Dio non sceglie i più capaci

Il vangelo di oggi è stupendo. Gesù che nonostante il fallimento di Pietro, la sua incapacità di seguirlo fino alla fine lo guarda con il suo sguardo tenero e misericordioso e lo incarica di guidare la Sua Chiesa. E’ bellissimo perchè tutti ci identifichiamo con Pietro, con questa incapacità che ci portiamo dentro di aderire completamente a Gesù.

Quanti errori nella mia vita, quante volte che mi sono sentito egoista, chiuso, piccolo e indegno. Quante volte sono stato male con me stesso e non mi sono amato.

Gesù non mi ha mai abbandonato, me ne rendo conto ora e non ha mai smesso di credere in me anche quando io stesso non vedevo nulla di buono.

Mi ha aspettato con pazienza e al momento giusto mi ha fatto incontrare la mia sposa. Mi ha affidato questa Sua preziosa figlia perchè la custodissi e l’aiutassi a tornare a lui con il mio amore. Capire quanto Dio mi amasse, mi sostenesse  e credesse  in me, nonostante me, ha cambiato tutto,  è stata la svolta. Mi ha permesso  di aprirmi alla mia sposa senza vergogna e paura, di diventare accogliente ed amabile, di cercare con tutte le forze di limare i difetti. La fiducia di Dio mi ha dato la forza di essere un buon marito e spero anche un buon padre nonostante mi sentissi inadatto ad essere entrambi. Come dice Paul Valery: Dio non sceglie i più capaci ma rende capaci quelli che sceglie. Dio non sbaglia mai e se mi ha scelto per donarmi una famiglia avrà sicuramente ragione lui; chi sono io per non crederci se lui ci crede?

Antonio

 

La castità è aderire all’amore

Castità matrimoniale. Cosa si nasconde dietro questa definizione? Chi di noi non pensa subito alla cintura di castità oppure al castigo. La castità culturalmente non ci piace, siamo prevenuti e diffidenti verso questa parola che apparentemente sembra vietare, castrare e imprigionare il nostro desiderio per rispettare una morale fredda e frustrante.

Tutto sbagliato, o meglio, tutto corretto per chi si ferma alla superficie. La castità è in realtà tante cose: è libertà, purezza, dono, gioa, attesa, eros, agape, rispetto, apertura, vita e tante altre realtà meravigliose. La castità è aderire all’amore, è aderire a Gesù ed è la sola strada verso la santità a cui tutti siamo chiamati.

Nel matrimonio la castità concretamente è perfezionare l’amore sponsale (anche e soprattutto l’amplesso fisico) , è un distacco dal male e dal peccato e una progressiva crescita verso il bene. Noi abbiamo sperimentato tutto questo nella nostra vita. Quando abbiamo scelto di seguire la legge di Dio radicalmente senza sconti o giustificazioni il nostro amore è cresciuto tantissimo giorno dopo giorno. Non abbiamo smesso di peccare (magari) ma abbiamo cercato in tutti i modi di non farlo.  Il cammino sponsale nella castità ci ha permesso fino ad ora di vivere un amore pieno e stupendo che non stanca ma nutre, che non distrugge ma costruisce e che non cambieremmo con nulla al mondo. Questa consapevolezza e la percezione forte di come la nostra fatica ci permetta di essere molto più felici ci danno la tenacia e la costanza necessarie a perseverare convinti che la strada sia quella giusta.

Padre Raimondo Bardelli ci insegnava che lo stesso gesto può essere la più alta espressione della volgarità  come invece la più alta espressione dell’amore tra due sposi, dipende solo dalla castità del nostro cuore. La via cristiana è difficile ma rende felici, noi possiamo testimoniarlo.

Antonio e Luisa

 

 

 

 

 

Gaver. Monte Tabor per gli sposi.

Il Gaver luogo di Grazia, nostro monte Sinai, dove per la prima volta abbiamo compreso le leggi di Dio, nostro monte Tabor dove Gesù si è mostrato in tutta la sua bellezza trasfigurata facendoci intravedere ciò che potevamo essere.

Siamo arrivati con tutte le nostre insicurezze, con tutte le nostre schiavitù, con tutti i nostri errori. Due fidanzati che non si capivano, che si erano già lasciati una volta e che presto lo avrebbero fatto definitavamente senza un cambiamento radicale.

