La nostra missione è essere ciò che siamo

Gli sposi solo per il fatto di vivere la loro sponsalità possono irradiare e mostrare la loro somiglianza con Dio. Detto in parole semplici: marito e moglie che si vogliono bene nella loro vita di tutti i giorni riflettono attorno a loro la luce stessa dell’amore di Dio. Iniziate a comprendere per quale missione meravigliosa siamo stati scelti? La nostra missione profetica non è quindi fare qualcosa di straordinario, non è proprio nel fare, ma semplicemente è essere sposi. Quando viviamo bene la nostra coniugalità profetizziamo l’amore stesso di Dio. La nostra missione è scritta nella nostra identità. Per essere profeti cerchiamo quindi di essere semplicemente ciò che siamo. Cosa siamo? Ce lo ricorda san Paolo II in Familiaris Consortio al paragrafo 17

Nel disegno di Dio Creatore e Redentore la famiglia scopre non solo la sua «identità», ciò che essa «è», ma anche la sua «missione)», ciò che essa può e deve «fare». I compiti, che la famiglia è chiamata da Dio a svolgere nella storia, scaturiscono dal suo stesso essere e ne rappresentano lo sviluppo dinamico ed esistenziale. Ogni famiglia scopre e trova in se stessa l’appello insopprimibile, che definisce ad un tempo la sua dignità e la sua responsabilità: famiglia, «diventa» ciò che «sei»! Risalire al «principio» del gesto creativo di Dio è allora una necessità per la famiglia, se vuole conoscersi e realizzarsi secondo l’interiore verità non solo del suo essere ma anche del suo agire storico. E poiché, secondo il disegno divino, è costituita quale «intima comunità di vita e di amore («Gaudium et Spes», 48), la famiglia ha la missione di diventare sempre più quello che è, ossia comunità di vita e di amore, in una tensione che, come per ogni realtà creata e redenta troverà il suo componimento nel Regno di Dio. In una prospettiva poi che giunge alle radici stesse della realtà, si deve dire che l’essenza e i compiti della famiglia sono ultimamente definiti dall’amore. Per questo la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa.

Familiaris consortio

Ogni aspetto della nostra chiamata matrimoniale rimanda a questa missione comune a tutte le famiglie: siate amore e viveve l’amore. Se noi sposi ci impegneremo a fondo per vivere la nostra vocazione tutto il resto si collocherà nella giusta prospettiva. Tutto troverà il suo posto e il suo senso. Capite come tutto ciò sia davvero liberante? La nostra missione non è un peso come vogliono farci credere. Tutt’altro! Se comprendiamo quanto sia importante imparare a donarci nel matrimonio non possiamo sbagliarci, non possiamo perdere la rotta, non finiremo per cercare invano quel desiderio di senso che ognuno di noi ha dentro di sè. Non significa che non commetteremo mai errori. Significa che nonostante gli errori avremo sempre presente come e dove indirizzare la nostra vita. Senza questa consapevolezza tutto sarà vano, alzarci al mattino, lavorare, fare e brigare. La nostra priorità deve quindi essere di diventare ciò che siamo: una comunità d’amore e di vita. Guardate che qui si gioca davvero la nostra vita e la nostra realizzazione già su questa terra. In un mondo dove c’è sempre più confusione e disperazione, dove ci si affanna ricercando un motivo per vivere, inteririozzare quella che è la nostra missione ci risolve il problema esistenziale. Ogni fatica e ogni sofferenza solo se collocata nella prospettiva della nostra vocazione e più precisamente in un orizzonte che contempli l’amore di Dio e l’eternità di Dio può diventare sostenibile e può non schiacciarci come invece succede spesso a chi fa affidamento solo sulle sue forze e solo su questa vita.

Questo non significa che tutte le coppie di sposi siano uguali e che tutte debbano vivere lo stesso tipo di vita e di profezia. Abbiamo tutti storie, condizioni, situazioni, pregi e difetti diversissimi tra di noi. C’è però un denominatore comune tra tutti noi sposi: vivere l’amore e la presenza di Dio nella nostra personale condizione e nel nostro matrimonio. Riflettere sulla vita degli sposi santi come sono stati ad esempio i coniugi Quattrocchi o come per noi sono stati Chiara Corbella ed Enrico (anche se lui è ancora in vita) non deve scoraggiarci perchè non siamo come loro. Ci deve spronare a comprendere che anche nella nostra famiglia c’è una nostra personale chiamata all’amore e alla testimonianza. Quindi cari sposi se vivete una situazione difficile e che vi comporta sofferenza abbiate fiducia in Dio e affidatevi. La vostra difficoltà e il modo in cui la affrontate possono diventare luce e speranza per chi sperimenta una situazione simile e non trova vie di uscita. Quanto è importante avere delle coppie che non sono perfette e che sbagliano, ma che sanno dove stanno andando e lo dicono con le loro scelte e con la loro vita. Ci sono coppie che hanno bisogno proprio di voi. Dio può portare il suo sostegno a tanti proprio attraverso di voi. Che bello essere sposi così con questa consapevolezza. Persone originali che formano coppie uniche. Non ci sono due coppie uguali al mondo. Questo è meraviglioso!

Antonio e Luisa

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2 Pensieri su &Idquo;La nostra missione è essere ciò che siamo

  1. Tutto molto bello, perfetto direi, ma poi ci sono io e chissà quanti come me, che non riescono a scrollarsi di dosso un,’infanzia non proprio solare, dove cercavo disperatamente un rapporto con mio padre, avevo fame e sete di parlare con lui, e che lui parlasse con me, e poi mi sono sposata, solo perché aspettavo un bambino, per il mio fidanzato il rapporto fisico era irrinunciabile, io già allora non ero contenta, ma vai a capire, avevo paura di dire NO con fermezza…..e dopo mesi e mesi di pianto, ho pensato che fosse la cosa migliore……ma non ho saputo dare Amore a ll’uomo che ho sposato e io stessa ero alla disperata e continua ricerca….ero sempre lì a riprenderlo a volerlo diverso da quello che era….e il trasporto fisico….zero. Di conseguenza, litigi e nervosismo hanno prevalso sui pochi momenti belli, capite ? Poi dopo 25 anni e 3 figli ormai grandi, non ho più retto….e ora separata, sono ugualmente infelice da sola con tanta angoscia e sensi di colpa….e ogni volta che leggo le vostre news lettera la mia ferita sanguina sempre di più……..Ho sempre lo stesso grido in gola Padre cosa posso fare io per sentirmi tua figlia?????

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    • Iniziare a camminare verso di lui facendoti aiutare per riacquistare ciò che sei. Una figlia amata. Le nostre ferite non possono vincere. Lotta sempre. La nostra amica Claudia Viola di Amati per amare dice sempre che per amare (anche noi stessi) dobbiamo curare la nostra affettività. Se non si cura rischiamo di cercare un marito o una moglie con cui replicare lo stesso rapporto che avevamo con i genitori. Coraggio anche se non lo senti sei amata teneramente da Dio come la sua figlia più preziosa.

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