Sposi re e regina. Introduzione.

Abbiamo appena completato un percorso che, attraverso il Cantico dei Cantici, ci ha condotto ad approfondire la nostra dimensione sacerdotale di sposi. Rinfreschiamoci un attimo la memoria. Attraverso il battesimo noi diventiamo re, sacerdoti e profeti come Gesù. Gesù ci dona queste sue prerogative divine. Essere sacerdoti nel matrimonio, abbiamo visto, significa in sintesi che possiamo farci dono l’uno all’altro come Gesù si è donato alla sua Chiesa sulla croce. Dono fino a dare la vita. Essere profeti, vedremo con il prossimo percorso che concluderà la trilogia, significa mostrare l’amore di Dio al mondo. Essere Re? Cosa significa? Cercheremo di svelarlo pian piano in questa serie di articoli che comincia oggi. Chi è il re? Nel nostro comune intendere il re è colui che governa, colui al quale è riconosciuto onore. Andiamo oltre. La parola re diventa parte di altre parole come reggere, reggente, regista, gerente. Questa riflessione tornerà utile. Sono tutte parole che indicano qualcuno che ha la responsabilità e la gestione di qualcosa. Al tempo in cui la Bibbia fu scritta c’erano già i re. I re babilonesi e i faraoni erano conosciuti agli stessi ebrei. Il re era il mediatore tra gli uomini e Dio. Spesso era considerato lui stesso come dio. Non esisteva un solo dio e il re era dio insieme agli altri dei presenti. Gli ebrei erano un’eccezione in questo. Dall’uscita dall’Egitto e per circa 400 anni non ebbero nessun re. Perchè solo Dio poteva essere re. Anche quando gli Ebrei decisero di avvalersi di un re, fu sempre evidente e chiaro a tutti che quello era un uomo, non era Dio. Tutto questo è chiaramente dimostrato dal fatto che spesso in Israele i profeti sono presentati nelle scritture come messaggeri di Dio, persone che mettono in guardia e sgridano il re. Inconcepibile in altre culture. Questo è quanto l’antico testamento mette in evidenza. Veniamo ora al nuovo, veniamo a Gesù. Gesù è il re. Il re che regnerà per sempre. C’è un particolare non trascurabile che si comprende dal Vangelo: Gesù rifiuta di essere re alla maniera degli uomini. Quando Gesù accoglie la sua regalità? All’inizio della passione. Il primo episodio raccontato e pubblico in cui Gesù apertamente accoglie la sua regalità è l’ingresso a Gerusalemme il giorno delle palme. Un re mite. Non si presenta su uno stallone, ma cavalca un asino. E’ un re umile. E’ il re dei piccoli. Dichiara di essere re davanti a Pilato. La dichiarazione solenne della sua regalità avviene sulla croce. Avviene nelle tre lingue conosciute. Era rivolta a tutti. C’era il latino la lingua dei potenti e di chi governava, c’era il greco la lingua dei dotti e dei sapienti e c’era l’ebraico la lingua del popolo. Lì sulla croce Gesù è assiso sul suo trono. Un trono difficilmente comprensibile per il nostro modo di pensare, ma che invece viene sorprendentemente riconosciuto come re ben in due occasioni. Viene riconosciuto dal ladrone e viene riconosciuto dal centurione. Da cosa viene riconosciuto? Gesù si comporta da re. Perdona coloro che lo mettono in croce. E’ più forte di loro. Non solo perdona, ma chiede perdono al Padre per coloro che lo stanno uccidendo e lo fa con la forza di chi ha l’autorità di farlo. Gesù non si lascia spogliare della sua dignità. Gesù non si lascia vincere dalla rabbia, dalla disperazione e dallo scoraggiamento come invece capita spesso a noi. Per questo sulla croce Gesù ha la regalità del re. Non cede a quelle che sono le debolezze e le fragilità umane.

Si comincia a delineare l’atteggiamento che noi sposi dovremmo possedere per mostrare la nostra regalità. Alla prossima.