Quel cambiamento è arrivato, Padre Raimondo con tutta la sua saggezza contadina, la sua esperienza e competenza e soprattutto con tutto il suo amore gratuito ci ha salvato.

Ci ha mostrato tutta la nostra miseria e tutti i nostri errori ma non per distruggere ma per cominciare a costruire una vita nuova, finalmente consapevoli di quanto siamo belli e amati agli occhi di Dio e quanto è bella la legge che ha scritto dentro di noi perchè ci rende capaci di realizzarci pienamente ed essere felici.

Padre Raimondo nel 2008 è tornato alla casa del Padre ma i corsi continuano, i suoi amati ragazzi, diventati grandi e diventati sposi felici hanno preso il suo posto perchè la gioia ricevuta possa essere donata e possa portare un po’ di luce in questo mondo malato.

Le iscrizioni sono aperte. Non perdete questa opportunità.

A questo indirizzo trovate tutte le informazioni www.evangelizzazione.org

Cocreatori con Dio

 

Padre Raimondo Bardelli motivava e spiegava  la creazione in modo molto bello.

Dio, uno e trino, è amore, e la sua essenza, come diceva sapientemente Sant’Agostino,  è la relazione tra l’Amante (il Padre), l’Amato (il Figlio) e l’Amore (lo Spirito Santo). Dio è quindi non solo amore ma anche relazione. Senza relazione non esisterebbe l’amore.

Dio non aveva bisogno di creare nulla, non aveva bisogno di noi, perché la relazione d’Amore in se stesso era già perfetta.

Dio ha creato tutto per Amore. L’Amore che lo caratterizza è così forte e immenso che ha desiderato non tenerlo per sé  ma ha voluto donarlo anche a noi, sue creature.

Noi sposi siamo consacrati per essere immagine di quell’Amore e per portare al mondo la tenerezza e la misericordia di Dio; anche se spesso non ne siamo capaci .

Se ci pensate bene anche noi sposi generiamo nuova vita per amore. Il nostro amore è così grande che non ci bastiamo più e vogliamo condividerlo e donarlo a una nuova creatura frutto della nostra unione. Questa, almeno,  è la logica di Dio  a cui noi dovremmo aderire per vivere ecologicamente e in modo pienamente umano. Il peccato e l’egoismo ci hanno allontanato da questa comunione con Dio e sta a noi impegnarci per recuperarla.

Anche in questo Dio ci ha voluto come Lui.

Ultimamente alcuni ricercatori hanno scoperto che lo spermatozoo quando entra nell’ovulo femminile provoca una scintilla di luce. Tutto questo ha una spiegazione chimica, ma per quanto ci riguarda ci rimanda direttamente al primo giorno della creazione descritta nella Genesi: Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu.

Siamo cocreatori con Dio.

Questa descrizione ci ha sempre affascinato molto già da fidanzati e  abbiamo avuto la Grazia di sperimentare questa verità nella nostra vita e nel nostro matrimonio.

Antonio e Luisa

 

 

 

 

Amare con un solo cuore

Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera.

(Papa Francesco Omelia della Messa per l’incontro delle famiglie a Roma, ottobre 2013)

 

La grandezza del matrimonio non finisce mai di sorprendermi e stupirmi. Prendere consapevolezza di quanto profondo sia questo sacramento, che non si limita a un sì detto alcuni anni fa davanti a un sacerdote, ma perennemente ci consacra, non finisce mai, perché la Grazia del matrimonio, si salda con il fuoco dello Spirito Santo al nostro amore umano.

Gesù, da quell’attimo importantissimo della nostra vita, in cui ci ha donato l’uno all’altra , ci ama non più solo come Antonio e Luisa, ma ci ama come coppia, e noi a nostra volta ricambiamo il suo amore amandolo insieme, con un solo cuore, nutrendoci di Lui e di noi,  nutrendo l’amore per Lui con il nostro amore sponsale e il nostro amore sponsale con l’amore per Lui.

 

In questo contesto la mia preghiera, il mio partecipare all’Eucarestia, il mio aprirmi a Gesù diventa salvifico e fonte di grazia e di forza anche per la mia sposa.

In quante situazioni di suo scoraggiamento e sconforto  l’ho affidata nelle mani di Gesù partecipando alla Santa Messa. Noi battezzati siamo tutti legati  gli uni agli altri come i tralci alla vite, ma gli sposi di più. Ricordiamocelo.

Servi dell’amore.

Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri:

le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso.

