La nostra famiglia è scaldata dal bue e dall’asinello

Mi sono fermato a contemplare il presepe. In particolare ha deciso di soffermarmi su due statuine. Due presenze imprescindibili anche se di secondo piano rispetta alla Famiglia Santa. Fanno da cornice nella capanna. Due statuine che sono tra le più vicine a Gesù. Sono quella del bue e quella dell’asinello. Non sono lì a caso. L’asinello ha accompagnato Giuseppe e Maria lungo tutto il viaggio da Nazareth a Betlemme. Ritroveremo l’asinello anche più tardi quando la Santa Famiglia  deve scappare da Erode e trovare riparo in Egitto. Il bue, invece, era già lì. Giuseppe e Maria lo trovano nella stalla dove possono fermarsi, riposare e dare alla luce Gesù. Cosa ci dicono questi due animali? Cosa dicono alla nostra famiglia? Perché la presenza di queste due creature può essere importante per ciò che rappresentano?

La Santa famiglia è riscaldata dalla presenza del bue e dell’asino. Anche le nostre famiglie lo sono. Il bue rappresenta il lavoro. Il nostro matrimonio è come un campo che va custodito e preparato. Il bue è preposto all’aratura. Il bue fa il lavoro più duro. Un animale che proprio per la sua forza e per la sua sopportazione della fatica e del sacrificio acquista una dignità grande anche nella Sacra Scrittura. Il bue era rispettato tanto da essere posto al traino del carro che custodiva l’Arca dell’Alleanza (1Sam 6,7ss.; 2Sam 6). I due buoi, uniti dal giogo, trainavano la presenza reale di Cristo. Non è forse un’immagine bellissima di noi sposi? Anche noi, uniti dal giogo del matrimonio (coniugi significa “con lo stesso giogo”), siamo chiamati a questo. Siamo chiamati ad essere immagine e presenza dell’amore di Dio nel mondo. Peròà lo siamo solo in potenza. Abbiamo questa facoltà in dote con il sacramento del matrimonio. Questa facoltà va però sviluppata. Per farlo dobbiamo impegnarci a fondo come i buoi. Serve fatica e sacrificio per preparare il terreno del nostro matrimonio. Il nostro amore va nutrito giorno dopo giorno con il servizio e con la tenerezza dell’uno verso l’altra. Solo così potrà dare frutti squisiti per noi e per il mondo intero. Solo così non diventerà un deserto da cui non potremo ricavare nulla. 

Il secondo animale del presepio è l’asino. Un altro animale di fatica. A differenza del cavallo è una cavalcatura molto più modesta.  Il cavallo era cavalcatura del re o del guerriero. L’asino era invece la cavalcatura di chi lavorava e aveva una vita normale e ordinaria.  Anni più tardi Gesù se ne servirà per entrare a Gerusalemme da Re. Proprio per evidenziare come Lui fosse un Re diverso da tutti gli altri. Lui è un Re venuto per servire e non per essere servito, un Re che non vuole prendere nulla dalla Sua gente, ma al contrario è venuto per dare tutto Se stesso, anche la Sua vita. Quello che dobbiamo dare noi sposi all’altro/a. L’asino ci ricorda proprio questo. Noi nel nostro matrimonio cosa facciamo? Prendiamo e usiamo o ci facciamo servi dell’altro/a?  Servi dell’amore? Qui sta tutta la differenza! La santità del matrimonio spesso non chiede gesta straordinarie ed eroiche. La santità sta nel nascondimento di una vita ordinaria fatta di tanti piccoli gesti di tenerezza, di cura e di servizio per l’altro/a e per chiunque bussi alla nostra porta.

Osserviamo il presepio che abbiamo in casa e questa volta soffermiamoci sul bue e l’asinello, che con il loro fiato riscaldano il Bambino Gesù. Quante cose che possono dire alla nostra vita. Non lo credevate, vero?

