Ogni matrimonio ha la sua zizzania e va bene così

Oggi vorrei tornare in modo più approfondito sull’accenno che ho proposto ieri sotto il commento di padre Luca sulla zizzania. Due domeniche fa, se ricordate, la liturgia ci aveva offerto la parabola del seminatore. Come a dare continuità al messaggio che possiamo trarre? In questa parabola il terreno è di quelli buoni. Il seme anche. Eppure c’è anche in questo caso qualcosa che guasta il nostro raccolto. I frutti della nostra relazione, del nostro matrimonio.

Primo insegnamento: il vostro matrimonio è buono anche se non è perfetto, anche se non è esattamente come ve lo aspettavate, anche se litigate. Ciò che conta è come affrontate le difficoltà. Questa parabola può insegnarci tanto. Noi che ci siamo sposati con l’idea che il nostro matrimonio sarebbe stato perfetto. Con l’idea che quella cerimonia tanto bella fosse l’inizio di una favola. Invece poi c’è la vita di tutti i giorni. Ci sono i problemi, le litigate, l’insofferenza ai difetti dell’altro, il dialogo che diventa difficile. Potrei proseguire all’infinito. Ogni coppia sa cosa rende difficile la propria relazione.

Penserete quindi che quella è la zizzania. No, quella non è la zizzania. Quella è la vita. Quella è la relazione tra due persone imperfette e piene di difetti come siamo tutti noi sposi. La zizzania è la tentazione di fissare lo sguardo su quei problemi. La zizzania è pensare di aver sbagliato a sposare quella persona perché non è perfetta, non è come noi credevamo fosse o non è diventata come noi avremmo voluto. La zizzania è lasciare che i problemi soffochino la bellezza della nostra relazione. È non riuscire più a vedere i pregi dell’altro, a dare per scontato ciò che di buono lui/lei fa per noi. Questa è la zizzania che può infestare e magari uccidere la nostra relazione.

Cari sposi, non lasciate che questa tentazione prenda il sopravvento. Cominciate a spostare lo sguardo dal problema alla bellezza. Rendete grazie a Dio e all’altro per quanto di buono l’altro fa, per i suoi gesti di tenerezza e di servizio, per il tempo che ci dedica. Il problema si può risolvere, ma si deve prima di tutto depotenziare. Non renderlo più il re della nostra relazione. Spostarlo dal centro dei nostri pensieri. Solo così, partendo dalla bellezza che c’è nella nostra relazione (qualcosa di buono c’è sicuramente), potremo trovare la forza per cambiare qualcosa di noi e magari, con il nostro amore, far nascere nell’amato/a il desiderio di cambiare a sua volta qualcosa di sé. Sempre per amore. Perché nessuna nostra sfuriata potrà convincerlo/a a cambiare. Solo amandolo/a per quello che è, potremo instillare in lui/lei la volontà di ricambiare l’amore gratuito ricevuto.

Quindi forza sposi guardate il terreno del vostro matrimonio con occhi diversi. C’è la zizzania, è vero, ma c’è anche tanto frutto.

Antonio e Luisa

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Gli spaghetti alla zizzania

Cari sposi, il contesto di questo capitolo è un insieme di parabole in cui si parla di semina e raccolta, di pesca, di lievito, di tesori e di perle. Sono svariate immagini, vicine alla sensibilità di quelle persone semplici e senza una grande formazione, che Gesù usa per spiegare in cosa consiste il Regno di Dio.

Oggi al centro c’è il grano e la zizzania e mi impressiona la saggezza di Gesù nell’utilizzare questo paragone per introdurci al senso profondo di come nel Regno di Dio si possa insinuare il male. Un’interpretazione classica di questo brano è di come la Chiesa deve fare i conti con le forze del maligno nella storia, da cui la pazienza per i credenti nel sopportare il male ed attendere il giudizio finale, ecc. Ma credo che ci sia anche una lettura nuziale molto interessante. Difatti, cosa è nel fondo la zizzania? La zizzania, anche detta “loglio cattivo”, è una pianta erbacea simile al frumento al punto che, nella fase ancora verdeggiante, è difficile distinguere. Esso cresce in forma spontanea e si insinua anche nei campi coltivati, confondendosi così con il grano.  Tuttavia, nuoce ai vegetali che vi crescono assieme, e soprattutto, se mai venisse colta e usata come cibo, avrebbe un effetto tossico. Quindi, niente spaghetti alla zizzania!

Ma che genio ha avuto Gesù nell’usare questa immagine! È esattamente ciò che fa il Maligno nella nostra vita. Agire in modo subdolo e surrettizio, passare inosservato per poi, una volta dentro al nostro modo di vivere, svelare tutto il suo carico malefico. Oggi si moltiplicano i tipi di famiglia, esattamente come i generi di sesso. La famiglia, immagine e somiglianza della Trinità, composta da uomo e donna, viene imitata se non scimmiottata da altri modi di convivenza. Qui il binomio frumento-zizzania ci sta tutto. Certamente non intendo invocare nessuna crociata contro qualcuno. Si tratta di chiamare le cose per nome e saper interpretare i segni dei tempi in modo evangelico per capire cosa succede e saper stare, come starebbe Gesù, nel tempo di oggi.

