Fare l’amore? … O solo piacere?

Fare l’amore! Solo piacere o rimanere aperti alla vita? Possesso o libertà?

Piacere mio, piacere tuo, o piacere nostro?

Oggi vogliamo unire gli spunti degli articoli dei lunedì precedenti, (potrete ricercare sulla nostra pagina facebook o sul blog di matrimonio Cristiano) quando abbiamo parlato del custodire la vita sempre, e della bellezza del gesto d’amore, della vita che si genera sempre tra la coppia, del dono che è l’altro per me, dell’eternità in cui bisogna vivere un atto di amore.

Oggi proviamo ad intrecciare amore, vita e piacere..

Vi diamo in primis dei dati, i nati in Italia nel 2021 sono stati circa 400.000, in continuo calo.

Sapendo come si fa a procreare tra un uomo ed una donna, riaffermando che i figli sono un dono del Signore, vorremmo dapprima domandarci da cosa dipende questo riduzione della natalità e se ciò ha un nesso con il fare l’amore, con l’amarci, con il nostro vivere la sessualità e il piacere di coppia.

Proviamo a trovare delle ragioni:

  • Forse non si fa più l’amore? O Si fa poco l’amore? L’evoluzione dei media, del digitale, della tecnologia ha portato ad avere un’offerta televisiva più che allargata. Ma può essere che Netflix, Prime, Sky, Dazn, Disney e i cellulari ci abbiano rubato l’amore?
  • Forse i tempi sono peggiorati e sia economicamente che lavorativamente, viviamo una fatica maggiore delle spese familiari, ed è giusto che ognuno faccia scelte responsabili. Bisognerebbe a volte valutare se non scegliamo un benessere a cinque stelle a una nuova vita.
  • Forse la paura per il futuro, l’incertezza per il domani, il surriscaldamento globale, il sovraffollamento terrestre, le politiche antidemografiche statali ci spingono a non scegliere la vita. Una vita che nasce è sempre speranza sul domani! (Vedi il nostro post del 24 gennaio)
  • Forse siamo talmente tutti capaci di seguire i metodi naturali (di cui parleremo lunedì prossimo..) che l’amore lo facciamo 20 giorni su 30 ogni mese senza concepire nuova vita.
  • Forse l’amore è sempre in modalità contraccettiva, che sia pillola o preservativo o altro, scegliete voi quello che vi piace di più. Il risultato è che forse, si fa l’amore sempre attenti, protetti, sicuri, con il freno a mano tirato.
  • Forse stiamo perdendo quel senso naturale di attrazione che ci spinge a fare l’amore, assuefatti dai cellulari, dall’iperconnessione, o stancati da una società che aumenta lo stress, la fatica, che ci chiede sempre di più, non lasciando spazio all’amore.
  • Forse son altri i motivi che ci fanno fare o no l’amore, quel gesto attrattivo, istintivo e procreativo, e al suo interno di scegliere se restare aperti o no alla vita.

I due aspetti, amare e procreare, non son separati, all’interno del gesto d’amore sappiamo che nasce la vita. Non possiamo scindere le due cose o se lo facciamo non si chiamerebbe amore, forse lo si chiamerebbe solo sesso, che è una ricerca del piacere che utilizza il corpo ma non è amore! Allora se il mio fare l’amore ruota intorno ad un godimento, potrei scegliere di ricercare il piacere mangiando il mio piatto preferito o bevendo una bottiglia di vino.

Certe cose sono collegate, io vado a giocare a calcetto per fare anche goal, se tutti giocassimo solo per passarci il pallone non la chiameremmo partita. Non si può fare sempre goal ma sappiamo che giocando si fa quello.

Guido la macchina perché devo andare in un posto, cucino per poi mangiare. Faccio l’amore per generare vita. Invece la differenza sta qua, nel fatto che l’amore lo facciamo castrato, solo per il nostro piacere!

Perché allora amiamo senza essere aperti alla vita? Come si può amare, fare l’amore restando aperti alla vita? Che non vuol dire rischiare di avere un figlio all’anno! Si può essere aperti alla vita, senza rimanere in gravidanza, vivendo una responsabilità familiare.

Amare nel suo senso completo, e fare l’amore, non è rincorrere solo un piacere.

Non si sta con una persona perché è bello avere qualcuno accanto, e non ci si può sposare solo per indossare l’abito bianco una volta nella vita. Amare presuppone una scelta che include gioia, piacere, felicità, ma anche sacrificio, passione, fatica, rinuncia. Amare è accogliere tutto dell’altro, è donarsi interamente ad un altro non solo quando posso o voglio o mi fa piacere, è voler il bene dell’altro prima del mio.

Amare, e quindi anche unirsi nel fare l’amore, non è un più allora un gesto finalizzato al piacere, che viene messo e incastrato nella nostra settimana perché bello. Ma assume un significato più grande, più totale, più completo!

L’amare e il fare l’amore non è un piacere del lunedì sera perché non ci sono le coppe, o del sabato sera perché domani non si lavora, e il resto della settimana lascio che gli altri miei hobby, piaceri, interessi, idoli abbiamo la meglio sull’amore. Amare non è dirsi ti amo, ma al martedì ho piscina, mercoledì calcetto, giovedì bowling, venerdì birra con amici, perché così è fare dell’amore un abbonamento del lunedì o del sabato sera, è ridurlo ad un piacere consumistico come sono gli altri interessi personali che ho, che hai.

Amare è guardare all’altro prima dei miei interessi, del mio piacere, è volere il meglio per l’altro prima del mio.

Quando si ha un figlio i suoi bisogni, le attenzioni, le cure prevarranno in forza dell’amore sui miei, sulle ore di sonno, sul tempo libero del week end, sul tempo post lavorativo, sennò come posso amare mio figlio?

Il proprio coniuge, lo si deve amare con un amore più grande del figlio, perché il primo figlio della coppia è la coppia stessa, perché più grande dev’essere sempre l’amore verso mio marito e verso mia moglie; questo vuol dire che se un bambino chiede 100 del mio tempo, al mio coniuge devo donare 200 anche se non me lo chiede perché da persona adulta, autonoma non ha il necessario bisogno di papà o di mamma.

Se scelgo i miei hobby, il mio piacere, perché son ricurvo su me sesso volendo soddisfare il mio benessere e non quello dell’altro, che amore vivo?

Guardiamo a figure che hanno amato e che non sono diventati biologicamente padri o madri; prendiamo Santa Madre Teresa o San Giovanni Paolo II, chiediamo a loro se sceglievano il loro piacere personale o se sceglievano di donare vita, di spendersi per amore.

Ora ritorniamo al nostro fare l’amore, amare.. e generare vita.

Fare l’amore genera sempre vita, mi apre sempre all’altro, alla comunità, agli amici, o ad un figlio. Fare l’amore è amare in modo totale che genera una forza che spinge ad uscire da se stessi e dalla coppia.

Un figlio che nasce, sia in modo spirituale o carnale, chiede tantissimo tempo, cura, attenzioni, impegno, sacrificio alla coppia, dona gioia, piacere, bellezza, vita. Son le caratteristiche che dicevamo prima dell’amore. Ciò che non toglie è l’amare quindi e il fare l’amore, che si ravviva, cambia, muta, cresce nella coppia ma non viene meno.

Se scelgo di amare ma metto i “se” davanti, per paura di non riuscire ad uscire il sabato sera con gli amici, o di togliere o diminuire i miei hobby, i miei piaceri per far spazio all’altro, non sto amando nè il mio coniuge, nè la vita.

Credere di amare, ma solo quando ho tempo e piacere, è un amore a chiamata.

Amare è sempre, per sempre e totale. E non toglierà mai nulla di ciò che è mio, ma ce lo ridonerà nella libertà dell’amore che l’altro ci donerà, e quindi amplificato, più bello, ripulito da quello che può essere un solo piacere personale.

Vi salutiamo lasciandovi con una domanda: quando fai l’amore cerchi solo un piacere, o vivi l’amore e resti aperto alla vita?

A lunedì prossimo quando parleremo dei metodi naturali.

Anna Lisa e Stefano – @cercatori di bellezza

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Se non ci desideriamo allo stesso modo?

Cosa accade quando uno dei due ha più desiderio di unirsi all’altro/a? Sono questioni che sembrano secondarie e poco importanti, ma non è così. Ricordiamo che stiamo parlando di amore e in particolare di sesso e il sesso, in un rapporto di coppia, non è mai un argomento trascurabile. Innesca sempre delle dinamiche che è bene conoscere per non soffrire.

