Gesù crede in te – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”:

Un paio di anni fa per Natale ci hanno regalato una minuscola pianta grassa…poverina, era ricoperta da qualche schifezza tossica di color rosso.

Chi l’aveva rivestita di quella sostanza lo aveva fatto per renderla più bella, per renderla più in tinta con il color rosso che a natale “fa tanto” babbo natale più che Gesù Bambino.

Ed è così che la bellezza naturale della piantina veniva soffocata da artifici cosmetici.

Nonostante tutta questa preparazione, era poi stata dimenticata in una stanza per due settimane senza molta luce e senza acqua. Poi qualcuno l’ha scovata e ha detto:

“Ah, questa piantina è per voi! Buon Natale!”

Il suo valore economico sarà stato pari a 0,49 centesimi…ma abbiamo creduto nelle potenzialità di questa piantina e l’abbiamo tenuta provando a darle un futuro.

Per prima cosa l’abbiamo ripulita alla meglio dalla sostanza rossa, le abbiamo dato un po’ d’acqua e messa alla luce del sole.

Ebbene quella piantina da 4 soldi oggi è ancora sul nostro balcone, è diventata più grande, sta facendo nuove foglie e soprattutto ci sta deliziando con dei fiorellini bellissimi!

Sembrano campanelle…campane di Pasqua, come quelle che annunciano la Risurrezione del Signore Gesù.

Ed è ciò che è successo proprio per la nostra piccola piantina. Con un po’ d’acqua e un po’ di luce sarebbe sopravvissuta…ma non è bastato questo: abbiamo “creduto in lei”…ed oggi è risorta, è bellissima!

Forse è quanto accade anche a noi dai giorni del fidanzamento fino ad ogni giorno del matrimonio.

Ci fidanziamo e siamo tutti carini, appariscenti…rivestiti di strati di cosmesi, cercando di farci belli per piacere all’altro.

Poi entriamo nel matrimonio e ci rendiamo conto che le maschere non solo non durano, ma ci soffocherebbero se ad un certo punto qualcuno non ce ne liberasse!

E’ il nostro coniuge che ha questo compito tanto importante quanto faticoso: aiutarci ad essere liberi da tutti quei trucchi che adottavamo per far innamorare qualcuno di noi.

Questo processo è lungo, e spesso i coniugi non si accorgono neanche di quanto possano fare bene all’altro semplicemente essendo sé stessi, coi propri pregi e i propri difetti.

Ora che siamo sposati e non servono più quei trucchi bisogna che lascino il posto alla bellezza vera che ci abita…a quella bellezza di cui, a volte, ci vergogniamo anche.

Dal desiderio di essere amati gli sposi devono passare all’amare.

Dall’innamoramento bisogna passare all’amore.

E questo passaggio può essere doloroso.

Alcuni si erano sposati per avere qualcuno che li facesse ridere e invece si ritrovano a dover asciugare le lacrime dell’altro.

Qualcuno si è sposato per avere qualcuno che lo facesse sentire importante e invece si trova a dover fare da “supporter” al coniuge che spesso si deprime.

E’ una sfida grande che non si vince con le proprie forze.

Non si può vincere con le proprie forze.

E’ possibile vincerla solo ricordandosi che c’è qualcuno che crede veramente in te…

Solo quando scopri che c’è qualcuno che ti ama molto più di quanto ti ami il tuo coniuge e molto molto molto di più di quanto tu pensi di amare il tuo coniuge.

E’ possibile vincere solo quando vedi coi tuoi occhi che Gesù crede così tanto in te che si è giocato la sua stessa vita scommettendo sulla bellezza di cui è capace la tua.

Se scopri tutto questo allora sarai come la nostra piantina sul balcone.

…Smetterai semplicemente di sopravvivere e ti ritroverai a risorgere ogni giorno.

…Smetterai di “tirare a campare” e ti ritroverai a mettere su nuovi germogli.

…Smetterai di far finta di essere bello e ti ritroverai a tirar fuori dal tuo cuore una bellezza così radiosa che commuoverà te stesso per primo.

Gesù ti ama e crede in te.

Fanne memoria nella preghiera e fanne esperienza nell’Eucarestia…e fiorirai.

E fiorirà anche la tua vita ed il tuo matrimonio!

Coraggio, Gesù crede in te…e le campane suonano Alleluja!!!

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La Preghiera: un atto di fiducia – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Durante il passato Lock-Down insieme alle altre due coppie di #Influencer dell’#Amore, abbiamo avviato un ciclo di dirette dal titolo “3 Coppie 2.0”.

Tra i temi che abbiamo affrontato, con un buon riscontro da parte di tante persone che ci hanno seguito, c’è stato anche il tema della Preghiera.

Ecco qui un estratto del nostro intervento:

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Per poter parlare di preghiera, vogliamo guardare a Gesù.

Nel Vangelo vediamo che gli interventi di Gesù sulla preghiera sono veramente tanti e diversi.

Spaziano dal contenuto della preghiera cristiana, alla necessità che sia fatta con il cuore e non solo con le labbra, o di viverla nell’unità ed umiltà.

Tra le varie Sue indicazioni troviamo l’invito alla preghiera incessante, di pregare sempre, senza stancarsi mai.

Se gli altri aspetti sono più chiari, sulla “preghiera continua” possono nascere delle perplessità: cosa vuol dire pregare sempre senza stancarsi mai?

Il punto da comprendere è questo: la preghiera nasce quando ci si fida di Dio, ci si fida del fatto che il Signore ascolta certamente le nostre preghiere.

La parabola del giudice disonesto (Luca 18,1-8) dice in soldoni: se un giudice che non ha riguardo di nessuno arriva ad aiutare la vedova che lo stressa…immagina Dio, che invece ti ama, quanto si prende cura di te ed ascolta quello che gli dici.

Ad esempio: un bambino chiede continuamente cose ai suoi genitori perché si fida di essere ascoltato. Se non si fida del genitore, difficilmente chiede qualcosa.

Quindi la preghiera incessante nasce da qui: dalla fiducia che io ho nel Signore.

Se so che mi ama, allora gli parlerò e gli aprirò il mio cuore.

Ma come possiamo pregare senza stancarci e con la fiducia del bambino che si rivolge ai suoi genitori? Come possiamo sapere che Dio ci ama?

La preghiera è innanzitutto relazione, dialogo con il Signore.

Ogni relazione ed ogni dialogo nascono da un incontro: non posso parlare e dialogare con qualcuno se non l’ho incontrato.

Uno dei luoghi per incontrarlo, ad esempio, è la Parola di Dio. La Chiesa ci dice che la Bibbia è Parola Creatrice…nella Bibbia infatti non troviamo fredde informazioni, ma è Dio stesso che parla proprio a te che leggi, e quella Parola, se la accogli, può trasformare il tuo cuore!

E’ cosa ti dice questa Parola di Dio? Ti dice che sei figlio amato, desiderato, custodito.

Sei un diadema regale nella mano di Dio (cfr. Isaia 62, 3)

…proprio tu, così come sei, con i tuoi peccati, i tuoi difetti, i tuoi pregi.

Chi permette alla Parola di Dio di entrare nel nostro cuore e di trasformarlo? Questa è la prerogativa dello Spirito Santo, terza persona della SS Trinità.

Ma questa Trinità dove opera? Dove posso trovarla?

E’ proprio lì, nella tua giornata, nella tua casa, nella tua famiglia, nelle tue relazioni, anche in quelle faticose che ti sembrano un disastro.

La Trinità è già all’opera…come dice una preghiera eucaristica (nella Messa), lo Sprito Santo “fa vivere e santifica l’Universo”…dunque la Sua opera è concreta, è visibile, tocca a noi saperla vedere e riconoscere.

La preghiera dunque è relazione con la SS Trinità.

Entrando in relazione con la SS. Trinità io inizio a scoprirmi amato, imparo a chiedere con la fiducia di figlio e posso vedere come lo Spirito Santo è all’opera nella mia vita.

Con la preghiera allora ho la possibilità di godere di tutto questo. Come abbiamo già detto Dio già ti ama…già opera nella tua vita…e con la preghiera tu puoi farne eseperienza!

Ma tutto questo cosa produce nella tua vita, nella vita di coppia e nelle relazioni in generale?

La relazione con Dio ti insegnerà ad amare…amare sempre di più come Lui stesso ti ama. A donarti, a donare la tua vita senza riserve così come vedrai fare a Lui ogni volta che si dona a te.

Ciò che conta nella vita è amare e lasciarsi amare

CHIARA CORBELLA PETRILLO

…ed è proprio questo che si impara a fare nella preghiera.

Godere della relazione con Dio e del Suo amore ci aiuta a nutrirci di Lui e non più delle persone: quante volte ci siamo ritrovati a chiedere felicità e vita  a chi ci sta affianco.

Ma una persona, che sia ad esempio nostro padre o nostra madre, nostro marito o nostra moglie, o siano nostri figli…una persona non può darci questa pienezza che cerchiamo…poiché solo Dio può colmare in abbondanza questo grandissimo bisogno di vita vera che abbiamo.

Allora come possiamo pregare incessantemente senza stancarci?

Possiamo farlo vivendo il nostro quotidiano rimanendo nella relazione fiduciosa con il Signore. Quindi la preghiera dà la forma e prende la forma della nostra vita quotidiana.

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La fede in Cristo e i santi reumatismi

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Condividiamo con voi una piccola riflessione scritta il 1° Novembre di qualche anno fa…come leggerete in questo testo….piove…e i reumatismi possono diventare santi

Buona lettura!!!

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Sarà che è un mese che sta piovendo e sarà che oggi è il 1°di Novembre…ma a me, oltre a venir fame (ma questa è un’altra storia) è venuta voglia di scrivere.

Come dicevamo: piove. Ha piovuto tanto e in questi giorni siamo stati costretti a volte a star chiusi in casa.

Ma che bello star chiusi in casa.

Che bello il tepore delle 4 mura che ti avvolgono, del divano che ti racchiude come un panino fa con la mortadella (o con il tofu se siete vegani)…che bello stare a casa mentre fuori piove e tu stai nella tua casetta che è stata costruita sulla solida Roccia.

Si, i tuoi parenti non si aspettavano che alla fine avresti deciso di sposarti e per giunta nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sul fatto che avresti pure iniziato un cammino di conversione prima di sposarti.

Ebbene si. Lo hai fatto. Hai fatto la cosa giusta…hai scelto la parte migliore…hai scelto Gesù…hai scelto di costruire il tuo matrimonio sulla Roccia che è Cristo stesso.

Bravo.

E sei li che ti guardi allo specchio e ti fai i complimenti per quanto stai riuscendo a diventare cattolico. Hai perfino indossato un maglioncino sulla camicia ultimamente. Mammamia che cattolicone che sei diventato.

Bravo.

Hai scelto la parte migliore…Bravissimo, ma hai tralasciato alcuni minuscoli dettagli.

Sei sulla Roccia, sei su Cristo che ti dice di seguirLo (ehmmmm….una Roccia che cammina e ti chiede di essere seguita avrebbe già dovuto metterti in guardia…..sei un pò tonto, ammettiamolo).

Ti sei innamorato di Gesù quando con le Beatitudini ti ha fatto sentire compreso…soprattutto hai pensato che almeno tutte le volte che qualcuno ti ha preso in giro perché hai le orecchie a sventola non lo ha fatto invano, ma è servito per aiutarti ad essere beato perché ti perseguitano.

Ma hai dimenticato che oltre alle coccole (poche) e alla stabilità (ancora meno…soprattutto quella mentale) che Gesù ti dona…la Roccia che cammina ti chiede anche di camminare sulle acque…

(pausa riflessiva….ci sei rimasto maluccio eh?)

E ti chiedi: Come sulle acque? Io ho costruito sulla solida Roccia e ora mi ritrovo a dover camminare sulle acque? E’ come se avessi comprato una casa sulle Dolomiti e mi ritrovassi invece a vivere in Laguna a Venezia??? (Me lo avevano detto che ero tonto…).

Ma che storia è mai questa? Voglio essere rimborsato!!!

Io volevo la stabilità: Sole/Cuore/Amore e adesso col diluvio che sta venendo giù devo assecondare mia figlia che vuole andare a fare una passeggiata e mi costringe a bagnarmi i piedi che sono più contento quando stanno così asciutti!!!?

Piove e devo andare con mia moglie a fare la spesa in quel supermercato che appena ci entro mi sento affetto da NOIAlgite mortale!!!

Viene giù l’acquazzone e devo: 1 – Consigliare i dubbiosi 2 – Insegnare agli ignoranti 3 – Ammonire i peccatori 4 – Consolare gli afflitti 5 – Perdonare le offese 6 – Sopportare pazientemente le persone moleste 7 – Pregare Dio per i vivi e per i morti (e queste cose posso farle anche comodamente dal mio divano…ma poi devo anche:1 – Dar da mangiare agli affamati 2 – Dar da bere agli assetati 3 – Vestire gli ignudi 4 – Alloggiare i pellegrini 5 – Visitare gli infermi 6 – Visitare i carcerati 7 – Seppellire i morti…

Ma insomma…in una parola: comodità addio!!!

Poi guardo il calendario…oggi è il 1° Novembre…festa di tutti i Santi e penso velocemente a qualcuno di loro e mi accorgo che sono persone strane…col cuore sulla Roccia e i piedi nell’Acqua…persone che hanno attraversato diluvi e temporali con i loro piedi, eppure erano stabili e il loro cuore al calduccio…persone che gli è venuta l’artrosi a furia di “Stareammmollo” nelle vicende del mondo eppure al momento di salutare la vita lo hanno fatto con gioia e in pace.

Penso a san Francesco, che è morto sulla terra umida di Ottobre a Santa Maria degli Angeli e immagino invece il suo cuore seduto stabilmente accanto al trono di Dio.

Che strano…forse il mio matrimonio – visto che mi sono sposato in Chiesa ed ho ricevuto un Sacramento – mi richiede questo: vivere facendomi venire i santi reumatismi, tipico effetto collaterale di un amore stabile su quella Roccia chiamata Gesù.

Tipico di chi segue il Signore ovunque, anche nelle mareggiate della vita.

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Che sintomi ha la Felicità? – Sposi&Spose di Cristo

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Così, a bruciapelo. Una domanda apparentemente innocua.

“Pietro e Filomena, voi siete felici?”.

Tempo fa, prima del lock-down, eravamo in Sicilia con trenta coppie di sposi. Abbiamo avuto l’onore di guidare il ritiro spirituale della Parrocchia “Natività del Signore” di Catania.

Il tema che abbiamo proposto alle coppie partecipanti è stato quello del Perdono in Famiglia. Un tema tanto delicato quanto spinoso.

Tutti sappiamo quanto i piccoli rancori abbiano il potere di sgretolare pian piano le relazioni matrimoniali. Pietruzze nelle scarpe che fanno inciampare gli sposi.

E’ stato un percorso in cui tutti i presenti si sono lasciati mettere in discussione…per aprire nuovi spiragli di comprensione, di accoglienza, di Perdono da chiedere e da ricevere.

Ed è così che una coppia può risollevarsi.

Dopo aver proposto una nostra catechesi sul tema, c’è stato il giro di domande.

Ad un certo punto una persona tra i presenti ci chiede: “Voi siete felici?”

Come dicevamo questa è una domanda che mette sempre un po’ in crisi. Già.

Sono felice?

Partono i pensieri e i ricordi. La memoria dei miei fallimenti offusca quella dei miei successi.

La freddezza della ragione, poi, animata dai rancori sta li a spaccare il capello e a mettere sulla bilancia tutti quegli errori del nostro sposo o della nostra sposa e mi suggeriscono tanti buoni motivi per cui non dovrei essere felice.

Sono felice?

Valuto nel giro di pochi istanti tutte quelle cose che non vanno nella mia esistenza e di tutto il male che ho fatto qua e la…forse non sono in diritto di essere felice.

Sono felice?

