#SanValentino..di chi è solo

..di Pietro e Filomena, “Sposi & Spose di Cristo”..

Ricordo che i miei nonni, quando si avvicinava una festa a volte erano un po’ tristi per quel figlio lontano che non avrebbe potuto essere presente a condividere la gioia.

E’ così…quando c’è una bella ricorrenza chi non ha la possibilità di festeggiare come avrebbe voluto, si ritrova più amareggiato.

Allora l’articolo di oggi lo dedichiamo a tutti quegli sposi che sono soli. Si.

A tutti quegli sposi che avrebbero voluto festeggiare il San Valentino con il loro coniuge ma che oggi si trovano soli perché sono stati lasciati.

A tutti quegli sposi separati, che anziché aiutare con una preghiera e con una vicinanza vera, ci limitiamo a giudicare male.

A tutti quegli sposi che seguono i nostri Blog e che spesso cercano un po’ di ossigeno perché vivono momenti di difficoltà aspra.

Questo articolo è per voi. Questo San Valentino è per voi!

E’ un articolo per chi nonostante tutto avrebbe desiderato un pizzico di romanticismo in questo giorno…già, perché un po’ di romanticismo non ha mai ucciso nessuno.

Noi sposi che abbiamo la grazia di essere in due, oggi vogliamo pensare e pregare per voi che avete perso il vostro sposo o la vostra sposa.

Pensiamo e ricordiamo nel nostro cuore voi, che avete subito violenza da parte del vostro coniuge che avrebbe dovuto darvi solo carezze.

Siete nel nostro cuore voi, che non vi arrendete e restate fedeli al vostro matrimonio anche se avete subito la separazione…

Ma dedichiamo questo San Valentino anche voi, fratelli e sorelle che vi siete risposati e che vi sentite additati come appestati da chi non sa quanto pesi la solitudine.

Preghiamo per voi…e ricordate che se avete bisogno, potete chiedere aiuto alle vostre parrocchie, ai vostri amici cristiani, a qualche buon parroco che possa sostenervi in un cammino di fede che si…c’è anche per voi!

Questo san Valentino amaro, altro che da #baciperugina…è tutto per voi fratelli e sorelle che siete scappati dal vostro matrimonio, è per voi che non avete voluto affrontare le vostre paure, le vostre ansie e i vostri fantasmi e continuate a scappare via da vostra moglie o da vostro marito facendovi così tanto del male che oggi siete convinti che un bacio di una persona sconosciuta possa donarvi la vera gioia.

Questo San Valentino scritto di getto è per voi, è per noi…è per chi sa che l’amore è una strada piena di gioie e dolori ma nonostante tutto ci vuole stare dentro senza “se” e senza “ma”.

E’ per voi giovani coppie di sposi ed è per voi coppie “navigate”.

Questo San valentino è per noi, per tutti noi…imperfetti innamorati

Noi che sogniamo un bacio, una carezza e niente di più per sentirci a casa.

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto condividilo sui tuoi social 🙂

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: sposiesposedicristo.it

Puoi visitare la nostra pagina Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro gruppo Whastapp “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale YouTube “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Piccoli Perdoni Quotidiani

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Sembra scontato, ma quando parliamo o semplicemente pensiamo teoricamente al perdono, spesso la nostra mente porta alla memoria avvenimenti duri della nostra vita.

“Perdono”, poi, lo si usa sempre al singolare come se dovesse essere un atto unico della vita: cioè come se dicessimo il perdono si da una volta sola in tutta la vita.

Oggi, invece, sgrammaticando un po’, parliamo di “perdoni”.

Il solo termine “Perdonare” ci fa pensare più alla scalata di una montagna che ad una passeggiata tra i ciottoli.

Eppure…eppure…spesso e normalmente la nostra esistenza si muove sui ciottoli più che sulle pareti rocciose delle Dolomiti.

Perdonare deve essere un esercizio piccolo…un movimento minuscolo ma costante…come aprire e chiudere gli occhi. Quindi ci vogliono i “perdoni”piccoli perdoni quotidiani.

E invece noi da eroi quali spesso ci immaginiamo…a volte sogniamo addirittura di perdonare cose difficilissime da perdonare e poi nel quotidiano inciampiamo nei rancori di bassa statura.

Ci capita di inciampare nei ciottoli.

Disse lei alzando il dito indice verso il cielo: “Non tiri mai lo scarico del water!”

Riprese lui inarcando il sopracciglio destro: “Ah si..e tu…non sai nemmeno dove si trova la tavola della cucina…mangi dappertutto e trovo le tue briciole anche nelle mie scarpe!!!”

Ed eccoci qui.

Tra le nostre banalità a farla lunga su chi o cosa l’altro non ha fatto o su cosa l’altro ha fatto e lo ha fatto male.

Ed eccoci sui ciottoli della quotidianità.

Ad inciampare e a non volere rialzarci.

A volte pensiamo: “Se mi dovesse tradire…perdonerei, certo non sarebbe facile, ma perdonerei!”

E poi ecco i ciottoli del quotidiano che finiscono nelle scarpe (la dove si erano depositate anche le briciole, ndr) e iniziamo a sbraitare, a mettere i musi lunghi, a diventare i giustizieri della situazione quando invece anche noi non siamo così esenti da errori e colpe.

Ed eccoci.

Preferiremmo essere sulle pareti rocciose per somigliare a Gesù sulla croce che perdona tutto e tutti, dimenticando che Gesù ha perdonato ogni singolo giorno tutto e tutti.

Ed eccoci qui, sui ciottoli del quotidiano che è inevitabile che ci siano a comportarci come stupidi che per dei dettagli stanno rovinando le loro giornate, il loro matrimonio, la loro vita.

Oggi, prendi carta e penna. Vuoi una famiglia perfetta?

Non costruire una famiglia senza errori…ma costruisci una famiglia sul perdono.

La famiglia perfetta è la famiglia in cui ci si perdona.

Praticando piccoli perdoni quotidiani.

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto, condividilo sui tuoi social!

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: sposiesposedicristo.it

Puoi visitare la nostra pagina Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro gruppo Whastapp “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale YouTube “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

“Ho sognato la Parola di Dio! Wow!!”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

“Ma ti rendi conto?!” disse una moglie a suo marito.

“Oggi nel Vangelo si parla della semina della Parola di Dio nel cuore dell’uomo…ci sono quelli che accolgono la Parola e quelli che apparentemente la accolgono e quelli che…”

“Quale Parola?!” soggiunse il marito.

“Come quale Parola? La Parola di Dio!!” apostrofò saccentemente la moglie.

“E cosa dice questa Parola? Che Parola è? Io ad esempio dico una parola…tipo…casa. Ecco, casa è una parola…come lo è anche andare…si, anche questa è una parola. Che Parola è questa Parola di Dio che viene seminata…cosa dice questa Parola?…non riesco a capire…”

La moglie era già pronta a partire con la catechesi ascoltata su Whatsapp, ma a questa domanda così ingenua di suo marito non seppe sinceramente cosa ribattere e anziché lasciarsi interrogare profondamente, chiuse il discorso dicendogli snervata: “Sei il solito zuccone, non capisci nulla!!!”

“Sei il solito zuccone…non capisci nulla…vedi” disse il marito “questa è la tua parola…anzi…sono più di una, ma esprimono un unico concetto: per te non valgo nulla.”

L’ora era tarda…ognuno si girò sul suo cuscino e si addormentarono senza neanche dirsi buona notte…senza rivolgersi neanche una parola.

Lui fece un sogno.