Oggi molti uomini di Chiesa sembra  abbiano vergogna e imbarazzo, anzi diciamolo senza ipocrisia, provano un forte fastidio, a leggere queste poche righe della lettera di San Paolo agli Efesini. Di solito non ne parlano volentieri e se ne parlano, cercano di giustificarsi calando queste frasi in un contesto maschilista, dove la donna contava poco o nulla.

Questa lettera per me e la mia sposa è attualissima, come ogni versetto del Vangelo che non ha scadenza, è stato scritto per ogni uomo. La Parola di Gesù è scolpita per accompagnarci fino alla fine dei tempi, dobbiamo solo essere capaci (grazie allo Spirito Santo) di calarla nella nostra vita.

Io leggo queste parole e penso a Gesù, al suo modo di essere Re, di essere capo della Sua Chiesa e non ci vedo nessun atto di prevaricazione e di prepotenza, anzi vedo un Re che si è fatto servo, che ha lavato i piedi ai suoi discepoli e che si è caricato della croce e di tutti i nostri peccati, che si è donato tutto fino a farsi mangiare da noi. A noi mariti è chiesto questo, Dio  ci chiede di prenderci cura di una sua meravigliosa creatura, di custodirla e di amarla fino a dare tutto noi stessi, combattendo il nostro egoismo.

La sposa, che prima di tutto è donna, si dona al suo sposo totalmente e senza riserve, affidando tutta se stessa a un uomo, che può sbagliare, anzi che sbaglierà molto, ma proprio grazie all’amore e alla fiducia che lei saprà regalargli ogni giorno, si rialzerà sempre e non mollerà un centimetro, per poter essere un degno marito.

Ringrazio Dio tutti i giorni per avermi donato una sposa così, che è stata capace, grazie alla sua libera sottomissione, di darmi la forza, il coraggio e la volontà di essere totalmente suo e di cercare, con tutti i miei limiti, di mettere lei e la mia famiglia prima di tutto.

In queste poche righe del Vangelo c’è la saggezza di Dio, che domanda a me e alla mia sposa di farci entrambi servi dell’amore, permettendoci così di realizzarci nella nostro essere uomo e donna, marito e moglie e padre e madre e di camminare insieme verso di Lui.

Antonio e Luisa.

Una Messa speciale.

Ieri, domenica, nella nostra comunità abbiamo vissuto una bellissima esperienza, una festa per tutti.

La nostra, è una parrocchia posta alla periferia di Bergamo, una città lombarda, abitata da persone di tutte le provenienze, multietnica, multiculturale e multireligiosa.

Ieri durante la Messa, sono stati battezzati 4 fratellini, 3 bambine e un bambino, figli di un papà musulmano proveniente dal Bangladesh e di una mamma cattolica proveniente dalla Bolivia. E’ stato bellissimo vedere questo papà, che nonostante la sua fede  diversa dalla nostra, non solo ha acconsentito, ma era presente, vestito con il suo abito migliore perché voleva il meglio per i propri figli.

Quando il parroco ha parlato con loro prima della cerimonia, il papà ha detto che per lui non era importante la religione seguita, ma che i propri figli potessero camminare verso il bene, verso la vita buona, e vedeva nella religione cattolica questa possibilità più che seguendo altre vie.

E’ stato bellissimo vedere le due bimbe più grandi vestite come due piccole spose, perché di quello si tratta, queste due bimbe entrano nel corpo mistico di Cristo, entrano nella sua Chiesa e iniziano il loro cammino sponsale con Gesù. Sono rinate a vita nuova, sono state mondate del peccato originale, sono state riempite dello Spirito dell’amore e della vita.

Il loro papà probabilmente tutte queste cose non le conosce, ha però visto il bello, la luce, l’amore e come dovrebbe fare ogni padre si è fatto piccolo, non ha preteso che i figli seguissero la sua religione ma ha scelto quello che ha intuito essere il meglio per loro.

Bellissimo poi vedere il papà che non ha acceso la candela al cero pasquale, perché coerentemente con il proprio credo non avrebbe potuto, ma ha consegnato le candele ai padrini che le hanno accese, voleva con questo gesto affidare ai  padrini i suoi figli, chiedendo loro di aiutarli a crescere nella fede, a portarli verso Gesù.

Alla fine della Messa sono andato da lui e gli ho stretto la mano, ringraziandolo per il suo coraggio e per la sua testimonianza.