Guardo negli occhi alcune persone presenti e mi dico: forse se dico di essere felice alcuni se ne sentiranno feriti poiché dicono di non esserlo.

Sono felice?

…nel giro di pochi attimi rispondo “si”.

“Si, sono felice.” La voce mi esce quasi strozzata dall’emozione, dalla paura, dal timore, dall’avere paura io stesso di star dicendo una menzogna.

Sono felice?

Si…nonostante i miei giudizi negativi su me stesso, sulla mia sposa, su tutto il mondo che va a rotoli io dico e riconosco di essere felice.

Si. Sono felice.

Sono felice non perché le cose mi vadano benissimo; non perché il mio coniuge sia un santo o tanto meno perché io sia un santo; non sono felice perché i miei desideri sono tutti appagati…

Sono felice perché in fondo al mio cuore so che sto facendo l’unica cosa che renda felice una persona: donarsi.

Sto cercando di donare la mia vita a Dio attraverso il mio matrimonio con tutti i suoi fallimenti, con tutte le mie fatiche e i miei peccati: io sono qui.

Come su di una barca sto in mezzo alle tempeste di tutti i giorni e mi tengo legato all’albero Maestro…mi tengo legato a Cristo e come Ulisse in mezzo alle sirene non mi butterò in mare non perchè sono forte io, ma perché è forte Colui a cui io voglio stare legato.

Grazie alla Forza di Cristo sono qui. E sono felice. Sono felice di essere qui a donare la mia vita anche a chi mi ferisce perché Cristo ha fatto lo stesso.

Ora giriamo a te la domanda: sei felice?

Buona riflessione.

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Assisi, la morte e la Vita – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena “Sposi&Spose di Cristo”..

“Papà, ancora tombe? Basta, non è un cimitero!”

Avete presente quando per anni avete fatto la stessa cosa e non pensate che quella cosa possa essere vista in un modo nuovo? Beh, a volte capita che una figlia cinquenne, con una domanda ovvia, ti metta innanzi ad una verità che ancora non conoscevi, o che avevi dimenticato.

E’ successo che, come ormai molti amici che ci seguono sanno, con la famiglia ci siamo trasferiti nuovamente in Umbria e abitiamo a 10 minuti da Assisi e Santa Maria degli Angeli.

Dopo aver sistemato alla meglio gli scatoloni nella nuova casa in affitto, è scattato il sabato pellegrino (e turista) per le vie di Assisi.

Le nostre figlie sono nate qui in Umbria, ma ricordavano poco della città e durante il nostro piccolo pellegrinaggio familiare ci hanno fatto notare una cosa ovvia, ma che davvero non avevamo considerato: Assisi è piena di tombe! Non solo nel cimitero, come in ogni paese o città, ma ad Assisi le tombe sono anche nelle chiese e venire ad Assisi, in parte, significa anche fare un lungo giro delle tombe presenti.

Le più famose sono quelle di San Francesco e santa Chiara, ma ce ne sono anche tante altre tra cui, da poco in una chiesa, anche il corpo del giovane beato Carlo Acutis (a cui abbiamo dedicato il nostro libro “#Influencer dell’ #Amore – ed. San Paolo).

Ma come può un luogo pieno di tombe affascinare così tante persone?

Solitamente quando sei in un luogo pieno di tombe pensi più o meno consciamente anche al destino che tocca ogni uomo ed ogni creatura: la morte. E un po’ ti viene da pensare anche alla tua con non indifferenti carichi di paura e tristezza.

Qui ad Assisi, invece, la cosa a cui ti viene da pensare è la vita. Già. Ci sono tombe e ti senti vivo: perché?

Innanzitutto in un luogo così, senza sapere perché, ti ritrovi a pensare alla tua vita e ti rendi un po’ conto che forse il più delle volte durante le giornate pensi ad altro e a volte anche alla paura della morte; ma poco, sempre fin troppo poco nel quotidiano pensi a quel grande dono complesso e misterioso che hai ricevuto: la vita, appunto.

Poi, stranamente in questo luogo (come in tanti altri luoghi dove sono sepolti i santi) riesci a immaginare che sia naturale che oltre la vita terrena ci sia un luogo buono che ti attende.

Guardi verso queste tombe e ti riscopri a pensare alla vita eterna e a vederla non come qualcosa che ti spaventa ma come una terra promessa, una terra in cui la pioggia fa capolino solo per irrigare i campi e il sole splende come in un caldo giorno di autunno.

E ti immagini lì, per grazia, sempre per grazia, ma ti arrischi ad immaginarti lì…o forse ti scopri già che parte del tuo cuore abita già lì grazie a chi ti ha preceduto in questa vita, e grazie al Creatore.

Già, il Creatore, o meglio chiamarLo come a Lui piace essere chiamato: “Padre”.

In questa città piena di tombe, pare che tu abbia la possibilità di distogliere per un attimo lo sguardo dal tuo ombelico, dai tuoi guai, da te stesso…per guardare a Dio. Quel Dio che è tuo Padre.

E allora, citando Carlo Acutis, questo giovane amico che trovi ad Assisi nel Santuario della Spogliazione, possiamo affermare che:

“la tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio”.

BEATO CARLO ACUTIS

Qui la morte non ti atterrisce perché la guardi con gli occhi di Cristo, che ha vinto la morte.

Qui ti ritrovi vivo perché grazie a questi santi che incontri vedi che l’umano che ti appartiene è chiamato a vivere per sempre.

E, la consolazione più grande è che questa verità puoi ricordarla ogni giorno, anche non abitando ad Assisi o in un luogo con particolare presenza di santi…

Ogni giorno “chiusa la porta della tua camera puoi incontrare il Padre tuo” e puoi dedicare un minuto a guardare a Dio, ad orientare a Lui il tuo sguardo.

E sarai sempre più cosciente che la Gioia senza fine riguarda anche te.

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La Vocazione? Roba da battezzati e da Hobbit – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Disse Gandalf“Stamattina non ho tempo di fare anelli di fumo. Cerco qualcuno con cui condividere un’avventura che sto organizzando ed è molto difficile trovarlo”.

“Lo credo bene! Siamo gente tranquilla e non sappiamo che farcene delle avventure. Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena! Non riesco a capire cosa ci si trovi di bello!” disse il signor Bilbo Baggins e infilati i pollici sotto le bretelle fece un anello di fumo ancora più grande. (…) poi si sentì a disagio e anche un po’ seccato e aggiunse: “Buongiorno, non vogliamo nessuna avventura qui, grazie tante…”

TRATTO DA LO HOBBIT, DI J.R.R. TOLKIEN

Ci pensate?

A volte la vita ci si presenta innanzi con progetti incredibilmente affascinanti che promettono tesori e gloria e noi, obnubilati delle nostre certezze da 4 soldi, dalla grazia polverosa dei centrotavola della nostra casa, dalle abitudini alimentari che hanno i loro orari e ci tengono sazi e troppo indaffarati a digerire, dalla paura di sudare e di sporcare le nostre vesti che ormai puzzano di naftalina come il nostro cuore….la rifiutiamo e preferiamo star lì, a fare sbadigli, cerchi di fumo e a dirci quanto siamo bravi nel rispettare le regole (anche se intimamente ci crediamo affascinanti e spericolati come Indiana Jones).

Certo, sappiamo bene che vivremmo molte fatiche e potremmo rischiare di farci male e morire se partissimo per la strada che Gesù ci propone, ma da che mondo è mondo neanche nelle fiabe si è mai raggiunto un tesoro senza aver combattuto contro draghi, orchi e contro sé stessi.

Gesù passa nella vita di ciascuno, non solo per chiamare futuri preti e suore ma anche per chiamare futuri sposi. Lui chiama tutti all’avventura più avventurosa che una donna, un uomo (o uno hobbit se preferite) possa vivere.

Gli disse Gesù«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

DAL VANGELO DI MATTEO 19, 21-22

E’ la proposta che fa a tutti i battezzati: uscire dalla propria “Comfort Zone” che somiglia ad una bara per scoprire la bellezza della vita viva, la gratitudine colma del sentirsi vivi, nella conoscenza del potere dell’amore, nell’amare sconfinatamente e nell’essere amati sconfinatamente da un Amore più grande di ogni “tesssssooooro”. Il Suo. Amore divino.

E se abbiamo già accettato la sfida e ci siamo messi in cammino?

Beh, Gesù bussa ancora alla tua porta caro sposo e cara sposa, alla tua porta caro sacerdote e caro consacrato, alla tua porta cara consacrata. Bussa. Non restare lì a conteggiare troppo quello che devi lasciare ancora una volta in termini di certezza umana…aggrappati al sogno di una vita più bella, più ricca, più strabenedettamente felice.

Buon viaggio Hobbit! Buon viaggio!

«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me»

APOCALISSE 3,20

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Piccoli Perdoni Quotidiani – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Sembra scontato, ma quando parliamo o semplicemente pensiamo teoricamente al perdono, spesso la nostra mente porta alla memoria avvenimenti duri della nostra vita.

“Perdono”, poi, lo si usa sempre al singolare come se dovesse essere un atto unico della vita: cioè come se dicessimo il perdono si da una volta sola in tutta la vita.

Oggi, invece, sgrammaticando un po’, parliamo di “perdoni”.

Il solo termine “Perdonare” ci fa pensare più alla scalata di una montagna che ad una passeggiata tra i ciottoli.

Eppure…eppure…spesso e normalmente la nostra esistenza si muove sui ciottoli più che sulle pareti rocciose delle Dolomiti.

Perdonare deve essere un esercizio piccolo…un movimento minuscolo ma costante…come aprire e chiudere gli occhi. Quindi ci vogliono i “perdoni”piccoli perdoni quotidiani.

E invece noi da eroi quali spesso ci immaginiamo…a volte sogniamo addirittura di perdonare cose difficilissime da perdonare e poi nel quotidiano inciampiamo nei rancori di bassa statura.

Ci capita di inciampare nei ciottoli.

Disse lei alzando il dito indice verso il cielo: “Non tiri mai lo scarico del water!”

Riprese lui inarcando il sopracciglio destro: “Ah si..e tu…non sai nemmeno dove si trova la tavola della cucina…mangi dappertutto e trovo le tue briciole anche nelle mie scarpe!!!”

Ed eccoci qui.

Tra le nostre banalità a farla lunga su chi o cosa l’altro non ha fatto o su cosa l’altro ha fatto e lo ha fatto male.

Ed eccoci sui ciottoli della quotidianità.

Ad inciampare e a non volere rialzarci.

A volte pensiamo: “Se mi dovesse tradire…perdonerei, certo non sarebbe facile, ma perdonerei!”

E poi ecco i ciottoli del quotidiano che finiscono nelle scarpe (la dove si erano depositate anche le briciole, ndr) e iniziamo a sbraitare, a mettere i musi lunghi, a diventare i giustizieri della situazione quando invece anche noi non siamo così esenti da errori e colpe.

Ed eccoci.

Preferiremmo essere sulle pareti rocciose per somigliare a Gesù sulla croce che perdona tutto e tutti, dimenticando che Gesù ha perdonato ogni singolo giorno tutto e tutti.

Ed eccoci qui, sui ciottoli del quotidiano che è inevitabile che ci siano a comportarci come stupidi che per dei dettagli stanno rovinando le loro giornate, il loro matrimonio, la loro vita.

Oggi, prendi carta e penna. Vuoi una famiglia perfetta?

Non costruire una famiglia senza errori…ma costruisci una famiglia sul perdono.

La famiglia perfetta è la famiglia in cui ci si perdona.

Praticando piccoli perdoni quotidiani.

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Le foto brutte – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Mi guardo intorno in casa…alle pareti ci sono un po’ di foto appese.

Guarda quella! C’è mia moglie con la nostra secondogenita tra le braccia. Sorridono. Come sono belle e che viso angelico hanno entrambe.

Ohi…guarda quell’altra! Eravamo al mare. Viso rilassato, abbronzati e che sorrisi smaglianti. E poi quella che abbiamo messo in soggiorno: è il giorno del nostro matrimonio…ci stiamo sposando. Quanta bellezza in una foto.

Tutto bello, molto bello. E’ tutto così presentabile e siamo orgogliosi di mostrarle ai nostri amici che vengono a trovarci.

Ma mi chiedo…dove sono le fotografie brutte?

Già, dove sono finite quelle in cui le nostre figlie sono sporche di cacca fino al collo e dove sono quelle mosse, quelle in cui sbuffiamo perché non riusciamo a stare fermi perché ci agitiamo perché stiamo litigando?

Sulle pareti nessuna traccia di queste foto.

Guardo nei cassetti…nulla. Non sono neanche qui.

Apro le foto sul PC…dove sono quelle in cui si vede che io e Filomena facciamo fatica a trovare un accordo sul come addobbare l’albero di Natale o quella in cui abbiamo pianto quando in 24 ore ci siamo ritrovati a lasciare la nostra casa dopo un forte terremoto ed abbiamo affrontato le tempeste del discernimento per capire dove o cosa il Signore ci stesse chiedendo?

Non si vedono sulle pareti addobbate quelle foto in cui ti sei sentito una schiappa alle Medie perché 4 bulli ti prendevano in giro…non ci sono, non le abbiamo stampate. Costa troppo stampare quelle foto in cui eri triste.

E quel momento in cui abbiamo saputo di un nostro figlio in cielo…non era degno di una foto? Non eravamo belli con le lacrime che inondavano il nostro cuore?

Eravamo belli, certamente.

Ma forse di tanta bellezza ci vergogniamo.

Ci vergogniamo di mostrare in questo mondo di plastica che siamo fatti di carne.

Che spesso siamo mossi e sfuocati, che il più delle volte la vita ti scatta foto al buio e senza flash…che gli occhi rossi non basta un’ APP per cancellarli.

Eppure guarda i santi, si…i santi. Sempre loro.

Ci sono dipinti (i più falsi) che li ritraggono in estasi e nella gloria di Dio…ma i più coraggiosi e fedeli li hanno ritratti nello sconforto.

Di san Francesco, ad esempio, a Greccio c’è un dipinto stupendo: è lui col fazzoletto che si asciuga le lacrime. Non sono lacrime di gioia, né di amore…sono le lacrime che i suoi occhi ammalati secernevano senza un motivo spirituale. Era una malattia.

Ti immagini farti scattare una foto mentre sei a letto con la febbre…mentre hai la cervicale infiammata. La appenderesti in corridoio?

Forse no, non ti riconosci se non nelle storie e nei filtri di Instagram…

…eppure allo specchio al mattino somigli ad Homer Simpson più che a Ken…i tuoi capelli di madre sono più simili nell’aspetto e nella tinta a quelli di Marge Simpson…più che a quelli della Barbie.

E i video? Ti faresti fare un video mentre litighi per un parcheggio o mentre fai a gara col tuo carrello della spesa per superare il vecchietto che alla cassa ci metterà un’ora per riempire di domande la cassiera prima che di prodotti la sua busta?

Nel tuo processo di canonizzazione un giorno vorrai che i giudici al processo vedano solo le belle foto, i bei video…mentre sai cosa faranno i giudici? Intervisteranno la tua vicina di casa!

Non te l’aspettavi eh?

Come nascondere che urlavi come un forsennato con le tue figlie perché non volevano mettere le scarpe prima di uscire?

Come nascondere che i tuoi “rumori” casalinghi somigliavano più a quelli che senti nelle bettole, più che alle musiche angeliche che ascolti a teatro quando danno l’opera?

Ti vergogni eh? Beh…a noi capita spessissimo. Vorremo dare un’immagine che in realtà è troppo lontana dalla nostra realtà.

C’è un modo, però, per superare la paura della foto brutta: come sempre guardare a Gesù.

Si, guarda…c’è la crocifissione.

