ACCOGLIENZA
Quando si va in montagna si è soliti salutare chi si incontra sui sentieri. Quando si va in bici o in moto ci si fa spesso un cenno di riconoscenza, anche tra runner può succedere o quando si va in palestra. Si è soliti quindi essere innanzitutto educati e viene naturale instaurare una relazione quantomeno di semplice saluto con chi sta compiendo la tua stessa attività. Se anche andassimo allo stadio da soli, forse verrebbe naturale dopo un po’ che si è seduti accanto ad una persona con cui si condividono gli stessi pensieri, scambiare due parole. Ci sono gli anziani che attaccano bottone anche al supermercato, al banco dei salumi mentre aspettano il proprio turno. E in Chiesa? E fra noi cristiani?
La Chiesa è il luogo dove viviamo il miracolo eucaristico, il luogo dell’amore che si fa carne, il luogo dove viviamo lo scambio della pace, che è più di un saluto tra montanari, l’unico luogo che ci invita alla pace, all’amore, al bene, all’accoglienza, gesti che son oltre il semplice saluto! Lo scambio della pace è fatto di due mani che si incontrano, toccano, stringono, di occhi che si guardano eppure quanto silenzio, anonimato, quanta mancanza di gioia, di relazione c’è al termine della liturgia, fuori dì chiesa. Chi saluta al termine della messa la persona a cui ha dato la mano? Chi scambia due parole al termine della messa con chi gli è seduto a fianco?
Noi da qualche anno andiamo a messa non più nella chiesa del paese, ma in quella parrocchiale della comunità pastorale , dove conosciamo poca gente, dove non abbiamo parenti che frequentano la messa. Quando si esce sul sagrato, vedi della gente che si saluta, piccoli gruppetti che si fermano a chiacchierare. Ma noi da forestieri spesso siamo rientrati a casa senza incontrare nessuno, eppure in chiesa eravamo in tanti. A chi non succede? Pensiamo che se avessimo incontrato in montagna ognuna di quelle persone ci avrebbe salutato, invece in chiesa ci han detto anche PACE, ma che fatica fuori da messa accogliere, entrare in relazione, semplicemente salutare. Forse la fatica è anche nostra! Il saluto si fa sempre in due!
Ecco forse dove dobbiamo far crescere le nostre chiese, nell’accoglienza, nelle relazioni verso il prossimo. I cristiani dovrebbero riconoscersi da come si amano, dal loro stare insieme. Spesso usciamo da messa, dopo aver fatto la comunione, siamo dei tabernacoli viventi ma che si spengono e tornano a casa. Una coppia giovane, che magari ha cambiato paese, che si approccia a frequentare la messa domenica dove risiede, cosa trova? Chi la accoglie? Chi entra in relazione con loro?
Permetteteci di dire che forse oggi lo stadio, il bar o un sentiero di montagna ci è avanti in quanto a luogo di relazione, accoglienza, invito. E questo limite non è della Chiesa ma nostro, mio, tuo. I sacerdoti e le suore vivono per missione incontro al prossimo. Quante coppie che si sono allontanate per indifferenza, lasciate sole, non introdotte, non incontrate, conosciute, agganciate, invitate. Non possiamo aspettare che sia l’arrivo dei figli e quindi il battesimo o l’attività oratoriana o catechistica a riportarli in relazione con noi! Noi cristiani (e ci mettiamo noi primi della lista) abbiamo trasformato le nostre chiese in luoghi di fede privata, ristretta, bugiardi o indifferenti nei gesti che compiamo. Quante coppie che si approcciano a frequentare la parrocchia, i gruppi famiglia, e trovano realtà chiuse, aride o anziane. Quante volte ci è capitato di non essere salutati da chi è dentro nella vita parrocchiale come le panche della chiesa. Non scandalizziamoci se oggi la Chiesa perde fedeli, la colpa non è della Chiesa, dei sacerdoti ma possiamo forse anche noi, ognuno di noi, fare di più con anche un semplice gesto di saluto!
Ci fermiamo qua. Giriamo la palla ora ai sacerdoti, ai vescovi, alla chiesa perché possano anche loro aiutarci a ritrovare la relazione, la missionarietá della porta accanto, l’invito e l’accoglienza che crea la gioia di essere Cristiano. Ma soprattutto passiamo la palla a te, che sei arrivato fino a qua a leggere, perché in quanto laico, in quanto battezzato, in quanto magari sposo, sposa, hai il compito in prima persona di poter aiutare a far ri-vivere la tua chiesa con un invito, un saluto, una relazione. Andare in chiesa torni ad essere anche l’occasione di passare del tempo fraterno di amicizia con altri cristiani con cui avrai anche spezzato il pane e il vino e ascoltato la Parola che dona vita. Citiamo in ultimo questo breve passo di Vangelo di domenica 9 ottobre rito ambrosiano, che ci ha incontrato mentre facevamo questi pensieri e che parla di accoglienza.
✠ In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». (Mt 10, 40-42)
Nel Vangelo 2000 anni fa già si parlava di accoglienza. Oggi come la viviamo? Concludiamo ringraziando chi ci ha accolto in parrocchia, chi ci saluta, chi si è fatto vicino, le suore e i nostri don. Vogliamo bene alla nostra Chiesa, perché ci permette anche di sperimentare che si può amare di più! Nel nostro inserimento all’accoglienza ci hanno aiutato i nostri bimbi, con la loro semplicità e bellezza. Spesso è necessario tornare bambini anche noi per imparare a relazionarci come loro. Buona giornata e tra qualche giorno è di nuovo domenica pertanto ci lasciamo con il compito di invitare alla messa, di accogliere chi incontriamo a messa, le persone con cui scambiamo la pace e chi è nuovo, le nuove coppie! Sono loro il futuro di ogni comunità! Ci mettiamo anche noi al lavoro con voi, anzi un passo indietro, perché di lavoro ne dobbiamo fare anche noi tantissimo! Aiutare e invitare gli altri a pregare è una forma di carità!
Anna e Ste @cercatoridibellezza
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