L’ultimo pensiero è stato malinconico, ho pensato a tutti quelle persone che in virtù di una presunta libertà non “impongono” il battesimo ai figli,  privandoli in realtà di un grande dono e di una grande opportunità.

Sia lodato Gesù Cristo.

Antonio e Luisa

E’ come una famiglia.

Oggi scrivo per condividere con voi, l’idea di inferno e paradiso che Maria, la mia terza figlia di 9 anni mi ha espresso, senza un motivo o una richiesta particolare. Stavamo tornando a casa da scuola e lei l’ha detta come per rendermi partecipe della conclusione di un suo ragionamento.

L’inferno è un luogo brutto, rosso, dove c’è sempre la pioggia e le persone sono tristi e si arrabbiano sempre. Non si guardano ma si danno le spalle perché non si sopportano e sono sole.

Il paradiso è bellissimo. C’è sempre il sole tranne qualche volta che nevica per poter giocare con la neve. Tutti si vogliono bene e tutti vogliono bene a Gesù che è lì con loro. Tutti si aiutano, il più grande aiuta il più piccolo, e tutti sono sorridenti. Quando qualcuno prega un santo, tutti pregano insieme a lui per aiutarlo ad aiutare chi lo ha pregato.

E’ come una famiglia.

Per quanto mi riguarda è una delle più belle descrizioni che abbia mai sentito. Maria la mia piccola principessa, oggi mi ha sorpreso e insegnato qualcosa.

Antonio e Luisa

Gli sposi come tralci del Suo Amore

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

In tutto il Vangelo, ogni versetto è da vivere, da sperimentare  nella propria vita e nella propria storia; per noi questo è uno dei versetti più significativi  e abbiamo compreso come non ci sia nulla di importante per gli sposi, tralci intrecciati che si nutrono dalla stessa sorgente, di restare aggrappati alla vite, Gesù.

Finchè abbiamo voluto fare di testa nostra, abbiamo sbagliato tutto,  ognuno di noi portava la propria esperienza, la propria personalità e  idea di amore e non coincidevano, anzi erano all’opposto.

La mia sposa era tutta Agape, amore spirituale e di sacrificio, io ero tutto Eros, amore passionale e carnale. Ognuno di noi si è scontrato con l’idea dell’altro e il nostro rapporto è stato spesso messo in discussione e in crisi.

Abbiamo capito, non so come, penso per Grazia, che entrambi stavamo sbagliando, senza un cambiamento presto ci saremmo separati, e abbiamo deciso di affidarci a Gesù.

Non abbiamo fatto chissà quale esperienza mistica, nulla di tutto questo, abbiamo capito che Gesù l’avremmo trovato attraverso la Sua Sposa, la Chiesa, e così è stato.

Scoprire la verità della Chiesa sull’amore umano, ci ha confermato che entrambi eravamo in torto, ci ha dato la forza di cominciare un cammino di vera conversione, personale e di coppia e da allora, da quando abbiamo deciso di rimanere incollati alla nostra vite, tutto è cambiato, noi tralci, prima secchi, abbiamo cominciato a dare frutto.

Da quel momento il nostro matrimonio si è trasformato in una storia stupenda,  perchè Gesù fa tutto nuovo e meraviglioso.

Antonio e Luisa.

Um fiume di Grazia

Grazia sacramentale. Dietro questo concetto molto teologico, astratto,  che non cercherò neanche di approfondire, perché sono conscio dei miei limiti e della mia impreparazione, si nasconde una verità semplice, che tutti possono capire, anche i bambini.

La Grazia sacramentale è un dono del matrimonio, ogni sacramento ne ha una propria, e altro non è che la promessa di Cristo di aiutarci, attraverso lo Spirito Santo,  a superare qualsiasi dolore, difficoltà, divisione, rancore, stanchezza o qualsiasi altra situazione noi incontriamo nella nostra vita matrimoniale, per perseverare e perfezionare il nostro amore di sposi ed essere sempre più testimoni e profeti del nostro amore.

Purtroppo molti non ne fanno uso, perché nei momenti di difficoltà non chiedono, non invocano lo Spirito Santo, non pregano e non si avvalgono dei sacramenti. Ancora più spesso, magari chiedono, ma hanno il cuore chiuso alla Grazia per il peccato che indurisce il loro cuore.

