“Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere.”

“Sei solo un narcisista!” Davvero?


Questo blog è pieno di autori (e sicuramente anche lettori) che sono dei fidanzati o mariti straordinari, che mettono le loro dolci metà al centro delle loro attenzioni facendole sentire speciali. Oggi però mi rivolgo ai cosiddetti “disgraziati”. Ci avviciniamo al primo maggio 2022, perciò: giù la maschera!

Tanti di quelli che oggi sono rinati in questo senso hanno avuto in passato dei grossi problemi di egoismo (mi ci metto anch’io!). Certo, per fortuna c’è anche chi non ci si è mai trovato. Oggi però mi rivolgo a chi da anni si sente accusare di essere un “egoista”, “insensibile”…“narcisista”.
Sei davvero un narcisista?

Per chi non lo sapesse, il Disturbo Narcisistico di Personalità esiste davvero ed è presente nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali; non sono uno psicologo perciò non mi dilungo sull’aspetto patologico. Quello che interessa a te invece è che il narcisista patologico non prova sensi di colpa.
Perciò non si parla di te. Tu ci sguazzi da una vita nei sensi di colpa. Sono anni che nelle relazioni non fai altro che chiedere scusa per qualcosa che hai combinato. Torniamo al titolo dell’articolo (1 Corinzi 10,12).
Ti senti in colpa ma continui a dire che la responsabilità dei tuoi sbagli è dei tuoi genitori, di tua moglie, di Dio. Sei il re delle giustificazioni (anche perché hanno sempre giustificato qualsiasi cosa facessi) e non ti rendi conto di quale strada hai preso.

“La superbia precede la rovina,
e lo spirito altero precede la caduta.”

Proverbi 16,18


Pensi che stia cercando di metterti paura?
ESATTO!
Ogni singola volta in cui ho pensato di poter gestire da solo la mia vita invece di affidarmi all’Altissimo, puntualmente ho fatto stare male chi ho intorno.
So bene come ci si sente ad essere il “cattivo” della situazione, per questo ho strutturato il percorso di 8 settimane “padre, perdonati” con cui aiuto gli uomini che sono sempre stati etichettati e poi auto-identificati come egoisti, inaffidabili e narcisisti a prendere in mano la propria vita mettendo fine al circolo vizioso litigio/scuse/sensi di colpa/litigio che sta erodendo la loro relazione, trasformandola in un luogo felice in cui c’è spazio anche per la spensieratezza.


Voglio condividere il bene che ho ricevuto con tutti gli uomini che non si sentono bene nei loro atteggiamenti egoistici. Il Signore mi ha fatto Grazia del Suo aiuto e del Suo Amore e lo sta facendo anche a te. Apri gli occhi!

“[…]E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri,
perché Dio resiste ai superbi
ma dà grazia agli umili.
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.”

1 Pietro 5,5-7

P.S. Ma quindi sei davvero un narcisista? Guarda il video completo di questo articolo per scoprirlo.

Kevin

Il rosario è punk?

Feste di carnevale, gioie e dolori. Negli anni ’90 quando non avevi tempo di cercare un costume per la tua prole era tipico vestirli da punk. Jeans strappati, cresta et voilà, il gioco era fatto! Diciamo che già da allora era un movimento che stava perdendo la sua forza di anticonformismo. Trent’anni dopo ci si chiede cosa sia alternativo.

Ovvero: chi può considerarsi un ribelle oggi?

I punk fecero scalpore perché andavano contro a ogni regola morale e religiosa. Ma oggi è così scandaloso che qualcuno faccia altrettanto? Parlando del suo album “La Buona Novella”, Fabrizio de André fece una dichiarazione sul motivo che lo spinse in piena rivoluzione sessantottina a realizzare un disco che parlasse di Gesù: “Si chiamava Gesù di Nazareth e secondo me è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.

Ci stiamo avvicinando alla risposta…

Tu che stai leggendo, ti senti ribelle?

Molti dei presenti leggono articoli cristiani, magari vanno a messa ogni domenica e fanno di Gesù il centro della loro vita personale e familiare.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. » 

(Mt 5, 38-48)

Ebbene sì, ad oggi sei veramente ribelle!

Nell’epoca di novità e stimoli sempre diversi, oggi avere il coraggio di recitare il rosario nella propria famiglia è decisamente punk (nella foto il fantastico rosario realizzato nella preghiera da Pietro e Filomena, ditemi se c’è qualcosa di più alternativo!). Essere ribelli significa avere il coraggio di fare una scelta diversa: vivere un fidanzamento casto (astinenza), un matrimonio casto (amore ecologico), stare da soli in modo casto (astinenza). Essere ribelli in questo senso significa essere liberi, anche da quelle “libertà” che ci distruggono.

