Abbiamo già trattato diverse volte il conflitto nella coppia. Oggi vorrei soffermarmi non sulla parte più esteriore del conflitto. Non in quello che possiamo fare o dire l’uno verso l’altro. Non parlo di piatti tirati, di urla o di semplice discussione. No, nulla di tutto questo. Oggi vorrei evidenziare la parte più interiore del conflitto, quella che non si vede ma che agisce dentro di noi.
Quando litighiamo non è mai un momento bello. Litigare e entrare in conlitto, diciamocelo pure, è faticoso. Genera sentimenti negativi e accresce malessere e nervosismo. Nessuno ha desiderio di entrare in conflitto. Vorremmo tutti che la nostra relazione fosse sempre animata dalla concordia e dalla pace. Sappiamo bene che non è possibile. Sappiamo che siamo diversi e che quando due sensibilità e due prospettive magari opposte si incontrano è inevitabile entrare in conflitto e scontrarsi. Fa parte della relazione e del matimonio.
Non ci piace comunque e quindi il conflitto ci tocca interiormente. E’ qualcosa che di solito ci induce a riflettere e a cercare di capire come evitare che in futuro si ripeta.
Il conflitto può innescare alcune reazioni psicologiche. Possiamo decidere di rinunciare al nostro punto di vista. Una rinuncia comunque non “sana” e indolore. Cominciamo ad accumulare frustrazione e una sensazione di non essere liberi di gestire determinate situazioni come vorremmo. Insomma non è il massimo della condizione. Alla lunga interromperemo ogni dialogo e divverremo sempre più indifferenti a quanto ci viene detto dall’altro.
Oppure possiamo annullarci e fare nostra l’idea che ciò che conta è avere come fine della nostra vita quello di avere lo stesso modo di vedere e di pensare del nostro coniuge. Convinti che questo porterà pace, serenità e renderà la nostra coppia magnifica. Che bello pensare le stesse cose e avere le stesse idee. Sembra davvero il massimo. Peccato che non sono le idee della coppia ma quelle del nostro coniuge. Anche questo alla lunga ci porta in una condizione di dipendenza affettiva. Siamo pronti ad accettare qualsiasi cosa pur di non turbare l’equilibrio della nostra relazione.
Allora? Qual è il modo corretto? Vivere il conflitto come un’opportunità. Un’opportunità di comprendere come poter calibrare e perfezionare la nostra relazione sempre di più. Che non significa accogliere una delle due possibilità che ho descritto sopra. No, per nulla. Significa tornare alla nostra scelta originaria di sposarci. Sposandomi mi sono assunto l’onere e l’onore di rinunciare a parte della mià libertà di decidere e di fare come mi pare per condividere scelte e atteggiamenti con la mia sposa o con il mio sposo.
Questo significa che saremo capaci di spostare lo sguardo da quelle che sono le nostre esigenze e punti di vista a quelli dell’amata/o. Davvero esercitarsi giorno dopo giorno a spostare lo sguardo può aiutarci ad affrontare il conflitto in modo diverso. Se ognuno di noi sposta lo sguardo sull’altro sarà capace di coglierne le fatiche, le difficoltà, i pensieri e le dinamiche che lo portano a comportarsi in un deteterminato modo diverso dal nostro. Questo è l’inizio per instaurare un dialogo costruttivo che può portare a propendere per l’idea di uno dell’altro o addirittura una terza via che è frutto del noi, di una coppia capace di mettersi in ascolto reciproco e per questo una coppia vincente.
Antonio e Luisa
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Ciao Antonio e Luisa. È tutto vero, concordo perfettamente.
Ma vi faccio l esempio dei miei genitori : mio papà carattere apparentemente forte, che entra facilmente in conflitto se non la si pensa come lui, mia mamma in una parola una santa già qui sulla terra. Ha dovuto sopportare tanto per il carattere iroso di mio papà. Ha dovuto rinunciare anche alle sue idee molto spesso. L ennesima rinuncia in questi giorni: decisione sofferta da mesi, anzi anni, ovvero trasferirsi dal nord Italia alla Sicilia, terra originaria di mio padre. Finora avevano due case, una a VR vicino ai figli e una in Sicilia e facevano 6 mesi giù e 6 su..
Adesso hanno appena venduto la casa su perché non ce la fanno più a fare su e giù.. ma mia mamma non avrebbe voluto vendere perché questo significa tagliare in qualche modo il legame con i figli, non avere più una base fissa dove tornare per restare qualche mese. Anche a lei piace stare in Sicilia, ma ora è lacerata da questa scelta fatta, così radicale. Di fronte ai suoi dubbi mesi fa le dissi che dovevano scegliere secondo la loro felicità, non quella dei figli che, chiaro, li avremmo voluti vicino a noi.. e che è sposata con il papà non con noi… L ho detto nel senso che sono consapevole che quando si è sposati talvolta possa capitare di fare delle rinunce anche grandi per amore dell’altro.
Ma in realtà mia mamma non è felice lontano da noi, forse ha voluto convincersi di fare la cosa giusta.. forse l amore per mio padre è così grande che non ha voluto lasciarlo andare da solo in Sicilia. Infatti mio padre le aveva anche detto dell’opportunità di non vendere e semmai lei sarebbe venuta su qualche mese per stare con i figli, ma mia mamma non si sente di lasciarlo da solo.. e quindi eccoci qua.
Lontane. A me manca un sacco, più delle altre volte perché adesso la loro casa qui sta per diventare di altre persone e noi figli ci perderemo del tempo prezioso per stare con loro, con lei. Forse ho sbagliato ad incoraggiarla a seguire il papà ? Il fatto è che so che sta soffrendo come sto soffrendo io e questo mi fa troppo male. Se lei avesse preso questa decisione anche per se stessa sarei tranquilla perché la saprei serena, invece l ha fatto solo per amore di mio padre..😞😭😢
Vorrei sapere cosa ne pensate..
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