Antonio e Luisa

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L’amore sponsale per ereditare il regno

Oggi vi racconto una favola. Un breve racconto per dire qualcosa sul matrimonio. E’ nato per caso. Cosa rispondere in modo semplice ai figli quando ti chiedono cosa sia la vocazione? E quando ti chiedono perchè ci si sposa? Ecco questa è la mia personale risposta.

C’era un principe di un antico regno. Un regno lontano. Questo principe era figlio di un re molto buono e saggio. Un giorno il re fece chiamare il figlio. Il giovane aveva da poco compiuto i vent’anni. Una volta soli il re si rivolse al figlio e gli chiese: Perchè, caro figlio mio, ti vedo insoddisfatto e  senza pace? Cosa tormenta il tuo cuore?

Il principe, sapendo di non poter nascondere ciò che custodiva nel cuore, rispose: Vedi Padre, tu mi hai dato tutto. Mi hai dato una famiglia. Ho amici fidati. Mi hai fatto studiare il mondo, la storia, la matematica e le leggi della fisica con i migliori insegnanti. Non mi hai mai fatto mancare nulla. Non c’è nulla che desidero che io non abbia già, eppure non ho la pace nel cuore. Non so quale sia il mio posto nel mondo e quale sia il senso della mia vita.

Il padre sorrise e accarezzando la testa del giovane gli diede un compito: Vuoi essere felice? Apri il tuo cuore ad una creatura simile a te ma diversa. Innamorati di una fanciulla e sposala. Non ho nessun altro consiglio da darti. Solo se farai quello che ti ho chiesto  ti dirò ciò che ancora non sai.

Il giovane restò confuso, ma suo padre non lo aveva mai ingannato e si mise alla ricerca della sua innamorata. Dopo un po’ tempo si innamorò davvero. Una ragazza gli rapì il cuore. Dopo un breve fidanzamento si sposarono con la benedizione dell’anziano re.  Il giorno seguente il principe si recò dal padre e voleva avere finalmente la risposta che cercava. Il re sorridendo disse: Calma figlio mio! Vuoi la risposta? Impegnati in questa tua nuova avventura nuziale. Impegnati a fondo ad essere sempre accogliente per la tua sposa. Impegnati per essere sempre pronto per servire lei e l’amore che hai promesso di donarle. Ci rivedremo tra dieci anni e ti darò la risposta che tanto desideri.

Il principe decise di seguire a fondo il consiglio del padre. A volte era semplice. Quando c’era la passione, la complicità e l’intimità tutto veniva naturale, senza fatica. Non sempre era così. A volte non era per nulla facile amare. A volte lei si comportava in modo irritante. Altre volte anche umiliante per lui. Quelle volte lui avrebbe voluto mollare tutto e andarsene. Invece decise di tenere duro e di rispondere solo con l’amore. Non lo fece per lei, ma per la promessa fatta al padre. Chiaro a volte anche lui sbroccava, ma poi umilmente chiedeva scusa. Così per dieci anni. Tra alti e bassi. Ma più il tempo passava e più i bassi erano sempre meno e sempre meno bassi.

Al decimo anno il giovane, ormai diventato uomo e a sua volta padre,  si recò dal vecchio sovrano. Il padre lo accolse con uno sguardo divertito e furbo di chi sapeva già. Il figlio disse: Mio re non mi serve più la tua risposta. Ho capito da solo. Più facevo esperienza di matrimonio, di questa relazione così speciale, unica, totalizzante e senza fine e più capivo. Ho trovato risorse che non sapevo di avere, ho curato ferite che non credevo potessero essere guarite, ho conosciuto una parte di me che non avrei mai pensato di essere. Ho imparato che le sofferenze e le fatiche si alleggeriscono se vengono condivise. Ho sperimentato che le vittorie e le gioie sono ancora più grandi se condivise con chi si ama. Ho capito finalmente qual è il mio posto e perchè sono in questo mondo. Sai qual è la cosa più divertente e più inaspettata? Ho capito e sperimentato tutto questo quando ho smesso di occuparmi di me per spostare lo sguardo e l’attenzione su un’altra persona. Verso la mia amata sposa. Ora so che non dovevo cercare di fare qualcosa che ancora non avevo fatto, ma piuttosto cercare chi amare e darmi completamente a quella creatura. 

