Invito, relazioni e accoglienza per una Chiesa missionaria! 

Qualche settimana fa, un sabato pomeriggio, abbiamo partecipato ad un momento semplice di preghiera, di affidamento e benedizione dei bambini alla Madonna. Appuntamento ricorrente, organizzato dalla nostra parrocchia in occasione della festa della Madonna di ottobre. È stato bellissimo veder la chiesa quasi piena. Quel pomeriggio era gremita di famiglie, di genitori e figli come quasi mai succede durante l’anno. Sembrava che una BENEDIZIONE avesse attirato tutti quei bambini! Che bellezza! A far riempire la Chiesa non è stata solo una “voglia” di benedizione, ma a contribuire è stato anche un INVITO fatto dalle scuole materne del comune ai bambini. 

Prima parola: INVITO. Se basta un invito della maestra dell’asilo per portare tutti quei bambini in chiesa, tutte quelle famiglie, dovremmo chiedere alle maestre di invitare tutte le domeniche i bambini a messa. Non è nel compito e vocazione di una maestra invitare alla liturgia, ma allora a chi spetta questo compito? Chi dovrebbe invitare a messa? Ma davvero, se ci fosse un invito le nostre chiese sarebbero più piene? Noi invitiamo qualcuno a messa? noi invitiamo qualcuno alla preghiera?

Riflettiamo su questo aspetto dell’INVITO. In genere non si va da soli al bar, non si va da soli al cinema, non si va da soli allo stadio o in tanti altri luoghi ma si invita qualcuno. E chi inviti? Qualcuno che abbia più o meno la stessa passione, che vuole vedere lo stesso film, che tifa la tua stessa squadra, qualcuno con cui si ha voglia di passare del tempo nutriente, del tempo assieme, facendo qualcosa che ci piace. In chiesa la domenica tu chi inviti? La messa domenicale può essere il tempo dell’incontro (post celebrazione) sul sagrato, il tempo per un caffè o un aperitivo insieme, un saluto. 

Riflettiamo ancora insieme. Certe cose come: andare al bar, a teatro, al cinema, allo stadio, o dove vi piace a voi andare, le si fanno per passione, o in alcuni casi per tradizione, perché ho sempre fatto così. Facciamo due esempi: il pane l’ho sempre comprato lì, la carne per la grigliata mia mamma la prendeva sempre da quel macellaio, oppure: vado allo stadio per passione per una squadra, sono appassionato di cinema, etc. E in chiesa perché si va? Perché si ha voglia? Per voglia, Si finirebbe subito. 

Tu perché vai in Chiesa? Forse per tradizione? Sì, forse molti ancora vanno per quello, ma come vedete passano gli anni e le tradizioni iniziano a perdersi. Allora forse dovremmo andare per passione, passione di Cristo, del Vangelo, della celebrazione, dell’Eucarestia, della preghiera. Ma si sa forse si fatica a restare appassionati di Gesù.

Perché vai in Chiesa? Il cinema o le squadre di calcio attirano le persone con dei grandi eventi. La Chiesa in che modo lo fa? Con nuovi Santi? Con un miracolo? .. non è la strada di Gesù. Ognuno risponda per se alla domanda. Forse per ascoltare la Parola di Dio, per nutrirsi, per fede, perché crede e quindi è appassionato di Gesù. Forse se ci andassimo perché ci giunge anche un invito, perché sappiamo di trovare una relazione, ci andremmo molto più volentieri. È la RELAZIONE quella che sta venendo a mancare nelle nostre comunità parrocchiali, tra noi e Lui e ancora più tra di noi.

Sicuramente abbiamo visto in questi anni di lockdown quanto siano importanti le relazioni. Forse siamo un po’ matti, anzi lo siamo di certo, ma crediamo che un primo passo verso una riscoperta della messa domenicale lo si ha restaurando RELAZIONI, invitando i propri amici e imparando ad accoglierci. Invitare l’altro non è altro che essere missionari, il missionario esce di casa e ti porta un annuncio di bene, di amore, ti invita a seguirlo. Oggi abbiamo bisogno che le famiglie diventino vere missionarie! 

Non il prete che da solo deve gestire parrocchie e impegni come manager di multinazionali. Lui è uno solo in un comune di mila e mila abitanti, noi siamo già più di uno tra i mila abitanti dello stesso comune. Tu che aiuto dai alla tua Chiesa? Ricordo quando in fondo alle panche si vedevano sempre quel gruppo di vecchietti che per amicizia si trovavano tutto insieme alla stessa messa, occasione poi per far due chiacchere, per stare insieme, per salutarsi. Ricordo quando facevo il chierichetto con i miei amici e l’andare alle funzioni era anche occasione per vederci. Ricordo quando mia nonna andando a messa la domenica, trovava tutte le sue amiche fuori di chiesa e tra un saluto e una chiacchierata tornava a casa alle 12.00, ma la messa era finita alle 10.

