Dopo l’interruzione per la Pasqua oggi riprendo la serie di articoli sulla dimensione sacerdotale del matrimonio. L’arte di amare con tutto il cuore e tutto il corpo ci viene insegnata da Dio, Dio si fa maestro, attraverso un libro della Bibbia: Il Cantico dei Cantici. Se non entriamo in questo modo di amare non entriamo nella vita vera, non vivremo mai appieno il nostro matrimonio. L’intimità sessuale è un mezzo privilegiato per gli sposi per perseguire la santità. L’intimità sessuale va rivalutata, liberando questo gesto dagli incrostamenti storici del passato e dagli inquinamenti del presente. Ciò comporta che gli sposi cerchino una meditazione profonda e ricorrente del Cantico dei Cantici, per immergere il loro cuore e la loro mente sempre più intensamente nell’educazione sessuale elargita loro da Dio stesso. Da qui in poi affronteremo quindi il Cantico dei Cantici, perchè se è vero che il nostro sacerdozio si concretizza nell’amare sempre più il nostro sposo o la nostra sposa, non possiamo che meditare e approfondire questo libro della Bibbia dove Dio ci mostra il modo per poterlo fare in pienezza.
Sono consapevole che sto scrivendo di una realtà bellissima, ma che pochi riescono a vivere appieno. Il matrimonio spesso è fatica, divisione, rottura e sofferenza. Ma Dio non ha pensato questo per noi. Non ha voluto che ci unissimo per sempre ad una persona perchè fossimo tristi e sofferenti, ma al contrario perchè potessimo realizzarci in pienezza, recuperare quella parte di figliolanza divina che il peccato ci ha tolto e ci ha nascosto agli occhi. Solo amando fino in fondo nel matrimonio o nella vita consacrata potremo ritrovarla e tornare ad essere intimi con Dio.
Sentite questo commento ebraico alla genesi:
Quando Adamo peccò, la shekinah, la dimora di Dio, salì al primo cielo, allontanandosi dalla terra e dagli uomini. Quando peccò Caino, salì al secondo cielo. Con la generazione di Enoch, salì al terzo; con quella del diluvio, al quarto; con quella di Babele al quinto; con quella di Sodoma, al sesto; con la schiavitù di Egitto, al settimo, l’ultimo e il più lontano dagli uomini. Ma il giorno in cui il Cantico dei cantici fu donato ad Israele, la shekinah ritornò sulla terra.
Cosa significa questa bellissima riflessione?
Possiamo riportare Dio nella nostra casa o, meglio, possiamo tornare ad abitare la dimora di Dio, amando come Dio ci ha insegnato sapientemente nel Cantico in modo carnale e passionale, ma puro, senza sguardo di possesso e concupiscenza che rovina tutto e avvizzisce l’amore che stava germogliando tra gli sposi amanti. Il peccato rovina tutto, fa sì che l’essere nudi davanti al nostro amato o alla nostra amata diventi fastidioso e odioso perchè ci sentiamo vulnerabili e trasparenti, non possiamo nasconderci e il nostro egoismo è evidente a tutti.
Gesù ci ha redento, ha sconfitto il peccato e la morte con la sua morte e resurrezione e nel sacramento del matrimonio attraverso la Sua Grazia possiamo liberarci delle catene del peccato e amare con lo stile di Gesù, che non tiene nulla per sé, ma si mette totalmente a nudo per noi donando tutto di Lui a noi che siamo la Chiesa e quindi la Sua sposa. Se riusciremo ad amarci come gli amanti del Cantico dei cantici, la nudità non sarà più motivo di disagio ma sarà via di donazione e relazione vera e piena. Dio potrà scendere nella nostra casa dalle altezze del cielo, dove era finito a causa del nostro peccato, e potremo finalmente vivere nella pace e nell’amore di Dio.
Dal prossimo articolo cercheremo di addentrarci nella meraviglia del Cantico dei Cantici, bellezza alla portata di tutti gli sposi.
Antonio e Luisa
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