La scena era simile a quella del Vangelo. Sotto al sole che picchiava c’era un seminatore con un grandissimo cappello di paglia sul capo che aveva due mani grandissime rovinate dal duro lavoro. Con una mano teneva un sacco pieno di semi e con l’altra raccoglieva i semi e li lanciava spargendoli sulla terra.

I semi erano fatti di un materiale particolare. Erano come quelle spugnette che quando le compri sono dure e minuscole…poi basta bagnarle che si aprono e si ammorbidiscono.

Ecco…questi semi erano così. Allora il marito “sognatore” si appostò dietro un cespuglio, e un seme gli cadde sulla testa. Appena il seme sfiorò il suo capo ecco che si aprì facendo intravedere una parola scritta.

Ora finalmente poteva soddisfare la sua curiosità, aprì il seme e lesse cosa c’era scritto.

Nel seme era impresso il suo nome, ovvero Antonio, e sotto riportava questa frase: “Antonio…tu sei l’amato da Dio”.

Lesse e rilesse quelle parole mille volte…e non poteva smettere di leggere poiché questa parola gli dava tanta felicità.

Si svegliò che ancora immaginava di leggere quel seme..e ripeteva con la sua bocca: “…io sono l’amato…io sono l’amato….io…sono….l’amato da Dio.”

Svegliò di soprassalto sua moglie che lo guardò con gli occhi sgranati di chi stenta a capire se sta ancora dormendo o se è già sveglio e le disse a voce alta: “Ho capito cosa dice la Parola di Dio!!!! Ho capito cosa dice Dio quando parla!!!”

Sua moglie lo guardò con sufficienza e si rigirò dall’altra parte. In quel momento il marito avrebbe voluto umiliarla con qualche parola dura…ma poi si ricordò che su quel seme c’era scritto: “Antonio, tu sei l’amato!” e decise di desistere dall’ira…abbracciò sua moglie che lo aveva maltrattato e si addormentò accanto a lei stringendola a sé.

Tutto era compiuto. Sapendosi amato ora Antonio, il marito della storiella, poteva essere libero di amare anche quando sua moglie decideva di non amarlo.

Ricorda che sul quel seme c’è scritto anche il tuo nome…ricordalo sempre e farai parte di coloro che

<<….coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno>>. Mc 4,1-20

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto condividilo sui tuoi social 🙂

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: sposiesposedicristo.it

Puoi visitare la nostra pagina Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro gruppo Whastapp “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale YouTube “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

L’Amore non presenta il conto

..di Pietro e Filomena, Sposi&Spose di Cristo..

E’ sera. Guardiamo alla giornata appena trascorsa. Quante forze spese per fare cose per la nostra famiglia.

Piatti lavati, parole che hanno cercato di confortare l’altro, passi per accompagnare i figli a scuola, carrello spinto per fare la spesa, ginocchia piegate per allacciare una scarpa, mani messe in tasca per cercare un fazzoletto per soffiare un nasino altrui, e tanto…tanto altro.

La stanchezza sulle spalle si fa sentire dopo cena, e una richiesta piccola e normale da parte del nostro coniuge può risultare eccessiva:

“Vai a buttare la spazzatura?” innesca una serie di pensieri che anziché aiutarti a vedere quanto gli altri sono stati bene grazie al tuo aiuto, ti spinge a contare tutte le singole gocce di fatica che hai versato.

Ed allora anziché ringraziare Dio per la salute e la vita che ti ha dato oggi da poter spendere per la tua famiglia, inizi con la calcolatrice a fare i conti all’altro:

“Ah si, devo andare a gettare anche la spazzatura adesso?!” Ma lo sai quante cose ho fatto oggi?!” …ed inizi l’elenco come fosse uno scontrino da presentare al cliente:

  • Antipasto di sveglia all’alba
  • Colazione preparata per voi e poi per me
  • Merenda negli zainetti
  • Pranzo preparato mentre sono tornato a casa dopo una mattinata di lavoro
  • Frutta
  • Caffè e ammazzacaffè…perchè IIIIIOOOOOO mi sono AMMAZZATO PER TEEEEEEE!!!!

Insomma…quello che poteva essere un capolavoro di gratuita oblazione familiare, sei riuscito a rovinarlo monetizzando ciò che magari avevi fatto con il cuore.

E la ciliegina sulla torta ce la metti nel conto quando con stizza aggiungi: “Perché io al contrario di te qui mi do da fare!”.

E li crolla tutta la poesia che durante la giornata eri riuscito a creare quando avevi preparato il caffè al mattino per permettere all’altro di non fare tardi al lavoro, quando avevi riempito il bicchiere all’altro con un sorriso, quando – in una parola – ti eri donato gratuitamente attraverso piccoli gesti quotidiani.

Hai presentato un conto salato al tuo coniuge e anche se per certi versi avevi ragione nel dire che sei stanco, hai esagerato e hai trasformato il tuo regalo in un vuoto a rendere.

Da dove può nascere questo tuo modo di fare? Non saprei…forse un po’ dal fatto che ti senti padrone. A volte ci sentiamo padroni delle forze che abbiamo nelle mani e del tempo che abbiamo da vivere.

“Time is money” – “Il tempo è denaro” dicono a Wall Street e tu ripeti queste parole nel tuo cuore. Il Tempo è denaro che non vuoi sprecare per il prossimo perché credi che ti appartenga, credi che tu lo abbia guadagnato.

In qualche parte del tuo cuore sei convinto che la tua vita dipenda da te, che se hai avuto le forze per “servire” la tua famiglia oggi, tu lo debba al fatto che sei uno che la salute in qualche modo se la merita.

E se, invece, il tempo fosse la tua occasione? E se le forze che hai a disposizione fossero un prestito che “Qualcuno” ti ha fatto affinché tu possa tergere una lacrima, spazzare sempre lo stesso pavimento, raccogliere 200 volte lo stesso giocattolo di tua figlia o semplicemente per sorridere?

Già, pare che per sorridere occorrano innumerevoli muscoli del viso. Tanti muscoli che devono muoversi insieme.

Ma sai che per tenere il broncio ne occorrono molti di più? Sai che per lamentarti di quanto sei stanco a fine giornata ti occorre più fatica che quella che comporta andare a gettare la spazzatura col sorriso?

Se sei veramente stanco, prenditi una pausa dalla rabbia e abbraccia tua moglie o tuo marito…e a fine giornata ti sentirai come quel servo inutile di cui parla Gesù nel Vangelo:

Così anche voi quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Luca 17,10)

Un servo inutile a sé stesso…ma tanto contento perché utile per gli altri.

Un servo che sa bene di non essere il padrone della vita, del tempo…

Sarai un servo, anzi…un amico del vero padrone della vita: Gesù.

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto condividilo sui tuoi social 🙂

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: sposiesposedicristo.it

Puoi visitare la nostra pagina Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro gruppo Whastapp “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Casa: Mia, Sua o Nostra?

..di Pietro e Filomena, Sposi & Spose di Cristo:

E’ andata così. Ieri abbiamo acquistato la nuova aspirapolvere, un aiuto in casa contro acari e briciole.

Bella la nostra casa quando è pulita, bella perché è la nostra. Eppure la stessa nostra casa a volte perde il suo fascino, perde il suo senso…perde la sua identità e si trasforma in un incubo.

Nel film “Blade Runner” viene enunciata la famosa frase: “Ho visto cose che voi umani…”

Bene. Prenderemo questa frase per osservare alcune cose inerenti la nostra vita tra le mura domestiche.

