Il gesto specifico del matrimonio? Diventare una sola carne

Una volta, una ragazza mi ha confidato i suoi timori sul futuro, in particolare riferendosi alla relazione che stava vivendo con un uomo. Diceva di vedermi con ammirazione, per aver compiuto il passo del matrimonio, le piaceva l’idea di sposarsi nella vita; in quel momento, però, non si sentiva pronta. “Convivo col mio ragazzo, – mi ha raccontato – ma non lo sposerei e non comprerei nemmeno una casa con lui… perché, anche se stiamo bene insieme e siamo entrambi sistemati lavorativamente, non sono sicura di amarlo”.

Non sposerebbe quell’uomo, non farebbe un mutuo per avere una casa insieme (cose senz’altro importanti e vincolanti), però vive con lui (non è quello che fanno due sposi?) e diventa una sola carne con lui (anche questo, non è esattamente ciò che fanno due sposi?).

Senza voler giudicare quella donna, che con tanta sincerità mi ha confidato una sua fatica (non era felice della sua situazione e avrebbe voluto fare chiarezza) non ho potuto evitare di pensare che era stata creata per qualcosa di più. Diceva di non essere pronta a costruire insieme a quella persona “una casa di mattoni”, però pensava di essere pronta a diventare un corpo solo, edificando una casa mediante la carne.

Eppure, non è forse “il tempio” del corpo il più importante da custodire?
Gesù è stato chiaro quando ci ha detto cosa distingue il matrimonio da ogni altra relazione e non ha fatto riferimento né ad una casa di pietra, né ad un mutuo, né tanto meno ad una firma. Ha detto: “I due saranno una sola carne”. L’atto coniugale è cioè il gesto che distingue l’amore sponsale da tutti gli altri affetti.

Quindi, questo significa che ogni volta che viviamo un atto sessuale con qualcuno lo stiamo sposando? Significa che quella ragazza, senza volerlo, si è sposata con quell’uomo, al quale non sente ancora di volersi legare nella vita? Ovviamente no. Ed è proprio qui che si origina la sua sofferenza.

Se è vero che quel gesto è stato pensato per realizzare, o, se vogliamo, per sigillare un matrimonio, quando tu vivi l’esercizio della sessaulità al di fuori di questa dimensione in fondo avverti che ti manca qualcosa. In fondo sai che stai sprecando un dono, una opportunità. Ovvero l’opportunità di vivere quel gesto unico per dire all’altro: “Io ti accolgo in me, senza riserve, ora e per sempre”.

Ecco cos’è, allora, un atto impuro: dimenticare che l’atto sessuale è stato pensato per dichiarare un amore e un’appartenza reciproca che si verificano prima di tutto nella vita.

Leggendo “L’ecologia dell’amore“, di Antonio e Luisa, ho riflettuto proprio su questo: il matrimonio è il sacramento del corpo. L’amore passa necessariamente attraverso il corpo. E se col corpo viviamo gesti che contraddicono la nostra chiamata ad un amore vero?

Ecco, dove manca coerenza, dove il dono di sè che si realizza attraverso la sessualità non è autentico, avvertiamo un dissidio. Ci manca la pace.

I cristiani, soprattutto quelli che avanzano l’ipotesi che si possa vivere un fidanzamento senza sesso, vengono spesso etichettati come “sesso-fobici.” Eppure, l’unica paura che abbiamo è quella di non vivere con la dovuta sacralità questo atto così grande e potente, bello e fonte di vita.

Se ti accorgi che finora hai sciupato questo dono e vuoi cambiare strada, sappi che è possibile. Non è mai troppo tardi per recuperare la purezza, per ridare alla sessualità il suo valore. Fidati: Dio fa nuove tutte – ma proprio tutte – le cose. Può rinnovare anche te, può ridonarti la verginità del cuore.

Cecilia Galatolo

L’intimità. Una chiacchierata tra donne. /2

Proseguiamo oggi con l’interessantissima intervista di Anna a Nicoletta. Qui potete trovare la prima parte.

Quali consigli dare alle mogli, per mantenere una buona intesa e una sessualità sana e gratificante? E ai mariti?

È fondamentale per tutti e due, gli uomini e le donne. Quindi è un aspetto su cui lavorare, altrimenti l’intimità scende. Magari, se il tipo che dell’intimità pensa: È importante anche per me, anche se non ci penso mai! Ecco ricordati che lavorare in questo aspetto aiuta ad avere un rapporto migliore col proprio corpo, un rapporto migliore con il corpo dell’altro, un’intimità che cresce e tante altre cose belle.

Canali comunicativi

Ricordiamoci che l’altro mi conosce e sa qual è il mio canale comunicativo. Sa che per me è importante una manifestazione d’amore “narrativa”: per esempio che mio marito mi dica con le parole: sei bella, mi piace stare con te. Serve che mi conquisti, mi aiuti ad entrare nell’intimità, ad accendere il mio desiderio, usando il mio canale di comunicazione.

Oppure so che l’altro ha un canale privilegiato visivo quindi: ciò che vedo mi eccita. Vedo che sei particolarmente curata oppure vedo che questa sera spegni il pc prima del solito e che ti dedicherai a me e non al lavoro.

Queste differenze ci sono, e io sono chiamata a sintonizzarmi sul tuo canale comunicativo e a raccontarti tutte le volte che tu fai qualche cosa che mi aiuta ad accendere il desiderio. In un corso che abbiamo fatto online con le copie che si chiama: accendi il desiderio abbiamo parlato di questo, perché il desiderio erotico cresce. Dobbiamo ricordarci che l’altro è diverso, e i suoi canali erotici sono diversi dai miei.

