I due sposi di Emmaus in cammino

In cammino, ma sordi al grido dell’altro

«Ed ecco, in quello stesso giorno, due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto (13-14)».

Di che cosa stavano realmente parlando i due discepoli sposi in cammino?

Erano forse delusi da qualche cosa che riguardava la loro vita?

È come se i due fossero scoraggiati, non pienamente felici e incapaci di sostenersi a vicenda.

Così, cammin facendo e parlando, «Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: che sono questi discorsi che state facendo tra voi durante il cammino?» (15-17).

Immaginiamo cosa accadesse se, con il proprio coniuge camminassimo per strada, discutendo animatamente o chiacchierando e si avvicinasse un “estraneo” ad impicciarsi dei fatti nostri.

Non credo che ci fermeremmo col volto triste, come continua Luca nel racconto, mettendoci a parlare come niente fosse con il forestiero.

in cammino con Gesù risorto

Immagino che cercheremmo di allontanarlo senza rivolgere troppa attenzione o forse penseremmo ad un pazzo che vuole intromettersi forse per rapinarci o comunque scocciarci.

Insomma, quando due sposi vivono momenti difficili non è sempre facile che un terzo possa “mettersi in mezzo a loro” senza intromettersi.

Tu solo sei così forestiero?

Del resto, semmai fosse stato quel Gesù che i medesimi sposi avessero invitato al loro matrimonio, il giorno della celebrazione, dopo tanto, non si sarebbero ricordati della sua esistenza a meno che lo avessero frequentato regolarmente, cioè non lo avrebbero appunto riconosciuto.

In ogni caso c’è un tempo, nel mezzo del cammin di nostra vita, in cui ci si trova a discutere su questo o quel problema. Magari, nella discussione, si è talmente avviluppati in se stessi e sordi al grido dell’altro che si diventa dimissionari, cioè si esce dalla missione primaria, che nasce nel matrimonio e si pensa di essere soli cavandosela soltanto con le proprie forze.

Gesù diventa il grande estraneo: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?» (18).

La tristezza dei due sposi discepoli è proprio questa domanda: essere così disillusi da considerare Gesù un forestiero, uno che non sa né può conoscere i fatti di quel territorio, di quella storia, di quella casa, di quelle vite.

In sostanza è come se prima, sposandosi, si invita a nozze il Signore e poi, camminando, si pensa che Lui non può avere il minimo spazio in quel matrimonio. Anzi lo si considera un perdente, un fallito, da essere incapace di sostenere, liberare, salvare il patatrac a cui si è arrivati!

(prima parte)

Cristina

articolo pubblicato per il blog di Annalisa Colzi (www.annalisacolzi.it)

Amore che salva, e se fosse una ciabatta a salvarci?

L’amore che salva, l’esperienza di un incontro

Storiella di una ciabatta incorniciata per avere “la visione e la certezza che è l’amore che salva“.

Si narra di una storiella, della casa di un parroco, alle cui pareti era appeso un quadro con una vecchia e consunta ciabatta ben incorniciata. Eh sì, perché, tempo prima, durante una lunga malattia del parroco, la madre, ogni mattina si recava davanti alla porta della camera per vedere come stesse il figlio. Il primo suono che l’uomo ascoltava era il trascinare della materna premura quotidiana, il rumore delle ciabatte tenacemente presenti! Poi col tempo il sacerdote guarì e, agli altri familiari, chiese di avere soltanto un oggetto della madre: la ciabatta. Così, a chiunque chiedesse il significato di quel quadro con la ciabatta incorniciata, egli rispondeva: «PER AVERE SEMPRE, DINANZI AGLI OCCHI, LA VISIONE E LA CERTEZZA CHE È L’AMORE CHE SALVA!».

Cosa resta di questa meravigliosa storiella? Lo sguardo di ciò che agli occhi può sembrare invisibile; ma che dietro cela l’intero significato e cioè l’esperienza di un incontro!