Partiamo da un’ evidenza: chi ha più desiderio è sempre disponibile chi ne ha meno non è sempre disponibile. Quindi chi decide quando fare l’amore è sempre quello che lo desidera meno. Claudia (nell’ultima diretta) ha ben spiegato che, a volte, la mancanza di desiderio nasconde una volontà di voler controllare la relazione da un punto di vista emotivo e psicologico, ancor prima che fisico.

Quindi è bene farsi queste domande all’interno della coppia. Perchè io ho meno desiderio di te? E’ importante comprenderlo proprio per disinnescare dinamiche sbagliate dove l’amore c’entra poco e il sesso diventa un modo per avere il controllo sull’altro/a. Attenzione! Non sempre sono atteggiamenti consapevoli. Per questo è basilare affrontare il problema. Naturalmente questa è solo una delle possibili cause. Una, però, delle meno conosciute, ma delle più comuni.

Ci sono tante altre possibili cause. Ci sono persone che fanno fatica a lasciarsi andare al piacere e al godimento. Che sono più concentrate sul dovere. Magari che sono state educate in maniera molto rigida e repressa. Ci sono persone ferite. Chi è ferito fa una gran fatica ad abbandonarsi perchè perde il controllo. E nella sessualità, quando ci si abbandona davvero, si perde davvero il controllo. Quindi attenzione a giudicare se stessi o l’altro/a quando c’è carenza di desiderio. Il desiderio non è qualcosa di cui abbiamo il pieno controllo.

Anche io ho sofferto i primi anni di matrimonio per questo. Avevo, ed ho tuttora, molto più desiderio di Luisa. Ci stavo male. Luisa era molto rigida e incapace di abbandonarsi. Con il tempo ho imparato ad apprezzare il suo sincero desiderio di avere desiderio. Scusate il gioco di parole. Questo mi ha fatto sentire profondamente amato. Perchè sapevo che lei desiderava davvero vivere bene anche la sessualità con me.

E’ stato un cammino. Liberare la nostra relazione dai confronti tra me e lei ci ha permesso di fare grandi passi avanti. Io ho imparato a corteggiarla sempre meglio per attirarla a me. Ho imparato ad apprezzare il suo impegno ad abbandonarsi. Anche lei si è progressivamente abbandonata. Si è abbandonata perchè si è sentita amata e si è sempre più fidata. Il matrimonio è stata la carta vincente. Una relazione in cui si mette tutto. Per questo il matrimonio è una continua crescita nell’amore. Anche nell’amore fisico.

Antonio e Luisa

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Il piacere è nell’unione

Ciao Antonio e Luisa. Vorrei restare anonima. Una domanda molto personale. Mio marito mi chiede, durante il sesso, di fare cose che non mi piacciono e non penso siano sane. Il sesso anale è una di queste. Lui dice che io sono bigotta e che tutti fanno queste cose. Cosa posso fare?

Carissima c’è sicuramente un problema. Se tuo marito nell’intimità non trae soddisfazione dall’unirsi a te, ma da pratiche sempre più spregiudicate e, consentimi, deviate, c’è un problema. Non sei bigotta. Neanche io voglio fare il bigotto, quello che giudica i comportamenti sessuali delle persone, solo perchè si discostano da quello che prescrivono i manuali di morale. Non credo neanche che i manuali in questione trattino così nello specifico questi argomenti. Almeno io non ne sono a conoscenza. C’è però una domanda fondamentale che ogni coppia si deve porre. Lo deve fare per la propria felicità e realizzazione.

Abbiamo desiderio di unirci all’altro/a, di vivere un’esperienza meravigliosa attraverso il corpo che ci faccia sperimentare fusione e comunione , oppure cerchiamo altro? Cerchiamo di mettere in pratica delle fantasie che abbiamo nella nostra testa, fantasie generate e nutrite da tutta la “cultura” pornografica che ci circonda e che spesso cambia e influenza in modo radicale la nostra idea di sessualità e di sesso? Detto in altre parole: l’unione intima con l’altro/a è il fine oppure un mezzo attraverso cui possiamo dare concretezza a quanto abbiamo visto fare da altri? Detto ancora in modo più chiaro: vogliamo amare o usare l’altro/a?

Dopo tutta questa premessa permettimi di arrivare ad una ovvia conclusione. Chi cerca di usare l’altro/a per ricercare il piacere solo nell’atto sessuale, non ne sarà mai pienamente soddisfatto e cercherà di andare sempre un po’ più oltre per sperimentare nuove modalità. Anche nei matrimoni, lo so per certo, è sempre più presente il sesso anale, perfino, in certi casi, lo scambio di coppia, oppure altro ancora. Non trovando una soddisfazione che può venire solo da un rapporto vissuto per unirsi in una comunione profonda all’altro/a, si cercherà di andare sempre un po’ oltre, illudendosi di avvicinarsi a un piacere da cui ci si sta invece allontanando. Non di rado questo modo di vivere la sessualità porterà la coppia nel tempo all’astinenza e al deserto sessuale. Spesso a lasciarsi. Perchè si rimane delusi e, solitamente, ci si accusa a vicenda.

Faccio un esempio. La nostra amica Luisa è ginecologa. Molto spesso ci rivolgiamo a lei per chiedere consigli ed aiuto quando non sappiamo bene cosa rispondere a certe domande. Lei ci ha confidato che sono sempre di più le donne che durante le visite si lamentano del marito o del compagno. Una lamentava l’insistenza del marito ad avere un rapporto anale con lei. Siate sinceri/e: secondo voi lui voleva unirsi a lei oppure usarla per mettere in pratica fantasie pornografiche? Io non credo ci siano dubbi.

Quindi tornando alla tua domanda ti rispondo chiaramente. Abbi la forza e il coraggio di dire no. Lo devi fare per te, per lui e per la vostra relazione. Parla con lui, iniziate un vero percorso insieme di recupero, che vi porti a vivere il rapporto per quello che è: la modalità più bella e più concreta che abbiamo noi sposi per esprimere attraverso il corpo l’unità dei nostri cuori. Riappropriatevi di una sessualità sana dove il piacere non viene da pratiche sempre più spregiudicate (piacere effimero, che dura molto poco e che non soddisfa mai fino in fondo, se e quando c’è) ma dal vostro amore che viene nutrito in una relazione fatta di tenerezza, cura e dono reciproco. Non c’è nulla di più bello che vivere un rapporto intimo che si consuma (si porta a compimento) nell’abbraccio dei corpi e nello sguardo reciproco che arriva dritto al cuore dell’altro/a. Questo è il vero piacere, molto più grande di un orgasmo provocato da una fantasia, che non unisce ma che rende sempre più soli e distanti.

Antonio e Luisa

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Non desidero fare l’amore con mio marito. Sono sbagliata?

Abbiamo ricevuto una domanda. Rispondiamo pubblicamente perchè crediamo possa essere di aiuto a tanti. Si può migliorare la nostra relazione intima solo se riusciamo a comprendere le cause che non ci permettono di vivere questo gesto in pienezza.

Ciao Antonio e Luisa, vi seguo da alcuni mesi e sono molto scossa da alcuni vostri articoli. In particolare quando raccontate il sesso in quel modo così bello. Devo dire che provo un po’ di invidia e di tristezza. Per me non è così. Non trovo piacere nel rapporto fisico con mio marito e cerco di rimandarlo più possibile. Sono forse sbagliata? Sono una cattiva moglie?

Carissima, non sei sbagliata e non sei una cattiva moglie. L’amplesso è un gesto che è parte di una relazione. Per cui quando non funziona la causa è da cercare non in una persona, ma nella relazione stessa, alla quale prendete parte in due. Quello che tu racconti non è inconsueto, è qualcosa che accade spesso in una coppia di sposi. Senza andare a cercare le responsabilità bisogna però trovare le cause. Non per giudicare l’altro o giudicarsi, ma per porre rimedio. Non è mai troppo tardi.

Perchè una donna non prova desiderio? Cercherò ora di riportare le principali cause, le più comuni, sperando di poterti essere d’aiuto.

