Apritevi al Mistero

Cari sposi, siamo ancora, tutto sommato, all’inizio dell’anno nuovo. È un’occasione propizia per cogliere il tempo presente come la grande possibilità di fare un passo in avanti nel vostro cammino di crescita e maturazione umana e spirituale.

Ogni singola lettura odierna, in tal senso, contribuisce con un dettaglio a questo coro sinfonico che, assieme, esprime una medesima parola: “conversione”.

Il primo è Giona, il quale annuncia la Parola nientemeno che a Ninive. Oggi di questa immensa capitale non restano che pochi ruderi ma a quel tempo (IX secolo a.C.) era il centro di un grande impero, assai ostile a Israele. Gli Assiri furono infatti i primi a deportare gran parte del popolo ebraico e si guadagnarono così la fama di città nemica per eccellenza. Ninive sta anche a significare chi è più lontano, uno da cui non ti aspetteresti nulla e non gli daresti una cicca. Magari Ninive può divenire anche il coniuge dopo anni in cui le hai provate tutte e non ne hai cavato niente di buono. Ebbene, il caso di Giona sta a dire che anche per le “palle perse” la conversione è possibile, pure i casi disperati possono trasformarsi!

La seconda lettura ci parla, invece, di un tempo che sta per scadere, dobbiamo affrettarci nella conversione perché la vita è corta, le occasioni del Signore sono contate, “la grazia di Dio passa e non torna” direbbe S. Agostino. Quindi voi sposi sappiate valorizzare il tempo presente, vivendo ogni giorno come un dono di Dio da riempire di gesti autentici di amore, di accoglienza. Questo giorno passa velocemente e non torna più.

Ecco allora che il Vangelo viene a dare un senso pieno a quanto detto finora. Gesù, dopo che ha ricevuto il Battesimo, inizia a predicare l’urgenza della conversione. La parola “convertirsi” viene dal verbo greco “metanoeo” che si può anche tradurre con “andare oltre il proprio modo di pensare”, o anche l’uscire dai nostri schemi ristretti e fissi. È un cambio di direzione mentale e di vita verso quanto Cristo vuole insegnarci e che preclude l’assolutizzazione dei propri pensieri e modi di essere.

Sovente nella vita di coppia, soprattutto per chi è più in là con il tempo, subentra il “so già”, “mi basta uno sguardo per capirlo” … un bel modo di fissare il marito o la moglie entro uno schema. Invece Gesù ci insta ad essere aperti al Mistero e a lasciarsi modellare dallo Spirito che porta novità e vuol fare nuove tutte le cose. Per cui non puoi amare il coniuge senza lasciarti cambiare da lui ed accettare che il tuo modo guardarlo e conoscerlo, per quanto tempo sia passato, sarà sempre fallibile e incompleto.

Ci vuole questa umiltà di ricominciare ogni giorno, di convertirsi ogni giorno, andando oltre la realtà più immediata e sensibile che troppo spesso può indurre in inganno. Gesù vide Pietro e Andrea, Giovanni e Giacomo, uomini con tanti difetti. Se si fosse limitato all’esteriorità, la sua scelta forse sarebbe stata diversa ma Lui vedeva il loro cuore e amava la loro libertà.

Cari sposi, chiediamo il dono della conversione quotidiana, come quel modo di cogliere la Presenza di Cristo che si nasconde dietro tanti volti e fatti che conformano il nostro ordinario, e per voi, in primis nel coniuge. Concludo con questa bella preghiera:            

Ti prego, Signore, […] volgi a te il mio cuore dal vagare tumultuoso dei desideri e fa abitare in me la luce nascosta. I tuoi benefici nei miei confronti precedono sempre le mie volontà [volte] al bene e la prontezza del mio cuore alla rettitudine (S. Isacco di Ninive)

ANTONIO E LUISA

A me ha colpito tanto il luogo dove Gesù ha incontrato e chiamato i primi apostoli. Non li ha incontrati al Tempio o in chissà quale evento speciale. Li ha incontrati lì dove loro vivevano e lavoravano. Lì ha incontrati mentre non facevano nulla di speciale ma il loro lavoro quotidiano. Per noi sposi è così. La nostra relazione, abitata da Gesù, è fatta di tanta quotidianità e ordinarietà. Eppure è lì che incontriamo Gesù e da Lui siamo chiamati a seguirLo.

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Amare l’altro/a significa dire anche di no.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

Lo Spirito Santo scende sugli apostoli. Cosa è lo Spirito Santo? Anzi, chi è lo Spirito Santo? Sappiamo essere la terza persona della Santissima Trinità. Lo Spirito Santo è Dio ma, a differenza di Gesù, non ha un corpo. Qui è un soffio di Dio. Lo Spirito Santo abita il nostro corpo e la nostra persona, quando noi apriamo il cuore a Dio. Fra Andrea ci rammenta l’episodio di Giona, quello della balena.