Incontro e innamoramento

Cosa è accaduto ad esempio quando due fidanzati si sono conosciuti? Un incontro fatto di sguardi, parole, battute per suscitare il massimo interesse, sensi e doppi sensi, dare il meglio di sé, attirare l’altro in tutte le maniere possibili, essersi vestiti nel miglior modo per il primo appuntamento, aver scelto il ristorantino più adeguato, aver speso tutti i complimenti, e altro.

Poi ci si scambiano doni particolarissimi e, quando si va in un luogo significativo, si scattano foto speciali e si acquistano oggetti “ricordativi” e soprattutto si vivono momenti che mai si scorderanno.

amore che salva l'esperienza di un incontro

Poi si va avanti nel percorso dell’innamoramento e si stampano nella memoria situazioni specialissime che solo quelle due persone hanno saputo vivere.

Può essere accaduto che l’anello di fidanzamento sia stato consegnato in ginocchio declamando la più bella poesia. Può darsi che, camminando mano nella mano, siano state pronunciate bellissime parole; e che ricorreva sempre una frase molto speciale che accomunava tantissimo la sintonia dei due.

Matrimonio e famiglia

Poi si è andati avanti nel percorso dell’amore e ci si è sposati. Quanti sorrisi e quanti ricordi quel giorno super specialissimo che mai può dimenticarsi. Saremmo addirittura degli sciocchi a criticare e a detestare ciò che da soli, senza alcuna costrizione, abbiamo deliberatamente scelto, voluto, desiderato, conquistato ed accolto pienamente: l’altro o l’altra! Un sì pronunciato dalla nostra stessa bocca, quella con cui fin dall’inizio ci siamo relazionati.

È vero, spesso tutto accadeva nella fretta, o nella superficialità del tempo che scoccava sempre più velocemente mentre si dovevano acquistare oggetti, arredi, camere, cucine, stoviglie, fedi, biancheria, viaggio di nozze, viaggio di ritorno.

Poi si va avanti e la vita cambia con il lavoro, i bambini; forse non è detto che ci siano bambini. C’è la crescita umana e personale dove ciascuno deve fare i conti con se stesso, con i propri limiti e i limiti dell’altro.

Poi, se ci sono bimbi essi crescono; c’è l’adolescenza, quella dei figli si spera (e degli eterni adolescenti… ahimè…) e poi ci sono i suoceri, i consuoceri, i rapporti familiari e interpersonali.

amore che salva l'esperienza di un incontro

Ciò che davvero ti serve

Tutto intanto corre, come l’attività pastorale del sacerdote della storiella.

Ma il sacerdote a un certo punto si ammala ed è costretto a fermarsi, a vivere un po’ di tempo relegato nella solitudine, nell’intimità di se stesso, obbligato vuoi o non vuoi a quell’immobilità dove tutto quello che prima scorreva, ora si è fermato, almeno fisicamente. Rimane però una cosa che non riesce a fermarsi: l’alterità!

C’è un altro che si muove per te. Un altro che striscia le sue ciabatte per vedere come stai, se hai bisogno di qualcosa, di ciò che DAVVERO TI SERVE. All’inizio non te ne accorgi; anzi, quella ciabatta rumorosa che passa può infastidirti anche parecchio. Tu forse nella tua immobilità hai imbroccato una strada sbagliata o sei proprio fuori strada. Forse stai “rinnegando” ciò che tu avevi scelto, forse sei molto confuso. Si è vero, ora sei ammalato; ma sappi che quelle ciabatte che arrivano a destinazione per guardarti davanti alla porta sono quella certezza: LA CERTEZZA DELL’AMORE CHE SALVA.

E se fosse quella ciabatta a salvarti?

Il sacerdote guarì.

Puoi incorniciarla anche tu se vuoi!

Cristina

Articolo scritto per il blog di Annalisa Colzi:  www.annalisacolzi.it/amore-che-salva/

La Perla del nostro tempo? La coppia creata ad immagine di Dio

Scritto per www.cristianitoday.it     

 

«…..trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra»

(Mt 13,46)

«Posi (la perla), fratelli miei, sul palmo della mia mano,

per poterla esaminare.

Mi misi ad osservarla dall’uno e dall’altro lato:

aveva un solo aspetto da tutti i lati.