Oggi chi fa così? Forse non abbiamo il tempo per due ore di saluti e chiacchere la domenica mattina? Forse non ci piace più stare in compagnia? Cosa è cambiato? Son cambiate le relazioni? Ci viene da pensare che mia nonna aveva e ha delle relazioni più salde delle tue e delle mie nonostante non conosca né i social né i telefonini. Riflettiamoci! Che bellezza poter vivere non solo la celebrazione liturgica come un tempo che ci arricchisce ma anche il fuori chiesa, il post messa, come un tempo nutriente che ci rende comunità. Cristiani felici insieme! Siamo battezzati e camminiamo nella e con la comunità cristiana, coltiviamo allora le relazioni perché non vengano mai a mancare, sono il bisogno primario del cristiano di oggi! Coltiviamo unitamente la relazione con Dio! Oggi vi lasciamo qua. Andremo avanti domani con uno spunto ancora più bello! .. buona giornata e stay Tuned!

Anna Lisa e Stefano – @cercatori di bellezza

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Aquila e Priscilla. Per amore. Solo per amore.

Aquila e Priscilla sono una coppia di sposi. Prima di tutto sono una coppia di sposi. Aquila e Priscilla sono due personaggi citati molte volte negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere di Paolo. Sono infatti molto vicini proprio all’apostolo Paolo. Sono molto amati e stimati dallo stesso apostolo che ha sempre parole di riconoscenza verso di loro.

Perchè sono così importanti? Sono, credo di poter dire, qualcosa di unico nella Bibbia, almeno nel Nuovo Testamento. Non esiste Aquila senza Priscilla e non esiste Priscilla senza Aquila. Sono sempre citati insieme, come fossero un’unica persona. In realtà sono davvero un cuore solo . Due persone distinte, certo, ma che sono così unite nell’amore verso Gesù che sembrano amarLo con un solo cuore.

Questo è un po’ il significato e anche il frutto del matrimonio. L’amore diventa come fuoco che fonde il cuore dell’uno e dell’altra e all’unisono, i due cuori, amano Cristo e i fratelli.

Ciò che rende la testimonianza di Aquila e Priscilla tanto bella non è tanto il fare, il mettersi a disposizione e l’aprire la loro casa a Paolo e ai cristiani di Efeso, trasformandola in una vera chiesa. Una delle prime chiese. Ciò che rende la loro testimonianza verace e bella è proprio il fatto che, prima che mettessero a disposizione la loro abitazione come chiesa, loro stessi divennero Chiesa. Loro stessi nella loro relazione riuscirono a riprodurre, in piccolo naturalmente, l’amore di Gesù per ognuno di noi.

La loro relazione sponsale traboccava così tanto di amore che divenne generativa. Non riuscivano a contenere solo per loro quell’amore tanto grande che sperimentavano nel dono reciproco e nella presenza di Gesù tra loro, ma sentirono forte la necessità di fare uscire tutto l’amore e tutto il bene. Sentirono il bisogno di aprire la loro casa e di mettersi al servizio dei fratelli. Il loro prima che un servizio è stato un soddisfare un desiderio del cuore. Non un dovere ma un onore.

Ne conosco tantissime di coppie che, come Aquila e Priscilla, si mettono al servizio dei fratelli per amore. Solo per amore. Si chiamano Cristina e Giorgio, Pietro e Filomena, Claudia e Roberto, solo per citare i nostri amici del blog, ma ci sono tantissimi altri.

Credo che nella grande Chiesa di Cristo non possano mancare la testimonianza di coppie feconde e credo che ognuno di noi, sposi cristiani, se davvero vive un matrimonio autentico, senta nel profondo il desiderio di restituire qualcosa della bellezza e della gratuità che ogni giorno riceve attraverso l’amore del coniuge e di Dio.

L’amore è sempre fecondo ed è salvezza per noi e per gli altri.

Antonio e Luisa

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“Lo straordinario” con Luigi e Maria

Riflessione del consigliere spirituale dell’associazione Intercomunione delle famiglie don Emilio Lonzi. Qui il link all’articolo originale pubblicato sul sito dell’associazione.

Più volte in questo periodo a noi sacerdoti viene chiesta una “parola” di conforto, una parola che possa alimentare la speranza e affievolire quella paura che, latente, turba tanti momenti delle nostre giornate…

Ma le parole o meglio la “Parola” è già stata pronunciata: l’ha pronunciata il nostro Padre celeste e… pronunciandola “…si è fatta carne” ed essa stessa ha parlato, continuando a “creare” realtà di Fede, di Speranza e di Carità nelle nostre anime e nei nostri cuori.