Lo Spirito Santo compare due volte. La prima mentre Giona scappa da Dio, dalla presenza di Dio. Dio gli ha chiesto di recarsi a Ninive per ammonire gli abitanti di quella città, dediti al peccato. Giona non lo fa e scappa in direzione opposta. Giona ha paura. Dio manda allora, un forte vento, una tempesta per fermarlo. Giona forse non vuole farsi carico di salvare la vita a qualcuno. Perchè per salvare la vita a qualcuno devi magari dire che sta sbagliando. Correre quindi il rischio che quel qualcuno abbia qualcosa contro di te. Poi da lì Giona viene gettato in mare, mangiato da un grande pesce ecc ecc. Non è importante ora il proseguo. Fermiamoci qui.

Questa spiegazione di fra Andrea è davvero molto concreta. Posso facilmente associarla a qualcosa che mi è successo in questi giorni. In questa settimana ho ricevuto ben due confidenze da persone che vorrebbero vivere la castità nel fidanzamento, ma l’altra persona non comprende e, per questo, hanno paura di litigare. Magari addirittura di perdere quella persona. La risposta è semplice. Dio sta chiedendo a quelle due persone di dargli voce per dire qualcosa di bello e prezioso al loro fidanzato o fidanzata. Lo Spirito Santo è così. Il soffio dello Spirito ha due caratteristiche. Uccide la paura e permette, a chi lo accoglie, di parlare la lingua nativa delle persone. E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? (Atti 2, 8).

Parlare la lingua nativa significa parlare al cuore dell’altro/a. Parlare alla sua nostalgia di una relazione che sia autentica. Ad un amore pieno. La castità è proprio questo. Vivere in pienezza e verità l’amore. L’altro può rifiutare, è vero. Il mondo dice tutt’altro e probabilmente è stato educato a tutt’altro. Può però ascoltare il cuore e cominciare a scorgere la bellezza della persona che ha accanto. Per me è stato così. Luisa mi ha fatto comprendere tante cose attraverso i suoi no. Certo per essere credibile Luisa ha cercato di attingere più possibile alla fonte. Allo Spirito Santo. Preghiera e sacramenti. Ha cercato di amarmi con tutta la tenerezza e la dolcezza di cui era capace. Ha vinto. Anzi, abbiamo vinto. Ho scorto in lei una bellezza mai vista prima e mi ha conquistato.

La castità è solo un esempio. Ci sono tantissime occasioni in una relazione in cui possiamo essere voce di Dio l’uno per l’altra. Amare significa scegliere sempre il bene per sè e per l’altro. Mai scendere a compromessi solo perchè l’altro/a ce lo chiede. Anche a costo di litigare. Solo così potremo essere via di salvezza l’uno per l’altra e amarci nella libertà che solo il bene e fare la volontà di Dio possono dare.

Antonio e Luisa

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Ninive è il nostro matrimonio

In quel tempo, fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore:
“Alzati, và a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò”.
Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino.
Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: “Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”.
I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo.
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Racconti come questo dell’Antico Testamento mi hanno sempre colpito. Come? Dio così buono e misericordioso sarebbe stato capace di distruggere un’intera città, una moltitudine di persone solo perchè costoro non erano fedeli alla sua legge? Questa modalità di agire di Dio non mi aveva mai convinto fino in fondo, non riuscivo a trovare una coerenza. Poi finalmente ho capito, ho trovato una coerenza evidente, ma che non riuscivo a vedere. Non c’è un intervento diretto di Dio. Chi non osserva la Legge è maledetto, è destinato alla morte perchè sceglie il disordine, sceglie la menzogna, che ne sia consapevole o meno. Allontanarsi dalla legge di Dio significa allontanarsi dall’ordine naturale, dalla verità e dal vero senso della vita. Significa entrare in un dis-ordine che fa vivere male chi c’è dentro e anche le persone che gli sono vicine. Anche il nostro matrimonio può essere una Ninive. Nulla di più facile. Dipende solo da me e dalla mia sposa. Se abbiamo intenzione di vivere guidati dalle nostre pulsioni ed emozioni, facendoci le nostre leggi, considerando la Legge di Dio, gli insegnamenti della Chiesa e il magistero come roba vecchia ed inutile, non potremo che andare incontro alla distruzione della nostra Ninive, di ciò che abbiamo costruito, della nostra relazione fondata sul nulla. Oppure possiamo scegliere di bandire un digiuno, di essere padroni di noi stessi e del nostro corpo, e di vestire di sacco, di andare oltre il nostro orgoglio. Così la nostra Ninive sarà benedetta, la nostra relazione fondata sulla roccia della Parola di Dio, della Sua Legge. Sta a noi scegliere. Giona è venuto a bussare alla nostra porta. Vogliamo ascoltarlo?

Antonio e Luisa