“…ho visto…”

Ho visto mariti ridotti ad ospiti tra le mura domestiche, mariti che non possono muovere un dito perché appena ci provano vengono redarguiti con frasi del tipo:

“Siediti che è meglio! Non sai neanche girare il sugo, va a sederti che me la vedo io…altrimenti sporchi tutto”.

Ho visto mariti ridotti ad orango-tango con frasi tipo: “Sei il solito pasticcione! Che piedi sporchi che hai!!! Non sporcarmi il pavimento, l’ho appena lucidato!”

Ho visto mogli ridotte a Mary Poppins tra le mura domestiche, con frasi del tipo:

“Sono stanco, tua figlia urla, vedi di farla smettere!”.

Ho visto mogli ridotte ad uno straccio con frasi del tipo: “Non ho più neanche una camicia pulita, perché non le lavi?”

Ho visto, poi, figli umiliati e – a volte – malmenati perché si sono permessi di saltare sul divano con le scarpe…perché hanno lasciato briciole in soggiorno…perché a 18 anni non sanno farsi ancora un caffè da soli (forse perché i genitori non gli hanno mai permesso di provare a farlo per paura che la cucina si potesse sporcare, ndr).

Ho visto gente vivere in case che sembrano bomboniere di cristallo, ma che lasciano i cuori freddi ed ho visto case che somigliano a bettole con tanto di greggi di polvere a pascolare sui pavimenti ma con persone che sapevano accogliersi ed accogliere gli ospiti con un sorriso.

Ho visto una pubblicità che si vanta di uccidere batteri, lieviti e muffe e ho visto gente che spazzando la casa getta via anche i suoi componenti umani.

“Casa mia deve essere pulitissima!!!!” urla imperante il ricordo di tua madre.

“A casa mia nessuno deve scocciarmi!!!” urla annoiato il ricordo di tuo padre.

Ed è così che a volte gli sposi si trovino a vivere sotto lo stesso tetto seguendo allucinati i bisogni dei propri genitori senza rendersi conto che le persone sono più importanti delle cose.

Ed è così che a volte marito e moglie litighino perché la casa ad un certo punto smette di essere un terreno da condividere, diventando un prolungamento del proprio ego…e tutti gli altri sono in qualche modo “gli invasori” da cui difendersi.

Ed è così che sotto lo stesso tetto rischi di restare più solo, più arrabbiato per delle sciocchezze, più nervoso ed irritabile…perché gli altri che abitano in casa non fanno quello che dici tu.

“La casa è mia!”. Un coniuge che difende la sua casa dalla sua dolce metà ed eventualmente dai figli diventerà un despota che non permette a nessuno di essere sé stesso…in altre parole…non permetterà a nessuno di “sentirsi a casa” con tutto ciò che ne consegue.

Altri problemi nascono quando si pensa che “La casa è suae non mi riguarda!” con un gioco di deleghe che lascia il carico domestico sulle spalle di uno solo dei due.

Insomma, i problemi iniziano quando la casa smette di essere “nostra” e diventa “mia” o “sua”.

Torniamo dunque a vivere in case “nostre” dove fare le pulizie diventa un modo per prendersi cura della relazione con gli altri componenti della famiglia e non un modo per torturarli.

Dove impariamo a vedere che anche noi a volte non siamo così perfetti come pensiamo ed abbiamo bisogno di chi ci vuol bene così come siamo: portatori sani di disordine e sporco.

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto condividilo sui tuoi social 🙂

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: sposiesposedicristo.it

Puoi visitare la nostra pagina Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro gruppo Whastapp “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Chiedimi se sono felice

..di Pietro e Filomena, Sposi&Spose di Cristo..

Così, a bruciapelo. Una domanda apparentemente innocua.

“Pietro e Filomena, voi siete felici?”.

La settimana scorsa eravamo in Sicilia con trenta coppie di sposi. Abbiamo avuto l’onore di guidare il ritiro spirituale della Parrocchia “Natività del Signore” di Catania.

Il tema che abbiamo proposto alle coppie partecipanti è stato quello del Perdono in Famiglia. Un tema tanto delicato quanto spinoso.

Tutti sappiamo quanto i piccoli rancori abbiano il potere di sgretolare pian piano le relazioni matrimoniali. Pietruzze nelle scarpe che fanno inciampare gli sposi.

E’ stato un percorso in cui tutti i presenti si sono lasciati mettere in discussione…per aprire nuovi spiragli di comprensione, di accoglienza, di Perdono da chiedere e da ricevere.

Ed è così che una coppia può risollevarsi.

Dopo aver proposto una nostra catechesi sul tema, c’è stato il giro di domande.

Ad un certo punto una persona tra i presenti ci chiede: “Voi siete felici?”

Come dicevamo questa è una domanda che mette sempre un po’ in crisi. Già.

Sono felice?

Partono i pensieri e i ricordi. La memoria dei miei fallimenti offusca quella dei miei successi.

La freddezza della ragione, poi, animata dai rancori sta li a spaccare il capello e a mettere sulla bilancia tutti quegli errori del nostro sposo o della nostra sposa e mi suggeriscono tanti buoni motivi per cui non dovrei essere felice.

Sono felice?

Valuto nel giro di pochi istanti tutte quelle cose che non vanno nella mia esistenza e di tutto il male che ho fatto qua e la…forse non sono in diritto di essere felice.

Sono felice?

Guardo negli occhi alcune persone presenti e mi dico: forse se dico di essere felice alcuni se ne sentiranno feriti poiché dicono di non esserlo.

Sono felice?

…nel giro di pochi attimi rispondo “si”.

“Si, sono felice.” La voce mi esce quasi strozzata dall’emozione, dalla paura, dal timore, dall’avere paura io stesso di star dicendo una menzogna.

Sono felice?

Si…nonostante i miei giudizi negativi su me stesso, sulla mia sposa, su tutto il mondo che va a rotoli io dico e riconosco di essere felice.

Si. Sono felice.

Sono felice non perché le cose mi vadano benissimo; non perché il mio coniuge sia un santo o tanto meno perché io sia un santo; non sono felice perché i miei desideri sono tutti appagati…

Sono felice perché in fondo al mio cuore so che sto facendo l’unica cosa che renda felice una persona: donarsi.

Sto cercando di donare la mia vita a Dio attraverso il mio matrimonio con tutti i suoi fallimenti, con tutte le mie fatiche e i miei peccati: io sono qui.

Come su di una barca sto in mezzo alle tempeste di tutti i giorni e mi tengo legato all’albero Maestro…mi tengo legato a Cristo e come Ulisse in mezzo alle sirene non mi butterò in mare non perchè sono forte io, ma perché è forte Colui a cui io voglio stare legato.

Grazie alla Forza di Cristo sono qui. E sono felice. Sono felice di essere qui a donare la mia vita anche a chi mi ferisce perché Cristo ha fatto lo stesso.

Ora giriamo a te la domanda: sei felice?

Buona riflessione.

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto condividilo sui tuoi social…

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: Blog “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi visitare la nostra pagina Facebook cliccando qui: Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram cliccando qui: Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Credo

..di Pietro e Filomena, “Sposi & Spose di Cristo”..

+++

Qualche anno fa ho avuto la possibilità di seguire un corso di catechesi sul “Credo”, e alla fine ci hanno proposto di provare a riscrivere il Credo secondo quanto avevamo compreso.

Ovviamente (lo dico per i più puritani, ndr) è una specie di poesia personale ed il Credo della nostra Chiesa resta lo stesso.