Troppo spesso si leggono dichiarazioni di personaggi pubblici (in questi giorni quella di un uomo di spettacolo) che ammettono di concedersi delle distrazioni sessuali fuori dal matrimonio e le giustificano a motivo di un sesso coniugale scarso come qualità e quantità. Quali sono i rischi per la relazione, nel cercare fuori quello che si dovrebbe coltivare nella coppia?

L’intimità è la costruzione che la nostra coppia fa di uno spazio speciale, in cui entriamo solo noi. Significa che tu sei il mio solo, il mio unico con cui vivo una cosa simile. Sperimentiamo una cosa particolare della nostra relazione che batte e la potenza di questo battito è data dai gesti che tu ed io viviamo esclusivamente. Quando qualcun altro entra in questa intimità, questo cuore della coppia si modifica. In alcuni casi si ammala gravemente. In certi casi si rompe proprio. È un’attività rischiosissima che nell’intimità entri qualcuno. È rischioso se uno di noi ha fatto entrare nel nostro spazio di intimità una fantasia, che magari potevamo addirittura esserci raccontati e condiviso insieme. Tuttavia, nel momento in cui la viviamo, genera delle cose che possono essere difficili da gestire.

L’invasione dell’intimità

L’intimità è una stanza speciale e quindi ci siamo solo io e te, la nostra coppia. Ogni volta che entra qualcun altro, mettiamo a rischio la nostra intimità, cioè il cuore della nostra coppia. Incontro coppie che hanno messo in atto delle fantasie, magari anche condivise, che hanno generato danni pazzeschi.

Ci sono anche coppie che hanno vissuto il tradimento, magari concluso. Hanno avuto una storia con un lui o con una lei, poi chiusa e hanno scelto di nuovo il proprio partner, ma non riescono a capacitarsi della sofferenza che questa cosa ha generato nella coppia, in se stessi, nell’altro. Né spesso riescono ad affrontare la fragilità in cui hanno messo tutti e due, il rischio sul proprio futuro. Si tratta di azioni che mettono a repentaglio la coppia. Questo lo dobbiamo sapere.

Il valore della fedeltà

Non è essere più o meno chiusi, a parer mio, è essere saggi. La nostra intimità è una stanza speciale, in cui ci siamo solo noi due. Ogni volta che consentiamo qualcun altro di entrare lì dentro, mettiamo la nostra coppia in grandissimo rischio. Se io sono molto interessato noi due, non farò entrare altri. Questo richiede un lavoro, perché la fedeltà è lavoro, è il capolavoro di una coppia.

Si può ripartire anche dopo i tradimenti, si può ripartire anche dopo aver ospitato fantasie che non ci hanno fatto bene, ma è molto molto molto difficile. L’aspetto più saggio ricordarsi che la fedeltà è preziosa. È essenziale ricordarci che questa unicità deve essere preservata. Se la infrango non so veramente quale fatica ciò porterà la nostra coppia 

Di recente avete pubblicato un nuovo libro, dedicato alla fertilità della coppia (La fertilità che non ti aspetti). Di cosa di tratta?

La fertilità che non ti aspetti è stato un bellissimo regalo. Ci hanno chiesto di scrivere un libro legato a questo aspetto: alla vita delle coppie che scoprono di non poter avere figli e si trovano a vivere una dinamica di non fertilità fisica loro interno. Siamo rimasti un po’ colpiti, perché la richiesta ci è arrivata e chi ce l’ha fatta sa che noi abbiamo avuto la fortuna di essere genitori di cinque figli. Pensavamo di non essere le persone adatte. Abbiamo messo in campo le nostre conoscenze. Abbiamo pensato anche alle narrazioni che raccogliamo in giro a fare incontri, alle storie che raccolgo io nella mia attività di lavoro.

Ci siamo resi conto che poteva essere una occasione per narrare ciò che, secondo noi, è essenziale. Che cos’è che aiuta una coppia a mantenersi non solo in piedi, ma essere una coppia che riesce a continuare a camminare nel proprio progetto di coppia?

Il ricalcolo

Abbiamo imparato che l’abilità più essenziale è quella del ricalcolo. Ricalcolare il percorso, perché ciò che fa la stabilità, la grandezza della nostra coppia, non è raggiungere gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Quello che chiamiamo: “il nostro progetto di coppia iniziale”. Rispetto a una serie di obiettivi, abbiamo pochissimi poteri.

Magari le coppie avevano in programma di viaggiare molto e poi uno dei familiari prossimi si ammala e siamo chiamati ad assisterlo. Oppure l’obiettivo di costruirsi una casa in campagna, poi uno dei due perde lavoro. E l’obiettivo di avere dei figli e poi non arrivano perché questo non ci è concesso. Di fronte a questa realtà, ci siamo proprio interrogati e abbiamo elaborato questa storia in cui accompagniamo una coppia a effettuare uno dei ricalcoli più complicati. In questo caso, il ricalcolo è quello di fare i conti con una fertilità che non era come si aspettavano.

La falsa narrazione del desiderio

Prendiamo in mano gli aspetti essenziali della vita di coppia. Primo fra tutti, che non basta desiderare a fondo una cosa per averla. Desiderare è una trappola grande. Il primo aspetto della trappola del desiderio sono le narrazioni in cui siamo immersi, ovvero che se desideri una cosa la puoi ottenere. Invece posso desiderare ardentemente qualcosa che non dipende interamente da me.