Il re ascoltò con interesse e con voce che tradiva tutta la sua soddisfazione rispose: Bravo figlio mio. Hai compreso il segreto della vita. Non c’è nulla per cui sei al mondo se non l’amore. Avrei potuto dirtelo subito, ma non avresti compreso. Uno dei miei servitori più grandi Papa Giovanni Paolo II diceva al mondo che l’amore non è una cosa che si può insegnare, ma la più importante da imparare. E’ esattamente questo figlio mio. L’amore è quella realtà che si può imparare solo facendone esperienza. Il matrimonio è uno dei modi più belli per farla. Ora che hai capito posso lasciarti il mio regno. Tu sei nato figlio di re, ma solo imparando ad amare nel matrimonio sei diventato degno di ereditare tutto il mio regno.

Antonio e Luisa

Sposi sacerdoti. Non mendicanti, ma re e regine.

Prima di proseguire con i prossimi versetti, dove Salomone decanta la bellezza della sua amata, è importante una precisazione. Dopo l’ammirazione generale per la bellezza della Sulamita tocca ora all’amato soffermarsi sui particolari. Il coro nei versetti precedenti cantava la bellezza che scaturiva dalla Sulamita, ma senza entrare nei particolari. Come a mettere in evidenza che la bellezza della Sulamita è qualcosa di cui tutti possono beneficiare, ma solo uno può conoscerla in profondità. La Sulamita desidera svelarsi al massimo delle sue capacità solo al suo sposo. Non si svelerà mai completamente e resterà sempre un mistero, non per sua volontà, ma per il semplice fatto che nessuno si conosce in modo completo, neanche lei. Non può svelare quindi ciò che non conosce. Certo però che da quel desiderio di svelarsi e da quella relazione d’amore in cui si dà completamente, anche lei si scopre sempre più donna e comprende sempre meglio ciò che è e il progetto che Dio ha su di lei. Come in un circolo virtuoso. Lei si apre al suo sposo nell’abbandono fiducioso e questo le permette di conoscersi sempre meglio. Queste sono le dinamiche positive in cui ogni coppia che vive un matrimonio sano si può riconoscere.

Papa Francesco espresse benissimo questo concetto parlando ai fidanzati nel 2014. In quell’occasione disse:

Il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito

E’ esattamente questo a cui siamo chiamati nel nostro matrimonio.

Vorrei soffermarmi su un’altra caratteristica della persona consapevole che la Sulamita mette in evidenza: il pudore. La Sulamita, come ho scritto all’inizio di questo capitolo, si mostra nella sua interezza (conosciuta) solo al suo sposo. Questo è indice di una persona che ha pudore (vale per la donna e anche per l’uomo)

Il ​pudore è spesso visto come qualcosa da buttare, qualcosa di cui liberarci per essere felici. Il pudore è spesso confuso con complessi e tabù che ci impediscono di vivere naturalmente le nostre relazioni con le altre persone. Ma è davvero così?

Il pudore in realtà ci dice altro. Avere pudore ci dice che siamo consapevoli dell’importanza del nostro corpo. Avere pudore ci dice che siamo persone gelose del nostro mistero. Il pudore è protezione della nostra ricchezza, della nostra intimità che non è qualcosa da svendere e rendere disponibile per tutti, ma qualcosa da preservare e custodire solo per una persona disposta a legarsi a noi per la vita.