Sperando vi piaccia, vi auguro buona lettura e buona riflessione.

+++

Credo.

Io Credo in Dio Padre Buono e Misericordioso,

Onnipotente nell’Amore,

Creatore dell’universo e dei suoi piccoli e grandi abitanti:

dinosauri, foglie, colori, bambini e onde del mare.

Credo in Suo Figlio Gesù Cristo

Vero Uomo geniale, alto all’incirca quanto me,

Vero Dio impotente agli occhi di molte creature;

chiamò <<mamma!>> una giovane Vergine di nome Maria e crebbe in saggezza con l’aiuto di Giuseppe il Falegname.

Divenuto grande e bello, d’animo e d’aspetto,

svegliava i morti, banchettava con gli assassini, insegnava ai semplici e ai dotti la Via dell’Amore.

Insultato, denudato e messo in croce morì emettendo un “alto grido” così forte e così innocente che sconvolse i sogni di un soldato lì presente.

Dopo morto fu sepolto dai suoi amici.

Poco dopo fu risuscitato da una Lacrima di Spirito d’Acqua e di Fuoco caduta dagli occhi di Dio Padre.

Appena in piedi, Gioioso e Affamato

Tornò dai suoi compagni che tanto con Lui avevano viaggiato

e dopo aver mangiato un po’ di pesce

tornò al Padre nel profondo del mio Cuore

e con Noi sarà “fino alla fine del mondo”.

Credo nello Spirito Santo che sa fare solo tre cose: amare, amare e ancora amare.

Credo la Chiesa, assemblea divisa di peccatori perché composta da uomini

ma una e santa perché amata da Dio che è Uno ed è Santo.

Professo un solo Battesimo che rende Figli Liberi e Gioiosi.

Aspetto di rivedere con i miei occhi tutti quelli con cui ho condiviso questa Vita

 e che semplicemente mi hanno preceduto…nella Casa che verrà.

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto, condividilo sui tuoi social!

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: Blog “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi visitare la nostra pagina Facebook cliccando qui:Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram cliccando qui:Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Nasce Gesù: dove lo metto?

..di Pietro e Filomena, Sposi&Spose di Cristo..

Carissimi, qualche giorno fa è nato il quarto bebè di una coppia di nostri amici. Siamo molto felici per loro per questo grande dono che hanno ricevuto.

Ci raccontavano che era da più di un mese che stavano risistemando casa. Vivono in un appartamento e i metri quadri sono sempre molto pochi per chi ha tre figli…figuriamoci per chi ne ha quattro.

Hanno spostato mobili e figli…la terzogenita ora è in camera con i fratelli più grandi e i giocattoli sono stati ammassati in un armadio per fare spazio al fasciatoio e a tutto il resto che servirà per il nuovo arrivato.

Siamo fatti così…quando c’è una nascita in casa…facciamo spazio.

Anche quando sappiamo che verrà a trovarci una persona cara – sperando che non venga all’improvviso altrimenti la parte moglie della coppia potrebbe subire un attacco di cuore – facciamo spazio tra i giocattoli, la polvere e le figlie sul pavimento e cerchiamo di far trovare almeno una sedia che sia sgombra dai vestiti per farla accomodare in un luogo abbastanza decente.

Alla notizia di un ospite facciamo spazio. E’ così. Ed è positivo che sia così.
Anche il grembo materno per accogliere la vita fa spazio affinché quella vita possa crescere.

Tutto questo fare posto ci fa pensare al Natale.

In qualche modo in questi giorni noi cristiani stiamo pensando a Gesù che è nato.
Detta così sembra una situazione dolce e piena di miele (o di zucchero a velo…buono per il Pandoro)…ma a pensarci il panico dovrebbe prenderci un po’ a tutti.

Nasce Gesù: benissimo…che bello. Ma dove lo metto?

Allora eccoci tutti affaccendati a pensare alla culletta in cartapesta da preparata nel presepe…o, i più temerari, hanno addirittura iniziato un lungo esame di coscienza per fare spazio a Gesù che viene, si sa…a nascere nei cuori.
Facciamo spazio…noi…poveri illusi…

Ci sei rimasto maluccio eh…ti immaginavi già con le alucce e l’aureola sulla testa mentre dicevi a Gesù bambino:

“Vieni carissimo Gesù Bambino…vieni…ti ho preparato una culla da paura!!! C’ha pure il riscaldamento nel materassino…guarda che comfort che trovi nel mio cuore appena lucidato e confessato!!! Posso offrirti un biberon?”

E ci rimani ancora peggio quando vedi questo Gesù bambino che si butta giù dalla culla di sughero cinese e va ad adagiarsi sul pavimento di quella stanza di casa tua che chiudi sempre accuratamente quando arrivano gli ospiti.

In quella stanza c’è il delirio e ti vergogni…ma lui pare che voglia stare lì.

“Ma quindi non va bene confessarsi per il Natale?”

Certamente che bisogna confessarsi ed arrivare pronti a questo incontro…ma spesso crediamo che Gesù venga a farci visita solo se siamo buoni (un po’ come fa babbo natale).

..Dunque…se Gesù viene indipendentemente se me lo merito o meno…sorge spontanea una domanda:


Nasce Gesù: dove lo trovo?”

Prendiamo il Vangelo e leggiamo:


“Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’ era posto nell’alloggio. In quella stessa regione c’erano anche alcuni pastori. Essi passavano la notte all’aperto per fare la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro, la gloria del Signore li avvolse di luce ed essi ebbero una grande paura. L’angelo disse: ‘Non temete! Io vi porto una bella notizia che procurerà una grande gioia a tutto il popolo: oggi per voi, nella città di Davide, è nato il Salvatore, il Cristo, il Signore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia’.
(Luca 2,1-14)
  


Maria dà alla luce il suo primogenito, lo avvolge in fasce e lo pone in una mangiatoia, perché non c’è posto per loro nell’alloggio; e gli angeli annunziano ai pastori che la mangiatoia è il segno per riconoscere il Messia.

Maria “adagia” Gesù in una mangiatoia: il bambino è accudito, ma viene posto in luogo improprio.

Una mangiatoia dunque.

Non sappiamo se avete mai visto una vera mangiatoia. Spesso fanno davvero schifo. Puzzano, sono un ricettacolo di insetti, bave di animali, sporcizia.

Ma i Pastori che arriveranno hanno ricevuto queste strane indicazioni dall’Angelo: il Bambino sta in un luogo in cui solitamente si mette il cibo.

Sappiamo bene che la prima necessità di un neonato è di essere accudito e nutrito: questo bimbo invece è al posto dell’alimento. Infatti quando sarà più grandicello dirà: «il mio corpo è vero cibo».

Ma torniamo a noi…
Dicevamo che tu hai preparato a Gesù una camera a cinque stelle nell’albergo del tuo cuore e Lui sceglie ancora una volta di andare a ficcarsi in quello spazio sporco e disordinato…e sai perché?

Perché tu in quell’albergo di lusso non ci abiti e dopo cinque minuti di contemplazione beata del bambinello…tra le luci intermittenti e le zampogne…ti rompi le scatole e vai via.

E magari andando via ti fermi a mangiare in una bettola e fai quello che fai solitamente: litigare con tua moglie, alzare la voce con i tuoi figli, maledire la signora che abita al piano di sopra che quando torna a casa non si toglie i tacchi…

In altre parole tu abiti solitamente nella bettola più squallida…tu abiti tendenzialmente in relazioni abbastanza ferite.
Ma è lì, proprio in quella tua mangiatoia sporca e piena di insetti e batteri che Gesù vuole stare…affinché tu la smetta di nutrirti di cibo avariato ed inizi a nutrirti di Lui…che è vero cibo e vera bevanda.

