Noi siamo abituati a non accontentarci

In questi giorni di insicurezza, nei quali si assiste ad una crescita esponenziale dei contagi da Coronavirus, si susseguono i consigli dati dagli “esperti” per evitare il più possibile di entrare in contatto con il virus. Abbiamo scoperto che anche il sesso è diventato pericoloso. D’altronde presuppone vicinanza e contatto come nessun altra attività visto che c’è una compenetrazione dei corpi.

Ed ecco che arriva il genio. Potete trovare la notizia su diversi quotidiani. Si tratta di una sessuologa che ha stilato le regole per una sessualità sicura. No, non è il preservativo. Quello ormai è un consiglio da principianti. No nulla di tutto questo. Le regole anticovid sono quattro:

  • Igienizzarsi e igienizzare e la stanza
  • Areare i locali consentendo un ricambio di aria
  • Indossare la mascherina
  • Cercare di stare distanziati per quanto possibile

Ci sarebbe da ridere se non fosse che la dottoressa in questione è drammaticamente serie quando offre questi consigli illuminanti. Questi quattro punti hanno il merito di evidenziare quanto sia povera l’idea di incontro intimo e di sesso di tante persone e addirittura, come in questo caso, di chi è professionalmente occupato in questo ambito.

Capite cosa significa tutto questo? Il sesso viene ridotto ad un po’ di ginnastica, di solito piacevole per l’uomo, meno frequentemente piacevole per la donna. Infatti la dottoressa poi, nell’intervista video che ha rilasciato a Repubblica, ha fatto un esempio concreto di cosa intenda dire: privilegiare gli accarezzamenti, la stimolazione reciproca e il tutto, purtroppo, è necessario farlo con la mascherina.

Detto in altre parole, l’esperta consiglia la masturbazione reciproca, distanziati e con mascherina. Naturalmente niente baci. A meno che non si sia estremamente sicuri della salute propria e del partner. Il tutto diventa, di conseguenza, un mezzo per raggiungere l’orgasmo. Qualcosa di estremamente povero.

Noi sposi cristiani siamo molto fortunati. Abbiamo, o dovremmo avere, una considerazione molto più elevata e grande del sesso. Per noi è un gesto talmente bello e grande da essere addirittura sacro. Un gesto che è aperto alla vita ed è unitivo. Quindi sempre generativo. Generativo di amore, anche quando non si concepisce un bambino.

Attraverso l’incontro intimo noi facciamo un’esperienza concreta dell’unione profonda dei nostri cuori. Il rapporto diventa relazione, i corpi diventano linguaggio e il tutto diventa comunione. Cara dottoressa quello che lei ci propone è sinceramente una proposta molto misera rispetto ai nostri standard. Noi cristiani siamo abituati alla pienezza e alla bellezza. Non siamo solo alla ricerca di un po’ di piacere corporale e superficiale, ma di un piacere pieno che coinvolga sicuramente il corpo, ma che attraverso di esso possa arrivare fino nella profondità del nostro spirito. Noi siamo abituati a consumare il nostro rapporto. Non come lo intende tanta gente. Non deve essere inteso con l’etimologia cumsumere che significa appunto usare e portare a logorio, ma con l’etimologia cumsummare che vuol dire portare a compimento, condurre allo scopo. Portare alla pienezza. Quindi nella sua accezione più nobile. Noi siamo abituati a non accontentarci, cara dottoressa. E se non saremo sicuri della nostra salute, vorrà dire che aspetteremo, perchè non possiamo accontentarci di qualcosa che non sia il tutto.

Antonio e Luisa

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Punto e a capo

Questa mattina ero al mare…

Sono venti anni che vengo a villeggiare in questo meraviglioso posto del Salento e i ritmi si sono scanditi sempre alla medesima maniera. Orari per andare in spiaggia, incontri con le famiglie che regolarmente frequentano questo luogo come noi, i tuffi nella splendida e trasparente acqua marina, il caffè in ghiaccio, i rumori e gli schiamazzi, l’animazione del villaggio, canti, balletti e gioco aperitivo, la crema solare e quant’altro. Anche quest’anno ci risiamo, stessa spiaggia stesso mare diceva una nota canzone.