Chi non ha pudore spesso è un mendicante, un mendicante d’amore, è una persona disposta a mettersi a nudo di fronte a chiunque pur di ricevere attenzione e consenso. Noi non siamo mendicanti, noi siamo figli di Re, siamo di stirpe regale e il nostro corpo non è per tutti. Il nostro corpo è solo per un altro re o un’altra regina, persone capaci di guardarci e non violarci o avvilirci con il loro sguardo, ma capaci di farci specchiare nei loro occhi e farci ammirare tutta la nostra bellezza. Uomini e donne disposte a donare tutto a noi e ad accogliere tutto di noi, persone che non hanno paura di promettere per sempre. Custodire la nostra ricchezza e regalità di figli di Dio significa anche proteggere il nostro corpo e la nostra intimità da ladri che vogliono prendere qualcosa che non gli appartiene, qualcosa che fin dall’eternità è per nostro marito e nostra moglie anche se ancora non li conosciamo.

Il pudore e la purezza vengono esaltati anche dalla Bibbia in vari passaggi, in particolare proprio attraverso la Sulamita e Salomone nel  Cantico dei Cantici.

Se avete pudore è perché conoscete l’importanza del vostro corpo, non vergognatevene. Non mendicanti, ma Re e Regine. Ecco cosa indica di noi il pudore.

1 Introduzione 2 Popolo sacerdotale 3 Gesù ci sposa sulla croce 4 Un’offerta d’amore 5 Nasce una piccola chiesa 6 Una meraviglia da ritrovare 7 Amplesso gesto sacerdotale 8 Sacrificio o sacrilegio 9 L’eucarestia nutre il matrimonio 10 Dio è nella coppia11 Materialismo o spiritualismo 12 Amplesso fonte e culmine 13 Armonia tra anima e corpo 15 L’amore sponsale segno di quello divino 16 L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia 17 Un libro da comprendere in profondità 18 I protagonisti del Cantico siamo noi 19 Cantico dei Cantici che è di Salomone 20 Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro.21 Ricorderemo le tue tenerezze più del vino.22 Bruna sono ma bella 23 Perchè io non sia come una vagabonda 24 Bellissima tra le donne 25 Belle sono le tue guance tra i pendenti 26 Il mio nardo spande il suo profumo 27 L’amato mio è per me un sacchetto di mirra 28 Di cipresso il nostro soffitto 29 Il suo vessillo su di me è amore 30 Sono malata d’amore 31 Siate amabili 32 Siate amabili (seconda parte) 33 I frutti dell’amabilità34 Abbracciami con il tuo sguardo 35 L’amore si nutre nel rispetto. 36 L’inverno è passato 37 Uno sguardo infinito 38 Le piccole volpi che infestano il nostro amore. 39 Il mio diletto è per me. 40 Voglio cercare l’amato del mio cuore 41 Cos’è che sale dal deserto 42 Ecco, la lettiga di Salomone 43 I tuoi seni sono come due cerbiatti 44 Vieni con me dal Libano 45 Un giardino da curare 46 L’eros è un amore tenero 47 La tenerezza è amare come Dio ci ama 48 Mi hai rapito il cuore con un tuo sguardo 49 Fammi sentire la tua voce. Perchè la tua voce è soave 50 Mi baci con i baci della sua bocca 51 Quanti sono soavi le mie carezze sorella mia, sposa 52 Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti 53 Le carezze dell’anima 54 Un rumore! E’ il mio diletto che bussa. 55 Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio  56 Io venni meno per la sua scomparsa 57 Mi han tolto il mantello 58 Che ha il tuo diletto di diverso da un altro? 59 Il matrimonio non è un armadio 60 Dolcezza è il suo palato  61 Uccidete il sogno 62 Bella come la luna 63 Sui carri di Ammi-nadìb 64 Vogliamo ammirarti

Siamo tiranni o re?

Oggi mi sento creativo. Prendo spunto da un insegnamento dell’amico Giorgio per riflettere su come si possa intendere e vivere un matrimonio cristiano.

Un cristiano può scegliere tra tre forme di governo. Gesù è re. Quindi tra le forme monarchiche.  Non c’è democrazia. Possiamo scegliere quindi essenzialmente tra tre differenti possibilità. Esiste la monarchia assoluta,la monarchia costituzionale e la tirannia.