Invece bisogna sviluppare la capacità di vedere come all’interno della coppia viviamo il dolore in modo differente, la capacità anche di esaminare insieme quali sono le persone che frequentiamo e se sono buone per noi, per la nostra crescita. Interrogarci se la nostra rete relazionale sia composta da nodi che aiutano la nostra coppia oppure no.

Si tratta di un altro aspetto su cui non sempre riflettiamo con saggezza. Il ricalcolo- ovvero il frutto del ricalcolo – migliore che i protagonisti fanno sul finire del libro, la dinamica più preziosa del ricalcolo è che, mentre ricalcoliamo, ci raccontiamo che questo è possibile perché tu ci sei. Questa avventura, questo cambio di programma è fattibile perché tu ci sei.

Il ricalcolo diventa quello che effettivamente deve essere: un momento che, pur nella sofferenza e smarrimento, porta alla riscoperta dell’importanza di averti come compagno di viaggio. Per questo, ricalcolare non ci allontana, anzi ci dà la possibilità di riscoprire ancora una volta il seme che abbiamo ricevuto quando il nostro amore è nato. Tutti gli amori quando nascono ricevono dei semi, che sono chiamati a portare frutto. Non sappiamo ancora che frutto sarà. Seminare, annaffiare, curare questi semi e ciò che custodirà la nostra coppia. Vedremo poi che cosa veramente porteranno per noi e per gli altri. 

Che posto ha l’intimità fisica all’interno di questo concetto di fertilità della coppia?

L’intimità è preziosa per tutte le coppie. In qualsiasi momento hanno bisogno di custodirla. Ricordiamoci che l’intimità è un ventaglio di gesti che comprendono a fare l’amore ma anche molti altri: baci, abbracci e coccole sono piccole oasi che generano legami di piacere. Possono essere i momenti passati insieme, la liturgia buona dell’incontro nella quotidianità, ecco questi devono essere mantenuti vivi e custoditi e curati. Proprio come una pioggia benefica che accompagna le copie dei momenti di fatica. 

Nicoletta Musso Oreglia è laureata in Legge, mediatrice familiare, counselor professionista, consulente in sessuologia, coordinatore genitoriale sistemico, accompagna coppie e singoli da vent’anni.

Anna Porchetti è autrice del libro: “Amatevi finché morte non vi separi” e blogger

L’intervista è apparsa per la prima volta qui: https://annaporchetti.it/2023/07/29/intimita-nel-matrimonio-intervista-a-nicoletta-musso-oreglia/

L’intimità. Una chiacchierata tra donne

Ospitiamo sul blog un’intervista molto interessante. Sarà proposta con due articoli, oggi e domani. Anna Porchetti (autrice del libro: “Amatevi finché morte non vi separi” e blogger) intervista Nicoletta Musso Oreglia (mediatrice familiare, counselor professionista, consulente in sessuologia, coordinatore genitoriale sistemico, accompagna coppie e singoli da vent’anni).

Nicoletta, tu e tuo marito vi occupate da tempo del tema dell’intimità nel matrimonio, ne avete scritto in un manuale e dialogate con molte coppie. Quali sono le esigenze più sentite? E le maggiori difficoltà che incontrano le coppie?

Le esigenze più sentite sono sicuramente fare pace con le differenze. Queste differenze derivano dal fatto che siamo persone diverse, ciascuno di noi ha la sua storia. Sono diversa io, sono diversi i nostri corpi. Siamo diversi nei modi di sentire. Abbiamo bisogno di fare pace con queste differenze. Dobbiamo scoprire che per fare pace, è necessario che io impari raccontarti le mie differenze e ad ascoltare le tue.

L’alfabeto dell’intimità

Quindi dobbiamo comprendere che è importante costruirsi un alfabeto dell’intimità. Ovvero, un’abitudine a raccontare a condividere la nostra vita. L’altra esigenza fondamentale è arrivare a vivere -non solo a costruire- l’intimità per quella che: un vestito su misura di altissima sartoria. Un abito che ogni coppia taglia seguendo le proprie curve e che viste perfettamente la coppia. Quindi non è omologato, non è una taglia unica per tutti. E’ invece assolutamente unico. A questo lavoro di alta sartoria, che segue il profilo di ogni coppia, le sue forme e le esalta si arriva, facendo pace con le differenze. Costruire un alfabeto dell’intimità su misura, ci fa superare gli ostacoli. Ci fa far pace con il mio corpo, con il tuo corpo con i nostri tempi differenti.

L’intimità cambia, nel corso di un matrimonio? Quali sono, se ci sono, le differenze principali?

L’intimità cambia nel corso il matrimonio, certo! Perché cambio io, così come Davide. La vita intima, il senso del fare l’amore è legata al senso che gli diamo. Ha un aspetto ludico ma poi anche un aspetto semantico, sociale. La modalità con cui noi viviamo l’intimità e la desideriamo, cambia, perché noi desideriamo cose diverse: il piacere di vivere con te un momento bello, il piacere di raccontarti che ho bisogno di essere ritrovata, corteggiata. È il modo di dire che sei contenta di stare con lui, l’uomo con cui sei felice di esserti imbarcata in questa avventura! O anche la differenza di vivere insieme un’intimità quando attraversiamo dei momenti di fatica.

La vita intima nel matrimonio cambia, perché cambia la vita intorno a noi. Facciamo l’amore in modo diverso, di volta in volta. Anche se magari compiamo gli stessi gesti, il senso e il desiderio che ci mettiamo sono diversi. La condivisione di questi aspetti è ciò che rende più grande e più bello l’incontro delle coppie. 

