Nel dolore siamo come Maria o come Marta?

Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà».

Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».

Il Vangelo di questa domenica ci racconta l’episodio della resurrezione di Lazzaro operata da Gesù. Non prendo in considerazione tutto il Vangelo di questa domenica. Voglio evidenziare il diverso atteggiamento delle sorelle di Lazzaro: Marta e Maria. Entrambe sono affrante e quando vedono Gesù sembrano anche incolparlo della morte del loro amato fratello. Entrambe dicono: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma poi Marta aggiunge un’altra frase a differenza di Maria: Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà.

Noi siamo Marta o siamo Maria? Mi spiego meglio. Marta e Maria sono immagine di tutti noi credenti, di noi che siamo convinti di riporre la nostra vita nella fede in Gesù. Quando arriva la morte nella nostra famiglia, non per forza un lutto, ma anche una sofferenza, una difficoltà, la perdita del lavoro o, come in questi giorni, l’epidemia. Come ci comportiamo? Come Maria? Ci arrabbiamo con Gesù senza riporre più speranza in Lui? Magari perdendo la fede. Oppure come Marta? Marta si arrabbia con Gesù, esattamente come Maria. Ma poi ha la forza di aggiungere un’altra frase: Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà. Continuo a fidarmi di te, anche se mi sono sentita abbandonata, perché so che tu sei il Signore e solo tu puoi dare senso a tutto, anche a quello che sta accadendo nella mia vita.

Questo brano di Vangelo dovrebbe aiutarci a riflettere sulla nostra fede, aiutarci a capire se è una fede matura o una fede che nasconde un po’ di superstizione. Non una relazione con Gesù, ma un modo per esorcizzare la paura di soffrire e di morire.

Io stesso vado in crisi mentre scrivo questa riflessione, perché è qualcosa che credo tocchi tutti.

Buona domenica.

Antonio e Luisa

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La nostra famiglia si chiama Lazzaro!

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: « C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.
Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe

Il Vangelo di questa domenica è molto più lungo. Io ho deciso di fermarmi qui, alle prime righe. Sono quelle che mi hanno maggiormente colpito ed aiutato a riflettere su una realtà importante della nostra vita e della nostra fede. C’era un uomo ricco. La tradizione ci insegna che quel ricco si chiamava Epulone. I Vangeli non lo dicono. Per i Vangeli quello resta un uomo ricco, indefinito, senza un nome. Senza una conoscenza personale con Dio. Troppo preso dalle sue ricchezze. Il suo cuore non era con Dio, ma con ciò che possedeva. Per questo non c’era una relazione tra lui e Dio. Non cercava Dio, non credeva di averne bisogno, credeva di avere già tutto quello di cui necessitava per vivere bene, nell’abbondanza e nella gioia. Quante famiglie conosco che sono come il ricco del Vangelo. Famiglie che stanno bene economicamente, che godono di salute e che sembra davvero non abbiano bisogno di nulla. Famiglie che costruiscono la vita e la relazione senza permettere a Dio di entrare. Coppie sposate anche in chiesa che vivono come se Dio non esistesse. Ignorando i suoi insegnamenti. Prima o poi, però, le prove della vita arrivano. Queste famiglie non sono pronte ad affrontarle e si rendono conto che ciò hanno non basta. Non hanno la forza e la speranza necessarie per superare le prove della vita. Comincia per loro l’inferno, già su questa terra. Si rendono conto di aver costruito sulla sabbia e non sulla roccia. Lazzaro invece è povero. Lazzaro sembrerebbe essere quello messo davvero male e abbandonato da Dio. Invece no! E’ vero il contrario. Lazzaro ha un nome ben definito. Lazzaro deriva dall’ebraico אֶלְעָזָר (‘El’azar), che significa “Dio ha aiutato”, o “colui che è assistito da Dio”. Significa che Lazzaro è caro a Dio. Non perchè Dio abbia preferenze. Dio ama il ricco e Lazzaro allo stesso modo. La differenza è nella risposta di Lazzaro a questo amore. Lazzaro riconosce di essere povero, di essere un mendicante, di non farcela da solo, di non bastarsi. Questo lo apre alla relazione con il suo Signore. Anche noi famiglie cristiane non siamo diverse dalle altre. Noi abbiamo però una consapevolezza: siamo poveri e da soli non riusciamo. Siamo però certi dell’amore del Padre che ci dona forza e speranza, sempre. La famiglia cristiana non è quella perfetta o migliore delle altre, ma quella che sa riconoscersi bisognosa e aprirsi all’amore di Dio. Allora la nostra famiglia potrà davvero chiamarsi Lazzaro cioè colei che è assistita e aiutata da Dio. Questo fa la differenza!

Antonio e Luisa

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Gesù ti profuma d’amore


Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.
Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, gia manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni».
Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».
Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.
Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato».
E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Lazzaro è tornato a vivere. Gesù gli ha ridato la vita. Lazzaro puzzava, la carne iniziava a corrompersi, erano quattro giorni che giaceva nel freddo e nelle tenebre. E’ rimasto quattro giorni nel sepolcro, nel buio più totale. Quattro come i punti cardinali. Quattro come i quattro angoli della terra. Cosa mi dice questo passo alla mia vita, alla mia storia? Lazzaro sono io, ognuno di noi si può sentire Lazzaro. Lazzaro sono io che vivevo nella morte del peccato e nella tristezza della solitudine del sepolcro. Non vedevo perchè il buio mi avvolgeva. Ho cercato la gioia e la pienezza nei quattro angoli della terra, l’ho cercata in tanti luoghi ma non l’ho mai trovata. Così sono passati i quattro giorni e iniziavo a corrompermi, a non credere più che esistesse un senso nella mia storia. Puzzavo per il mio egoismo e il mio peccato, che almeno mi permetteva un’illusione di senso, ma non era senso ma solo sensazioni effimere,  che una volta spente ti ricacciavano ancora più in basso, ancora più nelle tenebre. Poi è arrivato Gesù che ha fatto spostare la pietra che mi rendeva cieco e distante dalle altre persone. Qualcuno gli ha dato ascolto e ha spostato quella pietra e mi ha tirato fuori. Ho ricominciato a respirare, a sentire il calore del sole sulla pelle. Mi sono dovuto coprire gli occhi perchè non ero abituato a tutta quella luce e quella pienezza di vita. Avevo ancora le bende perchè le ferite di una vita spesa male non si rimarginano immediatamente, ma avevo il cuore pieno di gioia e di senso. Gesù ci può tirare fuori dalla fossa in cui ci siamo rinchiusi. Gesù può salvare la nostra vita, le nostre relazioni e il nostro matrimonio.  Gesù ci può ridare la vita e la gioia anche quando pensiamo che sia troppo tardi e la puzza della corruzione ci avvolge. Gesù con il suo balsamo ci può restituire il profumo più bello, quello dell’Amore.

Antonio e Luisa