  1. La donna non si sente amata. A letto è molto difficile far finta. Se ci sono problemi è davvero la cartina al tornasole di tutta la relazione. La donna ha bisogno di vivere il gesto sessuale come culmine di un corteggiamento continuo da parte del suo uomo. Il matrimonio spesso porta con il tempo un rilassamento tra i due sposi. Ormai sono sposati non serve curare la relazione. Ci si dà per scontati. E’ strano questo. Siamo nell’epoca del divorzio breve eppure mentalmente diamo per scontato l’altro. E’ facilissimo cadere in questa dinamica. Non va assolutamente bene. Come dice Papa Francesco, il matrimonio è come una pianta, va curata ogni giorno. Altrimenti secca e muore. Così è la nostra relazione. Se la donna si sente desiderata dal marito solo quando questo vuole consumare un rapporto, beh non proverà nessun desiderio di accontentarlo
  2. Marito e moglie non sanno fare l’amore. Vi sembra strano? Vi viene da ridere? Eppure è così. In una società ipersessualizzata, dove tutto parla di sesso, sono sempre meno le persone che hanno una conoscenza adeguata dell’anatomia e della fisiologia del corpo dell’uomo e della donna. La pornografia diventa strumento di educazione sessuale per moltissimi giovani che cercano di replicare ciò che vedono nei video pornografici. Ecco, quella è macelleria, non c’entra nulla con una sessualità sana. Quanti sanno ad esempio che la vagina di una donna può essere profonda non più di 10/11 cm, quando è eccitata? E’ importante saperlo visto che il pene dell’uomo solitamente è più lungo e, a differenza di ciò che insegna la pornografia, farlo entrare tutto porta alla donna assenza di piacere se non addirittura dolore. Quanti sanno che la donna necessita dei preliminari per lubrificarsi e permettere al suo organo sessuale di essere pronto ad accogliere? Quanti sanno che il rapporto vissuto in modo violento e aggressivo di solito non permette alla donna di provare alcun piacere? Purtroppo molti, troppi, non sanno fare l’amore. Non solo, di solito, quando ciò accade la donna si accusa di essere responsabile, di essere frigida e incapace. Quanti danni fa la pornografia!
  3. Spesso non è mancanza di desiderio ma solo stanchezza! Questo riguarda uomo e donna. Forse riguarda un po’ di più la donna. Iniziare un rapporto sessuale non è sempre spontaneo e naturale. Non nascondiamoci. Il menage familiare tende ad allontanarci. Siamo presi da mille preoccupazioni ed impegni e la sera non ci sono quasi mai i presupposti e la predisposizione mentale. Non è mancanza di desiderio in questo caso, ma solo stress e stanchezza. C’è una regola non scritta nel sesso. Più si fa (bene) e più si desidera farlo. Ecco spesso basta cominciare e poi arriverà anche il desiderio e il piacere. Meglio ancora se si riesce a trovare un momento di qualità. Magari non alle tre di notte quando finalmente i pargoli russano e non rompono. Cercate il momento giusto. Io prendo permessi al lavoro quando so che Luisa è a casa la mattina.

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Quando ho finito piango e lo abbraccio

Il giorno dopo una videoconferenza in collegamento con Piergiorgio (un medico sessuologo che collabora anche con il nostro blog) mi arriva questa domanda da una amica. Mi incuriosisce, non è la prima che sento che mi racconta di avere una reazione apparentemente strana al termine del rapporto fisico con il marito. Ho raccolto questa confidenza sempre da donne. Forse riguarda più la loro sensibilità o forse perchè per loro è più difficile abbandonarsi e accogliere dentro di sè il marito. Questa amica mi scrive: Dopo aver fatto l’amore io sento sempre il bisogno di piangere e piango abbracciata a mio marito.

Lei pensava ci fosse qualche problema, qualcosa da sistemare nella sua sessualità. In realtà lei vive il rapporto intimo come dovrebbe essere per tutti. Purtroppo, secondo la mia esperienza, il suo caso non è la normalità e questo la fa sentire strana. Per di più senza il coraggio di parlarne. Fortunatamente questa volta lo ha fatto. Ne ha parlato con me. Sapevo già cosa rispondere, ma ho girato la domanda a Piergiorgio. Il quale mi ha dato una risposta meravigliosa che vi riporto integralmente.

Questa domanda mi ha commosso – inizia Piergiorgio. C’è un canto che eleviamo spesso nella mia comunità di preghiera. Il canto Abbracciami del Rinnovamento nello Spirito. Quando intono le parole di questo canto io spesso piango, piango come un bambino, perchè sperimento proprio l’abbraccio con il Signore che sento vero, quindi ti volevo dire che la domanda che mi hai girato mi ha fatto venire in mente proprio questo. Le lacrime di quella donna sono di commozione. Quando avviene l’orgasmo durante un rapporto sessuale tra due sposi che si amano davvero in modo autentico c’è, soprattutto per la donna, un momento fortissimo di abbandono e tenerezza verso il marito. C’è tutto in questa reazione. C’è sicuramente una causa fisica, ormonale. L’orgasmo libera l’ossitocina, che provoca piacere e senso di appagamento. Provoca anche una sensazione di attaccamento e quindi la commozione per queste forti sensazioni. Tra due sposi che si amano non c’è solo però la causa ormonale, ma c’è tutta la persona che partecipa a quel piacere dettato non solo dalla sensazione fisica dell’orgasmo, ma dalla consapevolezza di una unione fisica, vissuta nella carne, che è segno e manifestazione di una unione più profonda, psichica e spirituale. Unione dei cuori. Bellissimo. Lo Spirito Santo c’è nella relazione di ogni coppia sposata e diventa ancora più visibile e operante quando queste due persone diventano una sola carne. In quel momento si è in tre. Si realizza la Santissima Trinità e questo porta alle lacrime di gioia.

Capito perchè i cattolici lo fanno meglio? Per tanti l’orgasmo è il massimo del piacere che va ricercato nei modi più diversi, sperimentando ogni trasgressione. Per gli sposi cristiani l’orgasmo non è che una parte piccola di un piacere che viene non solo dalle sensazioni fisiche e fisiologiche, ma dall’unione che si fa così forte e intensa tanto da far loro sperimentare l’amore trinitario di Dio. Certo una piccola fiammella del fuoco infinito ed eterno che è Dio, ma che è già un’esperienza meravigliosa e indimenticabile.

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Se lei nell’intimità non prova piacere?

Oggi voglio rispondere ad una domanda intima in modo esplicito. Senza falsi pudori e moralismi. Una sposa privatamente mi ha chiesto se è lecito che durante il rapporto intimo lei possa farsi stimolare genitalmente dal marito visto che durante la penetrazione non raggiunge mai il piacere. Lei ne sente il desiderio. Vorrebbe condividere con lo sposo non solo la gioia dell’incontro, ma anche il piacere fisico che ne dovrebbe conseguire. Nel contempo lo sposo vive male questa situazione. Si sente incapace di darle piacere e così vive con sempre crescente frustrazione un momento che invece dovrebbe essere di comunione e gioia profonda. Lei non è sicura di chiedere al marito di stimolarla. Crede di scadere nella lussuria, nel piacere fine a se stesso. Stanno davvero così le cose? Io avevo già la risposta. Ho chiesto comunque conferma all’amico Piergiorgio Casaccia. Piergiorgio è medico ed ha conseguito un master in Sessuologia presso l’Istituto Giovanni Paolo II. No, le cose non stanno così. Gli sposi con il matrimonio hanno iniziato un cammino di perfezione. Non solo per quanto riguarda la loro relazione di coppia, ma anche per quando riguarda i loro rapporti intimi. Cosa voglio dire? Che la santità nel matrimonio passa anche da come fanno l’amore. L’amplesso è il loro gesto sacro che diventa una vera e propria liturgia. E’ un gesto che concretizza nel corpo l’unione dei cuori dei due sposi. Essere una carne sola per sperimentare la presenza dell’altro/a nel cuore. Il piacere fisico è voluto da Dio stesso per premiare gli sposi che hanno deciso di donarsi vicendevole e in modo totale. Poi, come tutti i doni di Dio, può essere usato in modo autentico o falso. Ma questo è un altro discorso. Il Catechismo è chiaro su questo argomento. Al punto 2362 troviamo scitto:

Il Creatore stesso ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione

Premesso tutto questo e che, quindi, gli sposi devono cercare di conoscersi sempre meglio e trovare il modo di vivere questo gesto in modo che sia autentico, rispettoso della sensibilità dei due sposi e soddisfacente per entrambi la risposta alla domanda iniziale è semplice. Se lei non sente nulla? Se gli sposi hanno concluso l’atto in modo completo e nonostante ciò la sposa non è giunta al piacere non solo è lecito ma è gesto di carità ed amore da parte dello sposo aiutare la sposa a condividere il piacere che lui stesso ha appena sperimentato. Non è assolutamente peccato ma fa parte dell’essere coppia. Anche San Giovanni Paolo II nel suo Amore e responsabilità afferma: quando una donna non trova nei rapporti sessuali la naturale soddisfazione, legata all’acme dell’eccitazione sessuale (orgasmo) c’è da temere che ch’essa non senta pienamente l’atto coniugale, che non v’impegni la propria personalità totale. Quindi secondo il Papa questa stimolazione è parte integrante dell’atto completo, supplisce per condurre la donna a un piacere necessario per vivere il gesto nel giusto modo.