Cerchiamo di restare in Grazia di Dio, di confessarci, di fare di tutto per aprire il nostro cuore e chiediamo, chiediamo sempre a Gesù, Lui sarà felice di aiutarci perché ci ama come non immaginiamo neanche e affidiamoci sempre alla sua Mamma che con cuore materno ci ama teneramente e i benefici saranno visibili non solo a noi ma a tutti.

Non dimentichiamo poi, che noi sposi abbiamo un modo tutto nostro di chiedere lo Spirito Santo e aprire il nostro cuore ed è, amandoci. Cercare di perfezionare il nostro amore è un’invocazione allo Spirito in particolare durante l’amplesso fisico che rinnova e riattualizza il sacramento del matrimonio.

Per noi questi sono concetti vivi, è vita reale, abbiamo sperimentato l’aridità del cuore chiuso in certi momenti della nostra vita ma anche la meravigliosa abbondanza dei doni di Dio riversati nei nostri  cuori aperti, assettati di Lui e del Suo Amore.

Antonio e Luisa

Lo stesso giogo

Coniuge. Questa parola ha un significato importante che mi piace molto e indica bene ciò che siamo o che dovremmo essere.

Coniuge deriva dal latino cum e iugus. Portare lo stesso giogo, condividere la stessa sorte.

Portare lo stesso giogo.  Mi piace questa immagine. Lo sposo e la sposa con il matrimonio sono uniti dal giogo, che non imprigiona ma al contrario da forza e ti rende non più solo a portare il carico ma pone al tuo fianco qualcuno con cui condividerne il peso.

Il carico è la vita, le sofferenze, le cadute, i fallimenti ma anche le vittorie e le gioie.

Lo sposo e la sposa uniti dal giogo non si guardano negli occhi, ma per procedere devono guardare avanti, guardale l’obiettivo, la meta. Sicuramente ci sarà chi tirerà di più, chi avrà più forza, più fede e più convinzione ma questa è la cosa bella che tra due sposi va bene anche così. Non si deve per forza dividere lo sforzo a metà ma chi è più forte sarà lieto di donarsi completamente mentre chi è più debole e tira meno, a sua volta, per amore, cercherà di darsi totalmente per tirare più forte e non essere di peso all’altro.

Naturalmente non siamo soli, c’è chi conduce il carretto della nostra vita. Il conducente è naturalmente Gesù al quale ci affidiamo ogni giorno, il quale ci conduce con amorevole pazienza. Gesù è un conducente strano, non sta seduto sul carretto ad aspettare che noi lo portiamo ma scende e spinge il carretto con molta più forza di quanta ne mettiamo noi. Condivide con noi tutte le cose belle e brutte che incontriamo lungo la strada e quando per noi si fa dura e ci sentiamo impantanati in strade fangose, lui con la sua forza ci spinge fuori e ci aiuta a ricominciare a camminare, perché fermarsi vuol dire morire e invece noi vogliamo con tutto il cuore giungere alla nostra meta che è l’abbraccio eterno con Colui che ci ha condotto a se stesso.

Antonio e Luisa

 

 

 

Fedeli fino alla morte.

Oggi vi racconto la storia di un giovane. Si tratta di Josef Mayr-Nusser un altoatesino nato nel 1910. Durante gli anni bui del nazifascismo e della guerra era un giovane molto impegnato nell’azione cattolica e innamorato di Gesù. Si sposò nel 1942 con Hildegarda, anch’essa una giovane di sani principi e con una fede cristallina in Gesù Cristo. Un anno dopo nacque il piccolo Albert. La situazione precipitò nel 1943 quando, in seguito all’armistizio, la Germania occupò l’Italia. Josef, essendo di lingua tedesca e considerato cittadino del Reich, venne inquadrato in una squadra di reclute che venne addestrata per entrare nelle S.S.. Quando venne il giorno del giuramento, una sorta di dichiarazione di sottomissione totale alla volontà di Hitler, Josef si rifiutò, testimoniando che non poteva giurare fedeltà assoluta a qualcuno che non fosse Gesù Cristo. Venne imprigionato e condannato alla detenzione in un campo di concentramento. Durante il trasferimento al campo morì di stenti. Venne trovato con un rosario e un vangelo consunto tra le mani.

Di seguito vi riporto una delle lettere che scrisse alla moglie Hildegarda pochi giorni prima di rifiutarsi di giurare. Traspare come tutta la bellezza del loro matrimonio, la roccia su cui è fondata la loro unione, è nella fedeltà al Vangelo e a Gesù Cristo. Nulla avrebbe senso senza uno sguardo in alto, all’eterno, a Colui che solo nutre il nostro Spirito, la nostra unione, la nostra famiglia e la nostra vita.