C’è Gesù con i capelli spettinati, strappati…non guarda nell’obbiettivo ma guarda in basso. Nella sua bocca qualche dente è saltato per le bastonate che gli hanno dato. E’ un misto di sangue e terra. Ha le mani bucate e il fianco spaccato. Non riesce a venir bene in foto perché gli hanno messo chiodi anche nei piedi e non riesce a stare in piedi. A veder bene…non sta in piedi perché pende morto da una croce di legno piena di schegge e tarli.

Non è lo spettacolo più bello. Anzi? Non è forse questa la “foto” più bella che abbiamo di Cristo?

Non è pettinato, non brillano i suoi occhi blu di Zeffrirelliana memoria, non sorride, non è bello, non è presentabile, ma sta amando fino alla fine. E alcuni lo guardano e quello che vedono cambia la loro vita.

Alcuni vedono un uomo morto, altri vedono un uomo che ha capito che la vita va donata fino all’ultimo graffio, all’ultima goccia di sangue.

Ancora oggi ci sono persone che innanzi a quella “foto” trovano la via della felicità e comprendono che somigliando a quell’uomo in quella fotografia brutta…possono essere felici.

Va a guardarti allo specchio: a chi somigli? Somigli al tuo idolo bello e pulito o al tuo Cristo, sporco, innamorato, morto e risorto?

Buona visione.

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Grazie, Pietro e Filomena.

L’Amore non presenta il conto

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo“..

E’ sera. Guardiamo alla giornata appena trascorsa. Quante forze spese per fare cose per la nostra famiglia.

Piatti lavati, parole che hanno cercato di confortare l’altro, passi per accompagnare i figli a scuola, carrello spinto per fare la spesa, ginocchia piegate per allacciare una scarpa, mani messe in tasca per cercare un fazzoletto per soffiare un nasino altrui, e tanto…tanto altro.

La stanchezza sulle spalle si fa sentire dopo cena, e una richiesta piccola e normale da parte del nostro coniuge può risultare eccessiva:

“Vai a buttare la spazzatura?” Innesca una serie di pensieri che anziché aiutarti a vedere quanto gli altri sono stati bene grazie al tuo aiuto, ti spinge a contare tutte le singole gocce di fatica che hai versato.

Ed allora anziché ringraziare Dio per la salute e la vita che ti ha dato oggi da poter spendere per la tua famiglia, inizi con la calcolatrice a fare i conti all’altro:

“Ah si, devo andare a gettare anche la spazzatura adesso?!” Ma lo sai quante cose ho fatto oggi?!”

…ed inizi l’elenco come fosse uno scontrino da presentare al cliente:

  • Antipasto di sveglia all’alba
  • Colazione preparata per voi e poi per me
  • Merenda negli zainetti
  • Pranzo preparato mentre sono tornato a casa dopo una mattinata di lavoro
  • Frutta
  • Caffè e ammazzacaffè…perchè IIIIIOOOOOO mi sono AMMAZZATO PER TEEEEEEE!!!!

Insomma…quello che poteva essere un capolavoro di gratuita oblazione familiare, sei riuscito a rovinarlo monetizzando ciò che magari avevi fatto con il cuore.

E la ciliegina sulla torta ce la metti nel conto quando con stizza aggiungi: “Perché io al contrario di te qui mi do da fare!”.

E li crolla tutta la poesia che durante la giornata eri riuscito a creare quando avevi preparato il caffè al mattino per permettere all’altro di non fare tardi al lavoro, quando avevi riempito il bicchiere all’altro con un sorriso, quando – in una parola – ti eri donato gratuitamente attraverso piccoli gesti quotidiani.

Hai presentato un conto salato al tuo coniuge e anche se per certi versi avevi ragione nel dire che sei stanco, hai esagerato e hai trasformato il tuo regalo in un vuoto a rendere.

Da dove può nascere questo tuo modo di fare? Non saprei…forse un po’ dal fatto che ti senti padrone. A volte ci sentiamo padroni delle forze che abbiamo nelle mani e del tempo che abbiamo da vivere.

“Time is money” – “Il tempo è denaro” dicono a Wall Street e tu ripeti queste parole nel tuo cuore. Il Tempo è denaro che non vuoi sprecare per il prossimo perché credi che ti appartenga, credi che tu lo abbia guadagnato.

In qualche parte del tuo cuore sei convinto che la tua vita dipenda da te, che se hai avuto le forze per “servire” la tua famiglia oggi, tu lo debba al fatto che sei uno che la salute in qualche modo se la merita.

E se, invece, il tempo fosse la tua occasione? E se le forze che hai a disposizione fossero un prestito che “Qualcuno” ti ha fatto affinché tu possa tergere una lacrima, spazzare sempre lo stesso pavimento, raccogliere 200 volte lo stesso giocattolo di tua figlia o semplicemente per sorridere?

Già, pare che per sorridere occorrano innumerevoli muscoli del viso. Tanti muscoli che devono muoversi insieme.

Ma sai che per tenere il broncio ne occorrono molti di più? Sai che per lamentarti di quanto sei stanco a fine giornata ti occorre più fatica che quella che comporta andare a gettare la spazzatura col sorriso?

Se sei veramente stanco, prenditi una pausa dalla rabbia e abbraccia tua moglie o tuo marito…e a fine giornata ti sentirai come quel servo inutile di cui parla Gesù nel Vangelo:

Così anche voi quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare» (Luca 17,10)

Un servo inutile a sé stesso…ma tanto contento perché utile per gli altri.

Un servo che sa bene di non essere il padrone della vita, del tempo…

Sarai un servo, anzi…un amico del vero padrone della vita: Gesù.

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Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Agosto amore mio non ti conosco…si, ma ora siamo a Settembre!

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”

Agosto è terminato da poco. Si torna dalle vacanze e i ricordi delle sessantenni che fanno acqua-gym in mare è ormai -fortunatamente- un incubo lontano. Ma c’è di più.

L’estate con i suoi corpi esposti, con le tartarughe ostentate e con le rughe occultate sbiadisce come una maglietta rossa lavata -per sbaglio da tua moglie- con la candeggina.

“Sic transit gloria mundi” dicevano i latini per sottolineare che le cose del mondo sono effimere…ma poi i latini hanno incontrato gli americani e ne sono venuti fuori tormentoni estivi e balli di gruppo. (Battutaccia!!!)

Succede che ad Agosto gli occhiali da sole nascondono lo sguardo che a volte si perde là dove non avrebbe dovuto neanche posarsi. Succede che alcuni dicono: “Ad Agosto, amore mio non ti conosco!”

…e succede che succedono i guai.

Già, perché il punto forse non è il clima estivo e le birre ghiacciate, il punto è il cuore dell’uomo e della donna.

Scriveva Dostoevskij che il cuore dell’uomo è il campo di battaglia in cui Dio e satana si scontrano.

Come si arriva a Settembre sani e col matrimonio salvo?

Si arriva imparando a custodire il proprio cuore in ogni stagione. E allora non ci sarà agosto troppo caldo o febbraio troppo freddo…se fuggi l’infedeltà e se riconosci innanzi al Signore di avere un cuore adultero anche se non hai mai tradito concretamente il tuo coniuge, allora starai custodendo il tuo matrimonio.

Se credi di essere forte o di custodire il tuo matrimonio con la gelosia, con i ricatti affettivi o con altre alchimie umane…tieniti forte, potrebbe crollare tutto da un momento all’altro.

Chi è fedele nel poco, è fedele nel moltoe chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto” (Lc 16,10-11)

La fedeltà è un’arte che richiede un allenamento costante, un allenamento fatto di umiltà, Eucarestia, Confessione, preghiera e rinunce.

Una volta ho sentito dire a don Fabio Rosini che “una persona sposata non può fare tutto, non può guardare tutto, non può andare dappertutto.”

E allora forza…custodiamo il nostro matrimonio e chiediamo per quest’opera sovrumana l’aiuto del Signore…e settembre non farà più così paura.

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Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

“Nessuno si converte con le bastonate” – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”

“Mio marito non viene a fare shopping con me…io mi arrabbio e gli tengo il muso…e lui mi segue”.

“Mia moglie non vuole parlare di altro se non di figli…io allora la umilio con qualche parolaccia…le faccio credere che non vale nulla e lei allora cerca di parlare di altro”.

Quanti altri esempi si potrebbero fare e sicuramente ciascuno di voi ne ha in mente qualcuno.

A volte la realtà delle cose non ci piace. Vorremmo cambiare le situazioni, vorremmo che ci fosse gioia in famiglia, vorremmo che i nostri figli ci ascoltassero di più…vorremmo……vorremmo…………

E allora mettiamo in atto tutta una serie di comportamenti più o meno coercitivi (dallo stimolare nell’altro i sensi di colpa…fino a picchiarlo in alcuni casi) affinché la realtà si pieghi secondo il nostro volere.

Le ricette per modificare i comportamenti delle persone non mancano…soprattutto quando ci crediamo paladini del bene, del vero e del giusto…e ci eleviamo a salvatori delle situazioni e delle persone.

Quante ricette.

Quante ricette abbiamo per salvare il pianeta, per salvare le anime, per salvare gli animali, per salvare i matrimoni, per salvare le piante, per salvare gli oceani, per salvare le parrocchie, per salvare le amicizie, per salvare i gatti sugli alberi, per salvare l’economia globale, per salvare i rifugiati, per salvare i rapporti con i suoceri, per salvare gli embrioni congelati, per salvare i mobili antichi dai tarli, per salvare i ragazzi dalle nuove e vecchie dipendenze, per salvare l’albo degli avvocati, per salvare lo schermo dello smartphone, per salvare gli ornitorinco dall’estinzione (quale sarà il plurale di ornitorinco??), per salvare i ricordi, per salvare i bambini dai trafficanti di organi, per salvare l’arte, per salvare l’ozono, per salvare quello che ti pare…

Vi sveleremo un segreto. Se in queste ricette c’è l’ingrediente “bastone”…il risultato sarà una schifezza.

Una volta un prete mi disse: “Fratello, nessuno si converte con le bastonate”.

Questa frase mi ha fatto pensare e alla fine ho capito che qualsiasi cosa tu voglia salvare…in realtà…solo la mitezza, la preghiera, la cura, l’ascolto, la dolcezza, la simpatia, la comprensione, la gentilezza….solo questi ingredienti possono aprire dei varchi per far passare l’unico che può salvare veramente qualcosa o qualcuno: il Signore Gesù Cristo.

E allora mi torna in mente e nel cuore quel bel dialogo de Lo Hobbit in cui Gandalf si rivolge a Galadriel e le dice:

“… Saruman ritiene che solo un grande potere riesca a tenere il Male sotto scacco…ma non è ciò che ho scoperto io. Io ho scoperto che sono le piccole cose, le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l’Oscurità. Semplici atti di gentilezza e amore…”

E allora con la nostra gentilezza in famiglia, con la cura del dialogo con nostro marito o con nostra moglie…con la dolcezza di un ascolto vero che possiamo offrire al nostro coniuge…con la tenerezza dei gesti quotidiani da cui può nascere una bella intimità sponsale tra i coniugi…con la preghiera a volte silenziosa fatta nel nascondimento del cuore per i nostri cari….solo così apriremo varchi al Signore!

E allora camminando per la via dell’umiltà spalancheremo le porte del cuore dell’altro.

Impariamo da Gesù…da Colui che è Mite ed Umile di Cuore.

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Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Distanza e Vicinanza – Sposi&Spose di Cristo

..di Pietro Antonicelli e Filomena Scalise, “Sposi&Spose di Cristo”

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Capita spesso che la “distanza” o la “vicinanza” diventino motivo di litigio tra gli sposi. A tal proposito vi racconteremo una storia…buona lettura!

…C’era una volta…

Cenerentola che aveva appena smesso di litigare con Rino (Rino è il diminutivo di Principe Azzurro, ndr).

Cenerentola gli aveva rimproverato che da quando si erano sposati le cose erano cambiate…e gli disse tra le lacrime:

“Rino, ricordi quella sera che ballammo insieme e tu mi stringevi forte a te…non volevi più lasciarmi andare e a mezzanotte mi slogai una caviglia mentre correvo verso la carrozza e persi la mia scarpetta…ma ora non lo ricordi più…non mi stai più così vicino come una volta…sei così distante…”

Rino, che non era uno molto loquace, le replicò:

“Cenerè, mammamia come sei appiccicosa…famme respirà”

(Rino…non era solo diminutivo di Azzurrino…ma anche di burino…).

Lei pianse.

Lui no. E andò a giocare a calcetto con i suoi amici “rini” mentre lei restò a casa a lavare i pavimenti e a lucidare la pentola…(non a caso tutti la chiamavan’ Cenerentola).

Poi per voglia di sfogarsi telefonò al suo padre spirituale e gli raccontò quanto accaduto.

Il suo padre spirituale era il famigerato nonché ricercato Fra’ Tack.

Il Frate per rispondere al cellulare, si rannicchiò sotto ad una quercia per nascondersi dallo Sceriffo di Nottingham che lo stava inseguendo.

Poi rispose e si fece attento per ascoltare lo sfogo di Cenerentola.

Lei piangeva e piangeva e si lamentava e si lamentava…e alla fine il Frate, che ne frattempo aveva ripreso a correre per fuggire dalle grinfie dello sceriffo di Nottingham, soggiunse con l’affanno:

“Carissima figliola…ti capisco. La distanza che a volte viene a crearsi tra gli sposi fa male e fa piangere. Ma ti darò un consiglio: prega.” 

“Prega, prega…solo questo sapete dirmi Fra’ Tack! Cosa devo dire al Signore? Che mi faccia stare vicina vicina a mio marito?”, chiese un po’ seccata la povera Cenerentola.

No, cara Cenerentola, dì al Signore che tu e tuo marito avete un po’ di problemi con le distanzetu avresti sempre il desiderio di tenerlo vicino, lui invece scappa…”

“E’ proprio così!!!”, urlò al telefono Cenerentola.

Riprese il frate: “Allora, carissima figliola, dì al Signore che tu e tuo marito avete bisogno di vivere nella giusta distanza…o, se preferisci, dì che avete bisogno della giusta vicinanza!”

“Non capisco Fra’ Tack! Cosa volete dire?”

“Vedi, tutte le persone hanno questo tipo di difficoltà…alcuni sprecano una vita intera a rincorrere l’altro coniuge, mentre quello scappa impaurito.

“Ma di cosa può aver paura Rino…di me?”

“Non lo so di cosa ha paura Rino…ma lo stesso si potrebbe dire di te…forse lo vuoi troppo vicino perché hai tu qualche paura…ma non è questo il punto!”

“E qual è?” domandò Cenerentola…

“Vedi…probabilmente tu cerchi in lui qualcosa che lui non può darti…tu lo vuoi vicino perché, magari, ti rassicuri, ti dia quel calore, ti offra quella pace…insomma…ti gratifichi…ma dimentichi che lui non è il tuo sposo per questo! La tua pace, la tua gioia profonda può dartela solo Gesù!

Rino è tuo marito e non è Dio…mentre Gesù, che avete messo al centro nel matrimonio che avete celebrato…Lui si, Lui è Dio e solo lui può darti ciò che veramente il tuo cuore desidera!”

“Continuo a non capire”, disse Cenerentola (Che era sì una brava donna…ma era anche poco sveglia).

Al che Fra’ Tack – stanco sia per le spiegazioni, sia perché non ce la faceva più a correre mentre lo Sceriffo di Nottingham lo inseguiva con le manette – replicò: “Gesù è la giusta distanza e la giusta vicinanza tra te e tuo maritose metterete Gesù al centro della vostra relazione tu non divorerai Rino e Rino non fuggirà più da te…

…Gesù è la giusta, l’equa, la perfetta vicinanza che vi custodirà, che farà funzionare il vostro matrimonio.

…E allora, Cenerè, amatevi in Cristo vuol dire questo: tra te e Rino…ci dev’essere uno spazio…e in quello spazio dovete far dimorare Cristo…Lui farà il resto! Lui vi insegnerà ad abitare sia nell’intimità che nella lontananza…”

E fu così che cenerentola capì un po’ di più sulla relazione con suo marito…comprese che il matrimonio cristiano è qualcosa di speciale…poiché Gesù è lo Sposo degli sposi…e Lui non delude…mai.