Amare i propri figli in modo incondizionato prendendoli per quello che sono è sicuramente fuori dal coro, ma il fatto veramente straordinario oggi è qualcuno che ama il coniuge anche e soprattutto nel momento in cui non se lo merita. Quello che sfugge ai più è che l’Amore, quello vero, non chiede nulla in cambio ed è solo in questo modo che si può far venire al partner il desiderio di dare il meglio di sé, di ricambiare e sì, anche di cambiare.

“Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l’Amore.”

F. de André, Il testamento di Tito

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“Giuseppe […] prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse […].”

In questa vigilia di Natale il nostro pensiero va a San Giuseppe. Perché, sebbene Maria stesse molto probabilmente vivendo le ore del travaglio, lui stava girando tutta la città in cerca di un posto in cui far stare bene la sua Sposa e il suo Bambino.
Niente di strano fin qui, perché gran parte dei futuri neo papà si affaccenda con una frenesia che cresce insieme al pancione della moglie.
E allora cos’è che rende straordinaria la figura di Giuseppe?


Il coraggio.


Facciamo un piccolo ripasso:

“[18]Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. [19]Giuseppe suo sposo, poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. [20]Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; [21]ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
[22]Tutto questo è avvenuto perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
[23]Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele,
che significa Dio con noi. [24]Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, [25] senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.”

Matteo, 1 18-25


Il passaggio che rende Giuseppe più umano che mai è quello in cui traspare la sua paura, nel momento in cui si trova in conflitto tra l’allontanare la sua futura sposa oppure credere al racconto che Maria gli aveva riportato. Possiamo sicuramente dire che fossero una coppia in crisi.


Certo, un angelo del Signore che viene a rassicurarti su quello che non capisci e che ti dice esattamente cosa fare è sicuramente di grande aiuto.
Ma in quel momento Giuseppe aveva tutto da perdere e niente da guadagnare. Eppure decide di affidarsi all’Altissimo, decide di intraprendere una strada razionalmente folle mettendo la sua vita e la vita di quella che sarà la sua famiglia nelle mani del Signore.

Nella nostra storia di coppia e di famiglia abbiamo vissuto questo momento di affidamento e trasformazione in un modo particolarmente forte in due momenti diversi, uno ciascuno; entrambe le volte abbiamo sperimentato che lavorando su noi stessi tutta la famiglia ne traeva beneficio.

Nasce una riflessione allora sulla trasformazione che abbiamo vissuto noi come coppia e come genitori, quella stessa trasformazione che ora facciamo vivere alle famiglie che si affidano al nostro percorso “Genitori complici, bimbi felici”. Vivere la famiglia pienamente nel segno di un Amore profondo e puro che rispecchia quello di Dio nei nostri confronti. Perché siamo dell’idea che questo tipo di Amore incondizionato si può e si deve imparare. Solo da lì può venire la felicità! Si rivolgono a noi, infatti, non solo mamme con problemi o con una famiglia in crisi ma anche mamme che vogliono imparare a vivere ancora più intensamente l’Amore familiare, di coppia e con i loro figli. E la trasformazione, alla fine del percorso (che dura 8 settimane) è meravigliosa. Tutto il resto…i problemi di comprensione, di educazione dei figli…si risolvono di conseguenza come se fosse una magia!

A tal proposito vi vogliamo fare un piccolo regalo di Natale: la sfida dei 3 giorni, un mini-viaggio di contenuti, esercizi e consigli per iniziare a lavorare, gratuitamente, sul benessere vostro e della vostra famiglia e conoscere un po’ di più noi e il percorso “Genitori complici, bimbi felici”. Come? Entrando nel canale telegram dedicato a questo link.

Vi auguriamo di trascorrere un Santo Natale felice con i vostri cari e che possiate essere Luce dell’Amore di Dio nel mondo.

Arianna e Kevin – Suona Familiare

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“Mamma, papà… Baciatevi!”

Ho notato una cosa a dir poco sconvolgente: esponiamo continuamente i nostri bambini a scene di violenza, nei film, nei TG, nelle nostre case…, mentre invece la tenerezza, la dolcezza e l’Amore sembrano dei tabù, cose da nascondere ai loro occhi!

Lo so cosa state pensando: ma noi abbracciamo i nostri bimbi, li baciamo, gli dimostriamo il nostro Amore con le coccole.

Sì, certo, non ne ho dubbi!

Ma tra di voi? Tra moglie e marito? Tra mamma e papà?
Un giorno ho chiesto a mia figlia di 4 anni se le piacesse vederci mentre ci abbracciamo e ci facciamo le coccole, lei ha risposto: “Sì, tanto”. Allora le ho chiesto perché e lei ha risposto: “Perché siete innamorini!”.