Tante ne potrei citare di queste Parole Divine e preziose, da: “Non abbiate paura Sono Io” a “Io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo!”
Queste, riascoltiamole con attenzione, per non farci vivere lo sconforto della solitudine e la paura di un domani incerto e pericoloso!!!
Inoltre oggi non c’è molto da aggiungere alle migliaia di parole pronunciate con Sapienza e Fede da tante persone capaci ed ispirate a partire da Papa Francesco, Vescovi, Sacerdoti e cultori della storia e della vita come dono.

Voglio comunicarvi allora un’avventura che ho immaginato di condividere con Luigi e Maria Quattrocchi i quali, sappiamo bene, hanno avuto come punto di forza della loro santità, “la quotidianità”, rendendo “straordinario l’ordinario”.

Ma ora che invece stiamo vivendo nello straordinario? Come rendere questa straordinarietà ordinarietà con la Santità coniugale che con il Sacramento del Matrimonio ogni coppia ha ricevuto?
Li voglio immaginare oggi, in questo contesto di immobilità fisica nel “noi restiamo a casa!”

Quello che scrivo dovreste ora immaginarlo e provare a viverlo realmente, fatelo diventare “percorso di santità”, al tempo del corona virus, con Luigi e Maria!!

Sappiamo bene che ogni mattina, prima del buongiorno, partecipavano all’Eucarestia e questa esperienza dava senso e significato a tutta la loro giornata, ora come avrebbero fatto?

Come ogni coppia, Luigi avrebbe potuto dire ogni mattina a Maria: “Amore mio ecco il mio corpo donato a te” e Maria avrebbe potuto dire a sua volta: “Ecco il mio corpo donato a te”, le parole della Consacrazione e in un bacio che dolcemente e amorevolmente sfiora le labbra l’uno dell’altro fare Eucarestia, essere cioè “Rendimento di grazie” l’uno per l’altra.

Dopo un bacio sarebbero stati Eucarestia nel dirsi gioiosamente: “Buongiorno amore mio”.

Poi allo svegliarsi dei figli si può essere Eucarestia accogliendoli con il “Buongiorno” e vista la convivenza forzata si potrebbe essere Eucarestia con la colazione tutti insieme! Eucarestia è “rendimento di grazie” e la si può vivere in ogni istante con il corpo che diventa dono offerto a… te!!!

Le varie attività della mattina, se pur con un po’ di confusione, studio, lavoro e faccende casalinghe.

Che ricchezza!!!

Così il pranzo, esperienza dimenticata da tempo, nel ritrovare la famiglia riunita allo stesso orario, che meraviglia riscoprire dialoghi, battute, vita vissuta! Tra le tante battute ironiche: “Sono rimasto a casa con i miei familiari però non sono poi tanto male…”

E così nel pomeriggio (o anche al mattino) qualche momento di preghiera tra le mille proposte dei mezzi di comunicazione che ci fanno capire che in fondo l’edificio Chiesa è chiuso ma la Chiesa, Corpo di Cristo è aperta al mondo e ai cuori di chiunque voglia!!!

Si potrebbe riscoprire quella dimensione di Chiesa domestica “Domus Ecclesie” dove e quando tutto ebbe inizio… Famiglia: “Grande Chiesa” non più “Piccola”, ma Grande, Vera Autentica Reale!!!

Si tutta la giornata potrebbe diventare una esperienza Eucarestia e nei momenti di tensione, certamente verificatisi… che meraviglia anche l’Atto Penitenziale, un chiedere scusa non solo a Dio che misericordiosamente perdona, chiedere scusa al coniuge, o ai figli, o ai genitori o… a te stesso si: “sei capace di perdonarti???”

Che scuola questo tempo, che modello che sono ancora oggi Luigi e Maria!

E… arrivata la sera dopo cena ognuno si ritira un po’ in sé stesso, un esame di coscienza un po’ di svago e un meritato riposo e Luigi e Maria si ritrovano in quel dolce abbraccio che dice “Grazie di esistere per me”, in quell’abbraccio che oggi e per sempre dice Amore!!!

Amore gratitudine, Amore offerto e ricevuto…

Amore Eucaristico, Amore per sempre!!!