Eppure, non è proprio cosi.

Estate del Covid 19 potremmo chiamarla e credo che negli annali rimarrà questa definizione. Questa riflessione mi è nata proprio nel vedere gli operatori dell’equipe animazione e della loro efficiente attività per far divertire i villeggianti. Mentre i bravissimi ragazzi si adoperavano nelle performance classiche del ballo di gruppo pensavo proprio alla modalità comune di noi esseri umani. Qualunque cosa ci capiti, nel momento in cui ne abbiamo possibilità, cerchiamo di riprendere le cose così come le abbiamo lasciate, adoperandoci come nulla fosse accaduto. Se per anni le equipes di animazione hanno agito in un certo modo, continueranno ad agire nello stesso modo, riproponendo ciò che da sempre è piaciuto alla stragrande maggioranza dei riceventi.

Io per esempio mi lamentavo del fatto che la musica fosse troppo alta o che si imponesse a tutti la pratica di certi riti orientali, tanto graditi ai più, come il saluto del sole alle dodici, tipicamente appartenente alla filosofia yoga. Vi rendete conto cosa sarebbe accaduto se avessi proposto il momento corale dell’ANGELUS nel bel mezzo della spiaggia? Sarei finita in tutti i giornali per imposizione cattolica agli astanti, mentre, per un saluto al sole e relativo “om”, nessuno oserebbe scandalizzarsi perché risulterebbe esotico e trasgressivo. Infatti meglio essere creduloni che credenti e meglio invocare chi manco sai piuttosto che il Dio Vivo e Vero che ciascun battezzato ha come Padre.

Però per venti anni è accaduto ripetutamente questo e i ritmi si sono scanditi cosi.

Ecco perché, questa mattina , mentre vedevo quattro persone che cercavano di riprendere il discorso del risveglio muscolare o del balletto di cui sopra, mi sono resa conto che non è più come prima e che, quando si crea un problema enorme come il lockdown, tutti a casa e poi tutti “apparentemente” liberi, il punto non va a capo come sempre ma occorre riprendere in mano una vita diversa.

Se tutto questo può generare in noi una sorta di “nostalgia canaglia” dei vecchi tempi in cui tutto scorreva liscio e tutti si bivaccava come si voleva, è anche vero che deve offrirci una visione diversa delle cose e anche un modus operandi differente sull’andazzo del mondo circostante. Chi può dire ad esempio che non sarebbe stato bello, negli anni precedenti, recitare l’Angelus piuttosto che l’om e magari oggi ritrovarsi in un universo migliore avendo sempre invocato un Dio creatore e desideroso del bello e del bene piuttosto che troppe invocazioni che non conosciamo e che ci immergono solo in tante idolatrie? Forse ora, nella precarietà di un futuro immerso nell’incertezza di un Covid virulento abbasseremmo un po’ tutti la cresta e la superbia di sentirci onnipotenti di fronte a tutto?

Magari fosse cosi!!!

Però che tristezza vedere il nostro tentativo di continuare a vivere come niente fosse. Del resto anche difronte ad un terremoto devastante il dopo non è più quello di prima. Occorre tirar via tutte le macerie, ripulire, rigettare le fondamenta, ricostruire e poi riabilitarsi dentro, nei cuori, nelle esistenze, negli inevitabili cambiamenti. Invece cosa vediamo accadere? Divisioni, opinioni contrastanti, ideologie politiche e teologiche, corse a legiferare il tutto e il di più persino in dispregio dei valori minimi quali la vita e la famiglia che è l’unica cellula di formazione del mondo stesso.

Qualche giorno fa ho scritto questo pensiero e lo ri-sottoscrivo qui: “Uno Stato che legifera la morte e lo fa anche in tempo di pandemia, come mai si preoccupa cosi tanto per tutelarci dal Covid? Questo ben venga ovviamente ma la vita o la tuteli sempre o mai. Insomma credo che i conti non ci tornano vero?” In tanti casi si aiuta a morire (aborto, embrioni congelati, eutanasia, indifferenza nell’ uso di alcool e sostanze soprattutto a danno dei giovani..) e poi dinanzi ad una pandemia tutto questo zelo???

