«Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
[11]Perché, ecco, l’inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n’è andata;
[12]i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
[13]Il fico ha messo fuori i primi frutti
e le viti fiorite spandono fragranza.
Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni!
Nel proseguo del Cantico ecco che l’amato conferma quanto ho già scritto nel precedente articolo. L’amato desidera ardentemente la sua bella, ma prestando sempre attenzione a non violentare la sua sensibilità, attende che sia lei a farsi avanti. La chiama, cerca di essere affascinante per attirarla a sè, ma senza mai forzarla. Alzati, amica mia,
mia bella, e vieni! Fateci caso: la traduzione riporta il verbo all’imperativo. E’ un ordine allora? C’è forzatura? No, nulla di tutto questo. L’imperativo è posto per rimarcare, per rendere visibilie, la forza dell’amore autentico. La forza dell’amore che ci unisce rende il mio richiamo irresistibile. Non per la forza che obbliga, ma per l’amore che attira.
Questa forza irresistibile che attira potentemente il cuore come una calamita è spiegata nei versi successivi.
Come abitudine nel Cantico la natura che circonda i due amati è manifestazione e segno della natura profonda che li costituisce. A significare un’armonia perfetta tra visibile ed invisibile, tra anima e corpo, tra ciò che scaturisce dal cuore dei due sposi e quanto essi manifestano attraverso il corpo e la tenerezza. L’amore è così. L’amore, quello autentico, crea armonia e verità, cancella ogni doppiezza e distanza, rende tutto trasparente.
L’inverno è passato, è cessata la pioggia. Sta arrivando la primavera. L’amore è rinascita. L’amore è svegliarsi da un letargo. Un inverno, però, non arido. Un inverno in cui è piovuto. Un periodo della vita in cui ci siamo preparati ad accogliere la primavera, ci siamo preparati ad accogliere e riconoscere l’amore, un periodo in cui abbiamo preparato il terreno, il nostro cuore e il nostro sguardo ad accogliere di nuovo l’amore.
Mi soffermo un attimo su questo verso. Tutti abbiamo vissuto periodi di inverno, periodo in cui l’amore non si sentiva e non si vedeva. Periodi in cui il nostro cuore aveva freddo, non era scaldato dal sentimento e dalla passione per nostro marito o nostra moglie. Che inverni sono stati? Inverni secchi o inverni piovosi? Mi spiego meglio. Avete comunque preparato il terreno per la primavera o avete smesso di farlo? Avete bagnato il terreno con la pioggia oppure avete lasciato che l’aridità prendesse il sopravvento? E’ importante vivere bene anche gli inverni del nostro matrimonio. E’ importante continuare a donarsi, anche quando costa tanta fatica, anche quando gli impegni della quotidianità sembrano distruggerti, anche quando l’intimità è sempre più difficile. Solo così, continuando ad amare l’altro/a nella tenerezza, nel servizio e nel dono totale, possiamo preparare il terreno alla primavera. Alla rinascita della nostra relazione. Perchè se non molliamo la primavera tornerà, questo è certo. Tornerà tanto più rigogliosa, feconda, profumata, colorata, tanto più avremo preparato il terreno nel nostro inverno.
Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza.
Non due frutti a caso. Fico segno di fecondità e vite segno di gioia e di pienezza. Sta a noi far sì che i nostri inverni non siano portatori di morte, ma al contrario siano l’inizio di una vita e di una gioia ancora più grandi.
Antonio e Luisa
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