Parliamo di intimità nelle coppie di lungo corso. In molti sostengono che attrazione e desiderio siano prerogative delle prime fasi del matrimonio e che poi la vita sessuale delle coppie appassisca, ma è davvero così?

È una bellissima domanda, perché ci aiuta a raccontarci un aspetto fondamentale che abbiamo chiamato: i miti sbagliati del sesso. C’è una mitologia legata all’intimità, che non rispondi assolutamente la realtà. Uno di questi assiomi dice che: da giovani fiamme e poi dopo arriva il riposo dei sensi. Professionalmente seguiamo molti giovani, che fanno fatica a iniziare la loro vita intima. Tutte noi coppie di lungo corso, ci possiamo raccontare serenamente che la nostra intimità col passare del tempo è diventata migliore, perché è cresciuta la capacità di raccontarci e di condividere l’intimità. La bellezza del vivere un’intimità di coppia non ha nulla che vedere con la tonicità muscolare! È una tonicità del cuore.

Il segreto dell’intimità è il cammino

Che cos’è che rende bello stare insieme fisicamente e vivere e fare l’amore? È sicuramente legato al cammino che abbiamo percorso insieme. Io faccio l’amore con un uomo con cui stiamo cercando di dare una mano a dei figli grandi. Un uomo che mi sostiene anche educativamente, che mi dà un grande aiuto per la mia crescita professionale eccetera eccetera. È questo che rende così bella l’intimità di coppia, perché è gustosa la vita che abbiamo insieme a tutto tondo. Io faccio l’amore con un uomo con cui ho condiviso tante battaglie. L’ho trovato fianco a fianco con me. È un aspetto molto prezioso, molto bello, molto erotico. Questo si ha col passare del tempo.

La moneta nell’intimità

Quindi, se è vero che c’è una moneta con cui si può in qualche modo far crescere l’intimità, questa è proprio il tempo. Il tempo che passiamo insieme, il tempo che abbiamo condiviso, la vita che abbiamo alle spalle. C’è una crescita dell’intimità nelle coppie di lungo corso, soprattutto se ci ricordiamo che l’intimità è preziosa e importante. Richiede proprio che noi abbiamo più attenzione ancora col passare del tempo. Perché la nostra coppia cresce esattamente come un bambino e ha bisogno di avere nutrimenti diversi.

Un conto è nutrire l’intimità di una coppia che ha qualche mese di vita. Dopo molti anni, ciò che serve sarà maggiore, non minore! Sarà maggiore in termini di attenzione e di cura, di condivisione e di custodia del desiderio. Quando cresci nella tua vita di coppia, impari ciò che piace all’altro. Impari ad andargli incontro e anche conoscere le tue fatiche e questa è una grandissima risorsa. 

Una soddisfacente vita intima è importante anche dopo molti anni di matrimonio? Perché?

Certo che è importante! L’intimità è il respiro della coppia. È un respiro speciale, perché genera complicità e intimità. L’intimità è una torta. Ci piace definirla così. È un’immagine che ci hanno regalato. È una torta con molti ingredienti. C’è fare l’amore sì, ma c’è anche un certo tipo di di coccole e di abbracci e di baci profondi appassionati, di caffè preso insieme la sera, quando tutti i figli sono andati a letto.

Siamo noi due come unità. Questa torta con tanti ingredienti la cuciniamo ancora meglio, se abbiamo alle spalle la vita insieme che ci ha concesso di conoscerci. Per questo l’intimità è importantissima anche dopo molti anni di matrimonio. Se si spegne quella, si spegne il respiro della coppia e ci perdiamo la complicità. È il cuore della nostra relazione. Altrimenti corriamo il rischio di perderci, diventiamo una cooperativa che fa cose insieme. Ricordiamoci sempre che la vita intima è questa torta con tanti ingredienti: fare l’amore ma non solo quello anche molto altro, è fondamentale. 

Quali sono i nemici principali di una gratificante vita sessuale nelle coppie stabili? E i principali alleati? Ne avete gia’ parlato nel vostro libro: il manuale definitivo per l’intimità della coppia. Vogliamo brevemente ricordarli?

C’è un nemico su cui dobbiamo lavorare: il rapporto che io ho con me stessa. Devo volermi bene. Devo riuscire a raccogliere il buono di me. Far pace col mio corpo, qua dove sono. Perché sennò diventa complicato: io cercherò nell’intimità un risarcimento, un riconoscimento. Quindi il primo aspetto è che devo fare pace con me stessa e devo volermi un po’ bene. Questo vale sia per gli uomini che per le donne.

Cercare l’altro

Un altro ostacolo che viviamo è che pensiamo all’interno della coppia che uno dei due abbia sempre voglia di fare l’amore. Le donne lo pensano degli uomini. Questa è una trappola tremenda. Se nella coppia pensiamo una cosa simile, smettiamo di corteggiarlo e di cercarlo, perché lui è “voglia munito”! In realtà non è vero. Ognuno di noi ha momenti in cui riesce ad avere un contatto più facile con il desiderio e altri nei quali ha bisogno di essere cercato. La coppia si trova in difficoltà, quando uno dei due smette sistematicamente di cercare altro, perché attende sempre che l’altro si faccia avanti. 

L’intimità ha tempi diversi

Un altro ostacolo fondamentale è pensare che la buona intimità di coppia sia legata a fare tutto nello stesso tempo e nella stessa modalità. I tempi della coppia sono molto differenti. I tempi che ci mettiamo sono diversi. La strada è differente. Anche l’immaginario è diverso. Più spesso la donna racconta la fatica di non perdere il filo dell’orgasmo. la coppia c’è quando diamo a tutti il tempo che serve, non quando ci omologhiamo: non è una gara per diventare uguali! È uno spazio in cui poter vivere queste differenze e non perdersi di vista.