E fu così che da qual giorno, Rino e Cenerentola vissero felici, contenti e con Gesù al centro tra loro due.

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Preghiera di un padre qualunque a san M. M. Kolbe – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Il 14 agosto  la Chiesa celebra la memoria di San Massimiliano Maria Kolbe.

P. Kolbe fu un frate, fu un uomo che in un campo di concentramento chiese di essere ucciso al posto di un padre di famiglia.

Fu esaudito dai suoi aguzzini. Dopo due settimane senza cibo e senza acqua, essendo ancora vivo gli fu iniettata una dose di veleno.

I testimoni (ovvero i suoi uccisori) dissero che prima di morire, Massimiliano esclamò: “Ave Maria” e sulle labbra aveva un sorriso.

Raccontato questo episodio e fermatici un attimo a riflettere su questa dolorosa eppur luminosa vicenda…veniamo a noi…a casa nostra per la precisione:

“Mamma! Vieni! Mamma!!! Maaaaammmaaaaa!”

E tu – padre – nonché marito di quella donna chiamata con urla “Mamma!!!” dai tuoi figli…sei li e tra un pensiero profondo come il divano che ti mangia…vieni accarezzato dalla vocina stridula di tua figlia che richiama su di sé con tutto il fiato l’attenzione di colei che l’ha partorita.

La coscienza ti dice: “Marito, mi sa che qualcuno ha bisogno di aiuto.”

E tu le rispondi: “Mica mi chiamo Mamma io…”

E mentre tu bevi qualcosa e fai 4 chiacchiere con la coscienza per prendere tempo…la bimba urla ancora una volta: “MaaaaaaaammmmmmmaaaaaaAAAA!!!”

E lì, la svolta! Incarni il Vangelo e ti offri volontario! Ed esclami: 

“Figlia mia, prendi me al posto della mamma! Dimmi, di cosa hai bisogno…qui c’è papà!”

Gli angeli esultano, il cielo è in festa…perché un uomo ha donato la propria guancia a coloro che volevano percuotere la guancia di sua moglie…ha scambiato la sua vita con quella di colei che andava verso il patibolo.

Poco importa se poi dopo la bambina ha scelto ugualmente di flagellare sua mamma con un mare di richieste lasciando in vita te.

Tu – marito eroico – ci hai provato a salvare la vita della tua sposa. E questo è già qualcosa.

Poi a fine giornata ti rivolgi a San Massimiliano Maria Kolbe e dici così:

“San Massimiliano, prega per noi padri e madri, mariti e mogli, affinché ogni giorno in piccoli grandi gesti si possa consumare nel Dono la nostra vita. Amen. Grazie!”

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Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

“Gesù ci vuole coi reumatismi!”-Sposi&Spose di Cristo

..di Pietro e Filomena “Sposi&Spose di Cristo”

Condividiamo con voi una piccola riflessione scritta il 1° Novembre scorso…come leggerete in questo testo….piove!

E speriamo che in questa estate calda parlare di pioggia possa rinfrescarvi il cuore e la mente.

Buona lettura!!!

+++

Sarà che è un mese che sta piovendo e sarà che oggi è il 1°di Novembre…ma a me, oltre a venir fame (ma questa è un’altra storia) è venuta voglia di scrivere.

Come dicevamo: piove. Ha piovuto tanto e in questi giorni siamo stati costretti a volte a star chiusi in casa.

Ma che bello star chiusi in casa.

Che bello il tepore delle 4 mura che ti avvolgono, del divano che ti racchiude come un panino fa con la mortadella (o con il tofu se siete vegani)…che bello stare a casa mentre fuori piove e tu stai nella tua casetta che è stata costruita sulla solida Roccia.

Si, i tuoi parenti non si aspettavano che alla fine avresti deciso di sposarti e per giunta nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sul fatto che avresti pure iniziato un cammino di conversione prima di sposarti.

Ebbene si. Lo hai fatto. Hai fatto la cosa giusta…hai scelto la parte migliore…hai scelto Gesù…hai scelto di costruire il tuo matrimonio sulla Roccia che è Cristo stesso.

Bravo.

E sei li che ti guardi allo specchio e ti fai i complimenti per quanto stai riuscendo a diventare cattolico. Hai perfino indossato un maglioncino sulla camicia ultimamente. Mammamia che cattolicone che sei diventato.

Bravo.

Hai scelto la parte migliore…Bravissimo, ma hai tralasciato alcuni minuscoli dettagli.

Sei sulla Roccia, sei su Cristo che ti dice di seguirLo (ehmmmm….una Roccia che cammina e ti chiede di essere seguita avrebbe già dovuto metterti in guardia…..sei un pò tonto, ammettiamolo).

Ti sei innamorato di Gesù quando con le Beatitudini ti ha fatto sentire compreso…soprattutto hai pensato che almeno tutte le volte che qualcuno ti ha preso in giro perché hai le orecchie a sventola non lo ha fatto invano, ma è servito per aiutarti ad essere beato perché ti perseguitano.

Ma hai dimenticato che oltre alle coccole (poche) e alla stabilità (ancora meno…soprattutto quella mentale) che Gesù ti dona…la Roccia che cammina ti chiede anche di camminare sulle acque…

(pausa riflessiva….ci sei rimasto maluccio eh?)

E ti chiedi: Come sulle acque? Io ho costruito sulla solida Roccia e ora mi ritrovo a dover camminare sulle acque? E’ come se avessi comprato una casa sulle Dolomiti e mi ritrovassi invece a vivere in Laguna a Venezia??? (Me lo avevano detto che ero tonto…).

Ma che storia è mai questa? Voglio essere rimborsato!!!

Io volevo la stabilità: Sole/Cuore/Amore e adesso col diluvio che sta venendo giù devo assecondare mia figlia che vuole andare a fare una passeggiata e mi costringe a bagnarmi i piedi che sono più contento quando stanno così asciutti!!!?

Piove e devo andare con mia moglie a fare la spesa in quel supermercato che appena ci entro mi sento affetto da NOIAlgite mortale!!!

Viene giù l’acquazzone e devo: 1 – Consigliare i dubbiosi 2 – Insegnare agli ignoranti 3 – Ammonire i peccatori 4 – Consolare gli afflitti 5 – Perdonare le offese 6 – Sopportare pazientemente le persone moleste 7 – Pregare Dio per i vivi e per i morti (e queste cose posso farle anche comodamente dal mio divano…ma poi devo anche:1 – Dar da mangiare agli affamati 2 – Dar da bere agli assetati 3 – Vestire gli ignudi 4 – Alloggiare i pellegrini 5 – Visitare gli infermi 6 – Visitare i carcerati 7 – Seppellire i morti…

Ma insomma…in una parola: comodità addio!!!

Poi guardo il calendario…oggi è il 1° Novembre…festa di tutti i Santi e penso velocemente a qualcuno di loro e mi accorgo che sono persone strane…col cuore sulla Roccia e i piedi nell’Acqua…persone che hanno attraversato diluvi e temporali con i loro piedi, eppure erano stabili e il loro cuore al calduccio…persone che gli è venuta l’artrosi a furia di “Stareammmollo” nelle vicende del mondo eppure al momento di salutare la vita lo hanno fatto con gioia e in pace.

Penso a san Francesco, che è morto sulla terra umida di Ottobre a Santa Maria degli Angeli e immagino invece il suo cuore seduto stabilmente accanto al trono di Dio.

Che strano…forse il mio matrimonio – visto che mi sono sposato in Chiesa ed ho ricevuto un Sacramento – mi richiede questo: vivere facendomi venire i santi reumatismi, tipico effetto collaterale di un amore stabile su quella Roccia chiamata Gesù.

Tipico di chi segue il Signore ovunque, anche nelle mareggiate della vita.

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Grazie, Pietro e Filomena.

La fede ripescata in mare – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Lo zio di mia moglie – che si chiama Massimo – l’altro giorno ha operato un prodigio: le sue mani hanno ripescato in mare sotto 10 centimetri di sabbia… la mia fede nuziale.

Ero lì che, tra un tuffo e l’altro, paravo una pallonata mentre mi dilettavo in una partita di pallanuoto improvvisata, quando a un certo punto – preso dalla tipica foga del gioco che rapisce in estasi noi maschi – mi è volato via l’anello.

Ha fatto un salto nell’aria mentre, girando su se stesso, è stato illuminato dal sole cocente della Calabria, lanciandomi un bagliore negli occhi. Poi l’ho visto inabissarsi nel mare trasparente, e a quel punto mi sono sentito come Frodo Baggins, nel Signore degli Anelli, nel momento in cui Sméagol gli stacca a morsi il dito prima di cadere nella lava del Monte Fato.

Il mondo mi è caduto addosso.

E a quel punto entra in scena l’eroe: zio Massimo si tuffa con maschera e boccaglio e si mette alla ricerca del prezioso oggetto e – come accadde nel romanzo – riaffiora dalle acque tenendo tra le mani “il mio Tessssoooorooo”!

Che gioia! Il mio anello, l’anello del potere, l’anello che ghermisce tutti i miei demoni, tutti i miei egoismi, tutti i miei individualismi… era nuovamente nelle mie mani e poco dopo al mio dito anulare.

La fede nuziale non è un semplice anello, è molto molto di più. Ha il potere di riportarti a vivere così come ha vissuto Cristo, ha il potere di ricordarti che non vivi più per te stesso, ma che la tua vita è unita a quella di un’altra persona. Ed è ciò che libera l’uomo dalla sua libertà. Sì, ho scritto proprio così: col matrimonio l’uomo viene liberato della sua libertà, per essere veramente libero.

Basti pensare a tutte quelle libertà che uno liberamente si prende, e che poi schiacciano l’uomo in una vera dipendenza cronica. Nel matrimonio si attuano pienamente quelle Parole del Signore Gesù: “…A che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde se stesso?” (cfr. Lc 9,25) e ancora: “Chi salverà la propria vita la perderà, ma chi la perderà per causa mia, la troverà” (cfr. Mt 16,25).

Ed eccomi qui, sotto al sole cocente e in costume da bagno, con la Fede nuziale tra le mani, a ringraziare il Signore per avermi liberato da me stesso. Per avermi donato una moglie il cui zio sa recuperare gli anelli in mare.

Per avermi donato questo grande tesoro: il mio matrimonio, attraverso cui posso arrivare al grande tesoro che è Dio stesso.

Grazie zio Massimo, grazie Gesù.

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Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

“Famolo Sano” – Sposi&Spose di Cristo

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Lo scorso anno abbiamo tenuto alcune dirette dal titolo 3 Coppie 2.0″ e con un pizzico di brio, insieme ad Antonio e LuisaClaudia e Roberto, abbiamo tentato di affrontare diversi temi, tra i quali anche quello della Sessualità.

Tema “scottante” che noi come “Sposi&Spose di Cristo” abbiamo letto da un punto di vista spirituale.

Ecco cosa abbiamo detto!

Buona lettura…

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Nel libro della Genesi 2,23 leggiamo:

Allora l’uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna (‘isshà)
perché dall’uomo (‘ish) è stata tolta».

In italiano facciamo un po’ di fatica a capire il senso di queste parole che vengono comunemente chiamate: “il canto di gioia di Adamo”.

Nel testo originale troveremmo:

La si chiamerà ‘isshà
perché da ‘ish è stata tolta.

Quindi il termine che l’ebraico usa per definire donna è ‘isshà e per definire l’uomo usa ‘ish.

Cosa significano queste due paroline? Hanno più significati, non solo donna e uomo, ma anche sposo/a, amico/a, fratello/sorella, amante.

Quindi le tre dimensioni dell’amore erotico, dell’amicizia e dell’amore donativo che nell’antichità erano separate, nel testo Biblico sono unite. In questo vediamo una carica profetica enorme…pensando a quando è stata scritta la Genesi è davvero sconvolgente!

La Bibbia ci sta dicendo che l’amore si può vivere a 360° nella coppia.

Quindi Eros (amore erotico) e Agape (amore donativo) non sono più separati! Lo sposo e la sposa sono chiamati a diventare amici ed amanti.

Il matrimonio è costituito da due aspetti fondamentali: l’aspetto unitivo e quello procreativo.

L’aspetto unitivo è crescere nella comunione tra i coniugi, aiutarsi a donare la vita per percorrere insieme la via della santità.

I termini ‘ish e ‘isshà indicano l’aspetto unitivo della coppia: maschio e femmina vivono la sponsalità con il corpo, la psiche e l’anima.

Il termine Sposo/a viene dal latino SPONS che significa promessa. Promessa di cosa?

Del dono di sé. L’essere umano può portare a compimento la sua umanità solo nel dono sincero di sé.

L’uomo e la donna portano inscritta nel corpo la sponsalità come vocazione alla comunione delle persone.

Parlando di sessualità, pensiamo subito all’atto pratico (per così dire), mentre dobbiamo ricordarci che l’amicizia tra gli sposi è il primo elemento dell’aspetto unitivo della coppia.

Una buona intimità sessuale dipende da una buona qualità della relazione tra gli sposi.

Infatti il matrimonio è un’unione che possiede tutte le caratteristiche di una buona amicizia: ricerca del bene dell’altro, reciprocità, tenerezza, intimità, stabilità.

Il matrimonio si rivela così un’amicizia che comprende le note proprie della passione orientata verso un’unione sempre più intensa.

La Chiesa ci dice che il Matrimonio non è stato istituito solo in vista della procreazione (ovvero i figli), ma per far crescere l’amore reciproco tra i coniugi per portare a compimento la propria umanità e la propria vocazione alla comunione.

La Chiesa, nella sua sapienza, sottolinea che le due dimensioni non devono essere separate. Infatti se nella vita concreta c’è uno squilibrio tra la dimensione unitiva e quella procreativa…questo porta allo squilibrio della coppia. Ai litigi, al non comprendersi più, a vivere male.

Per esempio abbiamo conosciuto diverse coppie che hanno vissuto intensamente l’apertura alla vita ed hanno diversi figli; però magari in queste situazioni non trovano più il tempo per guardarsi negli occhi, assorbiti dall’impegno che richiedono i bambini, non riescono più a coltivare la loro relazione.

Molti di loro pensano che uscire in coppia ormai sia impossibile, sia per motivi logistici, ma anche perché ci si sente in colpa per aver lasciato i figli per andare a divertirsi insieme.

In questi casi è importante comprendere che non esistono 2 beni in contrapposizione, ma che la famiglia è sempre al centro…e senza coppia non c’è famiglia.

Se la coppia soffre, soffre tutta la famiglia, figli compresi.

Se la coppia si prende cura di sé stessa anche i figli sono felici.

Se mamma e papà escono insieme non solo per sbrigare commissioni, parlano tra di loro (e non solo dei figli), si chiedono “come stai?”, sognano e fanno progetti insieme (in una parola: coltivano l’amicizia) …faranno anche bene l’amore e avranno voglia di farlo sempre con la stessa persona proprio perché l’amicizia cresce con gli anni, il tempo e le esperienze vissute insieme.

Nel racconto della Creazione ricorre una frase: “e Dio vide che era cosa buona.”Ma al momento della creazione dell’uomo, come sappiamo, troviamo “Dio vide che era cosa molto buona”.

La parola Buono in ebraico è TOB. Questa parola è difficile da tradurre in italiano in quanto un solo vocabolo racchiude diverse sfumature presenti contemporaneamente. E’ presente un senso morale, per cui lo si rende in italiano con buono, c’è poi un senso di carattere pratico, ovvero utile ancora meglio traducibile con conforme allo scopo, un senso estetico che traduciamo con bello, infine, in senso più ampio significa anche vero, armonioso.