Don Emilio

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Tante piccole chiese davanti alla TV

Ieri alle 18 abbiamo vissuto, credo, un momento meraviglioso e per certi versi unico. E’ vero non possiamo partecipare alla Santa Messa e non possiamo confessarci. Tutto questo ci manca e forse saremo capaci di apprezzarlo maggiormente quando tutto tornerà alla normalità, anche se non sarà più come prima. Tornando a ieri, la preghiera del Papa e la benedizione urbi et orbi sono state come il culmine di una “nuova” vita che stiamo sperimentando, un nuovo atteggiamento, una rinnovata scelta di quelli che sono i valori importanti. Chiusi in casa, ma non reclusi. Al contrario stiamo assaporando una libertà che prima tutti gli impegni, i pensieri, le scadenze, ci impedivano di avere. Stiamo per certi versi sperimentando la bellezza della vita di clausura. Come fanno le suore di clausura ad essere felici della loro scelta? Forse stiamo cominciando a comprendere qualcosa. Stiamo riscoprendo cosa significa essere Chiesa domestica. Stiamo riscoprendo quello che scrive il Papa al punto 86 di Amoris Laetitia:

Nella famiglia, “che si potrebbe chiamare Chiesa domestica” (Lumen gentium, 11), matura la prima esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della Santa Trinità. “È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l’amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l’offerta della propria vita

In questi giorni ci stiamo immergendo in questa realtà. Ci si aiuta di più, ci si dedica più tempo, ci si ascolta di più, ci si perdona quando c’è bisogno. La nostra giornata, poi, è scandita da due attività. Dalla scuola dei figli (e il nostro lavoro da casa) e dalla preghiera. I figli non partecipano alla preghiera sempre, a volte partecipano ma sono svogliati, altre volte va meglio. Sanno però che in determinati momenti della giornata ci si ferma e si apre il cuore a Gesù, per le nostre fatiche, per i nostri sofferenti e i nostri morti. E poi ieri, davanti alla TV, ho assistito a qualcosa di straordinario. Noi in casa, nella nostra piccola Chiesa domestica, come innumerevoli altre famiglie, e lui, il Papa che per tutti noi offriva la sua preghiera a Dio con l’intercessione di Maria, per la nostra salvezza. Papa Francesco ha scritto che La Chiesa è famiglia di famiglie, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche.

Ecco ieri ho visto proprio questo. La cattolicità, l’universalità della Chiesa incarnata dal Papa e noi piccola Chiesa domestica, prima e più importante cellula. Nella nostra piccola chiesa possiamo far nascere una piccola luce fatta di amore, di dono e di fede. Una piccola luce che unita a quella di tutte le altre famiglie può diventare una grande luce che può infiammare la Chiesa di Cristo e rinnovare la Terra quando tutto questo passerà. Cerchiamo di essere terreno fertile ora nella sofferenza per raccogliere nella gioia.

Antonio e Luisa

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Dalla nostra offerta nasce una piccola chiesa domestica.

Spesso non si approfondisce la grandezza del matrimonio. Ci si sposa con un’idea molto vaga su quello che si va a celebrare. Matrimonio ed Eucarestia come abbiamo visto già in diverse occasioni sono spesso messi in relazione. Una relazione basata sull’offerta. Un’offerta totale, per sempre, fedele e gratuita. Gesù ha offerto tutto,  tutto di sè per amore di ognuno di noi. Gesù si è fatto pane e vino per farsi mangiare da noi tanto era grande il suo desiderio che noi diventassimo uno con Lui. Gesù, unico e vero sacerdote offre se stesso a Dio per la nostra salvezza e per il grande amore che nutre per noi. Gesù che si offre per la sua sposa, la Chiesa, di cui noi battezzati siamo parte. Il matrimonio è, per certi versi, la stessa cosa. Noi uomini, con tutte le nostre povertà e debolezze, per mezzo del battesimo non solo entriamo a far parte della Chiesa, ma diveniamo uno con Cristo e veniamo abilitati ad essere offerta con Lui, durante ogni Messa, che sappiamo rinnova la passione, morte e resurrezione di Gesù. Nel matrimonio Gesù, attraverso i doni battesimali, ci abilita ad essere offerenti e offerta l’uno per l’altro, tutti i giorni della nostra vita. Ogni volta che ci doniamo al nostro coniuge stiamo facendo offerta a Dio, stiamo esercitando la nostra dimensione sacerdotale nel matrimonio. Attraverso la nostra reciproca offerta nasce una nuova piccola chiesa, la nostra Chiesa domestica, esattamente come dall’offerta di Cristo sulla croce è nata la Chiesa universale. Capite ora che significato immenso ha il nostro matrimonio, come davvero sia immagine dell’amore di Dio. Immagine che può essere nascosta o evidente, ma che c’è in ogni coppia di sposi, anche quella più disgraziata e divisa. Sta a noi, con il nostro impegno e con il nostro abbandono a Lui, renderlo sempre più visibile e la nostra unione epifania del suo amore.

Antonio e Luisa