Una competenza che si guadagna con il tempo

L’altro ostacolo è il falso mito: fai tutto da giovane che, poi dopo ti passa tutta la voglia! È un ostacolo grande, perché l’abilità erotica è una questione di corpo, di cuore. È una competenza che si guadagna col passare del tempo altro.

Il passato

Un altro ostacolo è il passato. A volte abbiamo accanto noi uomini e donne che hanno avuto relazioni con altre persone e questo passato che non molla. Può essere complesso da gestire per l’intimità. Il passato dell’altro, in qualche modo io devo imparare ad abbracciarlo. Non a scandagliarlo o investigare. Invece imparare ad abbracciarlo.

Il porno non aiuta l’intimità

L’altro aspetto è che i momenti di fatica ci sono. Ci sono dei momenti in cui l’intimità viaggia meglio e altri nei quali invece fa fatica. Bisogna allora fare un’analisi e mettere insieme quello che ci può aiutare. Noi raccontiamo senza mezzi termini che, nei momenti di fatica, il ricorso al porno non aiuta. Anche se è una realtà diffusissima. Non aiuta, perché ci pone davanti un prodotto che non è fatto incontrarsi o a riprendersi dopo momenti di difficoltà o di allontanamento. Non aiuta le coppie a ritrovare la capacità di condividere le paure, i timori, le risorse. Tutto questo ha a vedere con l’alfabeto dell’intimità di cui parlavamo all’inizio, non con il ricorso o con l’uso di materiale pornografico.

Il conto corrente erotico

Naturalmente, tutto questo ha a che vedere con le risorse. Noi raccontiamo queste risorse, in questo modo vivere l’intimità di coppia serve a scoprirsi e crescere in questa intimità. Rendersi conto di quello che noi chiamiamo il conto corrente erotico. Esattamente come in banca, tu vai e prelevi qualcosa, ma solo se ogni tanto hai versato. Altrimenti non arriva nulla. Questa risorsa cresce non per quanto ci versiamo sopra, ma di più ancora per il numero di versamenti che facciamo. Il nostro conto corrente erotico cresce se versiamo con frequenza maggiore. Naturalmente, la frequenza maggiore non vuol dire che tutti i versamenti saranno con un desiderio una voglia erotica grandissima.

Nella nostra vita noi sperimentiamo il desiderio di stare con l’altro pari a 10, dove 10 è il massimo. Ci sono però anche i momenti in cui noi sperimentiamo un desiderio e pari a cinque a quattro. Noi pensiamo che sia fondamentale che le coppie quel poco che hanno lo versino comunque. Quindi stasera ci vediamo e ho voglia di fare l’amore è un versamento grande. Stasera ci incontriamo e siamo stanchi tutti e due e la sola cosa che io riesco a fare vorrei baciarti, accarezzarti o dirti che sono contenta di stare qua. Anche questo versamento è importante. 

Le onde del desiderio

A volte invece le coppie pensano che si debbano attendere solo momenti di grande intensità. Invece ci sono tante piccole onde di desiderio, chi impara con le onde piccole, poi sarà bravo anche a individuare a scovare quelle grandi. il desiderio erotico è responsivo: risponde a me che lo chiamo. Ci sono momenti in cui ci abbracciamo, ci baciamo in modo tenero, in modo profondo e dopo una giornata faticosa e so già che non avremo l’energia per fare l’amore, tuttavia, questo piccolo versamento che io faccio serve. Serve proprio la capacità, in fondo alla giornata, di versare quello che ho. Ci vuole però anche l’abilità, ogni tanto, di ritagliarci del tempo per far crescere l’intimità. Questa è un’abilità che si conquista. 

Quali consigli dare alle mogli, per mantenere una buona intesa e una sessualità sana e gratificante? E ai mariti?

Domani potrete leggere il proseguo dell’intervista.

L’intervista è apparsa per la prima volta qui: https://annaporchetti.it/2023/07/29/intimita-nel-matrimonio-intervista-a-nicoletta-musso-oreglia/

La castità degli sposi è meravigliosa (1 parte)

Questo vuole essere un articolo di sintesi. Dove metto insieme tante riflessioni già fatte. Quando ci capita nei nostri interventi di parlare di castità iniziano spesso i mugugni. Castità è una parola che non piace. Evoca sinonimi quali frustrazione e castrazione. Il contrario della libertà. La castità sembra poi essere qualcosa che riguardi solo la vita di alcuni giovani cristiani, i più bigotti e complessati, gente chiusa e incapace di aprirsi alla gioia. Il cristianesimo è gioia, e cosa c’è di più bello che fare l’amore quando ci si vuole bene. Questa è l’idea che serpeggia un po’ nel pensiero della maggioranza dei cristiani, che hanno smesso da un pezzo di ascoltare la Chiesa su questi temi. Alla fine che male c’è a seguire le nostre pulsioni? Se siamo entrambi d’accordo naturalmente. Sembra un atteggiamento saggio e rispettoso ma stanno davvero così le cose? Vedendo la sofferenza che c’è nelle relazioni affettive di oggi e il numero di separazioni anche tra chi si sposa sacramentalmente in chiesa forse non è tutto oro quello che luccica. Non è forse vera libertà.