Tirannia.

Questa è la forma più lontana dalla verità. Il tiranno è quello che si prende tutto. Quello che usurpa il re legittimo. Prende il posto dell’altro e anche di Dio. E’ lui che decide ciò che è giusto e ciò che non lo è. E’ lui che sa quello che si deve fare, come si deve fare e quando si deve fare. Quando nella coppia c’è un tiranno significa che l’altro è dipendente e debole. Sembra, in apparenza, che ci sia sintonia e armonia. Non è così. Manca la libertà. L’altro non è più autonomo ma pensa e vive con la testa del coniuge. Il tiranno si sente in diritto di ferire quando le cose non vanno come vuole. La relazione tra i due diventa il tutto. La persona debole crede che senza il tiranno sarebbe persa ed è disposta a tutto pur di tenerselo vicino. Il tiranno, d’altro canto, si nutre di questa dipendenza. Nutre il suo narcisismo e l’egoismo. Si sente come Dio, e questo lo fa sentire onnipotente. Purtroppo sono tante le coppie che vivono questa dinamica malata. Quante violenze fisiche e verbali nascono da questo modo di vivere una relazione. Qui non parlo di amore, perchè l’amore non c’entra nulla con tutto questo.

Monarchia costituzionale

Questa sembra un’ottima forma di governo. Prendiamo l’Inghilterra. Ha una regina che rappresenta la nazione, ha una moneta con l’effige di quella regina. In ogni luogo istituzionale c’è la fotografia della regina. Il popolo sembra molto vicino alla sua regina. La regina in realtà non decide nulla. C’è un parlamento che prende le decisioni. La regina non è interpellata seriamente sulla scelta da fare.

Così sono tante famiglie cristiane. Si sposano in chiesa. Hanno il crocefisso in casa. Partecipano a volte a momenti forti come pellegrinaggi o qualche bella cerimonia. Ma la vita è altro. Gesù, in queste famiglie, è come la regina d’Inghilterra. Non decide nulla. C’è di facciata, ma nulla più. Quelli che prendono le decisioni sono gli sposi, il parlamento. Quando devono prendere qualche decisione importante non guardano al re, ma si guardano tra di loro. Così in tutto: quando si deve decidere per un lavoro, per un figlio, ma anche per la vita di coppia. La vita affettiva e sessuale diviene un qualcosa da decidere solo tra gli sposi senza tener conto di ciò che vuole il re per loro. Così anche tra gli sposi cristiani entra ad esempio la contraccezione e tutte quelle devianze dalle legge morale naturale che solo il re ci può indicare.  In questo modo di governare la famiglia si può anche vivere in modo piacevole, ma non si raggiungerà mai la pienezza di un matrimonio cristiano. Ci si accontenterà di briciole di verità.

Monarchia assoluta. 

Sembra una brutta forma di governo. In realtà è l’unica possibile e autentica per due sposi cristiani. Dio è il re. Gesù è il re. Sappiamo che non è un re tiranno. Gesù è un re giusto, che vive la sua regalità al servizio. Gesù è un re che lava i piedi ai suoi sudditi. Gesù è un re che muore per non far morire i suoi sudditi. Gesù è un re che condivide la sua regalità con i suoi sudditi. Chi è suddito di Gesù è innalzato alla regalità di Gesù. Con il battesimo acquistiamo la regalità di Cristo e con il sacramento del matrimonio la indirizziamo verso l’altro. Io sono re per la mia sposa e lei è regina per me. Con questa premesse anche le parole di San Paolo in Efesini acquisiscono tutto un altro significato. Un significato buono e a cui indirizzare le nostre vite.  Se sono re di mia moglie non cercherò mai di renderla cosa mia. Quello è il tiranno, fa parte della prima forma di governo. Se sono re della mia sposa mi farò dono per lei. Sarò capace di decentrare l’attenzione dai miei bisogni ai suoi. Il mio sguardo sarà rivolto a lei e il mio cuore sarà capace di condividere le sue gioie e le sue pene. Questo è possibile solo se non sarò io a decidere della mia vita. Solo se saprò comprendere la volontà di Dio. Certo nel discernimento e nella preghiera. Non basta però. La volontà di Dio è espressa benissimo nella Parola e nel magistero di quella Chiesa che è sua sposa. Non potrò mai essere re se non accolgo e vivo le leggi che il vero ed unico re mi ha dato attraverso la Chiesa.

