Una coppia non è mai sterile! Se lo vuole.

In questi ultimi anni ci è successo diverse volte di dialogare con coppie che hanno affrontato e che hanno superato l’impossibilità di concepire bambini. Tutte queste persone hanno storie personali e familiari diverse, ma tutte parlano di un grande dolore. E’ un dolore che io e Luisa non abbiamo mai provato nella nostra vita insieme. Ci siamo sposati a giugno del 2002 e ad agosto dello stesso anno Luisa era già in attesa di Pietro il nostro primo figlio. Primo di cinque concepiti e di quattro viventi. Mi sento quindi un po’ in difetto a trattare questo tema e cercherò di farlo con delicatezza e rispetto.

E’ un argomento che va trattato in un blog che si occupa di matrimonio e di coppia. Va trattato perchè la steriltà è una condiziona che riguarda tantissime coppie. Sembra, secondo una recente statistica pubblicata dall’OMS, che una coppia su cinque non sia fertile. Una condizione che provoca un mare di sofferenza. Coppie che spesso si sentono abbandonate da Dio. Coppie che non comprendono perchè a loro è preclusa la gioia di un bambino. Dicevo che non ho mai provato sulla mia pelle questo dolore però ho avuto modo di comprenderlo, almeno in parte, proprio parlando con tante coppie che invece non solo lo hanno attraversato ma lo hanno fatto fruttare. Già perchè quel dolore ha spinto queste famiglie a non arrendersi ad una vita a metà, ma a capire di dover cambiare la propria prospettiva. La loro gioia era lì a portata di mano, dovevano solo smettere di cercarla lì dove non c’era e trovarla altrove. Giusto in questi giorni stiamo preparando una nuova diretta social con Maria Rosaria e Giovanni che ci parleranno proprio di questo. La riflessione che sto proponendo con questo articolo è nata proprio leggendo il loro libro E voi, ancora niente figli?

Cosa voglio raccontare con questa riflessione? Che spesso ci si ripiega sulla consapevolezza che non si possono avere figli. Questo provoca un dolore enorme. Nell’uomo e nella donna. E’ soprattutto la donna che ne sente però il peso e la mancanza. E’ un vero e proprio lutto da elaborare. E’ l’inizio di un percorso, di coppia e personale dei due, che può portare alla morte della relazione e quindi al fallimento di tutto, oppure ad una vera rinascita, una resurrezione. Una nuova vita per i due sposi e per la relazione. Ciò avviene quando si comprende che non è qualcosa a mancare, cioè non avere i figli, ma non si può essere qualcuno. Manca poter essere madre e padre.

Quindi il vuoto non si trova nel non avere qualcosa, ma nell’impossibilità di essere qualcuno. Perchè noi l’abbiamo dentro il desiderio di essere padre o madre. Così cambia tutto. Perchè per essere madre o padre non è necessario avere dei figli, siano essi biologici, in affido o adottati. Essere madri o padri, cioè vivere appieno la nostra maternità o paternità, significa generare vita, amore e dono. Generare la presenza di Dio nel mondo. Per questo possono benissimo essere madri e padri anche i religiosi. Perchè amano e si donano gratuitamente.

Noi sposi siamo fecondi per sacramento. Lo siamo perchè il sacramento del matrimonio ci abilita ad essere immagine di Dio nel mondo. Ci rende capaci, cioè, di mostrare l’amore di Dio al mondo, di testimoniarlo con la nostra vita e nella nostra relazione.

Quando una coppia sterile comprende questa meraviglia che è, nonostante non possa avere figli, allora smette di essere sterile. Resta certamente non fertile, ma non sarà più sterile perchè troverà il modo di portare amore in un modo che unico, solo di quella coppia. E quando troverà la sua personale missione d’amore, ritroverà anche gioia e pace, perchè ciò che dà senso alla vita non sono i figli ma è l’amore. Amore che viene da Dio. Anche per me e Luisa, che di figli ne abbiamo avuti, è importantissimo comprendere questa verità. I figli non sono nostri, non sono idoli, non dipende da loro la nostra vita e la nostra ricchezza di coppia, ma sono un dono che va accolto per quello che è. Un dono che diventa ministero e servizio. Non sono loro a dover portare ricchezza e amore nella nostra famiglia, ma siamo noi genitori a doverli accogliere in una comunione d’amore che già dovrebbe esistere e che dobbiamo impegnarci a custodire e a perfezionare ogni giorno.

Antonio e Luisa

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