Un padre domenicano vissuto a cavallo tra 1800 e 1900, tale Benedictus Merkelbach, professore di morale all’università cattolica di Lovanio (Belgio) in uno dei suoi tanti testi ebbe a scrivere: la moglie può con il proprio tatto o anche con quello del marito stimolare in se stessa la soddisfazione saziativa e perfetta e così dare compimento all’intimità se il marito ha compiuto o ha intenzione di compiere secondo natura la sua parte.

Spero di aver risposto a quanto richiestomi. Ho deciso di rispondere pubblicamente perchè Piergiorgio mi ha confermato essere un quesito che tante persone gli pongono.

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Il piacere non è un prodotto di fattori ma il frutto di una pianta da curare

Alcuni giorni fa ho avuto il piacere di scambiare alcuni pensieri e riflessioni con Piergiorgio. Piergiorgio è un medico specializzato in sessuologia (non solo in questo). Mi ha riportato una frase del prof. José Noriega. Professore molto importante e conosciuto nell’ambito morale e familiare. Autore di numerose pubblicazioni e ordinario all’Istituto Giovanni Paolo II fino a pochi mesi fa. Cosa dice il professore? Semplicemente che il piacere è un frutto da far maturare e non un prodotto da ottenere. Detta così può non dire molto. In realtà dice tantissimo. Cercherò ora di elencare due riflessioni che possiamo trarre. Credo che siano fondamentali nella relazione di una coppia.

Il vino buono non è il primo ma quello più maturo.

Le nozze di Cana ci insegnano che l’amore più vero è quello che viene dopo. Anche l’amore più fisico ed erotico non fa eccezione. D’altronde cosa è l’amplesso fisico per noi sposi cristiani? E’ il noi che si fa carne. C’è un mondo intero che afferma che il sesso è trasgressione, che l’abitudine uccide la passione e il desiderio. Noi sposi cristiani testimoniamo che non è così. Fare l’amore sempre con la stessa persona, anno dopo anno, non stanca perchè è sempre diverso e sempre più bello. Come il vino delle nozze di Cana. Si perchè è vero che non si cambia partner e magari neanche il modo, ma cambia il nostro cuore che è ciò che più conta. La bellezza dell’intimità è data dalla qualità della nostra unione e più saremo uniti e più sarà fonte di gioia e piacere. La novità non è data dal gesto, ma dall’amore che lo caratterizza e che gli dona significato e potenza. Più cresceremo in intimità ed unione nella nostra vita di coppia e nella nostra relazione sponsale e più la nostra unione fisica sarà ricca di gioia e piacere. Perchè in quell’amplesso non ci metteremo solo il nostro corpo ma tutto di noi, tutti i gesti di tenerezza che ci siamo scambiati, tutto i gesti di servizio che ci siamo donati, tutti gli sguardi e le parole di incoraggiamento. Tutti i perdoni e la misericordia che abbiamo ricevuto l’un l’altra. Capite bene come vivere l’amplesso in questo modo sia tutto un’altra cosa.

Il piacere va nutrito come una pianta. Conta molto il terreno in cui questa pianta è posta.

È importante che il nostro amore cresca e che sia vissuto in un contesto di corte continua. Corte continua significa collocare l’intimità sessuale in uno stile di vita fondato sull’amore reciproco visibilmente manifestato. Corte continua significa preparare il terreno alla nostra pianta. Continui gesti di tenerezza, di servizio, e di cura l’uno per l’altra durante tutto l’arco della giornata. Basta poco, una carezza, una parola dolce, uno sguardo, una telefonata e cose così. In passato non lo praticavo con costanza e la mia sposa ne soffriva. Si capiva però benissimo quando c’era in programma, da parte mia, il desiderio di un rapporto intimo. Bastava osservare il mio comportamento. Diventavo servizievole e tenero. Questo la faceva sentire usata. I miei, infatti, non erano gesti sinceri, ma finalizzati ad ottenere la mia soddisfazione. Ho dovuto impegnarmi ed educarmi per migliorare questa mia insensibilità. Avere cura di questa dinamica significa trasformare il piacere da semplice orgasmo a culmine di un dialogo d’amore parlato al modo degli sposi: con la tenerezza. Il piacere viene arricchito di comunione di cuore e corpo. Tutta un’altra cosa.

Insomma c’è da far fatica. Il piacere non è il prodotto di tecniche amatorie. Lasciamo dire queste banalità agli altri. Noi sappiamo che non è così. Quelle bastano magari per un piacere solo superficiale e fisico. Il vero piacere è quello arricchito dalla relazione e che arriva fino al cuore. Per quello serve pazienza e una costante cura della nostra pianta, del nostro amore! Vale la pena impegnarsi!

Antonio e Luisa

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Pianificare l’incontro intimo significa prepararlo al meglio.

In questi giorni prendo spunto per le mie riflessioni dal seminario che abbiamo appena concluso a Parma. Ne prendo spunto perché il confronto che nasce in occasioni così è sempre molto interessante e arricchente anche per me e Luisa. Verso la fine del corso abbiamo testimoniato la nostra modalità di vivere il rapporto di coppia, anche l’intimità. L’abbiamo fatto proprio per provocare una domanda. Una di quelle che tante coppie si pongono, ma che spesso non tirano fuori. Per pudore, per paura di sentirsi giudicati o semplicemente perché non c’è l’occasione giusta. Noi raccomandiamo di programmare il tempo per stare insieme e anche, perché no, per ricercare l’incontro intimo. La domanda che ci è stata posta è questa: Ma programmare non rende il tutto qualcosa di arido, troppo razionale e calcolato? Non si dovrebbe lasciare spazio alla passione e al desiderio? L’amplesso non dovrebbe essere conseguenza di un’attrazione che spinge l’uno verso l’altro? In poche parole non dovrebbe nascere tutto da un desiderio del cuore e non da un qualcosa di pianificato con la razionalità?

Obiezione legittima che va fatta e che mi ha permesso, e mi permette anche adesso in questo articolo, di fare alcune considerazioni.

  1. Pianificare non significa solo un appunto sull’agenda. Pianificare significa preparare. Significa fare in modo che quell’appuntamento non sia vissuto a freddo, ma sia il culmine di un amore concreto e sensibile vissuto prima. Significa trovare il giorno giusto, significa magari, quando si riesce uscire a cena, lasciare i figli da qualcuno, significa creare i presupposti per volersi incontrare e non per essere obbligati ad incontrarsi.
  2. Lo spontaneismo, seguire e farsi trascinare solo dalla passione o dal desiderio, va bene forse per i ragazzini o le coppie spose novelle, senza figli. Poi non funziona più. Poi con l’arrivo dei figli e con una vita fatta di impegni, lavoro e tantissime preoccupazioni e tantissimi pensieri, lo spontaneismo muore. Se si aspetta che sia tutto perfetto non troveremo mai, o quasi mai, l’occasione giusta. Il disastro, il deserto sessuale è lì a un passo. Ci si ritrova dentro senza rendersene conto.
  3. Tutto sta a cominciare! Poi, se si è davvero curata la preparazione, se si vive una relazione basata su cura, attenzione e tenerezza reciproca, la passione come d’incanto arriva. Spesso è solo la nostra testa, non il cuore, che non è capace di abbandonarsi. Quando si comincia e ci si abbandona all’altro/a, e tutte le preoccupazioni vengono messe da parte per un po’, finalmente si può di nuovo ascoltare il proprio cuore che arde di desiderio per il nostro sposo o per la nostra sposa.
  4. Non farlo perché non si prova desiderio equivale ad entrare in un circolo vizioso. Meno si fa e più perderemo passione, sentimento e desiderio verso l’altro/a. Più tempo passerà e più l’altro/a sarà per noi lontano, estraneo e indifferente. Dobbiamo rompere questa dinamica malata e donarci anche quando ci costa un po’ di fatica. E’ l’unico modo per nutrire la nostra intimità e il desiderio reciproco.
  5. Spesso il desiderio ha cause ormonali. Quando la donna produce più testosterone (ormone tipicamente maschile, ma presente e importante anche nella donna) prova il picco anche del desiderio sessuale. Ciò avviene infatti durante l’ovulazione. Cosa accade poi? Durante la menopausa? Finito il desiderio finisce il cinema? Certamente no. Certamente no, se si è curato tutto l’aspetto relazionale. Certamente no, solo se l’incontro intimo è conseguenza di tutto un terreno preparato prima nella tenerezza e nella cura reciproca e non semplicemente come risposta a un desiderio che non comprendiamo e che segue delle dinamiche semplicemente ormonali. Spesso capita proprio questo.

