ad istinto e che poco ha a che vedere con un’anima che cerca l’elevazione spirituale. Una premessa prima di continuare è doverosa: ci rivolgiamo agli sposi. Per i fidanzati o comunque per chi è single la castità va totalmente vissuta in altro modo. Il rapporto intimo è un gesto d’amore solo degli sposi.

Chi ha questo tipo di idea puritana e sbagliata della sessualità corre il concreto rischio di imprigionarsi nell’incapacità di aprirsi al dono di sè nel matrimonio. Non è capace di amare una moglie o un marito. Spesso infatti nasconde dietro una facciata di purezza e integrità grosse ferite e chiusure relazionali. In particolare:

Sottovaluta l’attrazione fisica. L’attrazione fisica è un pilone fondamentale del matrimonio esattamente come lo è l’armonia dei caratteri.

Svaluta l’intimità sessuale nel matrimonio. Sovente ritiene l’intimità qualcosa da tollerare per la procreazione. La ritiene materializzante e crede impedisca il progresso spirituale. Guarda al piacere sessuale come qualcosa di poco spirituale per non dire animalesco.

Confonde la castità con l’astinenza. Crede che non avere rapporti, o averne il meno possibile, sia una scelta più santa e sia più casta. La castità coniugale è invece tutt’altro. Consiste infatti nel vivere nel miglior modo, e soprattutto nella verità tra cuore e corpo, la vita affettiva e sessuale nel matrimonio.

Non valorizza il rapporto sessuale come gesto che realizza il sacramento del matrimonio. Il primo rapporto fisico dopo lo scambio delle promesse sigilla il sacramento del matrimonio. Tutti i successivi sono una riattualizzazione di quel primo e quindi del sacramento. I rapporti intimi degli sposi rendono di nuovo attuale la loro promessa matrimoniale con rinnovati doni dello Spirito Santo.

Svaluta le doti del corpo quali dolcezza, tenerezza e sentimento. La tenerezza è il linguaggio privilegiato degli sposi per manifestare amore. Queste persone sono solitamente incapaci di parlare questa lingua, anche nel rapporto fisico. Pensano ai preliminari come qualcosa di sporco e di cui si può fare a meno. Vivono quindi anche quei pochi rapporti che si concedono senza la giusta preparazione del cuore oltre che, naturalmente, del corpo.

Questo, capirete bene, non è il concetto cristiano di sessualità e di relazione affettiva sponsale. Il concetto corretto è quello biblico. Cioè? L’amore è una realtà che scaturisce dall’io profondo della persona, che si riversa nel cuore e che si manifesta nel corpo e con il corpo. Tutta la persona in anima, cuore e corpo partecipa all’amore.

In questa visione biblica e cristiana, l’intimità degli sposi, con tutta la comunione e il piacere che ne conseguono, riveste un’importanza grandissima: permette loro di sperimentare la fusione dei cuori attraverso il corpo. Cercare di perfezionare questo gesto non solo non è sbagliato o sporco, ma è la strada degli sposi verso la loro santità.

 Il Creatore stesso […] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro.  (Catechismo della Chiesa Cattolica 2362)

Quindi concludendo ci sentiamo di affermare che l’intimità fisica è qualcosa di bellissimo, voluto da Dio stesso per trasmettere amore e generare vita, che gli sposi devono cercare di vivere al meglio delle loro possibilità Senza falsi moralismi. E’ un dono di Dio. Un talento da far fruttare. La modalità concreta più importante per fare esperienza della comunione dei cuori.

Dio non ci chiede di rinunciare a questo incontro, alla comunione e al piacere. Dio ci chiede di preparare al meglio il nostro cuore. Ciò che può essere sporco non è infatti il gesto, ma il cuore con cui ci accostiamo a viverlo. Ciò che può rovinare questo gesto è il peccato. E’ la lussuria e l’egoismo. Rendere cioè l’altro una cosa da usare e non una persona da amare. San Giovanni Paolo II chiama questo atteggiamento adulterio del cuore. L’intimità può essere il più santo dei gesti come la più sporca delle bugie. Dipende da come noi prepariamo il cuore.

Antonio e Luisa

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