(Così) è la ricerca del Figlio, imperscrutabile,

perché essa è tutta luce.

Nella sua limpidezza, io vidi il Limpido,

che non diventa opaco;

e nella sua purezza,

il simbolo grande del corpo di nostro Signore,

che è puro.

Nella sua indivisibilità, io vidi la verità,

che è indivisibile»

(Efrem il Siro, Inno sulla perla 1,2-3).

 

Pensando alla perla vorrei applicarla all’immagine trinitaria pensata dal Creatore sin dall’inizio: la coppia.

Maschio e femmina creò l’Uomo, ebbene sì, ad immagine e somiglianza Sua, perché, diventando uno, una sola carne, la coppia potesse ricreare quell’essere divino originariamente creato.

Soltanto quando l’uomo riconosce la donna come «…osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne»(Gn 2,23) ecco il rispecchiamento, ecco la reciprocità, ecco la pienezza del gesto creatore di Dio.

Che meraviglia pensare ad una bella ostrica dalla conchiglia tondeggiante come il corpo del mollusco annesso. Non tutte le ostriche producono perle perché esse si formano quando un corpo estraneo, di qualunque genere (sabbia, parassita o pezzetto di conchiglia)  va a conficcarsi nella cavità interna del mollusco stesso.

Soltanto per difesa si producono gli strati madreperlacei che, uniti ad altri strati di calcio e minerali, formano e creano questi meravigliosi e preziosi oggetti.

Questo processo può essere lunghissimo, non sapremo quanto occorrerà perché vi sia una perla ma questo è il risultato, per quella determinata ostrica, ciò accadrà!

Nella coppia ,che qui immaginiamo, la perla è il risultato di loro stessi, il prezioso prodotto del loro amore, della loro limpidezza e soprattutto della loro indivisibilità.

Dalla scelta consapevole del “loro per sempre” inizierà il viaggio creativo che plasmerà le reciproche vite. Molti saranno i detriti, i parassiti e i pezzetti di conchiglia che cercheranno di entrar nel loro guscio e molto dipenderà da come sapranno difendersi.

Potranno insieme livellare gli strati della custodia, della clausura protettiva dei pericoli terreni, del materialismo, dell’idolatria, dei rispettivi egoismi, degli attacchi esterni sulle loro fragilità….sostenendosi a vicenda. E ci sarà la preghiera, l’aiuto dello Spirito, l’unione coniugale che fondandosi sulla roccia del sacramento, saprà farsi dono reciproco e servizio pieno alla vita. Ci sarà l’umiltà del comprendere che da soli non ce la faranno ma che chiederanno sostegno alle preziose e sagge guide preposte al loro cammino.

Potranno altresì scoraggiarsi, farsi prendere dal panico, vorranno contare solo sulla propria forza, sfuggirà di mano quella saggia difesa di costruire strati di bene per difendersi e si troveranno sprovveduti nell’agganciare gli altri materiali, affinché possa formarsi la perla. La coppia sarà sottoposta al mare calmo e a quello in tempesta, come il mollusco ostrica depositario della perla. Ci saranno giorni di pioggia, che gonfieranno le acque, e giorni di sole che porteranno calore. Sara freddo e sarà mite.

Sarà giorno e sarà notte. Sarà luce e sarà tenebra.

Ci saranno gioie e ferite, ma l’ostrica una cosa la sa:

deve difendersi per produrre la perla preziosa!

Il commerciante, trovata la perla, rinuncia a tutto pur di averla con se.

E tu coppia, vuoi farti trovare dal tuo Commerciante d’Amore Onnipotente?

Difenditi, combatti ed entra nel tuo NOI.

Impegnati a far nascere la tua PERLA che nella sua limpidezza e purezza sia la sola tua Verità. Il resto lo farà il tuo Creatore che, sin dall’inizio ti ha scelto perché i due diventassero uno, collaborando al progetto e, coppia, dopo coppia, sara una bellissima collana di PERLE!!!