Quindi come dice la famosa sessuologa americana Gigi Engle che scrive sulle riviste più lette e seguite dalle donne statunitensi (non credente, perché non serve essere cristiani per comprendere questo) :

A essere sinceri, ci sono troppe maledette coppie là fuori che vivono senza sesso. E quando diciamo “senza sesso” intendiamo le relazioni che non includono alcun tipo di sesso, neanche una volta l’anno. Per alcune coppie “poco sesso” significa… mai sesso. Il sesso è una parte cruciale della relazione. E’ un ampio ombrello sotto il quale si passa dall’atto vero e proprio fino a un massaggio sensuale. Fingere che il sesso non sia “un grosso problema” è dannoso quando vi trovate in una relazione. Il sesso programmato è un’ottima soluzione per le situazioni “senza intimità” in una coppia. Siediti con il tuo partner e avvia una conversazione aperta e onesta su questo argomento. Se non riuscite a farlo in due e avete bisogno di una terza persona, contattate un sessuologo o un terapeuta. Tutti meritano di essere sessualmente soddisfatti in una relazione

Sta a noi decidere se lasciarci completamente governare da una forza che ci è sconosciuta con il rischio di finire fuori strada oppure se vogliamo essere noi a scegliere come e quando volerci bene.

Antonio e Luisa

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Ma tu non ti stufi di fare l’amore sempre con la stessa donna?

Oggi voglio raccontarvi la confidenza di un amico. Secondo me molto significativa e che può aiutarci a riflettere. Questo amico fa parte del Rinnovamento nello Spirito e non nasconde la sua fede neanche sul posto di lavoro. Questo lo rende una persona un po’ strana agli occhi degli altri. Strana ma che attira, perchè racconta di una scelta radicale e porta con sè la gioia e la luce di quella scelta. Ha circa  quarant’anni è sposato e ha 3 bambini. Un giorno un collega gli si avvicina e gli butta lì una domanda. Questo collega è suo coetaneo, ma non è sposato e vive di piccole storie e avventure. Gli butta lì: Ma tu non ti stufi di fare l’amore sempre con la stessa donna? Non è sempre uguale? Non ti stufi di lei visto che il tempo non può certo migliorarla, ma al contrario può solo renderla più vecchia e meno attraente?

Voglio condividere questa domanda perchè ritengo che sia comune a tanti uomini di questo tempo. Persone incapaci di andare oltre. Ora lascio il mio amico e la sua risposta e proverò a darne io una con la mia esperienza. Per poter rispondere a questa domanda bisogna capirsi su cosa significhi fare l’amore. Cosa significa per me. Non parlo ora di sacramento. Resto ad un livello prettamente umano. Fare l’amore è dare forma, sostanza, carne e vita a quanto abbiamo  nel cuore io e la mia sposa. Come posso stufarmi di questo? Ogni volta è diverso, perchè diverso è l’amore che ci unisce e che ci doniamo l’un l’altra. Ogni volta è più bello perchè il nostro amore è cresciuto e si è perfezionato con il tempo e con la nostra vita insieme. Ogni volta è più condiviso perchè più grande è la nostra capacità di entrare in comunione. Ogni volta che ci facciamo l’un l’altro dono di questo gesto portiamo dentro tutto. Portiamo le tenerezze, gli sguardi, le parole, la cura, le preghiere, l’anima, il corpo, i litigi e i perdoni, i silenzi e gli abbracci. Portiamo tutto, nulla resta fuori. Per questo questo gesto è sempre diverso, perchè noi siamo sempre diversi e ritrovarsi sempre uniti e desiderosi di essere un sol cuore e una sola carne è un’esperienza meravigliosa che riempie davvero il cuore. Più passa il tempo e più questo momento diventa bello e più il piacere diventa completo. Il piacere diventa sempre più completo e profondo. Non è più solo una semplice contrazione e azione neuromuscolare che dona un apice di piacere di qualche secondo, il cosiddetto orgasmo.  Il piacere più grande è quello di essere entrati l’uno nel cuore dell’altra e di aver sperimentato un’unità che nessun altra manifestazione dell’amore ti può dare. Sentirsi davvero di vivere nell’altro/a. Resta l’ultima obiezione: Ti piace anche se invecchia? Accipicchia se sì. Questo è un altro miracolo del matrimonio, di una relazione che ci vede invecchiare insieme. Io non la vedo sfiorire e imbruttirsi. Anzi mi appare sempre più bella. Non sto scherzando. Nonostante gli anni passano e mi rendo conto che la persona che ho al fianco fisicamente è cambiata, non è più la stessa di cui mi sono innamorato. Siamo invecchiati entrambi, ma ciò nonostante quella persona continua ad apparirmi bella, anche più bella di prima. E’ una realtà incomprensibile. I miei occhi vedono il tempo che passa nel corpo della mia amata, ma il mio cuore mi restituisce un’immagine sempre più di meraviglia. Ciò che vediamo non è mai oggettivo ma è sempre soggettivo, rielaborato dal nostro cuore e dal nostro cervello. Ciò che vediamo è un’insieme di esperienze, di sguardi, di gesti, di modo di essere e di rapportarsi, di intimità, di complicità, di amore che si è costruito in anni di rapporto e che ci mostrano l’immagine più vera di nostra moglie e di nostro marito, invisibile a tutti gli altri. Una bellezza che possiamo vedere solo noi, ma non per questo meno vera e meno importante.

Antonio e Luisa

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Sessualità nel matrimonio. Gli errori dell’uomo nell’intimità.

Oggi entriamo in camera da letto. Già perchè c’è un problema. Un grande problema. Ne discutevo anche con un mio caro amico sacerdote. Lui sostiene che queste sono questioni sulle quali approcciarsi con pudore. In camera da letto lui non si sente di entrare. Eppure nella mia piccola esperienza di ascolto di coppie che fanno fatica ho capito che tanti problemi si annidano proprio lì. Nella camera da letto. Per questo dobbiamo superare questo pudore ed entrarci, non per voyaerismo, ma per farci aiuto concreto ai fratelli. Leggevo un articolo qualche giorno fa su Aleteia dove veniva affrontato il piacere femminile nel rapporto sessuale. Per una questione diversa, ma è bastato per ispirarmi questa riflessione. Noi maschi spesso crediamo di sapere tutto sul sesso e su come appagare la nostra sposa. E’ davvero così? Non credo, tranne qualche eccezione. E’ vero che sappiamo tanto. Per anni ci siamo educati alla scuola pornografica. Ci siamo scambiati consigli ed esperienze con amici ignoranti come noi, se non peggio. Abbiamo avuto donne ignoranti quanto noi sull’argomento. Il risultato qual’è? Spesso la donna non è gratificata dal rapporto sessuale nel matrimonio. Non prova piacere, si sente usata, a volte avverte dolore. A lungo andare tutto ciò porta la donna a rifuggire i momenti di intimità e porta frustrazione e lontananza tra gli sposi. Cercherò ora di sintetizzare gli errori più frequenti che noi uomini commettiamo, spesso inconsapevolmente (pensiamo di agire nel modo migliore), e che non permettono alla donna di vivere nella gioia e nella pienezza l’incontro intimo. Nel matrimonio, l’amplesso, è riattualizzazione del sacramento. Qualcosa di molto importante anche per noi cristiani, soprattutto, azzarderei dire, per noi cristiani.