Ora magari inizi a pensare: che belle queste parole…ma io sono 40 anni che vado in Chiesa, che mi confesso affinché i miei appetiti non abbiano più potere su di me…affinché possa essere una persona guarita che non divora gli altri ma che si fa pane per gli altri…e invece sembra di stare al punto di partenza!!


E mentre la pubblicità del panettone dice che a Natale siamo tutti più buoni tu ti ritrovi più cattivo e ancora una volta urli contro il cielo:

“Gesù dove sei???!!! Perché non mi aiuti!!!!! Sei nato, ma non sei nato a casa mia!!!


Ma il punto non è che Gesù non nasce a casa tua…forse sei tu che lo stai cercando nel posto sbagliato!


Hai mai pensato che il tuo sposo malandato e maleodorante è, in realtà, la mangiatoia in cui Gesù si fa trovare????!!!!

Hai mai pensato che la tua sposa che dorme accanto a te…con i suoi logorroici sentimenti che tanto ti snervano…sia proprio lei quella mangiatoia in cui Gesù si fa trovare?

Anche tu come i pastori sei invitato a riconoscere in quella mangiatoia la presenza del Signore Gesù, il Signore della storia che viene a guarirti, a perdonarti, a donarti un cuore grande che sappia accogliere, a salvarti…anche attraverso le fatiche dovute al tuo sposo o le mancanze della tua sposa.

In quella mangiatoia che è la relazione con il tuo coniuge tu puoi fare l’incontro con Gesù che nasce per te!


E allora non nella culla di cartapesta, non nell’albergo dolce e pulito del tuo cuore, ma nel tuo Matrimonio proprio così com’è tu puoi incontrare Gesù…

Non nel Matrimonio perfetto (che non esiste)…ma in tutti i matrimoni cristiani…anche in quelli in cui uno dei due è andato via per seguire i propri istinti…o uno dei è andato via perché è stato tradito…anche lì c’è Gesù!!!

…e sai perché?

E il Verbo si fece carne” sentiamo a Natale nel Vangelo di Giovanni…Natale è Dio che si incarna, diventa uomo per farsi incontrare…grazie al Matrimonio Sacramento tu puoi incontrarlo nella carne, nella persona del tuo sposo.

E se vivi un matrimonio gravemente ferito? Si!!! Anche li lo trovi!

Tu incontri Cristo che soffre insieme a te! Se il tuo coniuge è fuggito e tu resti fedele al Sacramento ricevuto, tu Gesù lo incontri perché Gesù non tradisce mai e se glielo chiedi saprà come consolare il tuo cuore che resta fedele a quel si” che hai detto innanzitutto al Lui!!!

Oggi, in qualsiasi stato si trovi il tuo Matrimonio, tu puoi incontrare Cristo perché da quando siete sposati Cristo abita SEMPRE SEMPRE SEMPRE SEMPRE in mezzo a voi due…e questo non perché lo meritiate, ma perché Cristo per Sua Volontà si dona a voi con tutto sé stesso!

Allora il vostro matrimonio è veramente quella mangiatoia in cui Cristo si fa trovare per farsi dono per voi.

…e allora: Gesù Nasce…e tu lo hai trovato! Questo non risolve i tuoi problemi? Forse no…ma ora sai di non essere più solo.

Buon Natale!!!

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto condividilo sui tuoi social…

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: Blog “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi visitare la nostra pagina Facebook cliccando qui: Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram cliccando qui: Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

Se vuoi fare una donazione per sostenere il nostro Blog mandaci una mail e ti invieremo i dati per procedere al tuo versamento. Clicca qui: sposiesposedicristo@gmail.com o inviaci un Whatsapp al 3491630411

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Tutti buoni a Natale…tranne noi.

..di Pietro e Filomena, “Sposi & Spose di Cristo”.

“Din Don Dan suonan le campan”…tra qualche giorno sarà Natale.

Quanta bontà vediamo in giro…lo zucchero a velo imbianca le labbra dei Media e dei Centri Commerciali. Tutti buoni quest’anno tranne io e mia moglie.

Abbiamo ancora poche ore per allinearci, per sintonizzarci sul canale Bontà.

Allora dobbiamo darci da fare, ma non sappiamo da dove cominciare. Io inizierei col mangiare panettoni, ma forse serve a poco.

Mia moglie mi dice: “Passami il miele, è li sulla credenza! Dai sbrigati, ne mangeremo un po’ e poi sorrideremo un po’ a tutti…un po’ a casaccio!”

“Amore mio! Altro che miele, scendiamo in farmacia a comprare una boccetta di sciroppo di glucosio” le urlo io entusiasta della mia idea. 

Allora corriamo e facciamo il nostro acquisto provando ad abbozzare un sorriso o almeno un briciolo di cortesia, ma ecco che la dottoressa col rossetto rosso, che si intona con il vestito di Babbo Natale che saluta e balla sul registratore di cassa, ci sorride e ci dice: “Buon Natale!”

…Ahimè, devo constatare che anche una farmacista e il suo babbo Natale cinese sono più dolci di me e mia moglie. Che rabbia!!!

Cosa non sta funzionando quest’anno?

Torniamo a casa e andiamo a controllare in soggiorno: le luci sull’albero funzionano e creano la loro magia…forse il problema è nella loro intermittenza!

Anche io, a pensarci, ieri ero più buono, oggi no. Domani chissà. Se mi staccassero la spina starei meglio senza la mia intermittenza sentimentale. O forse no. Sarei solo più triste senza neanche sperare che l’intermittenza della luce alternata mi porterà ancora a splendere.

Ci buttiamo sul divano: in lontananza sentiamo l’eco di uno zampognaro hi-tech che suona Tu scendi dalle stelle con un remix degno di Gigi d’Agostino. A quel punto ci mettiamo a piangere. Questo è troppo. E ci addormentiamo stanchi, tristi e arrabbiati sul divano in soggiorno.

Durante la notte mi sveglio per la sete (lo sciroppo di glucosio mi ha dato solo tanta sete) e butto un occhio sul presepe che, molto più piccolo del nostro mega albero, sta lì in un angolino a farsi i fatti suoi.

Le statuine di san Giuseppe e di Maria sono una rivolta verso l’altro.

Le lucine intorno creano smorfie intermittenti sui loro volti di gesso. Non mi sembrano buoni, né dolci…ma preoccupati. In quell’angolo del soggiorno fa più freddo perché quella parete è esposta a nord, e lì il muschio non è una casualità o un addobbo natalizio.

Mi avvicino per cercare di capire le loro preoccupazioni attratto dal fatto che, come me, le statuine non sprizzano sorrisi.

Prendo in mano san Giuseppe e gli racconto un due parole cosa ci sta accadendo e gli chiedo se sappia dirmi qualcosa sulla nostra angoscia natalizia e lui mi risponde:

“Amico mio, la bontà è atteggiamento da desiderare…un dono da chiedere all’ Altissimo. Essere buoni non è tanto sorridere, ma trasformare il male in bene. Vedi, ad esempio, tu hai fatto il presepe sulla parete più fredda della tua casa. Questo per me e mia moglie ora è un problema poiché a breve avremo un bambino da accudire e scaldare. Non possiamo sorridere molto in questo momento di preoccupazione, ma vogliamo essere buoni e perdonarti perché anche se ci hai messi al freddo, noi preghiamo per te e chiediamo per te il bene.”