Cristina Epicoca Righi

IL MAGNIFICAT DEGLI SPOSI

L’anima di noi sposi magnifica il Signore
Perché nel quotidiano è il nostro Salvatore.
Ha guardato, sin dall’inizio, alla nostra povertà
E ha posto nei nostri cuori la reciproca gratuità
Perché diventasse una gratuita reciprocità.
Grandi cose ha fatto e farà per noi
Perché mai dubitassimo del prezioso Tesoro.
Ha abbattuto la superbia per generare concordia
Dispensando ad entrambi la Misericordia.
Non ci sono potenti ma «troni di doni»
Da scambiare vicendevolmente
Per sempre ed eternamente.
Di beni ci ricolma ogni giorno
Perché di noi e per noi conosce il bisogno,
non quello effimero ma il necessario
Per difendere il nostro amore dalle lusinghe
dell’avversario!
Ci soccorre costantemente
Senza perdere mai lo sguardo
Per condurci gioiosi al nostro traguardo
Come aveva promesso il giorno del sì
Ed ora, più che mai, qui
Accompagnati passo per passo
Senza lasciarci un momento.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo
Come era nel principio, e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

Cristina

Scritto per il blog di Annalisa Colzi   http://www.annalisacolzi.it/il-magnificat/

Il profumo di Cristo e il cibo che non perisce

L’olfatto: davanti a Dio siamo il profumo di Cristo

“Siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo” (2 Cor 2,15).

“La mia preghiera sia incenso che sale fino a te” (Sl 141,2)

Il Cantico dei Cantici è tutto un insieme di profumi e di effluvi. La ragazza innamorata dice: “Io sono un narciso della pianura di Saron, un giglio delle valli” (Ct 2,1) e poi: “Ora che il mio re è qui nel suo giardino, il mio profumo di nardo si spande tutt’intorno. Amore mio, sei come un sacchetto di mirra, di notte riposi fra i miei seni. Amore mio, sei come un mazzo di fiori cresciuti nelle vigne di Engaddi” (Ct 1,12-14).

L’olfatto è un senso particolarissimo perché va oltre gli altri sensi. Non tocca, ma è toccato; non sente e non gusta, ma avverte e fa proprio, non vede ma riconosce perfettamente inspirandone tutta l’essenza. L’olfatto si inserisce pienamente nella relazione tra individui. Sappiamo distinguere benissimo il profumo di chi ci sta accanto, non per la marca dell’acqua di colonia, ma per quella conoscenza nel tempo. Fa parte del respiro della vita e, come avvertiamo il profumo sappiamo conoscere anche la puzza. C’è una bella differenza tra il nardo e lo zolfo. Ecco perché è bene avere cura di se stessi, compresa l’anima ovviamente!

il profumo di cristo e il cibo che non perisce

Il profumo fa scendere nell’intimità perché ciò che di per sé è impersonale diventa personalissimo, persino nel modo di pregare oltre che di amare l’altro. È così che ci distingueremo, dal profumo che emaniamo. E se dovessimo scorgere anche “l’afrore” di noi stessi, non rinunciamo mai a cercare un profumo migliore, quello che sale e che ci trasforma. Lo zolfo dei nostri peccati possiamo, se vogliamo, trasformarlo nel profumo più inebriante che ci sia!

Il gusto: il cibo che dura per la vita eterna

“Gustate e vedete come è buono il Signore” (Sl 34,9)

Come ogni senso, tra i cinque, c’è uso e uso e, quando Eva “vide che l’albero era buono come cibo” (Gn 3,6) agì in nome di una “disubbidienza”. Pietro però incoraggia: “Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza, come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza, se davvero avete gustato che il Signore è buono” (1Pt 2,1-3).

Il gusto è un senso importantissimo, soprattutto nel matrimonio, perché il nutrimento ė necessario affinché una coppia possa sopravvivere.

Così come il cibo materiale sostiene il corpo, sarà necessario un altro cibo per sostenere le due volontà maschile e femminile, così diverse ma così profondamente necessarie per l’unità!

il profumo di cristo e il cibo che non perisce

Ci vuole il cibo giusto per affinare il gusto e la grandezza del matrimonio sacramento consisterà in un cibo «che non perisce, ma… che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà» (Gv 6,27). Il cibo eucaristico! Il cibo che non perisce è Gesù stesso; e anche la sua Parola che è un tutt’uno con Gesù.