Antonio e Luisa

Cliccate qui per entrare nel gruppo whatsapp 

Iscrivetevi al canale Telegram

Per acquistare i nostri libri Influencer dell’amore – L’ecologia dell’amore – Sposi sacerdoti dell’amore

Per iscrivervi al canale youtube cliccate qui

Sposi sacerdoti. Materialismo o spiritualismo. (11 articolo)

Dobbiamo evitare due pericoli grandissimi, per vivere appieno il nostro sacerdozio sponsale, cioè per essere dono autentico l’uno per l’altra. Sono due opposti. Il materialismo e lo spiritualismo sono entrambi, e allo stesso modo, pericolosi per il nostro matrimonio. Se imbocchiamo una di queste due derive rischiamo davvero di non essere capaci di amarci, o di farlo in modo molto parziale, limitato ed inquinato. Sicuramente poco felice. Padre Raimondo ci ripeteva continuamente di custodire la nostra comunione e intimità coniugale. Di impegnarci a fondo per questo. Vorrei ora provocarvi con una piccola riflessione su ognuno di essi.

Papa Francesco definisce a suo modo il materialismo. Lui parla di mondanità. E’ la stessa cosa. Ci siamo dentro tutti, chi più chi meno, nello spirito mondano. Spirito del mondo. La mondanità è una delle corruzioni principali in cui finiscono gli uomini di Chiesa e anche gli sposi. Quante volte mettiamo davanti alla nostra unione sponsale altro. Io stesso ne ho la tentazione. Possiamo mettere la ricchezza economica, il lavoro, la carriera o chissà cos’altro. Se non abbiamo in testa le giuste priorità cadiamo per forza nel materialismo. Ci illudiamo di raggiungere la felicità attraverso beni materiali o potere sociale ed economico. Dissipando energie e forze per questo. Distruggendo il paradiso che potremmo avere in casa, nel nostro matrimonio. Se cerchi fuori la felicità è perchè non comprendi l’importanza del tuo matrimonio, o forse, stai scappando da esso. Non bisogna per forza pensare alla famiglia di Berlusconi per scovare questa mentalità. Io conosco amiche che hanno optato per scelte coraggiose. Una dottoressa assunta in un ospedale che ha lasciato il lavoro perchè non le consentiva di dedicare abbastanza tempo a suo marito e a suo figlio. Ora lavora in proprio, ha lo studio dentro casa, guadagna molto meno, ma è più felice. Si tratta di priorità nella vita. Questo è solo un esempio, ma ognuno di noi dovrebbe fare un esame di coscienza e verificare con quale priorità considera la famiglia. Non riguarda solo le donne, ma anche gli uomini. Quanto tempo dedichiamo alle attività fuori casa? Quanto di questo tempo è davvero necessario?

Passiamo ora alla seconda grave deriva: lo spiritualismo. Quante coppie saltano su questo. Pensare che il matrimonio non sia soprattutto carnale è gravissimo. Inteso non solo come rapporto fisico, ma come relazione vissuta ed espressa nel corpo. Quando sento dire che l’importante è condividere un’idea di famiglia, andare d’accordo, non avere grandi scontri, collaborare nel lavoro familiare e dividersi i compiti. Che l’importante è andare a Messa, pregare e avere una vita spirituale attiva. Quando sento queste riflessioni sono convinto ci sia qualcosa che non vada in quella coppia. Per carità, sono tutte ottime cose, caratteristiche importanti di una famiglia e di una relazione, ma non vedo il matrimonio. Non vedo nulla di diverso rispetto a ciò che possono sperimentare delle comunità religiose di frati e di suore. Dov’è il dono totale? C’è una pacifica convivenza, ma nulla più. Pacifica finchè non crolla tutto. Il matrimonio o è carnale o non è matrimonio. Senza attenzioni, carezze, baci, abbracci e amplesso non è un matrimonio. Se non si cura questo aspetto diventa una ipocrisia pazzesca. Magari si può fingere di andare d’accordo e che tutto vada bene. Si può trovare anche un equilibrio, ma che nasconde una grande povertà e miseria. L’uomo tende ad evadere nel materialismo. Quindi lavoro, sport, pornografia, adulterio e prostituzione. La donna tende a dedicarsi ai figli, a trovare in loro quell’affetto anche fisico che non trova nel marito.

