I ministri del matrimonio sono lo sposo e la sposa. Il sacerdote, pur se presente, non è ministro del sacramento delle nozze. Questo puntualizza il punto 75 di Amoris Laetitia.
Come è possibile che due laici possano celebrare un sacramento, reale presenza di Cristo?
Possono in virtù del loro battesimo. Nel battesimo Gesù, che è il primo e unico sacerdote, (tutti i sacerdoti ordinati sono abilitati in virtù di Cristo) ci ha donato tutto di sé. Lo Spirito Santo, con il suo fuoco d’amore, ci ha reso tralci della vite che è Gesù. Gesù, che è Re sacerdote e profeta, ci ha reso Re profeti e sacerdoti. In virtù di questo, tutti noi battezzati abbiamo il sacerdozio comune (da non confondere con il sacerdozio ordinato). La dimensione sacerdotale riguarda l’offerta. Il sacerdote è colui che offre a Dio. Gesù vive la più alta espressione della propria dimensione sacerdotale nella sua passione e morte, donando tutto se stesso per noi. Nell’ultima cena Gesù si è infatti donato al Padre in sacrificio per noi, sacrificio che sarebbe stato consumato sul calvario, e reso glorioso dalla resurrezione.
In virtù di tutto questo, Dio ci abilita al sacerdozio comune e a farci offerta totale di noi stessi nel matrimonio esattamente come Cristo sulla croce.
Vi può sembrare un paragone dissacrante del sacrificio di Gesù, ma non lo è.
Chiedetelo alle tante spose e ai tanti sposi che hanno sofferto la malattia, l’abbandono, la divisione, la menzogna, il tradimento e, nonostante ciò, sono rimaste/i fedeli alla promessa del dono di sé fatta il giorno delle nozze, non sono scese/i dalla croce e si sono immolate/i anche e soprattutto per la persona che ha fatto loro del male, sono “morte/i” per lei. Se quella persona, nonostante il dolore che ha provocato, si salverà, sarà anche grazie al sacrificio compiuto dalla/o sposa/a rimasto fedele a Cristo e alla sua promessa.
Padre Maurizio Botta, sacerdote che segue tantissime coppie di fidanzati afferma in un’intervista di qualche anno fa:
Indico il crocifisso. “Allora, siete sicuri? Volete amarvi proprio così?”. Questo stesso crocifisso lo ritiro fuori quando la coppia viene a dirmi che c’è la crisi, la difficoltà, io attraverso il crocifisso li riporto a chiedere la grazia del matrimonio, li riporto a quella domanda: ma tu vuoi essere un discepolo di Cristo? Il punto centrale è sempre l’identità di Cristo, e io sono schietto: o Cristo è Dio o Cristo è un matto. Se tu ci credi, e vuoi essere suo discepolo, quando sei in fila per la Comunione, riferendoti al tuo sposo o alla tua sposa devi dire: “Voglio amarlo come lo ami Tu”, quindi significa che credi che quello sia il corpo di Cristo e allora io domando ancora: davvero vuoi amarlo così? Fino a farti mangiare? Questo è il cuore del matrimonio.
Antonio e Luisa