Quanti bocconi amari la vita ci presenterà, anche come coppia, nelle delusioni, nella povertà personale che sa amare solo fino a un certo punto.

Il gusto ci permetterà di rendere dolce ciò che è amaro perché quel cibo ha uno specialissimo sapore: la salvezza!

Alla ricerca del Vero Bene

Ecco cara coppia, queste sono le cinque strade del tuo matrimonio sacramento.

Scegli quella più adatta per cominciare a risorgere, se hai bisogno di rinascere o per continuare il tuo meraviglioso cammino.

Noi, proprio quando la nostra storia stava naufragando, ricominciammo dalla strada di un senso, quello del gusto, dell’Eucaristia; e da lì ripartimmo perché, più ne mangiavamo e più i cuori si riempivano di ascolto, sguardi, carezze e profumo che si spandeva tra di noi e verso quelli che avevamo intorno. Un senso tira l’altro nell’armonia del bene, del Vero Bene.

Amare è decisione.

E tu, da quale senso vuoi ricominciare?

Cristina

Articoli precedenti

Il tocco di Dio e l’arte di ascoltare

La vista nel matrimonio cristiano

 

Questo articolo è stato scritto per il blog di Annalisa Colzi http://www.annalisacolzi.it/il-profumo-di-cristo/

Il tocco di Dio e l’arte dell’ascoltare

Prosegue la riflessione sui cinque sesnsi. In fondo alla pagina troverete il link per leggere le riflessioni già pubblicate.

L’udito

“Colui che ha fatto l’orecchio forse non ode?” (Sal 94,9).

“Nella mia angoscia invocai il Signore, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi” (Sal 18,6).

L’orecchio esiste per ascoltare, cioè entrare in una profondità diversa dal semplice sentire. Posso alzare la voce anche ai massimi decibel, ma se non sono ascoltato l’effetto sarà inesistente. Basterebbe pensare alla grandezza della frase «…la fede nasce dall’ascolto…» (Rm 10) per comprendere che da un semplice atto della propria volontà, cioè prestare ascolto, si produce un risultato grandissimo: la fede, quella vera, quella cioè che non mi fa sentire schiacciato da nulla perché, ascoltando, sento e rispondo pienamente.

Quante volte manchiamo nell’ascolto e quanto invece ci lamentiamo di non essere ascoltati. Poi, sovente, ascoltiamo male distorcendo la realtà delle cose.

Ascoltare ed essere ascoltati è un’arte da imparare, da voler attuare perché forse è l’atto più difficile da mettere in pratica. Ascoltare è fare spazio perché se io occupo tutto non lascerò all’altro nessun contenuto per esprimersi. Ascoltare è tacere, soprattutto dentro. Spesso, arriviamo alle urla per farci sentire o per ascoltare meglio.

Il tocco di Dio e l'arte dell'ascolto

Il tatto

Mt 14,36: «E lo pregavano di poter toccare almeno l’orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano»

Il tocco di Dio fa miracoli. “Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca; e il Signore mi disse: «Ecco, io ho messo le mie parole nella tua bocca»” (Ger 1,9).

In diversi modi Dio tocca la nostra vita tanto che Daniele testimonia: “Colui che aveva l’aspetto d’uomo mi toccò di nuovo e mi fortificò”. (Dn 10,18).

Il tatto è come un tocco, un gesto di meravigliosa tenerezza. Passa attraverso le nostre mani mediante cui abbiamo possibilità di compiere gesti positivi o negativi. Quante volte diciamo che quella persona “non ha tatto”, cioè non ha toccato la nostra anima in modo tale da farci sentire nobili. Ecco, pensiamo a tutte le volte che il nostro toccare l’altro possa essere avvenuto con gesti non perfettamente consoni al rispetto della sua dignità. Un matrimonio è un esempio lampante del tatto. Quanti spintoni durante una litigata!