L’equilibrio sta proprio nell’evitare queste derive, avendo presente due importanti impegni da prendersi:

  1. mettere la famiglia al primo posto, in particolare il coniuge
  2. nutrire il bisogno di tenerezza con tutti i gesti del corpo propri di una relazione sponsale. (naturalmente cambiano anche questi con le varie stagioni della vita)

 

Antonio e Luisa

Fare va bene, ma custodendo l’amore.

Oggi la liturgia propone il Vangelo con Maria e Marta. Marta che fa e Maria che ama.

A prima vista Maria sta antipatica. Come quella poveretta di Marta si sbatte di qua e di la. Lei non solo non fa nulla, ma si prende anche le lodi del Signore. Inconcepibile.

Vorrei dare una lettura moderna in chiave sponsale. Così si può comprendere meglio cosa intenda lodare Gesù in Maria e quale sia invece il grosso pericolo in cui può incorrere Marta.

Il mondo di oggi è strano. Non c’è più tempo per curare le relazioni ma si deve fare, fare sempre e correre, correre tanto per arrivare alla sera stremati e comunque senza aver fatto tutto perchè servirebbero giorni di 36 ore. Noi alla sera prima di coricarci facciamo il breafing per il giorno dopo, cerchiamo di incastrare gli impegni e fare in modo di fare tutto ma non è sempre facile e possibile. Abitiamo in una piccola città e fortunatamente ogni luogo è facilmente raggiungibile, immagino che per chi abita nelle grandi città sia ancora più una mission impossible. Si può chiedere aiuto agli amici, ma è sempre e comunque un delirio. Servirebbe un master in pianificazione attività familiare.

Veramente questo mondo porta gli sposi ad essere soci d’impresa. Non c’è più tempo di parlare di argomenti che non siano direttamente funzionali all’organizzazione familiare, non c’è più tempo di guardarsi negli occhi e di ritrovarsi nell’altro, di aprire il cuore, di condividere le gioie, le paure, le difficoltà della giornata e di trovare pace nell’altro. Dopo anni di matrimonio tante coppie non si trovano più. Una volta che i figli sono grandi e che si resta soli in casa, molti sposi scoprono tristemente di non conoscersi più, di non aver più quell’intimità e affiatamento così indispensabile perchè l’amore non diventi un peso ma sia vita. Luisa certe sere appoggia la testa sul cuscino e già russa.

Noi abbiamo 4 figli, lavoriamo tutti e due ma cerchiamo sempre di non sottovalutare l’importanza di curare la nostra relazione e quella con Dio.

Ed ecco che ogni momento diventa buono. Cerco di trovare piccoli spazi durante la pausa pranzo per incontrare la mia sposa, solo io e lei come due amanti che però non tradiscono l’amore ma lo custodiscono. Giorni di ferie per ritrovarci io e lei a passeggiare come due fidanzatini. Quando posso l’accompagno al lavoro per trasformare quel tragitto in auto in momenti di dialogo d’amore o di preghiera di coppia. Ogni coppia poi trova la sua strada ma vi scongiuro non sottovalutate questo aspetto. Anche Gesù nel passo del Vangelo dove va ha trovare Maria e Marta riprende Marta. Può sembrare ingiusto sgridare Marta che tanto si da da fare ma intende proprio evidenziare che la relazione d’amore è più importante di ogni cosa che facciamo. Avere la casa in disordine, saltare qualche impegno sono situazioni da evitare ma molto più grave sarebbe perdere per strada quell’amore per cui ci stiamo dando tanto da fare.