Carissima, buonissima Hildegard, sarai preoccupata da quando sai che presto servizio nelle SS… Nemmeno un momento ho dubitato di come debba comportarmi in tale situazione e tu non saresti mia moglie se ti aspettassi qualcosa di diverso da me. Mia diletta, questa consapevolezza, questo accordo tra noi in ciò che abbiamo di più sacro, è per me un indicibile conforto. Il doverti gettare nel dolore terreno con la mia professione di fede nel momento decisivo, mi tormenta il cuore, o fedele compagna. Questo dovere di testimoniare ha certamente un valore, è una cosa inevitabile; sono due mondi che si scontrano l’un contro l’altro. In modo troppo chiaro i superiori si sono dimostrati negatori e odiatori di ciò che per noi cattolici è santo ed intoccabile. Prega per me, Hildegard, perché nell’ora della prova possa agire senza paura e senza esitazione, così come è mio dovere davanti a Dio e alla mia coscienza. Quando sarà arrivato il momento forse sarà un’attenuante agli occhi dei giudici il fatto che sono un cittadino italiano. In ogni caso sarà bene essere preparati al peggio e alle peggiori conseguenze. Ma tu sei una donna coraggiosa, una cristiana e anche i sacrifici personali che forse ti si chiederanno, non potranno certamente indurti a condannare tuo marito per il fatto che preferì perdere la vita piuttosto che abbandonare la via del dovere. Qualunque cosa avvenga, ora mi è più facile, perché ti so preparata e la tua preghiera mi darà la forza di non venir meno nell’ora della prova. Ti saluto e ti bacio con tutto il mio affetto assieme al piccolo Alberto.
Tuo marito”

A questo link trovate tutte le informazioni su questo Servo di Dio

Sacerdoti dell’amore

Nell’antichità, molto prima del cristianesimo, i nostri padri avevano comunque nel cuore il desiderio di Dio, e la necessità di mettersi in contatto con lui e cercavano un modo di trovarlo e adorarlo.

Salirono su un monte, perché Dio è nei cieli e il monte è il luogo che più si avvicina a Lui, delimitarono  una zona di terreno con paletti  e quella zona divenne sacra.

Sacra perché tutto quello che vi entrava diventava sacro, di proprietà di Dio. Venivano portati all’interno animali da sacrificare e frutti della terra da donare.

Questa zona sacra era chiamata Sacer. La persona che poteva entrare in questa zona e mediare con Dio, portare le istanze della popolazione e accogliere le risposte di Dio era il sacerdote.

Anche noi sposi, essendo consacrati nel  matrimonio e unti nel battesimo, siamo sacerdoti della nostra unione e della nostra famiglia. Anche noi abbiamo il nostro Sacer. Il nostro Sacer è il talamo nuziale dove sacrifichiamo a Dio noi stessi, donandoci totalmente al nostro sposo e alla nostra sposa. L’atto coniugale diventa così gesto sacerdotale, offerta d’amore e totale elevata a Dio, partecipiamo al sacrificio di Cristo. Il talamo nuziale è per gli sposi quello che per il sacerdote ordinato è l’altare. Sull’altare il sacerdote rinnova il sacrificio di Cristo, stessa cosa avviene tra gli sposi durante l’amplesso fisico.

Vivere bene e nella verità il rapporto fisico non è solo un atto d’amore verso il proprio coniuge, ma è un atto d’amore, un sacrificio verso Dio che ci ha consacrato per essere amore per noi e per il mondo.

Antonio e Luisa.

In cammino verso lo Sposo

Con il battesimo io e Luisa  non solo siamo rinati nello Spirito come figli di Dio ma abbiamo iniziato il nostro cammino sponsale con Cristo. Tutta la nostra vita non è altro che questo, prepararci all’incontro con Gesù, alle nozze eterne con Lui. Nei cieli ci attende questo (speriamo), le nozze eterne con Cristo, ci ameremo come lo sposo ama la sposa. Tutta la Bibbia ci rivela questa bellissima verità.

Nel nostro matrimonio, Gesù mi ha affidato Luisa e io sono stato a lei affidato perché nel nostro cammino di coppia imparassimo ad amarci con il Suo stile, con il suo Amore.