Può addirittura uscire fuori qualche schiaffo, per non parlare di qualche altra modalità violenta. Non andando assolutamente ad affrontare un tema tanto delicato, vogliamo solo soffermarci sull’importanza dell’uso del tatto. Il tocco di un medico come strumento di salvezza attraverso le sue mani. La carezza di un coniuge, l’abbraccio, il circondare per custodire, l’impastare per sfamare, il toccare per essere guariti, come coloro che sapevano che anche un solo lembo del mantello di Gesù avrebbe sanato la loro vita. Toccare il sacramento del matrimonio con la benedizione reciproca del marito e della moglie!

Cristina

Riflessione sulla vista clicca qui

Articolo pubblicato per il blog di Annalisa Colzi  http://www.annalisacolzi.it/il-tocco-di-dio/

La vista nel matrimonio cristiano: una strada a cinque sensi

Il matrimonio: una strada a cinque sensi

La domanda che ciascun essere umano si è sempre posto nella vita è quella della ricerca del senso, cioè il significato degli eventi e degli accadimenti. Qual è il senso? Che senso ha questa cosa?
Quello di cui vogliamo trattare qui è invece il senso come la facoltà di percepire ogni stimolo proveniente dall’esterno attraverso l’uso dei cinque sensi di cui l’umanità è dotata. La vista, l’udito, il tatto, l’olfatto e il gusto.

Vedremo però che analizzando questi comprenderemo anche il senso della chiamata.

La vista nel matrimonio cristiano

Gli occhi, primo veicolo “bidirezionale”, reciproco, nella conoscenza dell’uomo e della donna che presumibilmente, se “si piaceranno”, si fidanzeranno.

Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto, perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: «Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore». Rispose Làbano: «Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me». Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei” (Genesi 29,17-20).

L’incontro di un uomo e di una donna passa attraverso il VEDERSI, cioè quella naturale attrazione a notare la bellezza che soggettivamente desta attrattiva secondo il proprio gusto. Sono gli occhi, come quelli di Giacobbe quando vide Rachele che, a costo di una fatica ben costosa, lavorare sette anni servendo Labano (senza neppure informarsi troppo sul tipo di lavoro da svolgere), porteranno a compimento il desiderio nascente: sposare quella donna.

Giacobbe non ha scelto Lia, ma, guardandola, ha puntato gli occhi verso Rachele.

Gli occhi sono il primo senso attraverso cui quella persona mi piace o non mi piace.

Non basterà questo primo modo di guardare perché lo sguardo contemplerà tutto l’insieme, perché guardando io incontrerò. Ma guardare l’altro e compiacersi del fatto che mi piace, che siamo stati creati anche esteticamente rilevanti, nel senso cioè della corrispondenza dei gusti reciproci, che la parte dell’occhio è importante, ci rassicura su tantissimi altri aspetti.

Ad esempio la giusta cura di se stessi che non finisce certamente il giorno successivo alla celebrazione del matrimonio ed è altresì il “farsi belli” per il proprio coniuge, il complimentarsi a vicenda, il custodire lo sguardo sapendo chi e cosa dovrò guardare per la pienezza della propria vita.

Lo sguardo è l’incontro, l’incontro di un volto e di un’anima.

Cristina

Questo articolo è stato scritto per il blog di Annalisa Colzi   http://www.annalisacolzi.it/la-vista-nel-matrimonio-cristiano/

Padre d’infinito amore tu solo conosci

 

Padre

Padre d’infinito amore

Tu solo conosci questo cuore

Padre che sei buono

Insegnami Tu il perdono

Che io possa tuffarmi nel tuo infinito abbraccio

Che Tu possa slegare l’insidioso laccio

Che io possa fidarmi della tua solidità

Che Tu possa cambiare la mia infedeltà

Che io possa buttare la mia rete a destra

Che tu possa sanare la fame che mi resta

Padre d’immenso amore

Padre della mia vita

Padre che hai riscattato

In un battito di ciglia

Questa tua amata Prediletta Prodigiosa Figlia

Cristina

Articolo pubblicato anche sul blog di Annalisa Colzi http://www.annalisacolzi.it