Ora senza voler tornare alla dialettica del passato dove si esagerava nell’approccio verso il sesso e la sessualità, ricordiamo però che erano altri tempi, c’è da parlarne comunque. Non certo quindi evocando l’inferno, il peccato mortale e il demonio. Non ce n’è bisogno. Spesso l’inferno ce lo creiamo da soli con le nostre mani nel matrimonio. Bisogna cambiare approccio. Voglio parlare al vostro cuore. Esattamente come hanno fatto a suo tempo con me e Luisa. Io non avrei mai ascoltato un discorso moralista. Ho invece ascoltato chi mi ha proposto una meraviglia che poteva essere anche per noi. Un modo di vivere la relazione affettiva e sessuale in modo più bello, soddisfacente e pieno. La castità alla fine è questo. Nulla di castrante, ma al contrario è il solo atteggiamento che libera la nostra persona per aprirsi completamente all’altro nella fiducia e nella verità. Non me ne sono mai pentito.

In questo articolo non voglio parlare della castità prematrimoniale, ma della nostra di sposi cristiani. Già perchè la castità non riguarda solo i fidanzati che non possono lasciarsi andare alle gioie del sesso. Riguarda anche noi sposi che magari abbiamo 4 figli e vent’anni di matrimonio alle e sulle spalle. Che bello quando crescendo negli anni di matrimonio riusciamo a crescere anche nel saperci donare attraverso il corpo. Quando c’è sempre più aderenza tra quanto abbiamo nel cuore e quanto manifestiamo ed esprimiamo con il nostro corpo. Per noi sposi la castità significa saper far bene l’amore. Che bello quando il nostro dono reciproco diventa sempre più comunione di anima e corpo.

Come vivere concretamente la castità nel nostro matrimonio? Ho pensato di elencare alcuni punti che sono, a mio parere, fondamentali per vivere nella verità le nostre espressioni corporee dell’amore e quindi anche l’amplesso fisico.

  1. Corte continua. È importante che il nostro amore cresca e che sia vissuto in un contesto di corte continua. Corte continua significa collocare l’intimità sessuale in uno stile di vita fondato sull’amore reciproco visibilmente manifestato. Corte continua significa preparare il terreno alla nostra pianta. Continui gesti di tenerezza, di servizio, e di cura l’uno per l’altra durante tutto l’arco della giornata. Basta poco, una carezza, una parola dolce, uno sguardo, una telefonata e cose così. In passato non lo praticavo con costanza e la mia sposa ne soffriva. Capiva benissimo quando desideravo un rapporto intimo con lei. Bastava osservare il mio comportamento. Diventavo servizievole e tenero. Questo la faceva sentire usata. I miei, infatti, non erano gesti sinceri, ma finalizzati ad ottenere la mia soddisfazione. Ho dovuto impegnarmi ed educarmi per migliorare questa mia insensibilità. Avere cura di questa dinamica significa trasformare il piacere da semplice orgasmo a culmine di un dialogo d’amore parlato al modo degli sposi: con la tenerezza. Il piacere viene arricchito di comunione di cuore e corpo. Tutta un’altra cosa. Questa è castità perchè il desiderio nasce da una vita di dono reciproco. Cuore e corpo sono allineati!
  2. Fedeltà. Credo sia importante dirlo perchè la fedeltà è molto più che non avere rapporti con altre donne o altri uomini. Questa è la base. La fedeltà è accogliere tutto dell’altro. Significa accogliere la persona nella sua interezza. Non c’è nulla che rifiuto di lei. Sto affermando che l’ho conosciuta e sono pronto ad accoglierla con tutte le sue virtù, ma anche tutte le sue fragilità. Sto dicendo che non voglio escludere o cambiare nulla di lei. Semmai voglio intraprendere con lei un cammino di perfezionamento e di crescita. Essere fedele  significa non rimangiarsi questa promessa. Quante coppie si distruggono perchè non hanno riflettuto abbastanza su questo? Quante donne si illudono di cambiare il marito nel matrimonio o viceversa? No, non funziona così. Voi vi state prendendo il pacchetto intero. Se non avete valutato bene la persona con cui vi legate per la vita non potete poi accusare lui di non essere quello che voi pensavate fosse o volevate che lui diventasse. Solo così quello che staremo dicendo con il corpo, voglio tutto di te, avrà un’aderenza con il nostro cuore. Solo così sarà casto!
  3. No alla pornografia. Che male c’è a guardare video pornografici? Il male purtroppo c’è, e non solo per chi ne diventa dipendente. Cambia il nostro sguardo sull’altro. Non siamo più capaci di vedere tutta la persona ma solo parte di essa. E’ un problema che colpisce maggiormente l’uomo ma ultimamente sono sempre più coivolte anche le donne. Parlo quindi al marito ma non è solo per lui. L’uomo non è più capace di avere rapporti teneri con la propria donna. Il marito non riesce ad avere più rapporti teneri con la propria moglie. In genere vale per tutti. Questo accade perchè la donna è vista come un oggetto per il proprio appagamento sessuale. Perché ricercare la tenerezza (è il linguaggio dell’amore ndr) quando l’unico scopo è trarre un piacere sessuale? La donna viene usata. Se avete avuto modo di vederne, nei video pornografici la donna non è una persona che ha pensieri o sentimenti. E’ una che ha solo desiderio di fare sesso. Quindi l’uomo la usa per questo. Tra l’altro, è importante metterlo in evidenza, non c’è bisogno di una relazione. Guardando la pornografia questa dinamica è molto evidente. Quindi il sesso è un qualcosa che si può avere in qualsiasi momento e in qualsiasi modo, senza bisogno di relazione. E’ come far ginnastica. Qualcosa di piacevole da fare lì per lì e poi venirne fuori. Qualcosa da consumare. Si dice, non a caso, consumare pornografia. Qualcosa che provoca una tensione, una agitazione, che deve essere consumata nel più breve tempo possibile. Quello è ciò che conta. Non la relazione, non la tenerezza, non l’amore. Questo non accade solo tra i giovani, ma anche tra coppie mature, già formate da tempo. Coppie che hanno nel cuore il desiderio di avere una sessualità normale e bella. Questo però non accade. Nella sessualità non si può mentire. E’ dove il corpo si incontra con il cuore. Se la persona che hai di fronte la vedi come oggetto, si capisce da come la tratti. Se invece vedi in quella persona l’occasione che il Signore ti ha dato per arrivare a Lui, allora cambia tutto. Allora sì che c’è la tenerezza. Allora sì che c’è il dono. Accogli il suo dono e ti dai totalmente a lei. Allora c’è una reciprocità, non c’è soltano uno sfruttamento dell’altro per il soddisfacimento di un impulso sessuale. C’è bisogno davvero di passare dal consumare pornografia a consumare il matrimonio. da consumare nella sua accezione latina cumsumere (usare/logorare) a quella di consummare (portare a compimento). La castità non logora il rapporto ma lo porta a compimento.