Ascoltate queste parole comprendo meglio il senso del Natale…e dopo aver spostato su un’altra parete il piccolo presepe e messo vicino loro una stufetta mi faccio il segno della croce e chiedo a Gesù Bambino che è ancora nascosto nel cassetto sotto al presepe:

“Dolcissimo Gesù, per quest’anno ti chiedo di farmi una grazia…ti chiedo la grazia di essere buono…come Te. Anche quando il mio cuore si agita perché qualcuno mi tiene al buio e al freddo nel suo cuore, ricordami che Tu sei il Bene che scalda la mia vita.

Ti chiedo il dono di Te stesso! Si Gesù! Donami Te stesso! Amen!”.

Dopo aver fatto la mia preghierina torno a dormire e un piccolo sorriso mi spunta sulle labbra perché mi sono ricordato che Gesù mi ama ed è questo che rende buono il mio cuore.

Buon(o) Natale a tutti!

+++

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: Blog “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi visitare la nostra pagina Facebook cliccando qui: Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram cliccando qui: Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

Se vuoi ascoltare la lettura di questo Racconto clicca qui: YouTube

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Le foto brutte

..di Pietro e Filomena, Sposi&Spose di Cristo:

…Mi guardo intorno in casa…alle pareti ci sono un po’ di foto appese.

Guarda quella! C’è mia moglie con la nostra secondogenita tra le braccia. Sorridono. Come sono belle e che viso angelico hanno entrambe.

Ohi…guarda quell’altra! Eravamo al mare. Viso rilassato, abbronzati e che sorrisi smaglianti. E poi quella che abbiamo messo in soggiorno: è il giorno del nostro matrimonio…ci stiamo sposando. Quanta bellezza in una foto.

Tutto bello, molto bello. E’ tutto così presentabile e siamo orgogliosi di mostrarle ai nostri amici che vengono a trovarci.

Ma mi chiedo…dove sono le fotografie brutte?

Già, dove sono finite quelle in cui le nostre figlie sono sporche di cacca fino al collo e dove sono quelle mosse, quelle in cui sbuffiamo perché non riusciamo a stare fermi perché ci agitiamo perché stiamo litigando?

Sulle pareti nessuna traccia di queste foto.

Guardo nei cassetti…nulla. Non sono neanche qui.

Apro le foto sul PC…dove sono quelle in cui si vede che io e Filomena facciamo fatica a trovare un accordo sul come addobbare l’albero di Natale o quella in cui abbiamo pianto quando in 24 ore ci siamo ritrovati a lasciare la nostra casa dopo un forte terremoto ed abbiamo affrontato le tempeste del discernimento per capire dove o cosa il Signore ci stesse chiedendo?

Non si vedono sulle pareti addobbate quelle foto in cui ti sei sentito una schiappa alle Medie perché 4 bulli ti prendevano in giro…non ci sono, non le abbiamo stampate. Costa troppo stampare quelle foto in cui eri triste.

E quel momento in cui abbiamo saputo di un nostro figlio in cielo…non era degno di una foto? Non eravamo belli con le lacrime che inondavano il nostro cuore?

Eravamo belli, certamente.

Ma forse di tanta bellezza ci vergogniamo.

Ci vergogniamo di mostrare in questo mondo di plastica che siamo fatti di carne.

Che spesso siamo mossi e sfuocati, che il più delle volte la vita ti scatta foto al buio e senza flash…che gli occhi rossi non basta un’ APP per cancellarli.

Eppure guarda i santi, si…i santi. Sempre loro.

Ci sono dipinti (i più falsi) che li ritraggono in estasi e nella gloria di Dio…ma i più coraggiosi e fedeli li hanno ritratti nello sconforto.

Di san Francesco, ad esempio, a Greccio c’è un dipinto stupendo: è lui col fazzoletto che si asciuga le lacrime. Non sono lacrime di gioia, né di amore…sono le lacrime che i suoi occhi ammalati secernevano senza un motivo spirituale. Era una malattia.

Ti immagini farti scattare una foto mentre sei a letto con la febbre…mentre hai la cervicale infiammata. La appenderesti in corridoio?

Forse no, non ti riconosci se non nelle storie e nei filtri di Instagram…

…eppure allo specchio al mattino somigli ad Homer Simpson più che a Ken…i tuoi capelli di madre sono più simili nell’aspetto e nella tinta a quelli di Marge Simpson…più che a quelli della Barbie.

E i video? Ti faresti fare un video mentre litighi per un parcheggio o mentre fai a gara col tuo carrello della spesa per superare il vecchietto che alla cassa ci metterà un’ora per riempire di domande la cassiera?

Nel tuo processo di canonizzazione un giorno vorrai che i giudici al processo vedano solo le belle foto, i bei video…mentre sai cosa faranno i giudici? Intervisteranno la tua vicina di casa!

Non te l’aspettavi eh?

Come nascondere che urlavi come un forsennato con le tue figlie perché non volevano mettere le scarpe prima di uscire?

Come nascondere che i tuoi “rumori” casalinghi somigliavano più a quelli che senti nelle bettole di bassa leva, più che a quelli che ascolti a teatro quando danno l’opera?

Ti vergogni eh? Beh…a noi capita spessissimo. Vorremo dare un’immagine che in realtà è troppo lontana dalla nostra realtà.

C’è un modo, però, per superare la paura della foto brutta: come sempre guardare a Gesù.

Si, guarda…c’è la crocifissione.

C’è Gesù con i capelli spettinati, strappati…non guarda nell’obbiettivo ma guarda in basso. Nella sua bocca qualche dente è saltato per le bastonate che gli hanno dato. E’ un misto di sangue e terra. Ha le mani bucate e il fianco spaccato. Non riesce a venir bene in foto perché gli hanno messo chiodi anche nei piedi e non riesce a stare in piedi. A veder bene…non sta in piedi perché pende morto da una croce di legno piena di schegge e tarli.

Non è lo spettacolo più bello. Anzi? Non è forse questa la “foto” più bella che abbiamo di Cristo?

Non è pettinato, non brillano i suoi occhi blu di Zeffrirelliana memoria, non sorride, non è bello, non è presentabile, ma sta amando fino alla fine. E alcuni lo guardano e quello che vedono cambia la loro vita.

Alcuni vedono un uomo morto, altri vedono un uomo che ha capito che la vita va donata fino all’ultimo graffio, all’ultima goccia di sangue.

Ancora oggi ci sono persone che innanzi a quella “foto” trovano la via della felicità e comprendono che somigliando a quell’uomo in quella fotografia brutta…possono essere felici.

Va a guardarti allo specchio: a chi somigli? Somigli al tuo idolo bello e pulito o al tuo Cristo, sporco, innamorato, morto e risorto?

Buona visione.

+++

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: Blog “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi visitare la nostra pagina Facebook cliccando qui: Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram cliccando qui: Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

Se vuoi ascoltare la lettura di questo Racconto clicca qui: YouTube

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Granita, figli e coniuge in fuga

..di Pietro e Filomena, Sposi&Spose di Cristo

…fa freddo ed ormai l’estate è un ricordo lontano…ma come dimenticare alcuni insegnamenti che ci giungono dal caldo afoso soprattutto quando i tuoi figli ti fanno impazzire?

Bene, a tal proposito ricordando la bella stagione vi riproponiamo una riflessione balneare e vi auguriamo una buona memoria di San Nicola di Bari!

Sei lì col sole a picco e 45 gradi all’ombra e ti senti la testa che ti risuona come un cembalo squillante.