Solo così potrò vivere un matrimonio nella pienezza e nella verità.

Antonio e Luisa

 

Il battesimo è la sorgente.

Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.
Come è scritto nel profeta Isaia: Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te, egli ti preparerà la strada.
Voce di uno che grida nel deserto: preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri,
si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico
e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.
Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».

Giovanni Battista era uomo di Dio. Un uomo giusto, un uomo soprattutto libero. Non a caso viene scritto che era vestito di peli di cammello e che si nutriva di insetti e miele. Si vuole sottolineare che non aveva padroni. Nessuno a cui doveva qualcosa. Per questo era completamente libero di servire il Signore e di dare voce alla volontà del Signore. Le persone si recavano in massa da lui, perchè lui aveva parole vere. Abitava nel deserto. Luogo fisico. Le persone che andavano da lui abitavano anch’esse il deserto, il deserto del senso e il deserto spirituale. Un grande uomo, ma non paragonabile al Cristo. Il battesimo di Giovanni Battista si fondava sul desiderio di conversione della persona, sulle forze della persona. Il battesimo di Cristo è diverso, è dono gratuito di Dio, è dono pagato da Gesù con il sangue della Croce. Attraverso il battesimo muore l’uomo vecchio e ne risorge uno nuovo, un uomo legato a Cristo dal fuoco dello Spirito Santo. Un uomo capace di attingere a Cristo per essere come Lui. Gesù che sappiamo essere Re, profeta e sacerdote. Nel matrimonio ci portiamo esattamente questo. Portiamo il nostro essere Re, sacerdoti e profeti in virtù del nostro battesimo. Il matrimonio perfeziona e finalizza questi doni alla nostra nuova condizione di persone sposate. Siamo re quando siamo capaci di controllare le nostre pulsioni. Siamo re quando non permettiamo che vizi e peccati possano distruggere la nostra relazione. Siamo re quando educhiamo alla bellezza e alla verità i figli che Dio ci dona. Siamo re quando siamo capaci di servire il nostro coniuge. Questa è la nostra regalità di sposi.

Siamo profeti. Siamo profeti quando riusciamo a mostrare nel nostro amore qualcosa dell’amore di Dio. Siamo profeti nel vivere la nostra relazione alla luce della relazione con Dio. Siamo profeti quando attraverso la perseveranza nelle difficoltà e la condivisione delle gioie possiamo generare una sana nostalgia dell’amore di Dio in chi è lontano. Siamo profeti quando in un mondo assetato di gratuità, di bellezza, di senso, di fedeltà e di amore siamo capaci di essere una piccola goccia d’acqua che insieme a tante altre può dissetare e rigenerare.

Infine siamo sacerdoti. Siamo sacerdoti quando ci sposiamo. Quando in piena libertà ci doniamo l’uno all’altro. Siamo sacerdoti nella nostra liturgia sacra. Siamo sacerdoti ogni volta che ci facciamo dono l’uno per l’altra. Siamo sacerdoti ogni volta che rinnoviamo e riattualizziamo il nostro matrimonio nell’amplesso fisico.

La nostra unione è generata dal battesimo e si rigenera ogni giorno nella fonte inesauribile della Spirito Santo. Ogni gesto d’amore che ci doniamo è sacro in virtù del nostro battesimo. Ogni volta che ci doniamo è Gesù che ci dona l’uno all’altra. Ogni volta che ci doniamo facciamo esperienza di Dio perchè il nostro amore non è più solo nostro, ma attraverso il battesimo e il matrimonio Dio ne ha fatto cosa sua.

Antonio e Luisa