Essere definiti TOB per gli esseri umani non è un complimento, ma è una responsabilità; nella parola TOB come abbiamo visto “bellezza, bontà, verità e utilità (nel senso di essere conforme allo scopo)” sono inseparabili.

Senza bontà e verità, tutto potrebbe essere ridotto ad un oggetto e strumentalizzato; ciò che è buono, bello ed utile non si deve mai disgiungere da ciò che è vero.

Quindi la sessualità per essere buona, bella e conforme allo scopo, non può essere separata dall’amore che si dona totalmente.

In una prospettiva cristiana, la sessualità non è un bene di consumo o una fonte di gratificazione fine a se stessa. La sessualità è il linguaggio dell’amore e questo linguaggio può essere più o meno veritiero, più o meno menzognero.

Un’unione sessuale può dirsi vera e utile cioè conforme allo scopo della comunione, quando l’unione del corpo simboleggia e compie l’unione della vita e, quindi, esprime una relazione di totale coinvolgimento, di reciproca donazione della propria vita, di corresponsabilità, di condivisione.

Unirsi fisicamente al di fuori di questo contesto umano denso e impegnativo appiattisce la sessualità sulla genitalità e la svuota del suo significato più autentico, rendendola una «parola» vuota anche se momentaneamente esaltante. 

L’unione sessuale trova il suo contesto appropriato nel matrimonio perché nel matrimonio, inteso come progetto globale di vita, la sessualità può esprimere le due dimensioni fondamentali dell’amore coniugale, la comunione e la fecondità.

Quindi possiamo dire che la sessualità, tanto quanto la preghierail perdono, la cura delle relazioni e tutto quello che abbiamo detto fino ad oggi, ci aiuta ad essere felici.

Dio non ci dà regolette da seguire, ma ci indica la via della felicità. In questo caso, sin dalla creazione, ci dice che è possibile essere felici vivendo, ad esempio, la fedeltà, la sessualità in una unione stabile ed indissolubile, nella relazione con il coniuge che è diverso da me e che mi mette in discussione…ma è proprio in questa unione, così faticosa a volte…diciamolo…che sboccia la bellezza della nostra vita.

Dio ha già detto sulla tua vita quella parola di sapienza, di grazia e di benedizione perché la tua vita possa essere buona, bella, vera, utile e felice.

Sta a te intraprendere questa strada e anche se adesso pensi di essere nella tristezza, nella rassegnazione, anche se la felicità ti sembra qualcosa di molto lontano…c’è già da oggi un piccolo passo possibile che puoi fare.

Cerca di vederlo e se non lo vedi lasciati aiutare a trovarlo. Sarà piccolo, ma ti mette in cammino sulla via della felicità e della vita con Dio.

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Grazie, Pietro e Filomena.

Granita, figli e coniuge in fuga – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Sei lì col sole a picco e 45 gradi all’ombra e ti senti la testa che ti risuona come un cembalo squillante.

Hai appena chiesto al tuo consorte e ai tuoi figli cosa vogliono per rinfrescarsi. Il tuo coniuge d’accordo con te desidera una granita al limone mentre i tuoi figli optano per un ovetto di cioccolata.

Tu hai fatto tutto il possibile per spiegare che forse oggi non è il caso di mangiare cioccolata, ma che forse una granita o un gelato sarebbero più appropriati alla situazione.

Ma i minori insistono: “Vogliamo il merendero di cioccolato!!!!”

Tu hai provato anche ad esporre loro gli effetti collaterali della cioccolata in estate e mentre parli ti accorgi che le infradito di pura gomma cinese si stanno sciogliendo diventando un tutt’uno col pavimento.

Ma loro non cambiano idea.

E allora lasci lì le tue scarpette a liquefarsi sull’asfalto e con un balzo degno di un coleottero che sta per andare a fuoco ti lanci nell’emisfero boreale che altro non è che l’ambiente climatizzato in cui vivono pinguini, orsi polari e baristi ad agosto.

Il sudore che ti cola dalla fronte forma una lastra di ghiaccio intorno al tuo busto e impettito come un maggiordomo inglese chiedi al freddo barista che ti occorrono oltre ad una dose di antibiotici per combattere la polmonite che sta per travolgerti, anche due granite e due ovetti di cioccolata.

Lui ti guarda con un ghigno e ti dice: “Eh, questi bambini!!!”

E tu lo guardi e gli rispondi: “Eh…ccciùùù!”

E inizi la tua serie di starnuti devastanti, sintomo ormai del tuo vicino trapasso all’altro mondo.

Ma non muori per un pelo; paghi il conto e ti rituffi nell’emisfero tropicale dove ti aspetta il resto della truppa familiare.

Del tuo coniuge ormai resta davvero poco. Mentre i pestiferi sotto il metro di altezza si sono nascosti all’ombra di un cespuglio, la tua dolce metà non ha trovato meglio dell’ombra di un palo della luce.

E’ lì e aspetta la granita dopo aver combattuto con i vostri figli che hanno cercato di strappare la mercanzia a tutti i venditori ambulanti di palloni, palloncini, materassini che in quei 5 minuti sono passati da quelle parti.

Dicevo, della tua dolce metà resta poco…allora tenti di ricomporla versandole la granita al limone direttamente nel naso sperando in una reazione chimica che le riavvii il cuore.

Ci riesci. La vita torna in quel corpo esanime.

Dopo aver salvato la vita del tuo sposo, ti rendi conto che i tuoi figli sotto l’ombra del cespuglio urlano a gran voce cose tipo “ahahihhhhahgygsyas sjxvwsvwsdwdg uhduhuihiuh!!!”

In realtà stanno dicendo: “Vogliamo la granitaaaaaa!!!” Ma tu stenti a credere alle tue orecchie e allora per sordità selettiva ti imponi di non capire una mazza di quanto ti stanno chiedendo a gran voce.

“Non può essere vero!” ti dici.

Il tuo consorte, che sta tornando a sembrare una persona, dice con un filo di voce: “Amore, vogliono la granita”.

Ti cadono le braccia. Con le braccia ti cadono anche le uova di cioccolato che avevi comprato e mentre braccia e uova vengono assorbiti dal terreno dell’aiuola su cui sono cadute, svieni. Dalla rabbia o dal caldo non importa.

Tu svieni.

I piccoli barbari allora ti saltano addosso e mentre tu inizi a somigliare sempre più ad un canotto bucato, loro tracannano la tua granita e se la ridono.

Incredibile? Realtà o fantasia?

Questa storiella può essere interpretata in due modi:

Per alcuni essere sposi e genitori è solo una tortura. Si credono violentati dal coniuge e dai figli. Si credono fatti a pezzi. Infatti quelli che vedono la vita matrimoniale e genitoriale in quest’ottica li vedi scappare dalle piccole o grandi situazioni di responsabilità.

Hanno paura del proprio coniuge e dei propri figli perché si sentono violentati dalla loro presenza, dal loro fare richieste impegnative, dal fatto che i figli e coniuge non ti facciano sconti ma richiedano la tua presenza costante.

Questa visione della famiglia è devastante.

L’altra possibilità di vedere le cose può essere questa: il tuo coniuge e i tuoi figli chiedono la tua vita e tu gliela stai donando. Non ti stanno violentando, ti stanno aiutando a diventare generoso. Non ti stanno facendo a pezzi, ti stanno insegnando che l’amore è una strada impegnativa in cui “spezzarsi” è necessario per vivere.

“Chi vorrà salvare la propria vita la perderà” dice Gesù.

Fuggire dalla propria famiglia perché si vuole “conservare” la propria vita non porta a nulla.

Invece restare e cercare di capire come poter amare di più l’altro e comprendere che il tuo bene passa dalla felicità dell’altro vuole dire trovare la chiave della felicità.

Buon cammino e buona estate in famiglia.

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Grazie, Pietro e Filomena.

Prova Costume e Teologia – “Sposi&Spose di Cristo”

di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”

Sarà che nonostante tutto la bella stagione ormai arriva.

Sarà che il nostro amico Rocco, che insegna Farmacia all’Università, ha stupito sotto i miei occhi un gruppetto di donne preoccupate per la prova costume.

Sarà che tra poco si va al mare e io temo di dimenticarmi della vita eterna per pensare ai gelati da comprare…alle mie figlie da non dimenticare sotto al sole del sud…e alle birre da tenere al fresco…

Sarà tutto questo – forse – che mi ha fatto mettere sullo stesso piano due ambiti paralleli della vita, almeno… della vita delle donne: Salvezza e Somatoline (noto prodotto sciogli cellulite poco conosciuto dagli uomini che come me hanno la barba… anche sul cuore).

“Che c’azzecca?!” ripeteva l’allora magistrato Antonio Di Pietro agli imputati durante tangentopoli.

E anche io, spesso nel mio quotidiano vivere da comune marito e padre, mi sento imputato. Di cosa? Di questo, di quello… di tutti quei pensieri, parole, opere e omissioni di cui mi nutro fin dal risveglio.

Ma torniamo al nostro prof. Rocco.

“Ma sai come funzione la Somatoline?” dice all’improvviso il prof. Rocco alle donne astanti.

“Contiene due principi attivi: la levotiroxina e l’escina… Non so se vi è mai capitato di mettere delle palline di vetro in un sacchetto, riempendolo tutto e tastandolo vi accorgete che è tutto ‘curve curve’… La Somatoline vi unisce le palline, in questo caso di grasso, e vi si riduce l’effetto ‘curve curve’ delle molteplici palline, ma vi resta un’unica pallottola di grasso e l’effetto è liscio…”

…Seguono minuti di duro silenzio…

Con la coda dell’occhio leggevo tanta delusione sui volti femminili che mi circondavano. Un senso di smarrimento ed impotenza si impadroniva delle loro certezze, adesso che qualcuno aveva spiegato loro come funziona la Somatoline.

Ma a tutti, uomini e donne, spesso capita di pensare di essersi liberati di qualcosa definitivamente, e invece eccolo lì, appallottolato, forse meno visibile, ma c’è ancora. Quello di cui volevi disfarti è lì, e ti guarda, e tu lo guardi… e in questo gioco di sguardi… ti senti ancora al banco degli imputati de giudice Antonio Di Pietro.

“Che c’azzecca?!” ripete urlando il piccolo Di Pietro nella coscienza, pronto a farti notare che quei pensieri, parole, opere e omissioni non è che sono andate via solo perché hai pensato ad altro, ma sono ancora lì appallottolati come una cellula di grasso che decisamente stona d’estate, specie se come noi abitanti di Crotone vai al mare e ti metti (quasi) a nudo.

Ahi ahi ahi… Come se ne esce?

C’è una Somatoline della coscienza che faccia tacere quel diavoletto di un giudice con la toghetta che dice beffardo: “Hai usato qualcosa che è mio e me lo devi restituire!”?

Allorché rispondo sorpreso: “…Cosa cosa caro giudice!!? Io ho usato qualcosa di tuo? Quando!?”.

“Quando fai del male, usi sempre strumenti che sono miei… che ti credi? Oi scemo!” (insulta pure sto tizio… e lo fa in calabrese!!!).

Quando ti muove queste accuse, tu provi a scagionarti con stile… e a sproposito cominci a dirgli che hai usato la Somatoline dell’anima, che dimenticherai il male fatto e il male non ci sarà più…

“Oi scemo, la Somatoline non scioglie i problemi, li appallottola. Il tuo sentirti buono e bello non scioglie i tuoi peccati… vedrai che prima o poi i conti non tornano!”

…Che si fa? Caro prof. Rocco, mi hai buttato in questo pasticcio fatto di grasso e ora ti chiamo e mi aiuti ad uscirne!

E il prof.Rocco al telefono mi dice:

“Pietro, solo una cosa può sciogliere il grasso appallottolato sulla coscienza: il Preziosissimo Sangue di Cristo che è stato versato per te sulla Croce.

Vuoi immergerti in questo fiume ricostituente, rigenerante e – dal punto di vista spirituale – veramente dimagrante? Semplice! Vatti a confessare!

Quando su di te scende il perdono di Dio, allora il giudicillo spietato non ha più nulla da chiederti e la pallottola di grasso scompare!

Ma prima di salutarti voglio dirti una cosa scientifica: guarda che la tua pallottola di grasso spirituale non svanisce nel nulla, poiché questo è logicamente impossibile! Niente svanisce nel nulla!

Se oggi vai a confessarti e ne sei liberato… è perché quella pallottola di morte se la becca un altro al posto tuo. Ed è lui che paga il tuo debito a quel diavolo di accusatore. E sai chi è questo che si mette al tuo posto e si becca la pallottola?”

“Chi?” rispondo io.

E Rocco, prima di chiudere la telefonata, mi risponde: “Gesù!”.

E allora la mia lode salga a Te, Gesù…che ti fai carico dei miei peccati…e mi fai più bello fuori e dentro!!!

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Grazie, Pietro e Filomena.

Quanto vale la tua vita? – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena “Sposi&Spose di Cristo”..

Carissimi, oggi condividiamo con voi un piccolo racconto tratto dal nostro libricino: “7 piccoli racconti verso Pasqua”.

Da poco abbiamo vissuto la Solennità del Corpus Domini, ma forse troppo presto dimentichiamo la grandezza di questo Mistero che si intreccia con la nostra esistenza.

Buona lettura, il Signore vi dia Pace!

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Il tiepido sole di primavera non aveva ancora sciolto la neve ed il ghiaccio sulla strada era ancora duro. Anche il silenzio del bosco raggelava maggiormente i freddi e tristi pensieri di Katharina. Il suo fiato era l’unico elemento ancora caldo e si trasformava in vapore appena uscito dalle narici. I suoi occhi blu avrebbe voluto chiuderli una volta per tutte. Tradita dal suo uomo, ora lei aveva deciso di tradire la vita per gettarsi nella morte. “Se lui non mi ama allora non valgo nulla”, ripeteva nel suo cuore spezzato.

Ad essere spezzato fu ad un tratto anche quell’angosciante silenzio.

Ivan il cieco attraversava il bosco sulla suavecchia slitta di legno mezzo marcio trainata da dodici paia di lupi ansimanti; correvano nel freddo della steppa e si affannavano per tornare a casa con il loro padrone.

Ivan il cieco era uno di cui si poteva ben affermare che non sai di dove viene né dove va. Ed eccolo spuntare apparentemente dal nulla tutto ricoperto di brina gelata che gli intirizziva la barba dividendola in sette lunghe ciocche. Ivan aveva gli occhi neri e immobili.

Passando accanto alla donna, di colpo si lanciò dalla slitta e afferrò Katharina per i polsi, ed entrambi caddero sulla neve. Ivan avvicinò la sua faccia a quella della ragazza che ora tremava dal freddo e dalla paura. Il cieco puntò i suoi occhi nudi su quelli freddi della ragazza e dopo aver raccolto tutto il fiato che aveva in corpo le urlò a squarciagola: “Donna! Sai quanto vali tu!? Tu vali il Corpo ed il Sangue di Cristo!!!Intendi Donna!? Quanto vali tu!? Tu vali il Corpo ed il Sangue di Cristo!!! Comprendi Donna quanto vali tu!? Tu vali la stessa vita di Dio! Tu vali il Corpo ed il Sangue di Cristo!!!“.

Poi di fretta le lasciò cadere i polsi e si tirò su affannosamente mentre la tosse quasi lo soffocava. Diresse le sue mani verso la slitta e vi si aggrappò; lanciò un urlo e i suoi lupi ripresero la furibonda corsa verso casa e in quella confusione di latrati e vento Ivan il cieco pareva scomparire nell’orizzonte cristallino.


Katharina lentamente si rialzò pima sulle braccia e poi sulle gambe. Ora guardava altrove e timidamente versò una lacrima. Fu la prima dopo lunghi anni di tormento. Una lacrima calda solcava il suo viso bianco come la neve.

E la primavera quell’anno iniziò ad arrivare, la Pasqua era vicina.

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Dal Vangelo secondo Marco 5, 35-43

Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a [dire al capo della Sinagoga]: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: «Talitàkum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

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Grazie, Pietro e Filomena.