Per tornare all’inizio di questa riflessione vorrei sottolineare che di tanti comportamenti sbagliati o addirittura pericolosi, tendenti al male, nessuno se ne avvede quando ci si sente padroni del mondo. Quando invece le cose cominciano a vacillare non sarebbe bene fermarsi e fare una ricca inversione ad “u” della propria esistenza? Se l’uomo che dovrebbe tendere a salvare ogni vita umana, come nel caso di fermare i contagi, continuerà ad imporre leggi mortifere come potremo liberarci del male? Santa Madre Teresa di Calcutta lo disse dinanzi ai potenti della Terra e ammutolì tutti gli astanti.

Qualcosa è cambiato?

Allora credo sia vero che nulla può essere come prima se non operiamo la conversione del cuore. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». Mt (11,28-30)

Dove pensiamo di andare se non a Lui?

Rifletti tu che stai leggendo e non ti perdere in mezzo ai falsi profeti o ai branchi di lupi perché sarai divorato e mai RISTORATO!!!!

Cristina Epicoco

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Articolo originale sul blog di Annalisa Colzi

Come trasformare la quarantena da Inferno a Paradiso

Ormai siamo in quarantena da molte settimane. Chiusi in casa con i nostri figli. Un tempo sicuramente unico che speriamo non si ripeterà. Abbiamo una grande occasione in questo periodo. Abbiamo tanto tanto tempo. Poi in realtà troviamo tante altre attività anche in casa, ma comunque abbiamo sicuramente più tempo di prima.  Abbiamo l’opportunità di diventare sposi migliori o di tirare fuori il peggio di noi. La clausura è così. Non lasciandoci altre valvole di sfogo siamo “costretti” a giocarci tutto nella relazione. Non possiamo far finta. Per questo tanti giornali hanno lanciato l’allarme. Allarme che la coppia possa scoppiare. Sembra che in Cina, secondo i media locali, gli sportelli dell’anagrafe siano intasati da una richiesta di separazioni e divorzi senza precedenti. Il coronavirus ha ucciso anche tanti matrimoni. Ricordate che dipende da noi. Dipende da noi se questa quarantena ci può rendere sposi più affiatati e uniti oppure sposi sull’orlo di una crisi di nervi che si vorrebbero prendere e buttare dalla finestra. Dipende da noi. Volevamo, per questo, dare alcuni spunti che riteniamo importanti. Che lo sono stati per noi.

  • ABBIATE RIGUARDO RIGUARDATEVI L’UN L’ALTRA

 Avere riguardo. Perchè? Perchè solo così posso comprendere davvero se le mie azioni, i miei atteggiamenti, le mie parole, i miei gesti e tutto il modo che ho di stare con la mia sposa sono giusti per lei. Guardarla e poi riguardarla. Amare è conoscere sempre di più l’altra persona, i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, la sua alterità che è certamente un mistero, ma che poco alla volta si disvela in una meravigliosa scoperta. Amare non significa rinunciare al mio mondo, ma arricchirlo del suo. Per questo devo essere capace di avere riguardo. Di riguardare. Guardare una prima volta per capire come amarlo/a, in cosa aiutarlo/a, di cosa ha bisogno. Guardarla per comprenderne le sofferenze, le difficoltà e per condividerne le gioie. Non basta. Chi ha davvero riguardo non si ferma a questo, che è già tanto sia chiaro. Chi ha riguardo guarda una seconda volta per comprendere se quello che ha detto o fatto ha trasmesso amore, se è stato donato nel modo e nella sensibilità gradita all’altro. Perchè non basta amare, ma l’amore dato deve essere percepito dall’altro e lo può essere solo se offerto con un linguaggio parlato dall’altro.