  1. I preliminari non finiscono mai. Noi uomini siamo fatti così. Non tutti, ma molti. Abbiamo l’abitudine a separare nettamente il momento dell’amplesso dalla nostra vita di tutti i giorni. Siamo capaci di non guardare la nostra sposa per tutto il giorno, presi da tante preoccupazioni ed attività, salvo poi ricordarci di lei ed essere subito pronti per entrare in intimità con lei. Viviamo l’intimità quasi come affetti da bipolarismo. L’uomo amante non c’entra con l’uomo marito. Per la donna non funziona così. Trattarla così, soprattutto quando si è sposati, equivale a farla sentire usata e oggetto da cui trarre piacere. Qualcosa da tenere nello sgabuzzino e da tirar fuori quando ne sentiamo il desiderio. Invece i preliminari devono durare tutto il giorno e tutti i giorni. Uno sguardo, una carezza, un abbraccio, una telefonata, un gesto di servizio, ascoltarla, cercarla, dirle che è bella ecc. Insomma i preliminari possono e devono diventare corte continua. Solo così la sposa si sentirà desiderata e amata. Solo così l’amplesso fisico diventerà culmine e naturale conseguenza di quanto si è preparato durante tutto il giorno e non un qualcosa di avulso da tutto il resto.
  2. I preliminari sono per la donna. Uomo e donna sono diversi. Hanno tempi molto diversi per prepararsi all’amplesso. All’uomo spesso basta l’idea dell’incontro per essere pronto fisicamente. L’uomo si eccita con tatto e vista. Per la donna la natura ha previsto tempi e modi diversi. Per permettere al corpo della donna di modificarsi ed essere nella condizione ideale per la penetrazione servono dai venti ai trenta minuti. Cosa succede ai genitali della donna? In questo tempo la vagina si allunga internamente (non lo sapevate vero?) da circa 6/7 cm a circa 9/10 cm e l’utero si posiziona in maniera diversa per agevolare l’entrata del pene. Oltre ciò, durante i preliminari la vagina si lubrifica sia internamente che nella parte esterna (vulva). È diverso anche il modo di eccitarsi. L’uomo deve vedere e toccare, basta poco; la donna cerca altro, è più complessa. L’uomo così facendo, seguendo il suo desiderio, la sua modalità di cercare piacere, sta in realtà urtando la sensibilità della sua sposa. L’intimità fisica è trasformata in qualcosa di frettoloso e grossolano. In questo modo è impossibile vivere in pienezza e con gioia il rapporto. La donna vuole tenerezza, dolcezza, carezze, abbracci. Vuole percepire di essere preziosa e importante. Vuole sentirsi desiderata e amata. La pornografia mette al centro dei preliminari sempre l’uomo e i suoi genitali. Dimentichiamolo! Al centro deve esserci la sposa, con tutto il suo corpo e nel modo che piace a lei. I preliminari non sono tecniche eccitatorie per l’uomo (non sono sbagliate, ma non devono occupare tutto il tempo o quasi), ma gesti che sfamano il bisogno di tenerezza della donna; proprio perché l’uomo è già pronto fisicamente, rischia di fare una corsa perdendo di vista il bello del viaggio. I preliminari sono il tempo necessario a entrambi uomo e donna per entrare in comunione, l’uomo è già pronto fisicamente all’atto sessuale, ma ha bisogno di entrare in relazione con la donna per vivere in pienezza l’intimità, quindi non è solo attendere i tempi fisici della donna, sarebbe un’attesa sterile per il cuore. Perciò i preliminari sono indispensabili nell’intimità sessuale e sono gesti di tenerezza e dolcezza che rendono felice la persona amata.
  3. La penetrazione deve essere dolce e controllata. Se i preliminari sono stati vissuti come dialogo d’amore, l’amplesso diventerà il culmine di questo dialogo. Siamo dunque giunti alla compenetrazione dei corpi, che deve essere dolce e rispettosa. L’uomo entra dolcemente nel corpo della donna e lei lo accoglie in sé per formare insieme un solo corpo: espressione tangibile e concreta della fusione dei cuori, di quell’amore esclusivo, totale e per sempre che rende uno. San Giovanni Paolo II durante un incontro con le famiglie disse: L’unione dei corpi, voluta da Dio stesso come espressione della comunione più profonda ancora del loro spirito e del loro cuore, compiuta con tanto rispetto e tanta tenerezza, rinnova il dinamismo e la giovinezza del loro impegno solenne, del loro primo “sì”.
    La pornografia, al contrario, distrugge questa immagine. Non mostra delicatezza, ma ci insegna che più la penetrazione è violenta e profonda e più sarà piacevole per entrambi. Falsità! Riflettiamoci. Stiamo parlano del gesto più alto per esprimere
    amore al nostro amato, alla nostra amata. Stiamo entrando in un luogo sacro, il luogo dove nasce la vita e dove la coppia salda e accresce la propria unità! Luogo sacro della donna e luogo che è solo per lo sposo, che può e deve entrare con tutto il rispetto che quel dono richiede. E’ importante sottolineare, inoltre, che si devono rispettare le dimensioni anatomiche. Stando alla scuola pornografica, al contrario, sembrerebbe che non ci sono limiti… anzi, più il pene è lungo e grosso, più la donna sarà soddisfatta. FALSITA’. RIPETO: TUTTE FALSITA’. Cosa ho scritto nell’approfondimento dei preliminari? La vagina normalmente ha una profondità di 7 cm e quando è eccitata arriva a circa 10 cm. Cosa significa? Una cosa molto semplice da capire: il pene può entrare per quella profondità e tutta la parte in eccesso deve restare fuori. Diversamente se l’uomo segue i dettami della pornografia, cioè entra nella vagina con tutto il pene e con violenza, soprattutto quando lo ha di dimensioni superiori agli 11-12 cm, certamente impedisce ogni piacere per la donna, se non superficiale e limitato (spesso generando in lei anche sensi di colpa e sospetti di frigidità) e non di rado le provoca dolore, nei casi peggiori, escoriazioni ed emorragie. Capite la pornografia quanti danni provoca? In pronto soccorso, a volte i ginecologi devono curare lesioni postcoitali; le stesse che si verificano in caso di stupro… Può essere un simil-stupro un gesto d’amore?
  4. Restare uniti anche dopo. L’uomo, abbiamo detto prima, tende ad essere bipolare. Alcuni istanti dopo aver raggiunto il piacere può tranquillamente voltarsi dall’altra parte o messaggiare con l’amico sulla partita di calcetto del giorno dopo. Per la donna questa cosa è inconcepibile. Questa insensibilità dell’uomo può rovinare tutto e trasmettere alla donna la sensazione di essere stata usata. Lei ha bisogno di condividere la gioia di quel momento in un abbraccio profondo. E’ il momento dell’assimilazione della gioia. Una volta raggiunto il culmine del piacere e dell’unione, gli sposi (soprattutto lei) avvertono la necessità di un abbraccio finale. È un momento in cui si assapora e si gusta l’esperienza appena vissuta. Abbracciati e senza parlare, gli sposi assimilano la gioia della comunione profonda. Il piacere e la gioia sperimentati nella carne vengono assimilati dal cuore. Questa assimilazione porta un frutto di pace molto profondo. Una pace, una gioia, un amore e, vedremo con il sacramento, un’effusione di Spirito Santo, che ci daranno forza e sostegno nelle ore e nei giorni a venire.

Sono sicuro di una cosa. L’uomo che decide di mettersi in ascolto della sua sposa, e di vivere il rapporto fisico davvero come dono di sè verso la sua sposa, otterrà in cambio tantissimo. L’uomo che cercherà davvero di assecondare i desideri e la sensibilità della sua sposa anche nel talamo nuziale riuscirà a guarire miracolosamente i mal di testa della sposa e a donarle un’intimità che sarà gioia, pace e comunione vera. Spesso non è la sposa che non ha desiderio verso lo sposo. Cambiamo prospettiva. E’ lo sposo che non è capace di generare desiderio nella sua sposa. I concetti che ho espresso non sono solo frutto della mia esperienza personale e di ascolto verso gli altri, ma sono arricchiti della competenza e della preparazione della dott.ssa Luisa Scalvi, che ringrazio. Luisa è medico ginecologo. Ho cercato di sintetizzare quello che potete trovare scritto in modo più approfondito nel nostro libro L’ecologia dell’amore. Lo trovate in libreria e tutti i negozi on Line. Cliccate per acquistarlo su AmazonIbsLibreria del Santo

Antonio e Luisa

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Sposi sacerdoti. Sono malata d’amore. (30 articolo)

Sostenetemi con focacce d’uva passa,
rinfrancatemi con pomi,
perché io sono malata d’amore.
[6]La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia.
[7]Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle o per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l’amata,
finché essa non lo voglia.