“Amore mio, Gesù non vuole che io ti ami” ovvero “Ma che stai a dì?” – Sposi&Spose di Cristo

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Disse lui: “Il Vangelo di oggi  me lo stampo e me lo metto in tasca!”

“E perchè mai dovresti andare in giro con un pezzo di carta in tasca?” , domandò lei.

Lui non le rispose…non perché fosse dispettoso, ma semplicemente perché i mariti  hanno due orecchie speciali che filtrano tutte le frasi delle mogli…a maggior ragione quelle che finiscono con un punto interrogativo.

Sta di fatto che diversi mesi dopo, il giorno del loro anniversario di matrimonio, il marito fuggì di casa e andò a chiedere ad un monastero di essere accolto come novizio.

Allora sua moglie, che come tutte le mogli ha in dotazione un radar particolare per captare tutte le trovate originali dei mariti, accorgendosi della sua assenza e alterandosi alquanto per non aver trovato nessun regalo di anniversario (ovvero nessuna ennesima borsetta) decise di telefonare a suo marito.

Il marito, che ancora era in trattative col monaco portinaio e non aveva avuto il tempo di rinunciare a tutti i suoi averi tra cui lo smartphone, sentì squillare e rispose a sua moglie.

Lei lo incalzò proferendo alcune frasi che iniziavano con “Dove” e terminavano con “borsa”.

Lui allora mise la mano in tasca e lesse quanto era stampato sul foglietto: “In quel tempo Gesù disse alla folla che lo seguiva: Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo(…)”. Poi aggiunse: “Vedi cara…io oggi volevo stare con te, a maggior ragione che è anche il nostro anniversario di matrimonio. Avevo anche comprato un regalino per te e volevo portarti a cena fuori; ma Gesù in questo passo del Vangelo pare che….” sospirò e aggiunse “Gesù non vuole che io ti ami!!!”. E detto questo interruppe la telefonata e si mise a piangere.

Il monaco portinaio che aveva ascoltato tutto, diede una sberla al marito, lo prese per un orecchio e lo trascinò verso la sua auto. Aprì lo sportello e ce lo buttò dentro e prima di lasciarlo andare gli urlò che Gesù non si sarebbe mai sognato di “mettersi tra moglie e marito” come un intruso, come uno da preferire per tradire il coniuge…ma che Gesù doveva essere messo tra moglie e marito affinché il rapporto di amore tra moglie e marito fosse di qualità superiore! Gesù avrebbe dato bellezza al loro stare insieme, e soprattutto non avrebbe mai impedito loro di stare insieme…e – a quel punto il monaco gli sputò in un occhio-  gli disse: “guarda che se non metti Gesù al primo posto nella tua vita, non saprai mai donare la tua vita a tua moglie!!! E ora vai, bischeraccio!!! Corri da tua moglie e dille che l’ami…e che vorresti amarla come Gesù stesso l’ama! E non farti più venire strane idee ascetiche!!!!!” 

…morale della storia: non far arrabbiare i monaci.

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Grazie, Pietro e Filomena.

Lo Spirito Santo soffia, soffia, soffia – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Strana cosa il vento.

Nelle città di mare come la nostra a volte soffia molto forte e crea vortici di polvere e cartacce. Un bel pasticcio per i netturbini.

Anche adesso c’è vento e allora ho ripensato a quando ci siamo sposati e ai regali che ci hanno fatto:

Tappeti, scope…ma nessuno ci ha regalato salsicciotti para spifferi.

Forse i nostri amici e parenti si sono sentiti un po’ a disagio quando hanno pensato (sono sicuro che almeno lo hanno pensato)…di regalarci una scorta di salsicciotti para-spifferi: da quelli che si mettono stesi sotto le porte a quelli da apporre sotto le finestre.

Ti chiedo: “Come mai, amico e parente, mi regali oggetti per pulire (le scope) e per nascondere (i tappeti)…ma poi non pensi al vento che quando inizia a soffiare fa alzare tutta quella polvere che io e mia moglie quotidianamente e metodicamente celiamo sotto i tappeti?”

Noi siamo molto abituati a mettere tutto sotto il tappeto…ma devi regalarmi un para-spifferi che non renda vano il mio e nostro lavoro certosino.

Eppure il prete che ci ha sposati qualcosa ci aveva accennato circa questo Vento di tramontana che soffia nella vita dei Cristiani.

Massssìì!!! Ora ricordo!

Il giorno del nostro matrimonio col nostro “SI” abbiamo spalancato la finestra del nostro cuoricino alla Santissima Trinità…

Il che vale a dire che oltre alle prime due Persone (garbate) della Santissima Trinità (il Padre e il Figlio…sono davvero due Persone Divine “a modo”)…la terza Persona della Trinità…è un po’ meno a modo.

Questa Persona non fa altro che soffiare…ed è Ella stessa “Soffio”“Alito”“Vento”…che non sai da dove viene e dove va! 

Ed è così che da quel giorno noi cerchiamo continuamente e accuratamente di posizionare ogni minimo granellino di polvere, ogni cartaccia, ogni sacchetto di plastica e anche qualche cane sotto al tappeto della nostra casa…

…ma questa Terza Persona della Trinità soffia…soffia….soffia e ci scapiglia, ci strucca, ci mette innanzi agli occhi tutto quel disordine che a fatica cerchiamo di tenere nascosto.

Capita che spesso durante la giornata inizio a dirmi: “ma quanto sono bravo, ma quanto sono bello, ma quanto sono simpatico” e poi arriva Lui che soffia e si alzano i tappeti ed esce fuori tutta la schifezza che ho nascosto compreso un povero netturbino che rotea travolto dal turbinio delle Sante correnti.

Ed è di nuovo tutto da rifare…ma poi – per grazia – ricordo ancora le parole del prete che ci ha sposati, il quale dice che se vuoi liberarti di tutta la spazzatura non devi nasconderla, ma devi buttarla via!

Spesso lo Spirito Santo ci mette davanti agli occhi le nostre polveri sottili e tossiche certamente non per farci deprimere ma per capire che abbiamo molto da buttar via…molto di cui liberarci…molto di cui possiamo fare a meno: i peccati.

E possiamo fare questo senza paura…possiamo andare dalla seconda Persona della Trinità -che opera nei sacerdoti- e dirgli: “Guarda, amico mio, ho tutta questa spazzatura che sotto i tappeti non ci vuole stare…e poi spesso sulle dune di sacchetti che faccio girare per casa ci inciampa mia moglie e sulle cartacce ci scivolano le mie figlie…ora – caro Gesù – consegno tutto a te!!!”

E allora vedrai che la tua casa tornerà a brillare e ringrazierai tutti quegli amici e parenti che non ti hanno mai regalato un para-spifferi contro lo Spirito Santo…e grazie a loro, Lui (che non è molto garbato, ma sicuramente è un tipo simpatico) soffia dove vuole e ti rende una persona ogni giorno più viva, più bella, più santa!!!

“Vieni Santo Spirito, vieni!!!”

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Grazie, Pietro e Filomena.

“E ti vengo a cercare” – Sposi&Spose di Cristo

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

“E ti vengo a cercare, anche solo per vederti o parlare…”

FRANCO BATTIATO

Qualche giorno fa Franco Battiato, celebre cantautore italiano, ci ha lasciato. Se n’è andato in silenzio, con la sua gentilezza e sobrietà di sempre.

A molti i suoi testi non piacciono, ma qui, più che fare recensioni ci interessa sottolineare una cosa che in questi giorni salta agli occhi sui social; ovvero in tanti stiamo scrivendo sulle nostre Home di Facebook alcune frasi tratte dalle sue canzoni.

E, a quanto pare, le parole d’amore – in queste citazioni – non mancano.

Tempo fa una nostra amica ci disse: “Se un ragazzo un giorno mi dovesse dedicare La Cura di Battiato…sicuramente lo sposerei!”

Già, come non farsi commuovere ascoltando quelle parole di un desiderio che supera “le correnti gravitazionali” per l’amato.

Ma veniamo a noi, alla nostra quotidianità, ai nostri “sbalzi d’umore” e alle nostre relazioni d’amore che ci pare non siano assolutamente al riparo dall’invecchiamento, dalla fatica, dalla noia.

Dicevamo poco fa che ci colpisce vedere la gente che trascrive (oggi sui diari virtuali, ieri sui diari di scuola) frasi d’amore, parole che accendono il cuore…parole che vorremmo dire e che spesso non diciamo o che vorremmo ascoltare ma non ci vengono dette.

Ed arriviamo alla Sacra Scrittura. Che c’entra con tutto questo la Sacra Scrittura, la Bibbia, la Parola di Dio?! Si, c’entra!

La Bibbia, infatti è piena di Parole e di avvenimenti che attestano che Dio ci ama, che “ci viene a cercare”, che supera “lo spazio e la luce” per farsi Uomo e darci la sua vita con amore.

Che grande dichiarazione d’Amore che ci fa il Signore! Che amore ci dichiara il Padre donandoci il Figlio! Che amore ci dichiara il Figlio donandoci lo Spirito Santo!

Da Dio, se apriamo gli occhi del cuore, possiamo dire che davvero abbiamo ricevuto tutto!

E allora…e allora arriva il momento di mettere in circolo questo amore (per citare Ligabue questa volta) e di far entrare la gentilezza, la tenerezza di un linguaggio buono nella propria vita.

Che vuol dire in concreto?

Spesso con le persone che amiamo abbiamo un linguaggio feroce, aggressivo, svalutante, cinico…e questo spesso diventa la causa di malattie non solo per la vita di coppia ma di tutte le nostre relazioni umane più importanti e significative, perché sono quelle che maggiormente vanno nutrite di parole buone, amorevoli.

Ci piacciono così tanto le canzoni d’amore…ci piace così tanto sentirci dire: “tu sei prezioso ai miei occhi” (Isaia 43)…ci piace così tanto dire: “io, avrò cura di te”!

E allora diciamolo al/alla nostro/a fidanzato/a…diciamolo al/alla nostro/a sposo/a! Diciamolo alle persone a cui vogliamo bene e che ce ne vogliono.

Diciamolo, perché dirsi l’amore è altrettanto importante quanto farlo. L’amore ci riporta sempre a Dio giacché, come cantava Battiato con Carmen Consoli, “tutto l’universo obbedisce all’Amore”.

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Grazie, Pietro e Filomena.

Maria non fa rima con Eutanasia – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

A Crotone, prima del Covid, ogni secondo sabato di Maggio, la Madre di Dio andava a far visita agli ammalati.
Vedere la sua immagine portata in ospedale ci ha fatto pensare che…

E’ il mese di maggio, mese per eccellenza che noi cristiani dedichiamo alla Beata Vergine Maria. Molte sono state le sue apparizioni in questo mese.

Apparizioni straordinarie che hanno cambiato la vita di molte persone.

Ma oggi vi raccontiamo qualcosa di estremamente ordinario.

Dicevamo che a Crotone nel mese di maggio si vive la devozione alla Beata Vergine Maria venerata col titolo di “Regina di Capocolonna” e tutta la città il secondo sabato del mese accompagna la grande Icona della Madonna che viene trasportata a spalla presso l’ospedale della città.

Non ci passa per caso, l’Icona viene portata volutamente in ospedale per far visita agli ammalati.

Come dicevo nulla di straordinario. Maria esce dalla chiesa per andare a far visita agli ammalati.

E’ una madre. Quale madre non andrebbe a far visita a suo figlio se fosse in ospedale.

E’ una discepola di Cristo, quale discepolo di Cristo non mette in pratica le parole di Cristo?

In realtà Maria è tra i pochi a praticare le parole di suo figlio e a compiere le opere di misericordia corporale tra cui c’è anche “……visitare gli infermi…..”.

Quale gioia per un ammalato vedersi confortato dalla presenza della Madre di Dio. Quale sollievo nell’anima e nel corpo.

Ma veniamo a noi.

L’altro giorno sentivo nuovamente parlare di proposte speciali per l’uomo libero di oggi. Leggi “giuste” che fanno rabbrividire nel loro essere così asettiche.

L’altro giorno sentivo ancora qualcuno proporre anche in Italia l’eutanasia.

Non vogliamo entrare nel merito della questione per un motivo particolare: la sofferenza è e riamane un mistero.

Chi ha fede in Cristo sa che la sofferenza può diventare uno strumento di redenzione non solo per sé stessi, ma anche per il mondo.

La stessa Beata Vergine Maria a Fatima invitava i pastorelli ad offrire le sofferenze per la salvezza altrui.

Ma chi non crede di questa sofferenza che se ne fa? A cosa giova soffrire? A chi?

Ma forse, in realtà, non è questo il solo aspetto che porta a giustificare l’eutanasia per un non credente.

Guardiamoci intorno.

Secondo un  nostro superficialissimo e stupidissimo parere, uno degli elementi che rafforza il fascino dell’eutanasia, ovvero della morte, è la solitudine in cui viviamo quotidianamente; anzi, l’isolamento – che è ancora peggio – ossia la sempre più significativa assenza di qualcuno (o più di qualcuno) con cui stabilire relazioni profonde, legami belli.

Spesso la nostra esistenza si gioca in quattro mura di case in cui sempre meno viviamo con amore e all’esterno in cui sempre meno viviamo con amore.

Le relazioni significative, quelle vere per cui ti giochi la vita sono sempre meno.

Perché? I motivi sono tanti…forse rincorriamo il benessere a vari livelli e abbiamo dimenticato che è la ricerca del bene che ti porta a stare veramente, profondamente, inesorabilmente bene; mentre la ricerca del benessere fine a sé stesso ti porta velocemente a stare male.

Ed è così che ci ritroviamo svuotati ed abbastanza incapaci di amare e lasciarci amare. Soli ed isolati.

Facciamo un esempio: quante volte abbiamo sentito dire dagli anziani: “nessuno viene a trovarmi”?

Quante volte se siamo stati ricoverati in ospedale per lunghi periodi abbiamo ricevuto visite?

La gente non ha tempo per fare visite. Ti manda un whatsapp e pensa che basti questo. Beh, almeno un whatsapp può essere qualcosa…meglio di niente.

Dicevamo che Maria durante la processione del secondo sabato di Maggio, qui a Crotone, fa visita agli ammalati.

E lo fa per ricordare a tutti noi che gli ammalati si vanno a trovare, che agli ammalati si sta vicino, che agli ammalati bisogna volergli bene.

Ed è qui che noi che ci diciamo cristiani siamo interpellati! Non gli atei…ma noi cristiani!

Come si combatte la voglia di eutanasia? Offrendo la vita per i fratelli che stanno male. Accogliendoli in casa propria? Perché no.

Immaginati solo in un letto di ospedale a vita. Vuoi vivere o morire?

Immaginati in un letto di ospedale o in una casa in cui ci siano persone che ti curano, persone che ti fanno sentire il loro calore e affetto, persone che ti vengono a trovare: in questo caso vorresti vivere o morire?

Beh, la risposta non è semplice.

Ma forse con più probabilità se noi cristiani “operassimo le opere” di misericordia corporale e spirituale, forse meno gente vorrebbe morire.

Forse (è solo un’opinione) se noi discepoli di Cristo ci impegnassimo a desiderare, a costruire relazioni (non istituzioni ma relazioni!!!) fraterne…allora forse ad essere dolce (eu) non sarebbe la morte (tanasia)ma dolce… sarebbe la vita.

E allora….“Santa Madre di Dio, in questo mese di Maggio a Te dedicato aiutaci a ristabilire relazioni fraterne tra noi esseri umani, ricordaci che nei piccoli gesti, nello stare insieme, nell’abbraccio del coniuge, nel sorriso dell’amico c’è una promessa di vita eterna che Gesù ha promesso a coloro che amano come ha amato Lui.

Amen.