  • PER AMARE NON E’ NECESSARIO ESSERE SPONTANEI

Tutto ciò che è spontaneo è buono? Il resto invece no? La donna in particolare si immagina l’uomo spontaneo come l’uomo perfetto. Quello a cui non deve chiedere mai nulla perchè attraverso l’amore lui capisce e anticipa ogni suo pensiero e desiderio. Oltretutto trae anche piacere dall’assecondare quel desiderio. Mi spiace care donne, ma quello non è un uomo spontaneo, quello è un clone fatto a vostra immagine e somiglianza. Se l’uomo fosse davvero spontaneo forse non vi piacerebbe così tanto. In amore bisogna essere autentici, non per forza spontanei. Autentici cosa significa? Semplicemente esprimere attraverso il corpo ciò che si ha nel cuore. Essere autentici a volte non è per nulla spontaneo. Spesso non è spontaneo. Perché siamo diversi, molto diversi. Faccio un esempio concreto. La mia sposa ama essere rassicurata e apprezzata. Io, anche se la amo e la stimo tantissimo, mi devo sforzare di farle complimenti perché a me non viene spontaneo. E’ per questo un gesto falso? Secondo me no. E’ un gesto lontano dal mio modo di sentire, ma l’importante è che tocchi la sua di sensibilità, non la mia.

  • DAI SUOI DIFETTI AI MIEI

Luisa è molto di più del suo atteggiamento e dei suoi difetti. Il matrimonio esige lo sguardo di Cristo che vede oltre le miserie e le fragilità, vede la regalità di una figlia di Dio da amare ed onorare sempre. Amare, non significa solo accogliere Luisa nelle sue fragilità e miserie, ma va molto oltre. M richiede un cambiamento. Mi chiede di spostare l’attenzione dai suoi difetti ai miei difetti. Cosa posso fare per amarla e accoglierla sempre di più? Come posso fare per limare quel tratto del mio carattere che a volte provoca sofferenza alla mia sposa? Conosco la mia sposa? So cosa le piace e cosa invece non le piace? Mi impegno per imparare dai miei errori verso di lei, per non ripeterli?  Io ringrazio Luisa perché non ha mai cercato di cambiarmi, ma ha sempre cercato di impegnarsi per essere sempre più amore verso di me. Questo mi ha lasciato senza parole e mi ha legato a lei in modo davvero profondo e autentico. Gesù non mi dice di cambiare Luisa, ma di amarla per primo, di amarla come vorrei essere amato da lei. Questo è il segreto. Quando entrambi i coniugi lo mettono in pratica il matrimonio decolla e diventa davvero un’esperienza del cielo sulla terra.

  • AMO PER PRIMO. E SARO’ RIAMATO

A suscitare una carezza é quasi sempre un’altra carezza; e più le carezze si moltiplicano più la tenerezza si accende come un fuoco che scalda e orienta la persona al di sopra di sé, verso l’Alto (Don Carlo Rocchetta)  Una riflessione che mi ha colpito subito e che ho fatto mia, pensando alla mia relazione. Quanto è vera! Spesso noi, io almeno si, tendiamo a focalizzarci su quello che l’altro fa o dovrebbe fare, sul suo comportamento. Invece forse non dovremmo sprecare energie a giudicare l’altro/a. Non serve e spesso ci porta a vedere solo i difetti. Dovremmo invece scegliere di amare sempre e comunque. Allora, forse, qualcosa nell’altro/a davvero cambia. Io penso a tutte le carezze che la mia sposa mi ha riservato anche quando non me le meritavo. Mi ha sempre amato con lo stile di Gesù, cioè sempre e per prima. Ecco, se ho cambiato qualcosa nel mio atteggiamento nei suoi confronti non è stato per i rimbrotti o per le litigate, ma per quelle carezze incondizionate e a volte immeritate. Da lì è nato in me un sentimento di gratitudine verso di lei, un desiderio di restituire quanto lei mi stava dando. Un amore così bello proprio perchè riesce ad andare oltre le mie miserie e mancanze. Un amore che mi fa alzare gli occhi al Cielo perchè ha il sapore dell’amore del Padre, un amore senza condizioni capace di accogliere tutto di me anche le parti meno belle.