Hai appena chiesto al tuo consorte e ai tuoi figli cosa vogliono per rinfrescarsi. Il tuo coniuge d’accordo con te desidera una granita al limone mentre i tuoi figli optano per un ovetto di cioccolata.

Tu hai fatto tutto il possibile per spiegare che forse oggi non è il caso di mangiare cioccolata, ma che forse una granita o un gelato sarebbero più appropriati alla situazione.

Ma i minori insistono: “Vogliamo il merendero di cioccolato!!!!”

Tu hai provato anche ad esporre loro gli effetti collaterali della cioccolata in estate e mentre parli ti accorgi che le infradito di pura gomma cinese si stanno sciogliendo diventando un tutt’uno col pavimento.

Ma loro non cambiano idea.

E allora lasci lì le tue scarpette a liquefarsi sull’asfalto e con un balzo degno di un coleottero che sta per andare a fuoco ti lanci nell’emisfero boreale che altro non è che l’ambiente climatizzato in cui vivono pinguini, orsi polari e baristi ad agosto.

Il sudore che ti cola dalla fronte forma una lastra di ghiaccio intorno al tuo busto e impettito come un maggiordomo inglese chiedi al freddo barista che ti occorrono oltre ad una dose di antibiotici per combattere la polmonite che sta per travolgerti, anche due granite e due ovetti di cioccolata.

Lui ti guarda con un ghigno e ti dice: “Eh, questi bambini!!!”

E tu lo guardi e gli rispondi: “Eh…ccciùùù!”

E inizi la tua serie di starnuti devastanti, sintomo ormai del tuo vicino trapasso all’altro mondo.

Ma non muori per un pelo; paghi il conto e ti rituffi nell’emisfero tropicale dove ti aspetta il resto della truppa familiare.

Del tuo coniuge ormai resta davvero poco. Mentre i pestiferi sotto il metro di altezza si sono nascosti all’ombra di un cespuglio, la tua dolce metà non ha trovato meglio dell’ombra di un palo della luce.

E’ lì e aspetta la granita dopo aver combattuto con i vostri figli che hanno cercato di strappare la mercanzia a tutti i venditori ambulanti di palloni, palloncini, materassini che in quei 5 minuti sono passati da quelle parti.

Dicevo, della tua dolce metà resta poco…allora tenti di ricomporla versandole la granita al limone direttamente nel naso sperando in una reazione chimica che le riavvii il cuore.

Ci riesci. La vita torna in quel corpo esanime.

Dopo aver salvato la vita del tuo sposo, ti rendi conto che i tuoi figli sotto l’ombra del cespuglio urlano a gran voce cose tipo “ahahihhhhahgygsyas sjxvwsvwsdwdg uhduhuihiuh!!!”

In realtà stanno dicendo: “Vogliamo la granitaaaaaa!!!” Ma tu stenti a credere alle tue orecchie e allora per sordità selettiva ti imponi di non capire una mazza di quanto ti stanno chiedendo a gran voce.

“Non può essere vero!” ti dici.

Il tuo consorte, che sta tornando a sembrare una persona, dice con un filo di voce: “Amore, vogliono la granita”.

Ti cadono le braccia. Con le braccia ti cadono anche le uova di cioccolato che avevi comprato e mentre braccia e uova vengono assorbiti dal terreno dell’aiuola su cui sono cadute, svieni. Dalla rabbia o dal caldo non importa.

Tu svieni.

I piccoli barbari allora ti saltano addosso e mentre tu inizi a somigliare sempre più ad un canotto bucato, loro tracannano la tua granita e se la ridono.

Incredibile? Realtà o fantasia?

Questa storiella può essere interpretata in due modi:

Per alcuni essere sposi e genitori è solo una tortura. Si credono violentati dal coniuge e dai figli. Si credono fatti a pezzi. Infatti quelli che vedono la vita matrimoniale e genitoriale in quest’ottica li vedi scappare dalle piccole o grandi situazioni di responsabilità.

Hanno paura del proprio coniuge e dei propri figli perché si sentono violentati dalla loro presenza, dal loro fare richieste impegnative, dal fatto che i figli e coniuge non ti facciano sconti ma richiedano la tua presenza costante.

Questa visione della famiglia è devastante.

L’altra possibilità di vedere le cose può essere questa: il tuoi coniuge e i tuoi figli chiedono la tua vita e tu gliela stai donando. Non ti stanno violentando, ti stanno aiutando a diventare generoso. Non ti stanno facendo a pezzi, ti stanno insegnando che l’amore è una strada impegnativa in cui “spezzarsi” è necessario per vivere.

“Chi vorrà salvare la propria vita la perderà” dice Gesù.

Fuggire dalla propria famiglia perché si vuole “conservare” la propria vita non porta a nulla.

Invece restare e cercare di capire come poter amare di più l’altro e comprendere che il tuo bene passa dalla felicità dell’altro vuole dire trovare la chiave della felicità.

Buon cammino e buona estate in famiglia.

+++

Se ti è piaciuta questa riflessione condividila sui tuoi social!

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: Blog “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi visitare la nostra pagina Facebook cliccando qui:Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram cliccando qui:Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

+++

Grazie, Pietro e Filomena

Un racconto sulla Misericordia

…di Pietro e Filomena, “Sposi & Spose di Cristo”

Carissimi,

oggi…giorno di Black Friday, in cui tutti si scatenano a vendere qualsiasi cosa a prezzi stracciati…noi vi facciamo dono di un nostro racconto.

E’ un racconto che si ambienta in un Venerdì Santo…un Black Friday…Venerdì Nero e cupo…in cui, come nel Venerdì in cui il Signore Gesù donò la sua vita senza farsi sconti…assisteremo a…

…Buona lettura!!!

-Silvano-

+++

Veniva da lontano e di tanto in tanto cambiava il luogo della sua dimora. Si accontentava di un tetto sulla testa e di abitare il più vicino possibile ad una chiesa. Il suo nome era Silvano, e proprio quel nome rappresentava in pieno la sua persona.

Trasandato e abbastanza sporco, pareva essere proprio un abitante della selva. Alcuni ne provavano ribrezzo al vederlo passare, con quel suo portamento inadeguato alla società civile, propria del selvaggio quale era.

Quel matto di Silvano quella volta la combinò davvero grossa.

Era iniziata la settimana santa e il paesello in cui Silvano abitava in quegli anni si apprestava a vivere le devozioni e le tradizioni a cui i paesani erano legati. Secondo loro era buona usanza rispolverare l’anima una volta l’anno mettendola fuori dalla naftalina insieme all’abito buono.

Questo modo di fare e di trattare l’anima come un oggetto prezioso, ma al contempo quasi dimenticato, era assai invisa al nostro caro Silvano. Lui considerava la vita eterna cosa ben più cara di ogni altra cosa al mondo e l’unico pensiero che lo tormentava era la propria e l’altrui salvezza.

C’era solo una cosa che faceva vacillare le virtù di Silvano:

la sua sviscerata ed imbarazzante voglia costante di mangiare castagne dure e il desiderio di accumularne tante. “Ah”, diceva tra se, “se potessi riempire la mia pancia di castagne fino a scoppiare lo farei volentieri!”; ma poi, subito cercava di tornare in sé e si affrettava a chiedere al suo amato Gesù di essere misericordioso con un povero goloso come lui: “Abbi pietà di me, Signore!”.

Ecco che, come da tradizione, il Venerdì santo all’imbrunire, il simulacro del buon Gesù steso in una bara adornata di fiori seguito dalla statua della Beata Vergine Addolorata e da tutto il popolo, al suono di antiche e sgrammaticate litanie, attraversava le viuzze del piccolo paese.