Ma questo appunto resterebbe del tutto sterile e farisaico se il richiamo del Vangelo odierno per voi coppie non divenisse piuttosto quello di prevenire la zizzania, esattamente come qualsiasi coltivatore, di ieri e oggi, fa per avere una raccolta abbondante di puro grano. Come? In quale modo? Abbiamo visto che il loglio è assolutamente infecondo, mangiarlo non nutre, anzi, porta gravi conseguenze. Il mondo ha un estremo bisogno di vedere che voi coppie credenti, voi frumento seminato dal Signore, siete fecondi, cioè sapete trasmettere quello per cui Lui vi ha voluti assieme, e cioè Amore Divino. La zizzania abbonderà ovunque finché due cristiani si sposeranno solo per stare bene, per installarsi nella loro comodità. O peggio, se due cristiani si uniranno per poi vivere il matrimonio seguendo l’andazzo del mondo.

I semi di grano in realtà sono i semi dell’amore alla Cristo, un amore che sa dare tutto fino a morire per l’altro. Il grano buono per voi coniugi è il vero amore tra marito e moglie, quello cioè che “implica la mutua donazione di sé, include e integra la dimensione sessuale e l’affettività, corrispondendo al disegno divino”. È solo in questo amore che “Cristo Signore viene incontro ai coniugi cristiani nel sacramento del matrimonio e con loro rimane” dal momento che “nell’incarnazione, Egli assume l’amore umano, lo purifica, lo porta a pienezza, e dona agli sposi, con il suo Spirito, la capacità di viverlo, pervadendo tutta la loro vita di fede, speranza e carità” (Amoris Laetitia 67).

Cari sposi, sia che viviate una situazione di crisi o che abbiate il vento in poppa, siate certi di essere grano buono e di contenere un alto grado di fecondità sempre a patto che mettiate Cristo al centro della vostra vita personale e di coppia.

ANTONIO E LUISA

Il nostro cuore contiene frumento buono e zizzania. Abbiamo nel cuore entrambi. Abbiamo il male e il bene. Sarebbe ingiusto verso noi stessi, e ancor di più verso nostro marito o nostra moglie, pretendere un cuore coltivato solo con seme buono. L’importante è non permettere alla zizzania di avvelenarci. Lasciamo che il seme buono cresca e possa renderci fecondi nonostante l’imperfezione che ci costituisce e gli errori che possiamo fare.

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Sposi: attenti alla zizzania!

In quel tempo, Gesù espose alla folla una parola: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo.
Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania.

In questa domenica, la liturgia ci offre la parabola della zizzania. Domenica scorsa ci ha offerto quella del seminatore. Come a dare continuità al messaggio che possiamo trarre. In questa parabola il terreno è di quelli buoni. Il seme anche. Eppure c’è anche in questo caso qualcosa che guasta il nostro raccolto. I frutti della nostra relazione, del nostro matrimonio.

Questa parabola può insegnarci tanto. Noi che ci siamo sposati con l’idea che il nostro matrimonio sarebbe stato perfetto. Con l’idea che quella cerimonia tanto bella fosse l’inizio di una favola. Invece poi c’è la vita di tutti i giorni. Ci sono i problemi, le litigate, l’insofferenza ai difetti dell’altro/a, il dialogo che diventa difficile. Potrei proseguire all’infinito. Ogni coppia sa cosa rende difficile la propria relazione.

Penserete quindi che quella è la zizzania. No quella non è la zizzania. Quella è la vita. Quella è la relazione tra due persone imperfette e piene di difetti come siamo tutti noi sposi. La zizzania è la tentazione di fissare lo sguardo su quei problemi. La zizzania è pensare di aver sbagliato a sposare quella persona perchè non è perfetta, non è come noi credavamo fosse o non è diventata come noi avremmo voluto.

La zizzania è lasciare che i problemi soffochino la bellezza della nostra relazione. E’ non riuscire più a vedere i pregi dell’altro/a, a dare per scontato ciò che di buono lui/lei fa per noi. Questa è la zizzania che può infestare e magari uccidere la nostra relazione.

Cari sposi non lasciate che questa tentazione prenda il sopravvento. Cominciate a spostare lo sguardo dal problema alla bellezza. Rendete grazie a Dio e all’altro/a per quanto di buono l’altro/a fa, per i suoi gesti di tenerezza e di servizio, per il tempo che ci dedica.

Il problema si può risolvere, ma si deve prima di tutto depotenziare. Non renderlo più il re della nostra relazione. Spostarlo dal centro dei nostri pensieri. Solo così partendo dalla bellezza che c’è nella nostra relazione, (qualcosa di buono c’è sicuramente), potremo trovare la forza per cambiare qualcosa di noi e magari, con il nostro amore, far nascere nell’amato/a il desiderio di cambiare a sua volta qualcosa di sé. Sempre per amore. Perché nessuna nostra sfuriata potrà convincerlo/a a cambiare. Solo amandolo/a per quello che è potremmo instillare in lui/lei la volontà di ricambiare l’amore gratuito ricevuto.

Quindi forza sposi guardate il terreno del vostro matrimonio con occhi diversi. C’è la zizzania, è vero, ma c’è anche tanto frutto.

Antonio e Luisa

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