Mi sento in crisi! Il mio matrimonio è in crisi! Quante volte abbiamo sentito amici e amiche raccontarci di essere in crisi? Eppure la crisi è necessaria in un rapporto lungo come quello matrimoniale. E’ una relazione che dura tutta la vita. La crisi, lo dice il significato stesso della parola, è un’opportunità. La parola italiana deriva infatti dal greco krisis che significa scelta. La crisi ci mette di fronte ad una scelta! Anche quella matrimoniale. Possiamo scegliere se abbandonare e dichiarare fallimento oppure rilanciare con un aumento di capitale. Ho usato un’immagine aziendale. Il nostro matrimonio è la nostra azienda in cui abbiamo investito tutto e il capitale è l’amore, l’impegno, la perseveranza.
Nella nostra storia personale, Luisa ed io abbiamo rafforzato il nostro matrimonio proprio attraversando le crisi che in questi diciotto anni abbiamo dovuto affrontare. Fin dal fidanzamento. Già perchè il nostro è stato l’incontro tra due mondi completamente opposti. Io, da materialista qual ero, cercavo in lei una persona che potesse soddisfarmi emotivamente e sessualmente senza pensare troppo a lungo termine. Lei, spiritualista e un po’ complessata, era incapace di aprirsi completamente ad un uomo. La nostra prima crisi è arrivata dopo poche settimane. Abbiamo scelto di rilanciare, di metterci in gioco. Io ho cercato di comprendere le sue ragioni e la sua sensibilità. Lei di aprirsi pian piano ad un’altra persona senza tutte quelle barriere che di solito era abituata a mettere per difendersi. Abbiamo fatto il nostro primo gradino. Il primo salto di qualità. Un fidanzamento casto ma ricco di dialogo e di tenerezza.
Ci siamo sposati e, immediatamente, sono arrivati anche i figli, il primo figlio dopo 10 mesi dalle nozze e a distanza di altri 18 mesi il secondo. Con il secondo figlio la nostra nuova crisi. Io sono andato in crisi. Mi sono sentito investito della responsabilità di una famiglia e di due bambini piccoli troppo in fretta. I successivi sono stati mesi di freddezza, nervosismo e mugugni. Ero spesso fuori casa per recuperare un po’ della mia libertà perduta (così la pensavo). In questo caso è stata Luisa a fare il primo rilancio. Mi ha amato nonostante io non fossi amabile e questo suo atteggiamento e questo suo amore donato senza ricevere nulla da me mi hanno dato la forza di rilanciare a mia volta. Quel periodo così difficile è stato, grazie a Luisa, molto fecondo. Ci ha permesso di mettere un ulteriore e importantissimo tassello nella nostra storia d’amore.
Questa seconda crisi poteva essere fatale e invece ci ha unito ancora di più. Abbiamo vinto una delle più grandi sfide che tutte le coppie devono, prima o poi, affrontare. C’è un momento in cui ogni sposa/o deve lasciar cadere, deve liberarsi, del sogno che aveva dentro di sè dell’amato/a. Questo è un momento che appartiene alla storia concreta di ogni coppia. Lasciar cadere il sogno e accogliere in noi la verità dell’altro. Chiamarlo finalmente per nome. Chiamarlo in senso biblico. Accogliere e riconoscere con il nome tutta la persona che abbiamo di fronte. Questo processo può essere anche un duro colpo. Tante aspettative e tanti progetti. Tanti desideri che l’altra persona avrebbe dovuto incarnare e realizzare. Non è così. Spesso la persona che abbiamo sposato non è quella che pensavamo di aver sposato. Spesso l’idea che ci costruiamo è idealizzata e non è reale. Vogliamo che l’altro/a sia ciò che non è. E’ importante superare questo momento cruciale. E’ importante disinnescare il pericolo che si cela dietro. Il pericolo di pensare che lui non sia quello giusto, che lei non sia quella giusta, e quindi provare con qualcun’altro/a. L’amore chiede invece questo salto di qualità. Saper riconoscere e accogliere l’altro per quello che è. Solo così l’amore diventa maturo. Quando ci si rende conto della caduta del sogno si sperimenta davvero di perdere la vita. Solo facendo questa esperienza che è un’esperienza di crisi, di smarrimento, di solitudine, magari di sofferenza e dolore. Solo passando attraverso questa morte possiamo essere finalmente pronti a farci dono all’altro senza pretendere nulla. Solo morendo possiamo risorgere in una nuova relazione questa volta fondata sulla verità e non su un desiderio idealizzato che non esiste.
Queste sono le due crisi più grandi che noi abbiamo affrontato. Ce ne sono state tante altre più brevi e meno profonde. La vita matrimoniale è costellata di tanto amore ma anche di fatica e di un continuo lavoro personale e di coppia volto a riequilibrare sempre la relazione. Non ci può essere bellezza senza crisi. Sappiamo che ne avremo tante altre. Invecchiare insieme significa accogliere l’altra persona che cambia, il corpo che sfiorisce, la menopausa e tutto quello che di bello e di brutto in una vita può accadere. Siamo pronti alla sfida perchè il matrimonio è difficile ma è meraviglioso e ci permette di guardare il Tabernacolo e di dire a Gesù: stiamo dando tutto il resto fallo tu!
Antonio e Luisa
Io sono rimasta al mio posto, ma ancora non riesco a vivere quanto accaduto come lo descrivi tu… Resta un “mio malgrado” di fondo che mi amareggia… Non riesco né a ringraziare il Signore né a congratularmi minimamente con me stessa…
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coraggio. E’ importante mettere dei confini. Cosa significa? Capire che tu sei preziosa e amata a prescindere da quello che lui puo’ dire o fare. Lui non può darti la felicità, anche se fosse l’uomo migliore del mondo. Tu hai sete di un amore infibito che solo Dio può darti. Ci vuole tempo lo so. E’ una strada. Solo così, mettendo questi confini da lui potrai amarlo nella libertà e senza che lui possa ferirti troppo.
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Grazie per aver condiviso le vostre esperienze di crisi nel matrimonio. Sono ricche di spunti per un’ analisi personale…senza lo sguardo verso Gesù non possiamo fare niente!
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L’ONU ha previsto che alcuni paesi, tra cui il nostro, vedranno la loro popolazione dimezzata nei prossimi cinquant’anni. I tassi di nuzualita’ e natalità, gia’ prima della pandemia, erano ai minimi e in continua discesa. Secondo l’associazione avvocati divorzisti nel 2020 le separazioni sono aumentate del sessanta per cento.
La pandemia è come l’ultima spinta contro un edificio, quello della famiglia, che stava già crollando.
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