Sostenetemi con focacce d’uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d’amore. Lei sta vivendo un momento, mi azzardo a dire, di estasi. Sono, probabilmente al culmine del loro amplesso. Un momento di fuoriuscita da sè, un momento di stordimento. Non capisce più chi è. Chiede di aver qualcosa da mangiare perchè si sente mancare, le mancano le forze. L’amore che sta vivendo è troppo grande e troppo bello. L’esperienza che sta vivendo è così piena, così totalizzante che si sente sfinita. Lei per essere guarita dal suo mal d’amore, da questa bellissima sensazione, chiede uva passa e mele. Due immagini che rimandano all’amore stesso. L’amore non ha medicina se non l’amore stesso. Questo è il messaggio meraviglioso di queste poche righe.

La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. L’amplesso ha raggiunto il culmine. I due si abbandonano l’uno all’altra. Un’immagine di una bellezza straordinaria. In poche parole dice tutto. Lei è completamente abbandonata a questo abbraccio d’amore di lui. In questo abbraccio silenzioso, senza aggiungere altro, possiamo davvero contemplare l’amore che si è fatto carne tra di loro. Non sono più due, ma sono una cosa sola. Sono una carne sola. Lui è felice di questo abbraccio. Tanto felice e tanto ebbro di quel momento che arriva a scongiurare le figlie di Gerusalemme di non interrompere quell’attimo di eternità. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amata, finché essa non lo voglia. Gazzelle e cerve sono un’altra immagine importante. Gazzelle e cerve erano assimilate, nella cultura orientale del tempo, all’amore, in particolare a quello erotico. Per tutte la forza che l’amore ha, che ci ha donato in quest’incontro intimo, io vi scongiuro, non svegliatela. Lasciate che possa assaporare per tutto il tempo possibile questa gioia concreta e sensibile scaturita dal nostro amore che si è fatto carne. Queste 9 righe del Cantico dei Cantici stanno raccontando ciò che di più bello possono sperimentare due sposi nell’amore erotico e sensibile. Un libro della Bibbia che racconta l’estasi del piacere e il successivo desiderio di assimilare quel piacere appena vissuto. Un piacere che dal corpo raggiunge il cuore e lo nutre. Quell’abbraccio finale tra i due amanti che vuole significare un’unità appena sperimentata che sta riempiendo il cuore di gioia, di bellezza, di pienezza. Un abbraccio che i due non vorrebbero avesse mai fine. Non è forse ciò che sperimentiamo anche noi quando viviamo l’incontro intimo in modo autentico e pieno? La Bibbia, attraverso questo libro, ci dice che è un qualcosa voluto da Dio per noi, il modo che Dio ha scelto affinchè noi potessimo dimostrarci e sperimentare il piacere dell’amore. La Bibbia è sorprendente. Non è vero?

Antonio e Luisa

Articoli precedenti

Introduzione Popolo sacerdotale Gesù ci sposa sulla croceUn’offerta d’amore Nasce una piccola chiesa Una meraviglia da ritrovare Amplesso gesto sacerdotale Sacrificio o sacrilegioL’eucarestia nutre il matrimonio Dio è nella coppiaMaterialismo o spiritualismo Amplesso fonte e culmineArmonia tra anima e corpo L’amore sponsale segno di quello divino L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia Un libro da comprendere in profondità I protagonisti del Cantico siamo noi Cantico dei Cantici che è di Salomone Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro. Ricorderemo le tue tenerezze più del vino. Bruna sono ma bella Perchè io non sia come una vagabonda Bellissima tra le donne Belle sono le tue guance tra i pendenti Il mio nardo spande il suo profumo L’amato mio è per me un sacchetto di mirra Di cipresso il nostro soffitto Il suo vessillo su di me è amore

Un piacere che diventa forza, vita e amore! (11 puntata corso famiglie Gaver 2017)

Abbiamo già approfondito il momento di preparazione all’amplesso, cioè i preliminari, e abbiamo sottolineato che non devono essere qualcosa da ricercare solo prima dell’amplesso, ma devono essere vissuti all’interno di una vita caratterizzata da tenerezza e cura dell’uno verso l’altra. Ora passiamo al momento dell’amplesso vero e proprio. Momento che diventa autentico, fonte di gioia piena e di Grazia, quando è vissuto in un clima di comunione tra gli sposi e non è espressione di due egoismi che cercano piacere e di spegnere le loro pulsioni. Esauriti quindi i preliminari, passato il tempo necessario, sarà la donna a far capire di essere pronta, con un gesto d’amore e d’intesa (poi con il tempo non sarà più necessario). Se i preliminari sono stati vissuti come dialogo d’amore, l’amplesso diventerà il culmine di questo dialogo. Siamo dunque giunti alla compenetrazione dei corpi, che deve essere dolce e rispettosa. L’uomo entra dolcemente nel corpo della donna e lei lo accoglie in sé per formare insieme un solo corpo: espressione tangibile e concreta della fusione dei cuori, di quell’amore esclusivo, totale e per sempre che rende uno. La pornografia distrugge questa immagine. Non mostra delicatezza, ma ci insegna che più la penetrazione è violenta e profonda e più sarà piacevole per entrambi. Invece la nostra natura vuole la delicatezza, stiamo entrando in un luogo sacro, il luogo dove nasce la vita e dove la coppia salda e accresce il proprio amore. Luogo sacro della donna e luogo che è solo per lo sposo, che può e deve entrare con tutto il rispetto che quel dono richiede. Stiamo entrando nel santuario del nostro amore, dove stiamo celebrando un sacramento (lo riprenderemo più avanti). Non stiamo spiritualizzando, ma stiamo riscoprendo la realtà che siamo, distrutta da una mentalità pornografica che banalizza questo momento. E’ quindi importante purificarci da tutta quella spazzatura pornografica che ci riempie la testa. Non è facile. Soprattutto i maschi hanno questo forte impulso a dominare la donna, a renderla strumento di piacere. San Giovanni Paolo II spiega questo come uno dei primi effetti del peccato originale. La differenza sessuale non era più fonte di gioia, di bellezza e di incontro, ma diventava motivo di contrapposizione tra i due sessi e di dominio dell’uomo sulla donna. Il matrimonio sacramento, grazie all’opera redentiva e salvifica di Cristo, ci permette di tornare alle origini e di vivere come nelle origini il nostro rapporto in modo pieno e autentico.

Tornando alla penetrazione, è importante sottolineare che si deve rispettare l’ecologia delle dimensioni corporee. La mentalità pornografica insegna che più il pene è lungo e spesso, più la donna sarà soddisfatta. TUTTE FALSITA’. RIPETO: TUTTE FALSITA’.

Cosa ho detto durante l’approfondimento dei preliminari? La vagina normalmente ha una profondità di 7 cm e quando è eccitata arriva al massimo a 9/10 cm. Cosa significa? Significa che il pene può entrare per quella profondità, tutta la parte in eccesso deve restare fuori. Se l’uomo segue i dettami della pornografia, cioè entra nella vagina con tutto il pene e con violenza, certamente impedisce ogni piacere per la donna (spesso generando in lei anche sensi di colpa e sospetti di frigidità) e spesso le provoca dolore, nei casi peggiori, escoriazioni ed emorragie. Capite la pornografia quanti danni provoca? In pronto soccorso, a volte i ginecologi devono curare lesioni postcoitali: si tratta di stupri, perché la dinamica è la stessa. Può essere uno stupro un gesto d’amore? Certamente no. Ecco una notizia per gli uomini: non esistono peni troppo piccoli per procurare piacere (a meno di patologie rare), ma ne esistono di troppo grandi per procurare dolore. Purtroppo tanti uomini soffrono, perché sono convinti di avere un pene piccolo. Questa sofferenza psicologica spesso provoca disfunzioni come l’eiaculazione precoce. E’ la cosidetta anoressia del pene, cioè si pensa che sia troppo piccolo, anche quando supera abbondantemente la profondità della vagina. Fate pace con il vostro pene, va benissimo così com’è.