Piccolo promemoria per essere felici:

Opere di misericordia corporale

  1. Dar da mangiare agli affamati.
  2. Dar da bere agli assetati.
  3. Vestire gli ignudi.
  4. Alloggiare i pellegrini.
  5. Visitare gli infermi.
  6. Visitare i carcerati.
  7. Seppellire i morti.

Opere di misericordia spirituale

  1. Consigliare i dubbiosi.
  2. Insegnare agli ignoranti.
  3. Ammonire i peccatori.
  4. Consolare gli afflitti.
  5. Perdonare le offese.
  6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
  7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.

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Grazie, Pietro e Filomena.

“Amare: tra il dire e il fare bisogna contemplare” – Sposi&Spose di Cristo

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

L’altro ieri Papa Francesco, durante l’udienza generale, ha parlato ampiamente di quanto sia necessario per ogni cristiano – non solo per i consacrati ma anche per gli sposi – recuperare la ricchezza che viene dalla contemplazione.

A tal proposito oggi vi raccontiamo una storiella, buona lettura!!!

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C’era una volta una signora che si recò dal medico e gli parlò del suo strano dolore.

“Dottore guardi…ho un non-dolore al centro del cuore.”

“Mi dica qualcosa in più. Si spieghi meglio!” replicò il medico.

“Si, ha ragione…solitamente si va dal medico per i dolori. Io avverto un non-dolore e tanta stanchezza.

Guardi…la mattina mi sveglio e mentre preparo il caffè per mio marito e mentre lui si occupa delle bambine cerco di essere felice, ma poi vengo assalita da tutti i pensieri di ciò che dovrò fare durante la giornata.

Quando penso agli impegni un po’ il non-dolore mi passa…una botta di adrenalina mi riempie le vene e allora come un fulmine inizio a pulire casa, poi esco per il lavoro, poi torno e cucino, poi mio marito torna a casa con i nostri figli che ha preso da scuola ed allora pranziamo.

Pranziamo benissimo, cerco di cucinare tutto al meglio e non trascuro nessun dettaglio. Mentre pranzo mio marito guarda il cellulare e i miei figli dopo un boccone sono già davanti alla TV mentre io finisco di pranzare in piedi mentre inizio già a lavare i piatti, poi…”

“Stop! Signora, ha già detto abbastanza. Quando avverte il suo non-dolore?”

“A fine giornata caro dottore.

Mio marito, che è un brav’uomo e mi aiuta davvero tanto è lì, accanto a me sfinito. I bambini dormono e io ho ancora un filo di forze per pensare a quanto vissuto. La casa è pulita, il lavoro – seppur mal retribuito – funziona…io e mio marito non litighiamo quasi mai…ma, prima di chiudere gli occhi il non-dolore mi assale.

Ripenso in un istante alla mia giornata e vedo solo i compiti che ho svolto…ma non vedo i volti delle persone accanto a me.

Vedo le camice che ho stirato per mio marito…ma non ricordo il suo viso.

Vedo i letti che ho rifatto per i nostri figli, ma non ricordo i loro sorrisi.

Ed è qui che provo il mio non-dolore. Va tutto bene, ma sto male. Amo la mia famiglia, ma non so più che volto ha.

E’ grave?”

Replicò lentamente il medico: “Vede signora…lei dice e fa molte cose dalla mattina fino a sera. Brava. Fa tutto con molta cura e attenzione e la dedizione non le manca.

Una cosa però la sta trascurando. Forse una delle più importanti. Sta dimenticando di contemplare.

Contemplare, star lì innanzi a suo marito, magari senza dire nulla, senza far nulla…ma godendo semplicemente della sua presenza.

Il suo non-dolore nasce proprio da una mancanza di godimento. Non riesce a godere delle persone, degli affetti e delle piccole cose di ogni giorno. Si sta convincendo che amare significhi “dire e  fare”, ma sta dimenticando il contemplare.”

Poi il medico si alzò dalla sua sedia e venne qui a chiedere a te che leggi:

“E tu che leggi, riesci ancora a contemplare il volto del tuo coniuge, dei tuoi figli. Riesci a gustare la loro presenza senza lasciarti divorare dagli impegni? 

Lasci che gli altri assaporino la tua presenza stando semplicemente accanto a loro…a non far nulla di preciso, ma semplicemente stando?

Rifletti! Come cristiani siamo chiamati al Paradiso che, pare, sia la contemplazione eterna del volto di Dio. 

In paradiso si va preparati…prepariamoci dunque a questa contemplazione del nostro Sposo Divino attraverso la contemplazione del nostro sposo umano. E impareremo a godere. Godere veramente e pienamente. Da ora e per sempre.”

Poi il medico aprì il Vangelo e lesse:

“Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»”

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Grazie, Pietro e Filomena.

Willy, barbone di san Pietro – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Per oggi nel Blog di Antonio&Luisa non vi parleremo di matrimonio, ma siamo qui a raccontarvi una storia.

Anzi. Vi presentiamo una persona, un amico. Il suo nome è Willy, morto qualche anno fa.

Quella che segue è un po’ la sua storia letta con i nostri occhi. Occhi che hanno immaginato alcune cose su di lui, occhi che lo hanno visto nelle sere fredde di inverno, per le strade di Roma…quelle strade su cui abbiamo dormito anche noi per diverso tempo.

Vi presentiamo Willy, Barbone di San Pietro.

Buona lettura:

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“Confessatevi…andatevi a confessare…confessatevi…”.

Con la erre moscia e con questa esortazione che aveva il suono di una cantilena, il vecchio Willy accoglieva i pellegrini che si mettevano in fila per entrare in San Pietro a Roma.

In realtà non rivolgeva a tutti questa raccomandazione, ma la sua bocca con la dentiera ballerina diceva “Confessatevi…andatevi a confessare…” solo quando vedeva passare preti, religiosi o religiose. Nessuno si offendeva nel sentirsi rivolgere queste parole e forse a stento qualcuno riusciva a sentire ciò che diceva poiché Willy non alzava la voce.

Anni ed ancora anni vissuti sui marciapiedi della Capitale con un crocifisso legato ad uno spago sul petto, e poca altra roba tenuta in un carrellino per la spesa. Era tutto ciò che possedeva.

“Io faccio parte di una congregassion in Belgio, poi tra qualche annò tornerò ilì” mi raccontò un giorno.

Non ricordo se sarebbe voluto tornare nella sua patria e nella sua congregazione per fondare un movimento religioso di monaci di strada, ma questo era quello che forse avevo capito io, o quello che mi sarebbe piaciuto capire.

Era bello il vecchio Willy. Non mi fraintendete.

La sua bellezza fisica lasciava un po’ a desiderare. Intorno ai settanta anni quando l’ho conosciuto. Un tipo fiammingo , molto magro con un paio di occhiali enormi con lenti molto spesse che sul viso gli stavano un po’ obliqui. Una dentiera che gli ballava costantemente e l’accento del suo paese di origine, il Belgio per l’appunto.

La prima volta che l’abbiamo incontrato voleva offrirci un sacchetto di mele mezze marce che gli avevano regalato ma che per via della “sdentatura” non poteva mangiare.

L’ho incontrato lì la prima volta, vicino San Pietro, mentre portava avanti la missione, che non si sa chi gli aveva affidato.

Tempo dopo, col freddo, era ancora lì a ricordare l’importanza di riconciliarsi col Signore e con i fratelli con quel suo modo santamente bizzarro.

Era un barbone Willy? Era un perdigiorno? Era un vecchio punk? Era un vecchio pazzo?

Per me era ed è un santo.

Come un punk, come un barbone e in fondo come un matto e un vagabondo il mondo nel suo cuore girava alla rovescia.

E le sue priorità non erano certo quelle di chi arranca nel mondo per affermare il proprio ego. Non affermava un bel niente il buon vecchio Willy e quando lo vedevi potevi farti una risata per gli strumenti inadeguati che aveva per portare avanti la sua missione: scarsa salute, solitudine, un carrellino, un cappotto d’inverno, un rosario in tasca, il viso di chi nella vita ha conosciuto persone anche importanti, ma che per lui erano solo persone e non personaggi. Forse per questo era un santo, e almeno per me lo è.

Le sue gambe da anziano non si poggiavano sulle logiche mondane, ma camminavano perché credevano nel Signore.

Poi Willy è morto e l’hanno seppellito con i Principi nel Cimitero Teutonico alle spalle del Vaticano; Willy con i principi, che forte!

Io seppellito lì mi sentirei importante, ma penso che Willy non veda intorno alla sua tomba dei principi, ma solo persone. Willy era uno semplice, che guarda alla sostanza e non alle forme.

Un giorno al nostro vecchio amico capitò una di quelle cose che ti capitano solo se vivi per strada, dove la gente comune, specialmente quella per bene, lascia andare i propri freni e pensa di poter dire qualsiasi cosa al barbone di turno.

Quella sera Willy si era adoperato alla meglio per ripararsi dalla pioggia e tutto rannicchiato su sé stesso si faceva calore col suo stesso fiato e si sfregava le mani al riparo di un balcone. Era quasi mezzanotte e un signore con l’ombrello gli passò accanto. Un lampione dava alla scena un che di pittoresco.

Quest’uomo con l’ombrello aveva anche un cilindro e voi provate ad immaginare uno vestito di tutto punto, con le scarpe lucide che si ferma accanto ad un vecchio barbone in penombra e con quello inizia una conversazione molto interessante.

A Willy dal cappotto sbucava il crocifisso legato allo spago e allora quello con l’ombrello che aveva il cilindro nero e lucido sulla testa gli disse come se parlasse ad un vecchio amico guardando il nostro vecchio dall’alto della sua schiena diritta: “Che ci fa un barbone come te con un simbolo religioso al collo?”

E Willy, che non aveva capito bene la domanda disse: “Simbòlo di ccosa?” e quello riprese: “Si, quel crocifisso! Quello che hai legato al collo! A che ti serve?”

E Willy prendendo il crocifisso e chiudendolo in una mano replicò: “Questo qui non mi serv’ a niente, sonno io che spero di servir’ a Lui!” esclamò Willy facendo come sempre attenzione quando pronunciava la “R” per non sparare la sua dentiera per terra.

L’uomo elegante si incuriosì e gli disse: “Cosa vuoi dire barbone? Che uno come te può avere sentimenti religiosi? Pensi di amare Dio?” e Willy aprendo le mani con i suoi guanti di lana grigi e mezzi logori disse: “Ah, puoi ben dirlo amico mio! Je amo Jesù!”

“E perché mai ami questo tuo Dio?”

“Io…amo il Segnor parché ascolta il grido dela mia preghierà!”

La pioggia continuava a cadere sull’ombrello dell’uomo col cilindro che disse dopo una breve pausa: “Beh, da come sei ridotto non si direbbe che questo Dio ascolti proprio le tue preghiere…sei un rottame!” E si mise a ridere.

Willy chiese allora a quell’uomo alto: “Fors’ tu sà cosa chiedo a Jesu?”

“E cosa si deve chiedere ad un Dio se non che le cose ti vadano bene?! Che fai? Tu chiedi che le cose ti vadano male? Non sarai così pazzo!” poi eccitato dalle sue stesse parole aggiunse “Per me è lecito chiedere a Dio salute e denaro! Se è lui che ci ha creati, allora deve anche mantenerci, in tutti i sensi! Altrimenti sai cos’è questo tuo Dio? È come un padre o una madre snaturata! Ecco cos’è! Metter al mondo delle creature per poi lasciare che alcuni muoiano di fame, che altri vengano uccisi, che altri ancora vivano per strada come vivi tu…come lo definisci tu un Dio che permette tutto ciò? Dimmelo vecchio!”

E Willy nella sua lingua Italo Belga replicò: “Amo il Segnor’ parché se glielo chiedò mi dona le Suo Santo Spirito affinché si possa compiàre nella mia carn’ malandatta la Sua Santa Volontè!”

“Ahahahah! Sei matto del tutto, vecchio! Sentiamo! Quale sarebbe la sua volontà?!” e mentre diceva “sua volontà” goliardicamente faceva un inchino verso il cielo tenendo con una mano l’ombrello e con l’altra pizzicandosi il lato esterno dei pantaloni. Poi aggiunse: “Forse questo padrone di cui parli vuole che tu viva così, come un cane randagio?”

Willy si alzò piano piano appoggiandosi ai gradini freddi su cui sedeva. Poi si aggiustò il cappello di lana sulla fronte e puntò i suoi occhi azzurri che teneva dietro agli occhiali obliqui sul naso negli occhi del suo interlocutore col cilindro e col suo accento belga disse:

“No mon amis, le Segneur desiderà che io voglia bene anche ad uno sciocco come tù!”.

+++

Salmo 114

Amo il Signore, perché ascolta

il grido della mia preghiera.

Verso di me ha teso l’orecchio

nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,

ero preso nei lacci degli inferi,

ero preso da tristezza e angoscia.

Allora ho invocato il nome del Signore:

“Ti prego, liberami, Signore”.

Pietoso e giusto è il Signore,

il nostro Dio è misericordioso.

Il Signore protegge i piccoli:

ero misero ed egli mi ha salvato.

Ritorna, anima mia, al tuo riposo,

perché il Signore ti ha beneficato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,

i miei occhi dalle lacrime,

i miei piedi dalla caduta.

Io camminerò alla presenza del Signore

nella terra dei viventi.

SALMO 114

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Grazie, Pietro e Filomena.

Coltivare…il Matrimonio – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena“Sposi&Spose di Cristo”..

Carissimi siamo in primavera, ed è l’ora di mettere mani nell’orto..della nostra vita matrimoniale!

Oggi, infatti, vi daremo 8 piccoli consigli pratici per un buon raccolto!

Cosa si coltiva? Scopritelo!

+++

Primo passo possibile:

Predisporre il terreno della vostra vita ad accogliere i semi della felicità prestando attenzione all’esposizione: serve molta Luce di Dio!

Secondo passo possibile:

Zappettate accuratamente con la volontà e la voglia di partire…di andare lontano insieme al vostro coniuge percorrendo insieme piccoli passi possibili.

Terzo passo possibile:

Dopo aver ripulito il terreno del cuore dalle erbacce dell’incredulità e della diffidenza, e dissodato dalle pietre dell’indifferenza e delle paure, create dei solchi profondi a tal punto da permettere ad un seme delicato, come quello della Gioia piena, di mettere radici stabili.

Quarto passo possibile:

Iniziate la semina della Parola di Dio e della Eucarestia, innaffiando il terreno con la preghiera personale e di coppia.

Dedicate tempo anche ad una buona comunicazione tra voi, che vada oltre il semplice comunicarsi cose da fare, ma che preveda anche il chiedere al coniuge: “Come stai? Come posso aiutarti ad essere felice oggi?”

Quinto passo possibile:

Avendo scelto di coltivare la Santità, ora cercate di tenerla viva.

Come? Seguendo la persona di Cristo, innaffiando costantemente con l’impegno concreto nell’Amore, e ripulendo il luogo dalle solite erbacce che cresceranno intorno, dando così Libertà e spazio a quanto state coltivando: la Vita Vera.

Sesto passo possibile:

Abbiate cura del vostro orto matrimoniale anche quando sembrerà che non stia accadendo nulla di importante. Infatti, così come per tutte le cose buone della terra, i frutti migliori richiedono tempi lunghi per spuntare, crescere e maturare.

Nella certezza della Speranza, continuate a lavorare il vostro orto poiché, anche se non le vedete, pian piano sotto la terra le radici si stanno espandendo.

Custodite il vostro orto dalla grandine dei pericoli inutili e zappettate sempre con cura, aggiungendo ogni giorno il concime della preghiera e della buona comunicazione.

Settimo passo possibile:

Ecco spuntare il germoglio della Carità nella vostra famiglia! Ora il vostro lavoro è visibile, chiamate tutti ad ammirare e a gioire con voi!

Prendete per mano i vostri amici, e, una volta portati vicino ad ogni piantina, potete sussurrare al loro orecchio: “All’ombra dell’amore tra me ed il mio coniuge potrete trovare riparo anche voi!”.