  • PREGATE INSIEME

Alla fine della giornata, nell’intimità della vostra camera, abbracciatevi e aprite il cuore l’uno all’altra. Non state più parlando solo alla vostra sposa, al vostro sposo, ma a Gesù attraverso la vostra sposa e il vostro sposo. Chiedete perdono per i vostri peccati, raccontate le vostre difficoltà, i vostri limiti. Raccontate anche le cose belle, ringraziate Dio per il dono dell’altro/a e di tutte i doni che ogni giorno vi offre. Raccontate tutto e ascoltate tutto dall’altro. Quando vi racconterà di avervi ferito con il suo comportamento, il suo parlare, le sue azioni e le sue omissioni, chiedete a Dio di avere la forza di perdonare. Aprite il cuore e abbracciatevi. Come il padre misericordioso ha perdonato il figlio, così voi abbracciatevi e accoglietevi con tutte le fragilità che avete.

Antonio e Luisa

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Un’astinenza feconda!

Oggi parliamo di astinenza. Già, perché questa epidemia sta modificando anche le nostre relazioni intime. Non è un aspetto secondario del matrimonio. E’ una situazione che riguarda moltissime coppie di sposi. Persone che sono malate, che sono state malate come me, che sono entrate in contatto con persone malate, infermieri e medici. Insomma l’astinenza non riguarda solo me e Luisa, ma un numero elevato di coppie di sposi.

Oggi è un mese che non ho rapporti intimi con la mia sposa e per alcune settimane ancora non potrò averne. Per noi è un tempo molto lungo, lunghissimo. Dio ci sta dando un’opportunità anche adesso, nell’emergenza, nell’impossibilità di avere una vita sessuale normale. Ci sta, anzi mi sta (riguarda soprattutto me), dando l’opportunità di esercitare il mio amore, il mio desiderio verso la mia sposa in modo diverso. Di essere capace di slegarlo dal piacere sessuale. Troppe volte gli uomini sono teneri verso la propria sposa in modo condizionato e non gratuito. In vista dell’incontro sessuale. Questo fa sentire l’amata, che non è cretina, usata. Quella tenerezza appare finta e strumentalizzata. Questi giorni sono un’opportunità grande che Dio mi sta dando per esercitare la vera tenerezza. Senza secondi fini. Per il piacere che il semplice gesto tenero può regalare a me e alla mia amata. Ed è così che quando ci incrociamo in casa, e capita spesso, ci scambiamo uno sguardo, una carezza, una breve parola buona. Ci ascoltiamo. Siamo al servizio l’uno dell’altra. La tenerezza diventa vero linguaggio d’amore che scalda la casa, che scalda noi e i nostri figli.

Non solo! Queste settimane passate e quelle che ancora passerò senza potermi unire alla mia sposa non saranno settimane aride. Al contrario saranno feconde d’amore e di desiderio. Quando potremo di nuovo unirci nel corpo sarà un momento meraviglioso, un momento preparato da un tempo di astinenza ma non povero, ricchissimo di tenerezza e di amore. Sarà come entrare in giardino dove assaporerò i frutti migliori. Mi sentirò come Salomone che nel Cantico sente la sua amata esclamare:

Venga il mio diletto, entri nel suo giardino, e ne mangi i frutti squisiti.

Antonio e Luisa

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Abbiamo solo l’oggi per amarci.

Non so quanti giorni sono che siamo chiusi in casa. Sabato mattina dalla finestra ho visto passare il triste corteo dei camion militari che trasportavano 60 salme in altri cimiteri per essere cremate. Una sensazione strana. Tanta tristezza e senso di abbandono. A Bergamo, la mia città, tutto questo dramma è palpabile e molto più concreto che in altre città. Questo ti porta a pensare. Ho pensato se davvero la mia vita fosse centrata su quello che davvero conta. Se le mie priorità fossero quelle giuste. Ho pensato a quelle persone morte da sole in un ospedale. Morte senza il conforto delle persone care vicino. Magari senza avere neanche avuto la possibilità di salutare i propri cari. Mi è venuta in mente una parabola. Io cosa sto mettendo da parte. Ciò che davvero conta? Ciò che mi posso portare dietro? Perchè questi giorni stanno frantumando tutte le mie certezze. Io ancora giovane e che mi sentivo immortale, con tanto tempo a disposizione, in un mondo dove la scienza può sconfiggere quasi tutte le malattie. D’improvviso questo virus mi ha messo con le spalle al muro. Siamo fragili e impotenti.

Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.  Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

Il tempo è adesso. E’ adesso che posso dire alla mia sposa quanto la amo. E’ adesso che posso dirle grazie per tutte le volte che si è donata a me. E’ adesso che posso chiedere perdono per le volte che io non ho saputo donarmi. E’ adesso che posso darle una carezza, parlare con lei delle realtà più profonde, di noi e del nostro amore. E adesso perchè il presente è tutto ciò che abbiamo per amare. Madre Teresa lo spiega molto bene: Ieri è passato. Il domani non è ancora arrivato. Abbiamo solo l’oggi: cominciamo.

Ecco questi giorni mi stanno insegnando che possiamo rimandare tante cose. Possiamo rimandare il lavoro, la scuola, la corsetta all’aperto, ma c’è qualcosa che non possiamo rimandare: l’amore.

Antonio e Luisa

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“Un aiuto che gli sia simile..ma senza barba”

..di Pietro Antonicelli, Sposi&Spose di Cristo..

Siamo in Quaresima e costretti a casa con le figlie che gironzolano. Mi dice mia moglie: “Mammamia…la casa è un delirio! Approfittiamo per fare un po’ di pulizie?”

Molti mariti per partito preso si sarebbero fatti prendere da un attacco di coronavirus fulminante piuttosto che iniziare, nel bello di una mattinata qualunque, un attacco all’acaro selvaggio.

Io no…perchè…perchè…

E penso alla Genesi:

“Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile».” (Genesi 2,18) E dopo queste parole Dio conduce all’uomo “ogni sorta di bestie selvatiche”…beh.

Effettivamente tra l’uomo e le bestie selvatiche -soprattutto con l’orango-tango- una certa somiglianza c’è, e non è solo quella fisica.

Entrambi sporcano e si battono il petto per mostrare la forza bruta che li abita…e poi il pelo. Vuoi mettere che il pelo anziché concentrarlo sulla testa lo spargi per tutto il corpo! Beh, sicuramente somiglianza c’è.

Ma se all’uomo gli metti vicino una donna, quello magari si emancipa, si mette a scrivere articoli sui blog e poi ogni tanto passa l’aspirapolvere in casa.

E’ il suono dell’aspirapolvere che inizialmente lo attrae, quel rombo di potenza che parte all’accensione del suddetto elettrodomestico lo carica di virile entusiasmo.

Poi magari inizia a scoprire com’è bello e rude strofinare energicamente i piatti con spugnette virilmente abrasive che graffiano più di una pasta lavamani.

E vedi questo essere delle caverne che vicino ad una moglie inizia anche a lavarsi…e (alcuni…decisamente sfigati) addirittura si radono il volto.

E il Signore Dio sta li a guardare…e si accorge che questo essere che è la donna che ha messo al fianco dell’uomo fa essere l’uomo una creatura migliore, meno somigliante ad una grande bertuccia (che per carità, ha il suo fascino).

E il Signore Dio è ancora più contento quando vede che questi due si vogliono bene e si aiutano a vicenda nella pulizia della caverna che abitano, nella cura della prole e di ogni altro peluche che abita con loro…

Che poi a pensarci la santità passa proprio da qui, dal collaborare, dall’essere “complici nel bene”, dal riconoscere, accogliere e integrare quelle differenze con l’altro che sono necessarie per l’arricchimento del sé.

Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse:

«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall’uomo è stata tolta».

Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. (Genesi 2,21-24)

…li ha fatti simili. Capaci – se lo vogliono – di amare l’altro, di tagliare col passato infantile e di diventare uomini e donne simili a Dio.

Ma la donna con meno barba. 🙂

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