Altra cosa importante è guardarsi. Come già affermato per i preliminari, scegliete posizioni che permettano di guardarsi negli occhi. Gli occhi sono sorgente del sentimento e sono la porta per accedere alla profondità della persona, che deve essere necessariamente coinvolta in un gesto tanto totalizzante. Se sottraete al rapporto fisico lo sguardo, vi private di una fetta di comunione grandissima. Non esistono quindi posizioni più o meno moralmente accettabili, ma posizioni che permettono più o meno la comunione tra gli sposi e la partecipazione di tutta la persona. Non si tratta quindi di esercitare il kamasutra per ottenere orgasmi più intensi e duraturi, ma di vivere questo momento con dolcezza e tenerezza per raggiungere un piacere molto più profondo del semplice orgasmo, un piacere generato dalla comunione profonda di anima e corpo e dono meraviglioso del nostro Creatore. Quindi, l’orgasmo non è che una parte superficiale di un benessere molto più completo e di una gioia autentica che investe tutta la persona.

Il piacere è qualcosa di bello, un dono, un talento da perfezionare. E’ molto importante, durante questa fase, ricercare e vivere il piacere sessuale. Non facciamoci influenzare da un falso moralismo che vede in questo qualcosa di sporco. Gustare il piacere è importante, è un’esperienza esaltante di unità. Il piacere sessuale è una cosa bella, non abbassa lo spirito, ma lo rende uno con la carne, unisce cuore e corpo in una gioia completa e totale.

Troviamo scritto nel Catechismo al punto 2362:

Il Creatore stesso […] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro.

Tante donne fanno fatica ad accettare il piacere nella loro vita. Spesso questa difficoltà è legata ad un’educazione moralistica, dove lo spirito è predominante sulla carne; altre volte questa difficoltà è dovuta a ferite e violenze subite. Donne, fate pace con il vostro corpo! Riconoscete di aver bisogno di aiuto e fatevi aiutare! Questi blocchi non vi permettono di abbandonarvi a vostro marito e creano sofferenza a lui e a voi.

C’è il rischio opposto che riguarda maggiormente gli uomini. Il piacere non va ricercato in quanto tale, altrimenti scade nella lussuria e nell’egoismo, ma va ricercato come culmine di una comunione e di un dono reciproco.

Vivere l’intimità sessuale in modo ecologico, in modo rispettoso della nostra natura, della nostra fisiologia e psicologia, dà grandi frutti. Introduciamo così l’ultimo momento che è l’assimilazione della gioia. Una volta raggiunto il culmine del piacere e dell’unione, gli sposi avvertono la necessità di un abbraccio finale. E’ un momento in cui si assapora e si gusta l’esperienza appena vissuta. Abbracciati e senza parlare, gli sposi assimilano la gioia della comunione profonda. Il piacere e la gioia sperimentati nella carne vengono assimilati dal cuore. Questa assimilazione porta un frutto di pace molto profondo. Una pace, una gioia, un amore e, vedremo con il sacramento, un’effusione di Spirito Santo, che ci daranno forza e sostegno nelle ore e nei giorni a venire. Tutti questi doni aumentano in proporzione all’intensità con cui ci siamo donati l’uno all’altra.

Capite quanto è povero e misero accontentarsi di un semplice orgasmo? Capite come è importante purificare il nostro cuore e il nostro sguardo da tutta quella pornografia che li inquina? Capite quale grosso peccato si commette a rinunciare a questa autentica ecologia umana, autentica gioia e autentico piacere, doni del Creatore? Capite quale grosso peccato si commette a usare il corpo dell’amato/a per concretizzare le fantasie “imparate” dalla pornografia? Questo è il peccato di adulterio, adulterio del cuore. Sì, è un adulterio vero e proprio, perché in quel momento così bello e importante dove esprimiamo con il corpo una comunione profonda, con il cuore non siamo con la persona amata, ma con delle fantasie da realizzare.

Antonio e Luisa (dall’insegnamento di Luisa ed Emanuele Bocchi)

Prima puntata La legge morale naturale

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!

Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umana

Nona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei Cantici

Decima puntata Preliminari: tempo per entrare in comunione

L’intimità degli sposi nell’ecologia umana. (8° puntata corso famiglie Gaver 2017)

Dopo aver approfondito il matrimonio naturale, le caratteristiche che esige e come si concretizza, ci soffermiamo ora sull’intimità fisica. Abbiamo detto che il primo rapporto fisico dopo il consenso del rito è necessario per sigillare e rendere valido il patto nuziale naturale.  Questo tema così delicato quanto importante è stato affidato ad Emanuele e Luisa. Luisa è medico ginecologo e si occupa anche di interventi formativi per quanto riguarda l’ambito sessuale nelle scuole. Il rapporto intimo tra gli sposi è un gesto molto importante all’interno della coppia e, se ben vissuto, può ravvivare e rinnovare la relazione e l’amore sponsale. Rinnovamento che è concretamente efficace sia nella dimensione umana, che abbiamo visto fino ad ora, sia in quella sacramentale e divina, che vedremo successivamente quando affronteremo il sacramento.  L’intimità sessuale, vissuta nella sua pienezza umana e nella verità del significato che il gesto incarna, è la più grande manifestazione dell’amore sensibile tra gli sposi. Nel contempo è occasione privilegiata per far crescere l’amore tra di loro.  Per tutti quindi, siano credenti o no, è importante comprendere l’ecologia del sesso in tutta la sua bellezza, comprenderne la sua armonia naturale e come va autenticamente esercitato. Da come viviamo bene e in modo ecologico la nostra intimità sessuale dipende buona parte della nostra felicità di sposi e di conseguenza la riuscita della nostra relazione e la pace in famiglia. Se saremo sposi felici, saremo genitori amorevoli, forti e concordi. Come sposi cristiani è bene mettere subito in chiaro che la nostra santità coniugale passa anche attraverso la nostra vita sessuale. Esercitare l’intimità coniugale non è qualcosa di sporco e peccaminoso, ma è via per la santità e modalità per prepararci insieme alle nozzze eterne con Cristo. La realizzazione sempre più perfetta del rapporto sessuale implica:

  1. una conoscenza adeguata della fisiologia e antropologia umana, in particolare delle parti coinvolte nell’atto, e del dinamismo ecologico che si deve mettere in pratica;
  2. una coscienza sempre più profonda della sua valenza sacramentale, fonte di Grazia e di effusione di Spirito Santo. Il rapporto sessuale nel matrimonio è un gesto sacro, voluto dal Creatore;
  3. un impegno costante e continuo degli sposi di crescere nell’amore reciproco, inserendo l’amplesso fisico in un contesto di tenerezza e di cura l’uno dell’altra da vivere nella quotidianità della vita insieme.

Ora ci focalizzeremo sul primo punto, il quale è importantissimo, per riacquistare o comprendere per la prima volta la  bellezza e la dignità del gesto unitivo, riscattandolo da ogni morbosità, banalizzazione o volgarità pornografica. Probabilmente molti hanno imparato quello che  sanno sull’amplesso fisico dalla pornografia che inquina e distrugge l’ecologia del gesto, privandolo della sua bellezza, del suo significato e anche del suo corretto modo di essere vissuto.

Ora andremo a compiere un’opera di disinquinamento, necessaria più che mai ai nostri giorni, dove abbondano persone che sono convinte di sapere tutto ed in realtà non sanno che falsità e bugie, generando così distorsioni, dolore e sofferenze fisiche e morali. Il primo rapporto sessuale instaura sia il matrimonio naturale sia  il matrimonio sacramento, cosicchè ogni altro amplesso diventa rinnovazione e riattualizzazione di quel primo rapporto. Come ogni sacramento ha una liturgia da seguire. Sembra strano, ma è così. Liturgia che rispecchia perfettamente la dinamica di un rapporto ecologico autentico e pieno.

Vedremo nella prossima puntata di approfondire le tre parti della liturgia dell’atto: preliminari, amplesso e assimilazione della gioia.

Antonio e Luisa (dall’insegnamento di Emanuele e Luisa Bocchi)

Prima puntata La legge morale naturale 

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!