Ottavo passo possibile:

Ogni giorno ripetete tutto il processo dall’inizio alla fine e dalla fine all’inizio…date pure libero sfogo alla fantasia e fidatevi dello Spirito Santo; e nella gioia e nella consapevolezza della Comunione con il Signore Gesù, potrete sfamare il mondo con le vostre mani…unite.

…e ora all’opera…buon raccolto a tutti…a piccoli passi possibili!

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Grazie, Pietro e Filomena.

Bilbo Baggins e la Vocazione – “Sposi&Spose di Cristo”

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Disse Gandalf“Stamattina non ho tempo di fare anelli di fumo. Cerco qualcuno con cui condividere un’avventura che sto organizzando ed è molto difficile trovarlo”.

“Lo credo bene! Siamo gente tranquilla e non sappiamo che farcene delle avventure. Brutte fastidiose scomode cose! Fanno far tardi a cena! Non riesco a capire cosa ci si trovi di bello!” disse il signor Bilbo Baggins e infilati i pollici sotto le bretelle fece un anello di fumo ancora più grande. (…) poi si sentì a disagio e anche un po’ seccato e aggiunse: “Buongiorno, non vogliamo nessuna avventura qui, grazie tante…”

TRATTO DA LO HOBBIT, DI J.R.R. TOLKIEN

Ci pensate?

A volte la vita ci si presenta innanzi con progetti incredibilmente affascinanti che promettono tesori e gloria e noi, obnubilati delle nostre certezze da 4 soldi, dalla grazia polverosa dei centrotavola della nostra casa, dalle abitudini alimentari che hanno i loro orari e ci tengono sazi e troppo indaffarati a digerire, dalla paura di sudare e di sporcare le nostre vesti che ormai puzzano di naftalina come il nostro cuore….la rifiutiamo e preferiamo star lì, a fare sbadigli, cerchi di fumo e a dirci quanti siamo bravi nel rispettare le regole (anche se intimamente ci crediamo affascinanti e spericolati come Indiana Jones).

Certo, sappiamo bene che vivremmo molte fatiche e potremmo rischiare di farci male e morire se partissimo per la strada che Gesù ci propone, ma da che mondo è mondo neanche nelle fiabe si è mai raggiunto un tesoro senza aver combattuto contro draghi, orchi e contro sé stessi.

Gesù passa nella vita di ciascuno, non solo per chiamare futuri preti e suore ma anche per chiamare futuri sposi. Lui chiama tutti all’avventura più avventurosa che una donna, un uomo (o uno hobbit se preferite) possa vivere.

Gli disse Gesù«Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.

DAL VANGELO DI MATTEO 19, 21-22

E’ la proposta che fa a tutti i battezzati: uscire dalla propria “Comfort Zone” che somiglia ad una bara per scoprire la bellezza della vita viva, la gratitudine colma del sentirsi vivi, nella conoscenza del potere dell’amore, nell’amare sconfinatamente e nell’essere amati sconfinatamente da un Amore più grande di ogni “tesssssooooro”. Il Suo. Amore divino.

E se abbiamo già accettato la sfida e ci siamo messi in cammino?

Beh, Gesù bussa ancora alla tua porta caro sposo e cara sposa, alla tua porta caro sacerdote e caro consacrato, alla tua porta cara consacrata. Bussa. Non restare lì a conteggiare troppo quello che devi lasciare ancora una volta in termini di certezza umana…aggrappati al sogno di una vita più bella, più ricca, più strabenedettamente felice.

Buon viaggio Hobbit! Buon viaggio!

«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me»

APOCALISSE 3,20

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Grazie, “Il Signore ti dia Pace!”

Le foto brutte

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

Mi guardo intorno in casa…alle pareti ci sono un po’ di foto appese.

Guarda quella! C’è mia moglie con la nostra secondogenita tra le braccia. Sorridono. Come sono belle e che viso angelico hanno entrambe.

Ohi…guarda quell’altra! Eravamo al mare. Viso rilassato, abbronzati e che sorrisi smaglianti. E poi quella che abbiamo messo in soggiorno: è il giorno del nostro matrimonio…ci stiamo sposando. Quanta bellezza in una foto.

Tutto bello, molto bello. E’ tutto così presentabile e siamo orgogliosi di mostrarle ai nostri amici che vengono a trovarci.

Ma mi chiedo…dove sono le fotografie brutte?

Già, dove sono finite quelle in cui le nostre figlie sono sporche di cacca fino al collo e dove sono quelle mosse, quelle in cui sbuffiamo perché non riusciamo a stare fermi perché ci agitiamo perché stiamo litigando?

Sulle pareti nessuna traccia di queste foto.

Guardo nei cassetti…nulla. Non sono neanche qui.

Apro le foto sul PC…dove sono quelle in cui si vede che io e Filomena facciamo fatica a trovare un accordo sul come addobbare l’albero di Natale o quella in cui abbiamo pianto quando in 24 ore ci siamo ritrovati a lasciare la nostra casa dopo un forte terremoto ed abbiamo affrontato le tempeste del discernimento per capire dove o cosa il Signore ci stesse chiedendo?

Non si vedono sulle pareti addobbate quelle foto in cui ti sei sentito una schiappa alle Medie perché 4 bulli ti prendevano in giro…non ci sono, non le abbiamo stampate. Costa troppo stampare quelle foto in cui eri triste.

E quel momento in cui abbiamo saputo di un nostro figlio in cielo…non era degno di una foto? Non eravamo belli con le lacrime che inondavano il nostro cuore?

Eravamo belli, certamente.

Ma forse di tanta bellezza ci vergogniamo.

Ci vergogniamo di mostrare in questo mondo di plastica che siamo fatti di carne.

Che spesso siamo mossi e sfuocati, che il più delle volte la vita ti scatta foto al buio e senza flash…che gli occhi rossi non basta un’ APP per cancellarli.

Eppure guarda i santi, si…i santi. Sempre loro.

Ci sono dipinti (i più falsi) che li ritraggono in estasi e nella gloria di Dio…ma i più coraggiosi e fedeli li hanno ritratti nello sconforto.

Di san Francesco, ad esempio, a Greccio c’è un dipinto stupendo: è lui col fazzoletto che si asciuga le lacrime. Non sono lacrime di gioia, né di amore…sono le lacrime che i suoi occhi ammalati secernevano senza un motivo spirituale. Era una malattia.

Ti immagini farti scattare una foto mentre sei a letto con la febbre…mentre hai la cervicale infiammata. La appenderesti in corridoio?

Forse no, non ti riconosci se non nelle storie e nei filtri di Instagram…

…eppure allo specchio al mattino somigli ad Homer Simpson più che a Ken…i tuoi capelli di madre sono più simili nell’aspetto e nella tinta a quelli di Marge Simpson…più che a quelli della Barbie.

E i video? Ti faresti fare un video mentre litighi per un parcheggio o mentre fai a gara col tuo carrello della spesa per superare il vecchietto che alla cassa ci metterà un’ora per riempire di domande la cassiera prima che di prodotti la sua busta?

Nel tuo processo di canonizzazione un giorno vorrai che i giudici al processo vedano solo le belle foto, i bei video…mentre sai cosa faranno i giudici? Intervisteranno la tua vicina di casa!

Non te l’aspettavi eh?

Come nascondere che urlavi come un forsennato con le tue figlie perché non volevano mettere le scarpe prima di uscire?

Come nascondere che i tuoi “rumori” casalinghi somigliavano più a quelli che senti nelle bettole, più che alle musiche angeliche che ascolti a teatro quando danno l’opera?

Ti vergogni eh? Beh…a noi capita spessissimo. Vorremo dare un’immagine che in realtà è troppo lontana dalla nostra realtà.

C’è un modo, però, per superare la paura della foto brutta: come sempre guardare a Gesù.

Si, guarda…c’è la crocifissione.

C’è Gesù con i capelli spettinati, strappati…non guarda nell’obbiettivo ma guarda in basso. Nella sua bocca qualche dente è saltato per le bastonate che gli hanno dato. E’ un misto di sangue e terra. Ha le mani bucate e il fianco spaccato. Non riesce a venir bene in foto perché gli hanno messo chiodi anche nei piedi e non riesce a stare in piedi. A veder bene…non sta in piedi perché pende morto da una croce di legno piena di schegge e tarli.

Non è lo spettacolo più bello. Anzi? Non è forse questa la “foto” più bella che abbiamo di Cristo?

Non è pettinato, non brillano i suoi occhi blu di Zeffrirelliana memoria, non sorride, non è bello, non è presentabile, ma sta amando fino alla fine. E alcuni lo guardano e quello che vedono cambia la loro vita.

Alcuni vedono un uomo morto, altri vedono un uomo che ha capito che la vita va donata fino all’ultimo graffio, all’ultima goccia di sangue.

Ancora oggi ci sono persone che innanzi a quella “foto” trovano la via della felicità e comprendono che somigliando a quell’uomo in quella fotografia brutta…possono essere felici.

Va a guardarti allo specchio: a chi somigli? Somigli al tuo idolo bello e pulito o al tuo Cristo, sporco, innamorato, morto e risorto?

Buona visione.

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Link all’articolo originale: https://www.artigianatodaimonasteri.it/sposi-spose-di-cristo/foto-brutte/

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Grazie, Pietro e Filomena.

Patire e Pazientare: due verbi simili

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

In questa Quaresima 2021, che a tratti si intreccia con una situazione di quarantena mondiale dovuta al Covid, ci vengono in mente tempi che sembrano lontani.

Eravamo abituati a situazioni che si risolvono subito, a “guerre lampo”…a malattie contagiose che non avevano niente da spartire ormai con l’occidente…e invece…ecco che perdurano.

E’ un tempo che può insegnarci ad essere più pazienti ricordandoci che Cristo stesso:

imparò l’obbedienza da ciò che patì

EBREI, 5,8

Per dirla con Madeleine Delbrel…è una “passione delle pazienze”, di cui riportiamo di seguito il bellissimo testo. Una poesia da leggere con calma per meditare. Buona lettura e buona riflessione:

___

La passione, la nostra passione, sì, noi l’attendiamo.

Noi sappiamo che deve venire, e naturalmente intendiamo

viverla con una certa grandezza.

Il sacrificio di noi stessi: noi non aspettiamo altro che

ne scocchi l’ora.

Come un ceppo nel fuoco, così noi sappiamo di dover

essere consumati. Come un filo di lana tagliato

dalle forbici, così dobbiamo essere separati. Come un giovane

animale che viene sgozzato, così dobbiamo essere uccisi.

La passione, noi l’attendiamo. Noi l’attendiamo, ed essa non viene.

Vengono, invece, le pazienze.

Le pazienze, queste briciole di passione, che hanno lo

scopo di ucciderci lentamente per la tua gloria, di

ucciderci senza la nostra gloria.

Fin dal mattino esse vengono davanti a noi:

sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti,

è l’autobus che passa affollato,

il latte che trabocca, gli spazzacamini che vengono,

i bambini che imbrogliano tutto.

Sono gl’invitati che nostro marito porta in casa

e quell’amico che, proprio lui, non viene;

è il telefono che si scatena;

quelli che noi amiamo e non ci amano più;

è la voglia di tacere e il dover parlare,

è la voglia di parlare e la necessità di tacere;

è voler uscire quando si è chiusi

è rimanere in casa quando bisogna uscire;

è il marito al quale vorremmo appoggiarci

e che diventa il più fragile dei bambini;

è il disgusto della nostra parte quotidiana,

è il desiderio febbrile di quanto non ci appartiene.

Così vengono le nostro pazienze, in ranghi serrati o in

fila indiana, e dimenticano sempre di dirci che sono il martirio preparato per noi.

E noi le lasciamo passare con disprezzo, aspettando –

per dare la nostra vita – un’occasione che ne valga la pena.

Perché abbiamo dimenticato che come ci sono rami

che si distruggono col fuoco, così ci son tavole che

i passi lentamente logorano e che cadono in fine segatura.

Perché abbiamo dimenticato che se ci son fili di lana

tagliati netti dalle forbici, ci son fili di maglia che giorno

per giorno si consumano sul dorso di quelli che l’indossano.

Ogni riscatto è un martirio, ma non ogni martirio è sanguinoso:

ce ne sono di sgranati da un capo all’altro della vita.

E’ la passione delle pazienze.

___

La Passione delle Pazienze - Madeleine Delbrêl (1904-1964) 
poetessa, mistica ed assistente sociale francese

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Grazie, Pietro e Filomena.

Gesù bambino e Art Attack

..di Pietro e Filomena, “Sposi&Spose di Cristo”..

I figli sfornano continuamente idee. Le nostre figlie, anche se ancora piccoline, hanno idee nuove da realizzare abbastanza frequentemente.

“Mamma…posso prendere i tuoi smalti? Papà…posso prendere un foglio dalla stampante?

E anche se tu rispondi: “NO!!!”, loro ugualmente – prese dalla smania di creare quello che hanno appena visualizzato nella loro mente – si lanciano in grandi opere che art attack scansati proprio

Ve l’immaginate Gesù – non più nella culla di paglia tanto caruccia al freddo e al gelo – ma in agguato nella falegnameria di Giuseppe…o tra i gomitoli di Maria?

“Papà, posso usare la pialla che devo fare uno scivolo per il mio Peluche?” “Mamma, posso usare un po’ di lana che voglio farci un’altalena per il mio Robot giocattolo?”

E Giuseppe e Maria…cosa avranno risposto alle richieste martellanti del Gesù bambino preso dagli attacchi d’arte e sporco di colla vinilica?

Probabilmente, dopo l’ennesima richiesta si saranno arresi anche loro…probabilmente però, a differenza nostra (cioè nostra di Pietro e Filomena, non vostra che leggete e che sicuramente siete brave persone)…a differenza nostra non avrebbero infranto i sogni artistici e creativi del piccolo Gesù, ma si sarebbero fidati.

Si…Giuseppe certamente ne sapeva più di lui in materia di sedie, trucioli e mastice, ma probabilmente si sarà fidato di suo figlio, di quel bambino che ha imparato in quella bottega cosa voglia dire avere un Padre che si fida di te.

E Maria? Si sarà infuriata (come me e Filomena) quando Gesù ha sprecato un intero gomitolo di lana per creare un labirinto? Forse si è fidata…si è fidata che quel bambino (bambino come tutti) che stava imparando a ritrovare la strada di casa e a non aver paura di perdersi mentre raggomitolava la lana che dalla bottega del padre portava dritto alla cucina dove era sua madre intenta a preparare il pranzo…

Gesù è stato l’adulto che è stato anche e soprattutto grazie al fatto che le prime persone che hanno creduto (a 360°) in lui, sono stati la sua mamma ed il suo papà.

E noi, ci fidiamo dei nostri figli?

Ci fidiamo del fatto che hanno delle potenzialità che non immaginiamo neanche?

Ci fidiamo che il loro punto di vista alternativo al nostro un giorno potrebbe essere il punto di vista che sarà necessario per il mondo in cui viviamo?

A volte li guardiamo e vediamo in loro i nostri difetti…e siccome non piacciono a noi, ci fanno arrabbiare.

Sono disordinati come in fondo lo sei anche tu…

Sono pignoli come in fondo lo sei anche tu…

Si emozionano ed amano…come in fondo lo fai anche tu.

E siccome non credi abbastanza in te stesso finisci per distruggere anche il loro mondo, il loro modo nuovo di progettare una casetta di cartone o una cucina per le bambole.

Allora chiediamo soccorso ai santi genitori Maria e Giuseppe, affinché ci aiutino a vedere nei nostri figli, anche quando ci fanno arrabbiare (non parliamo di voi che siete brave persone, ma di me e Filomena che non lo siamo)…anche nei momenti che ci sembrano i peggiori figli di questo mondo…possiamo scorgere in loro una persona degna di stima, una dimora dello Spirito di Dio.

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