Domani proseguieremo con ulteriori tre caratteristiche. Non mancate!

Antonio e Luisa

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Quando l’intimità guarisce le ferite

C’è una testimonianza che abbiamo raccolto e pubblicato sul nostro blog che racconta benissimo come il matrimonio possa essere un luogo di guarigione. Guarigione della persona, di tutta la persona. Del suo corpo, della sua psiche e del suo spirito. Una guarigione che avviene attraverso il sacerdozio e che apre alla profezia. Una coppia che vivendo bene l’intimità si è trasfigurata ed ora è pronta a farsi prossima partendo in missione in Brasile. Di seguito la testimonianza di Maria e Silvio.

La sessualità è importante in una coppia di sposi? Oppure è importante solo per la procreazione? Collegandomi con l’argomento del blog matrimonio cristiano sulla sessualità nel matrimonio, volevo condividere con voi la mia storia che, nelle mani di Dio, è stata trasformata, proprio grazie al sacramento del matrimonio.

Sono cresciuta in una famiglia cristiana caratterizzata da un grande senso del pudore e della riservatezza in ambito sessuale, tant’è che cambiavamo canale anche solo per un bacio trasmesso in TV. I miei genitori mi hanno insegnato la bellezza della preghiera, l’importanza della castità prematrimoniale e del rispetto per il mio corpo. Avevo compreso l’importanza di aspettare la persona giusta, lasciando la mia intimità tutta e solo per il mio sposo.

Quando avevo 14 anni nacque mia sorella Chiara. Poco tenmpo dopo, quando Chiara era ancora molto piccola, si scopri che era affetta da una trombosi al rene e i dottori ci dissero che sarebbe morta. Quel giorno andai in chiesa e, davanti alla Madonna, le affidai la mia vita in cambio della vita di mia sorella. Fu così che Chiara, dopo un mese in terapia intensiva, uscì dall’ospedale Sant’Anna guarita. Dopo tante lacrime e preghiere dei miei genitori. I dottori e le infermiere erano scioccati per il miracolo avvenuto. Passò del tempo e per me tutto fu diverso. Non riuscivo a vivere come le altre adolescenti. Ogni argomento mi sembrava così stupido in confronto a quello che avevamo passato in famiglia. Iniziai le superiori. Una sera d’estate io e una mia amica andammo a salutare degli amici. (Entrambe eravamo prese da due ragazzi belli come il sole). Tra una chiacchiera e l’altra la mia amica si allontanò con Giovanni e io rimasi con Filippo (I nomi sono di fantasia).

Filippo, con la scusa di farmi vedere il suo paese,mi invitò a fare un giro in macchina. Mi accorsi troppo tardi che la strada era ben lontana dal centro. Lontana dalla mia amica. Lontana dai miei genitori. La strada divenne sterrata. Si trasformò in un bosco. Finì in una strada chiusa sotto un cavalcavia. Quella sera Filippo fece tutto quello che un uomo può fare su una ragazza. Peccato che io avevo 15 anni e non volevo arrivare a fare quelle cose. Avevo appena scoperto il primo bacio. Lui era un po’ più grande di me. Molto più alto. Molto più forte. Quel luogo era casa sua. Non ebbi la forza né di urlare né di scappare. Avevo paura. Paura di ciò che i miei avrebbero pensato di me. Pensai a mio padre che qualche giorno prima mi aveva fatto ballare una canzone dei Pink Floyd con il rumore della pioggia. Provai vergogna perché avevo permesso a quel ragazzo di toccarmi. Vergogna perché ero salita su quella macchina. Vergogna perché non ero scappata.

Da quel momento è come se Filippo mi avesse strappato l’anima, come se avesse strappato tutto quello che di bello c’era in me. Quello che era successo era come un tatuaggio sul viso che bruciava su tutto il corpo. Odiavo la mia codardia. Odiavo il mio corpo e odiavo la vita. Entrai in un grande buco. Cercai di farla finita e quando lo stavo per fare sentii una voce: “E SE NON FOSSE PER SEMPRE COSÌ?” Ebbi una visione. Vidi una capanna e un ragazzo che mi sorrideva con un amore immenso che mi diceva: “Un altro giorno comincia”. Aprii la tenda e vidi molti bambini e famiglie tutte insieme. FELICI. Finì la “visione” e io piansi tanto.