Tutto il matrimonio è un cammino di preparazione all’incontro con lo sposo Gesù. Con il matrimonio Luisa è diventata il mio riferimento, la mia porta per arrivare a Cristo. Tanto più sarò capace e mi perfezionerò nell’amarla come Cristo la ama e tanto più sarò pronto per l’abbraccio nelle nozze eterne con Gesù alla fine di questa vita terrena. Tanto più trascurerò Luisa e tanto più mi troverò impreparato ad accogliere il suo amore per me.

Diceva Chiara Corbella una verità assoluta. Non siamo su questa terra per fare qualcosa ma per amare e lasciarci amare. E’ inutile fare tante attività in parrocchia, nei gruppi e nel volontariato se poi trascuro il mio rapporto con Luisa.

Ho preso spunto da alcune riflessioni di Andrea e Lorena che ringrazio.

Antonio e Luisa

Un corpo per amare

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!

 

Giovanni Paolo II diceva che il nostro corpo è sponsale fin dal principio, racchiude in sè la capacità di esprimere l’amore, quell’amore appunto che diventa dono.

Gli sposi mediante l’amplesso fisico esercitano la più alta manifestazione dell’amore sponsale, riprendendo le parole di San Giovanni Paolo II.

L’amplesso fisico è così importante per la Chiesa da essere considerato un gesto sacro, un atto sacro con una sua  liturgia esercitata dagli sposi che sono consacrati  attraverso il matrimonio  e il battesimo, così sacro che il primo rapporto dopo il consenso in Chiesa è sigillo del sacramento mentre ogni rapporto successivo ne è la riattualizzazione.

Quante volte portiamo dentro questo gesto grande, bellissimo la nostra sporcizia, il nostro egoismo, la ricerca del nostro piacere usando l’altra persona. Quante volte siamo adulteri con nostra moglie e nostro marito perchè non ci uniamo a lei/lui ma usiamo il suo corpo

Il matrimonio se vissuto nella verità, ci rende  capaci  di aprirci all’incontro con l’altro, che si concretizza nel donarsi dell’uomo e accogliere della donna. Non useremo un corpo,  ma contempleremo meravigliati  la bellezza di una persona attraverso il suo corpo. Non ci sentiremo usati ma al contrario ci sentiremo desiderati ed amati e attraverso lo sguardo dell’amato/a e ci riconosceremo uomo e donna nella dignità dei figli di Dio. Aumenteremo il nostro amore e Dio ci colmerà del suo Spirito.

Solo se riusciremo a portare questa realtà nel nostro matrimonio il rapporto sessuale continuerà ad essere nutrimento per tutto il matrimonio e non un gesto che presto diventerà arido e trasformerà in deserto la nostra vita di coppia.

Antonio e Luisa

 

 

 

Basta un caffè

Alzi la mano chi non è pronto a giudicare la moglie o il marito. In tantissime situazioni siamo bravissimi a cogliere una parola di troppo, un qualcosa non fatto o fatto male, a vedere comportamenti che non ci piacciono. Tendiamo a giudicare sempre, perché forse la nostra attenzione è più focalizzata su noi stessi e su come veniamo trattati che sull’altro e come lo trattiamo. Sapete qual’è uno dei gesti d’amore più belli d’amore che mi ricordo fatto da mia moglie a me? Mi fece un caffè. Mi spiego meglio. Erano i primi anni di matrimonio ed io non ero sempre amorevole e tenero con lei (si può imparare ad esserlo). La trattai male su una questione dove avevo anche torto. Litigammo come capita a tante coppie e poi con il muso lungo me ne andai in camera sbattendo la porta. Dieci minuti dopo arrivò lei, con il caffè in una mano mentre con l’altra girava il cucchiaino. Me lo porse con tenerezza e se ne andò. Quel gesto mi lasciò senza parole e mi fece sentire tutto il suo amore immeritato , che andava oltre l’orgoglio, oltre la ragione o il torto e mi mostrò tutta la sua bellezza e forza, facendomi sentire piccolo piccolo. Finì subito tutto in un abbraccio e quel gesto me lo porto ancora dentro tra i ricordi più preziosi. Lei è riuscita prima di me e meglio di me a non giudicarmi ma ad amarmi e basta. L’amore è questo ed è bellissimo.

