Cantico dei cantici, che è di Salomone.
La sposa
[2]Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
Cantico dei cantici, che è di Salomone.
Fermiamoci subito sul titolo. Cantico dei Cantici. Canto sublime. Canto che supera tutti gli altri. In questa espressione possiamo intravedere l’immagine del canto ultimo, del canto che tutti vorrebbero poter cantare. E’ il canto dell’amore nuziale pieno, che è scritto nel nostro cuore come desiderio più profondo. Tutti hanno desiderio di vivere quello che verrà cantato in questo libro. Tutti, essendo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, hanno questa impronta incancellabile. Tutti, che siano credenti o meno, hanno il desiderio profondo di vivere questa esperienza di amore. Chi riesce già su questa terra a vivere questo amore è una persona felice. Pienamente felice, pienamente realizzata, pienamente uomo, pienamente donna.
Canto sublime di Salomone. Diciamo subito che questo testo non viene attribuito a Salomone come autore. Viene attribuito a Salomone, come avviene anche per altre opere, perché si vuole evidenziarne l’importanza. Questo è un canto regale. E’ il canto dell’amore pieno, di chi non si accontenta delle briciole, di chi non mendica amore, ma di chi vuole assaporarlo fino in fondo. Il canto dell’amore e il canto del re. Così come Cristo è re e Cristo è amore. Naturalmente questa è una lettura cristiana. Cristo è re perchè ama. Così anche noi, più saremo capaci di amare nella nostra relazione sponsale e più saremo re e regine della nostra vita. Più vivremo questo amore e più non saremo schiavi.
Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
Qui a parlare è l’amata. Il Cantico inizia con l’amata che prende subito la parola. In questa dinamica viene letta, da tanti esegeti, la prosecuzione del racconto della Genesi. All’esclamazione ammirata di Adamo di fonte ad Eva Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa, lei risponde. Il racconto della Genesi aveva lasciato il discorso in sospeso. Ora la sulamita, l’amata del Cantico risponde all’amato. Torniamo con l’immaginazione nell’Eden. In questa grande armonia delle origini. Dio ha creato la donna, cosa molto buona. Adamo esplode di gioia di fronte alla vista di questa creatura, così simile a lui, ma nel contempo affascinante, misteriosa e diversa. Lei non resta impassibile. La risposta alla gioia di Adamo la troviamo ora, nel Cantico: che lui mi baci con i baci della sua bocca.
Un’immagine subito fortissima. Lei riconosce nell’amato quel qualcuno che può dissetare quella sete di intimità profonda che desidera nel suo cuore. Non un bacio solo, ma i baci come se non potesse accontentarsi ma desiderasse che quel momento non finisse mai. Il bacio tra innamorati è un’immagine fortissima, perchè tutti noi, che ne abbiamo fatto esperienza, possiamo capire come attraverso questo gesto si possa davvero assaporare l’intimità dell’altro/a. Non solo apriamo la nostra intimità all’altro, il nostro respiro, il nostro alito vitale, ma siamo desiderosi di ricevere quello dell’altro/a.
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.
Le tenerezze sono tutte quelle espressioni d’amore che ci possono essere tra due innamorati: carezze, abbracci, baci ecc. Sono migliori del vino. Il vino ha una valenza simbolica molto definita. Il vino è la gioia. Nelle nozze di Cana è evidentissimo questo richiamo. Vino è gioia, abbondanza, ebrezza e festa. Le tenerezze dell’amato sono meglio del vino. Significa che non c’è nulla che doni piacere, gioia e pienezza alla donna quanto le tenerezze dell’amato. Io le desidero sta dicendo l’amata all’amato.
Avete notato la spregiudicatezza dell’amata. Pensare che questo poema sia di circa cinquecento anni prima di Cristo, scritto in una società patriarcale e maschilista, dove la donna è virtuosa quando è sottomessa e passiva. Qui non è così. Qui la sulamita esprime i suoi desideri, il suo amore, la sua passione e prende l’iniziativa. Inconcepibile per la mentalità di quel tempo. Bellissimo nella sua verità sconvolgente che stride con la condizione femminile dell’epoca, ma che non ha impedito di riconoscere questo testo come ispirato da Dio.
Nel prossimo articolo proseguiremo con il testo del prologo.
Antonio e Luisa
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