Vedere l’Amore tra la mamma e il papà dà un’identità ai nostri figli; non hanno solo bisogno di saperlo ma anche e soprattutto di vederlo con i loro occhi.

Loro sono il prodotto e il risultato del vostro Amore, sono un Dono! Dimostriamoglielo!

C’è qualcosa tra i genitori. È al centro e li tiene coesi.
Qualcosa che è il frutto di questa unione, che è composto da elementi di entrambi ma che allo stesso tempo è qualcosa di nuovo e diverso.
Rappresenta i figli, certo. Ma non solo.
Rappresenta quello che è il primo vero figlio della coppia.
Il “Noi”.
I figli sono figli di quel Noi.

Ma c’è di più: vivere la tenerezza in famiglia, vedere gesti d’Amore impregnati di dolcezza e purezza matrimoniale favorisce anche un sano sviluppo sessuale che sarà caratterizzato dal rispetto verso il proprio corpo e quello dell’altro.

Quindi: mamme, papà…baciatevi!

Suona Familiare – Arianna e Kevin.

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Lasciate che i bambini vengano a me!

13 Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. 14 Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. 15 In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso». 16 E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

Mc 10, 13-16

La rivoluzione educativa alla quale abbiamo assistito negli ultimi decenni ha portato finalmente a rivalutare la figura del bambino, addirittura a ribaltarla. Perché se per secoli i bambini hanno (abbiamo, non è passato così tanto tempo!) subìto il concetto di “scatola vuota” da riempire con nozioni, concetti e regole si è giunti finalmente al concetto di educare: derivato dal latino educĕre, ovvero “tirare fuori ciò che c’è dentro”, esprime perfettamente l’idea che il bambino abbia dentro di sé in potenza tutto ciò di cui ha bisogno.

Qual è però il legame col titolo di quest’articolo?

Quello che non salta subito all’occhio è che nel passaggio del vangelo di Marco viene presentato Gesù che non sta insegnando nulla ai bambini, ma semplicemente impone su di loro le sue mani per benedirli.

Inoltre, anche se non è specificato, è ragionevole pensare che fossero i genitori a condurre i loro bambini a Gesù. Questo ci fa capire perfettamente l’importanza di considerare i nostri figli non come una nostra “proprietà”, ma come dono prezioso che il Signore ci ha fatto affinché li custodiamo per poi renderli ed affidarli a Lui.

Perciò l’educazione dei nostri figli parte dal rispetto nei loro confronti in modo da trattarli come figli di Dio. Attenzione: il bambino va rispettato come individuo, senza trattarlo però come un “piccolo adulto”: infatti, a chi è come loro appartiene il regno di Dio perché hanno dentro sé la purezza e la pace.

Il bambino come Maestro di pace è anche al centro del pensiero di Maria Montessori, alla quale siamo grati per aver rivoluzionato la pedagogia.

Maria parla di “educazione per la pace”; lei sostiene che l’educazione è la nostra arma migliore per costruire una mentalità di pace ed è necessario formare il bambino per avere una nuova società fondata sui valori morali dell’individuo.

E qual è il modo migliore per arrivare alla c.d. “vera pace” se non quello di trasmettere la fede ai bambini? Maria Montessori se ne è occupata in alcuni suoi scritti sottolineando come la religione non è qualcosa da insegnare ma è come una piantina alla quale devono essere date le condizioni ottimali per poter crescere secondo i suoi tempi.

Nel bambino piccolo è necessario destare un amore spontaneo verso Dio. E come farlo? Facendo apprendere la religione, respirandola! A Messa, in casa, in famiglia…

I bimbi più piccoli (0-6 anni) hanno una forte e innata capacità di percepire il soprannaturale. Parliamo ai nostri figli di Dio che è Padre benevolo e amorevole, infondiamo in loro la consapevolezza e la certezza che Lui li ama. Possiamo farlo, ad esempio, insegnando loro a parlare con Dio spontaneamente e sempre: per ringraziarlo nella gioia, per essere consolati nella tristezza e per essere perdonati nell’errore.

C’è un aspetto poi molto importante che Maria Montessori ha evidenziato più volte: portiamo i bambini a Messa! Fin da piccolissimi! E ancor di più: ricreiamo lo stesso ambiente nella nostra casa! Ciò che Maria chiamava “l’ambiente preparato” a misura di bambino, può essere utilizzato anche per creare una Chiesa in miniatura con piccole sedie e piccoli inginocchiatoi, statue sacre ad altezza di bambino e una piccola dispensa dove posizionare tutti gli elementi presenti nella Bibbia (acqua, olio, vino…).

Molto altro si può fare per ricreare l’ambiente ideale ma quello della “Chiesa in miniatura” è un argomento che merita un approfondimento a parte in uno dei prossimi articoli.

“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”

Maria Montessori

Suona Familiare – Arianna e Kevin.

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