Imperfetti quindi perfetti

Gesù abita la nostra vita, abita nella nostra famiglia e ci guarda con tenerezza. Tenerezza di chi ha capito che queste sue creature, così desiderose di amare di farsi amare, non sono capaci di farlo, e si sentono spesso inadatte e incapaci ad essere immagine di quell’amore per cui sono state consacrate con il matrimonio. Ma Gesù non ci vuole perfetti, sa che peccheremo, e che non saremo sempre degni del suo Amore e del suo sacrificio. Gesù non vuole questo, Gesù vuole che ci riconosciamo piccoli e deboli. Solo allora lo cercheremo per affidargli la nostra vita  e riconosceremo nel nostro sposo o sposa una persona anch’essa  imperfetta , limitata e fragile. Solo allora potremo avere uno sguardo di comprensione e perdono l’uno verso l’altra.

Solo allora Gesù potrà entrare  in noi, e potrà trasformare con la Sua Grazia quel nostro amore imperfetto  in qualcosa di radicale e stupendo, che faremo fatica a credere venga da noi perché non è nostro ma è lo Spirito che  ci dona l’uno all’altra.

Antonio e Luisa

Tutto o niente

Oggi esco da due o tre giorni di grande fatica. Ho avvertito il peso della famiglia, delle tante cose da fare, dei figli che non ti danno retta finché non sei costretto ad urlare. Niente di speciale, la solita vita che affronto ormai da 14 anni. Una vita che ho scelto, che mi rende felice e che non cambierei con nulla al mondo, perché non potrei davvero avere di meglio. A volte però la tentazione ti coglie, quando sei un po’ più debole e più nervoso, il diavoletto cerca di insinuarsi dentro di te per convincerti che è troppo difficile, che non ce la farai mai a sopportare il peso di tutto.

Le vie del Signore sono grandi, oggi ascoltavo un sacerdote che ammiro tantissimo, don Antonello Iapicca e mi ha illuminato. Ogni giorno dobbiamo essere agnelli pronti all’olocausto, pronti ad essere dono per gli altri senza tenere nulla per noi. Gesù ci fa come lui per essere sacrificio per nostra moglie, per i nostri figli e per tutte le persone che incontriamo. Quello che ci distrugge è voler tenere qualcosa per noi. Sono andato a Messa, ho chiesto perdono alle persone care che ho trattato con poca tenerezza e ho cancellato le nuvole nere dentro di me. O tutto o niente. Questo è l’amore.

Antonio e Luisa

Gesù c’è sempre

Mi ha colpito molto una riflessione del mio vescovo, il quale durante un incontro con alcuni sposi si è inginocchiato davanti a due di loro. Ha fatto questo gesto forte per far comprendere ai presenti che Gesù è presente nella loro unione sempre, vivo e vero come nell’Eucarestia. Due sposi nel talamo nuziale che si abbracciano e lodano Dio stanno facendo una bellissima adorazione come fossero davanti al Santissimo in Chiesa.

Ora questa realtà è bellissima però mi fa anche un po’ paura. Quando andiamo in chiesa ad adorare il Santissimo Sacramento stiamo composti, in silenzio, rispettosi e umili perchè sappiamo che siamo in presenza di Gesù. Lo siamo altrettanto nelle nostre case, nel rapporto con nostra moglie e i nostri figli?   Probabilmente no, ma Gesù è grande e ogni tanto chiude un occhio, perchè sa, che nonostante le nostre piccolezze, cerchiamo di volerci bene  e amare lui che è il nostro Signore.

Antonio e Luisa

Nella polvere

Saulo è caduto nella polvere. Solo in quel momento è riuscito a sentire le parole di Gesù. Parole che gli hanno chiuso il vecchio sguardo e donato una vista nuova. Anche noi, almeno anche io ho dovuto mangiare la polvere, il dolore, il fallimento per accorgermi di aver bisogno di Gesù. Gesù lo sa benissimo e si è fatto piccolo, si è fatto una piccola particola per entrare in me e donarmi la vera vita, la vera forza. Gesù entra in noi e con commozione e trepidazione  ascolta il nostro amen, che significa tanto, significa accoglierlo nel nostro cuore. Lui si dona totalmente ma ha bisogno del nostro amen per essere in noi. Grazie a quell’amen potremo tornare a casa ed essere capaci di amare veramente nostro marito, nostra moglie e i nostri figli. Non illudiamoci di essere noi bravi, di essere meglio degli altri, di essere capaci di amare senza affidarci all’Amore oppure torneremo a mangiare quella polvere della caduta.

Antonio e Luisa