In pompa magna portavano il feretro a spalla i nobili seguiti dagli ufficiali della gendarmeria e dal prete e quattro fanciulli agghindati di tutto punto. E poi, tra il chierico e la Vergine Piangente, proprio a metà strada, ecco: il podestà.

Tutti nel paese sapevano delle sue angherie; appoggiato dai signorotti e poco amato dal popolo dei contadini. L’anno precedente era stato addirittura decorato con titoli nobiliari ma la gente riteneva che la nobiltà d’animo non si acquista con ruberie ed ingiustizie a danno dei poveri. Infine era noto anche per i suoi scatti d’ira e non disdegnava la rissa e la bestemmia.

Il popolo seguiva la processione nella solita distrazione e con la stanchezza delle gambe.

All’ultimo posto della fila, prima dei cani randagi e delle loro pulci, c’era lui, Silvano.

Era sempre l’ultimo perché voleva praticare le parole del Santo Vangelo in cui il Signore invita ad occupare gli ultimi posti; ma, come sempre, quella postazione lo teneva vicino a chi avrebbe fatto volentieri a meno di andare in processione e facilmente si lasciava andare a pettegolezzi e chiacchiere vane lungo il percorso.

Un giovanotto, poco davanti a Silvano, stava raccontando ad un vecchio amico che sua sorella che si sarebbe presto maritata con uno tanto ricco, avrebbe sistemato anche i suoi problemi legati ai debiti del gioco; dall’altra parte c’erano invece due bambine che sghignazzavano mentre la loro nonna, una donna molto anziana vestita perennemente di nero, cercava invano di cantare in latino lo “Stabat Mater”.

E la processione andava avanti così.

Silvano iniziava come sempre ad innervosirsi per tanta superficiale partecipazione dei suoi compaesani; ma quest’anno si era ripromesso di non discutere con nessuno e di continuare a pregare durante tutto il tragitto. Non voleva, proprio non voleva ascoltare il dialogo tra due sposini vicini a lui, ma non poteva farne a meno.

Era catturato dalla voce rotta dal pianto della giovane moglie che al marito raccontava di un’ingiustizia, di un abuso. “Il podestà”, diceva lei in un pianto sottaciuto “L’ha fatto anche questa volta! È venuto ieri nella nostra terra e ci ha ordinato di caricare la sua carrozza di carciofi e tanto altro bendidio! E poi, dopo averci umiliati facendosi baciare le mani come un principe, se n’è andato insultandoci per la nostra povera condizione!”. Il marito le prometteva vendetta, le giurava sottovoce: “Ti farò giustizia!”.

Silvano intanto, dopo aver ascoltato il racconto e le parole della donna, si sentiva ribollire il sangue; le sue viscere lo tentavano ad odiare il podestà, a pensare e a volere il suo male.

Cercava di calmarsi, ma le lacrime e i singhiozzi di quella giovane semplice ed umile lo riempirono di rabbia. Non volendo cadere nel peccato degli iracondi, decise velocemente di voltare le spalle alla processione e di ritirarsi a casa sua a pregare, ma dopo aver fatto tre passi nella direzione opposta dovette fermarsi di colpo: un urlo si era sentito!

Il podestà era scivolato per colpa di Giovanni, un venditore ambulante di frutta secca, che aveva riversato acqua mista a grasso sulla strada. “Chi è stato quell’imbecille?”, infuriava il podestà urlando mentre si rialzava aiutato dai gendarmi. “Dunque chi è il colpevole di tale mio incidente?”.

Giovanni, che non poteva far finta di niente, disse sommessamente: “Sono stato io! Chiedo scusa al podestà per questo increscioso avvenimento!”. “Increscioso un corno!”, urlò il podestà sferrando un pugno sul muso dell’ambulante!

Allora Silvano si mise a correre per andare sul luogo della lite.

Pensava di dare una lezione al podestà! “Lo schiaffeggerò e vedremo chi è il più forte…gliele farò pagare tutte” pensava in cuor suo mentre correva.

Ma giunto sul luogo del misfatto, pronto a dare sfogo alla sua Ira rivestita di giustizia, pronto come era ad avere l’appoggio del popolo oppresso, ecco che scivolò anche lui su quell’acqua sporca di grasso ed andò, facendo una rovinosa ed imbarazzante capriola, a finire con la testa in un cesto di castagne della bancarella di frutta secca.

“Oh che dolce profumo! Che voglia di mangiarle tutte!” già fantasticava; fece per alzarsi ed il suo sguardo si posò sulla bara del Cristo morto e a quel punto tornò in sé e si rese conto che la sua golosità non lo rendeva meno peccatore del podestà.

Prese allora a spogliarsi come faceva sempre in questi casi ed anche la gente ormai lo sapeva che quel matto di Silvano ad un certo punto gettava via i suoi stracci e si arrampicava su di un palo del telegrafo che somigliava ad una croce ed iniziava a gridare a squarciagola:

“Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore!

Signore. io sono un verme! Ero pronto a picchiare il podestà perché è un prepotente, un vigliacco e un ladro e l’avrei punito credendomi tua verga, immaginandomi come frusta nelle tue mani!

E invece, Signore, sono caduto tra le castagne, le mie amate, profumate, mie mie mie adorabili castagne…e mi sono ricordato che tu hai perdonato tutte le mie indigestioni che ho avuto a causa delle castagne!!! Ho ricordato che hai avuto pietà di un povero goloso come me! Allora abbi pietà e pazienza anche col podestà! Riempilo del Tuo Spirito Santo! Aiutami a volergli bene, oh Signore, perché Tu vuoi bene a me che sono un peccatore!”

Il silenzio cadde sulla gente del paese! Alcuni a quelle parole andarono via indignati, altri lo insultavano e lo deridevano per il suo fisico imbarazzante. Alcune donne si coprirono gli occhi per non guardare, e altre ammiravano invece tanta schiettezza e verità di cui era capace quel vecchio puzzone.

Nudo come Adamo aveva reso tutti i presenti simili ai primi uomini dopo il peccato nel giardino di Eden.

Nella sua povera nudità tutti si erano potuti guardare un po’ dentro e tutti avevano potuto chiedere almeno un po’ di perdono al Signore Gesù.

Alcuni piangevano non si sa se per la rabbia o se per il pentimento. Anche il podestà aveva gli occhi arrossati.

E mentre Silvano, il selvaggio del paese, scendeva lentamente dal palo del telegrafo e raccoglieva i suoi vestiti logori e impolverati, riprendeva anche la processione del Venerdì Santo e tra la gente ora c’era chi procedeva con passo più fiducioso incontro alla Santa Domenica di Pasqua.

Quel matto di Silvano, quel matto che sapeva che nessuno cambia vita se prima non piange per i propri peccati.

+++

Dal Vangelo secondo Luca 18, 35-43

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».

Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

+++

Se ti è piaciuto quanto hai letto e vuoi leggere il libro intero clicca qui:  “7 piccoli racconti verso Pasqua”.

Se vuoi conoscerci meglio:

Puoi visitare il nostro Blog cliccando qui: Blog “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi visitare la nostra pagina Facebook cliccando qui: Facebook “Sposi&Spose di Cristo”

Puoi iscriverti al nostro canale Telegram cliccando qui: Telegram “Sposi&Spose di Cristo”

Se vuoi ascoltare la lettura di questo Racconto clicca qui: YouTube

+++

Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”