Antonio e Luisa

La libertà di essere donna

Sogni, ambizioni, grandi progetti…hanno sempre fatto parte della mia vita. Fin da piccola sognavo il principe azzurro e una famiglia felice con tanti bambini. Ma con il trascorrere degli anni cominciai a credere che la cosa più importante fosse quella di affermarmi nel mondo del lavoro diventando una persona di successo. Così iniziai il mio percorso universitario buttandomi a capofitto nello studio. Continuavo a fare un esame dopo l’altro protesa verso il raggiungimento di un unico obiettivo, conseguire la laurea e dedicarmi alla mia professione. Ma, ben presto, il Signore iniziò a stravolgere tutti i miei progetti e fu proprio da quel momento in poi che la vita cominciò a sorprendermi davvero. Il cammino di fede che ormai da anni condividevo insieme al mio ragazzo cominciò ad illuminare le nostre scelte di vita alla luce del vangelo. Era giunto il momento di dare compimento al nostro lungo fidanzamento, così ci sposammo e in brevissimo tempo arrivarono tre splendidi bambini. Come in tutte le famiglie, però, non tardarono a presentarsi le prime difficoltà, le incomprensioni, i momenti di stanchezza e di ribellione. Inoltre, l’impossibilità di conciliare le proposte lavorative con la vita da mamma crearono in me uno stato di profonda frustrazione.

Quale era, allora, il senso delle rinunce, dei sacrifici, delle notti trascorse a studiare pur di superare un esame…per poi fare la casalinga? Mi ritrovai, quindi, ad essere mamma e moglie a tempo pieno quasi costretta da un destino beffardo che mi aveva portata su strade completamente diverse: lavare, cucinare, stirare e poi ancora soccombere ai bisogni e alle necessità di tutti i membri della famiglia, a cominciare dal più piccolo che piangeva almeno ogni due ore, reclamando la poppata e il cambio del pannolino, per finire al più grande (ovvero al marito) che, visti i miei numerosi impegni si sentiva sempre più trascurato. Questa vita mi stava veramente stretta, soprattutto quando mi confrontavo con le mie amiche di sempre che continuavano a vivere senza progetti impegnativi, tutte prese dalla propria realizzazione personale. Non riuscivo ad accettare la perdita della libertà, il mio desiderio di indipendenza e di autorealizzazione diventava sempre più forte, sentivo monotone e senza valore le mie giornate. Dio, a cui spesso mi rivolgevo, non poteva avermi ingannata…e così un giorno entrando in chiesa ascoltai la parola di S. Paolo (Efesini 5, 21-33) che mi mise profondamente in crisi. Rimasi scandalizzata perché parlava di sottomissione…stavo per andare via quando ascoltai il seguito: “…sì, è vero, la donna è chiamata a stare sottomessa al marito nel senso che è lei che regge la famiglia così come le fondamenta reggono una costruzione. La sua maternità la porta ad amare gratuitamente, a donarsi, a sostenere…se viene meno ciò che è alla base tutto crolla! Quando la donna, che per natura è chiamata all’accoglienza e al dono di sé, rinuncia a questa vocazione la famiglia è in pericolo, tutta la società è in pericolo! Perciò voi mariti onorate e amate le vostre mogli    come Cristo ha amato la Chiesa!”. Queste parole mi riempirono il cuore di gioia e soprattutto mi aiutarono a dare un senso a tutte le piccole cose che scandivano la mia giornata. Il pranzo da preparare, i panni da stendere, i piatti da lavare non furono più gesti vuoti ma piccoli mattoncini di amore domestico che, passo dopo passo, ci aiutarono a rinforzare le fondamenta della nostra famiglia. E mi accorsi che perdendo di vista, anche per un attimo, quella luce che solo la Parola di Dio poteva dare alla nostra piccola chiesa domestica, il sogno di un matrimonio felice poteva trasformarsi in un vero e proprio incubo.

Le minacce sono sempre tante e spesso si insinuano in modo subdolo nei rapporti familiari ma noi spose cristiane siamo chiamate ad essere le custodi dell’amore coniugale. Quando una donna scopre il valore della sua maternità, comprende di aver scelto la parte migliore e si rende conto di essere veramente libera: libera nella vocazione di dare, accogliere, custodire la vita…e per una donna non può esistere gioia più grande!

Mary