Perché ve lo racconto? Perché il Signore ha trasformato questo cumulo di macerie in una casa colorata. Passai 5 anni senza dire nulla a nessuno, finché un sacerdote (che aiutava povere ragazze di strada ad avere un lavoro dignitoso) nella confessione capì cosa stavo vivendo e mi disse: “Ma cara, cosa potevi fare? Avevi 15 anni, avevi paura, quel ragazzo non doveva nemmeno cominciare senza il tuo consenso. Sei una ragazza STUPRATA.

Lo disse ad alta voce. E divenne REALE. Provai un grande sollievo. Da quel momento passavo dalla chiusura, al voler usare i ragazzi prima che loro usassero me. Vivevo il sesso come arma. Vivevo la mia femminilità come arma. E in tutto quel gran caos l’unico pensiero era quella capanna, quel ragazzo, quelle famiglie. Dopo tanto cammino, fatto di alti e bassi, cadute, salite, discese, amori infranti, progetti allontanati, e anche la separazione dei miei genitori, non riuscivo ad accontentarmi. Non mi bastava una vita uguale alle altre. Non mi bastava lo stipendio le bollette, la carriera. Non mi bastava il ragazzo simpatico, il ragazzo buono, il ragazzo di chiesa. Cercavo quel ragazzo, quello della capanna. Un ragazzo che, come me, voleva vivere della provvidenza, nel donarsi, nella missione, nella famiglia aperta. Mi nascondevo, nelle vicende del Signore degli Anelli dove l’amicizia era sincera, l’amore era puro e si lasciavano tutti i confort per distruggere il nemico e rendere migliore la terra.

Quando incontrai Silvio faccia a faccia nella fila al confessionale della Festa della Vita, era una domenica. Parlare con lui fu naturale come bere dell’acqua. Poi non lo vidi per un mese. Era però rimasto nel mio cuore. Ed ebbi molta paura. Avevo 28 anni. Era lui il ragazzo della capanna. Era lui che aspettava la sua sposa nella castità, che voleva la missione, la famiglia aperta. Avevo paura di non essere all’altezza. Paura di ferirlo. Paura di me stessa. Avevo paura che avrei trasmesso anche a lui quel senso di schifo che mi sentivo addosso, come un virus. Avevo paura che dopo il matrimonio non sarei mai stata capace di donarmi completamente. Conoscevo la sua “fama” di grande ragazzo lavoratore, di sincero amico, sapevo che era stato in missione, che aveva passato metà della sua vita in Comunità Cenacolo per scelta di vita.

Negli anni avevo seguito il suo percorso tramite i passaparola, ma mai avrei pensato che il mio ragazzo della capanna fosse proprio lui. Cercai in ogni modo di allontanarlo, spaventandolo con le mie storie, con il mio passato, cercando di essere fredda, distaccata. Volgare. Nulla. Lui era lì. Aveva capito il mio gioco. Ed io ero senza più riserve davanti a lui che mi amava così come ero. A Medjugorje ebbi la risposta dalla Mamma che più mi conosce. “Questa è la strada, Percorrila.” Dissi il mio “Eccomi” e fu solo una grande gioia e una grande pace. Il giorno delle nostre nozze fu il giorno più bello della nostra vita. Come tutti i giorni a seguire.

Nel Sacramento del Matrimonio il Signore ha guarito ogni ferita inferta quella brutta sera di 14 anni prima, e anche tutte quelle che io stessa mi ero inferta da sola negli anni successivi per punirmi. Ogni volta che mio marito ed io entriamo in paradiso, vivendo la nostra intimità in modo pieno, tenero, nel dono reciproco, è come un balsamo che chiude sempre più quegli squarci. Il Signore è stato crocifisso, ed io con lui. Nella sua Risurrezione i buchi dei chiodi sono rimasti ma non c’è più sangue ma Luce, Vita, Perdono, Grazia, Salvezza come nelle mie ferite. Lui passa attraverso mio marito ed io guarisco, mi salvo, trovo pace. Spero davvero che ogni coppia di sposi capisca il dono che hanno nelle mani e nella loro relazione. Nella loro intimità. Che grande vocazione! Che grande avventura! Questa vita va celebrata. Una Chiesa che si muove, una Chiesa che crea vita. E voi giovani abbiate il coraggio di non accontentarvi, ma seguite quella voce. C’è solo questa vita per trasmettere, a chiunque ci conosca, che in Lui tutto è possibile se lo lasciamo agire su di noi. È già un piccolo anticipo di Paradiso. Vi saluto di grande cuore. Mio marito ed io siamo prossimi alla partenza per la tanto sudata Missione in Brasile e la nostra amata capanna tra i bambini. Pregate per noi. Noi pregheremo per voi.

Maria e Silvio

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L’intimità degli sposi è un’effusione di Spirito Santo (1 parte)

Gli sposi hanno uno scrigno a cui possono accedere per trovare forza e sostegno. Uno scrigno colmo di ricchezze. Colmo di amore e di Spirito Santo. Sto parlando del rapporto intimo. Il rapporto intimo degli sposi apre alla ricchezza del sacramento come nessun altro gesto concreto. E’ il momento in cui i due sposi si donano completamente. Si donano ovviamente il corpo, ma attraverso di esso donano la completezza della loro persona. Che bello quando con il tempo, e il crescere dell’intimità e della fiducia, gli sposi riescono a donarsi anche la loro vulnerabilità. Riescono ad eliminare ogni barriera e ogni difesa, come con nessun altra persona sono mai riusciti a fare. Questo è il matrimonio e questa è la bellezza della sessualità nel matrimonio. Giovanni Paolo II lo aveva affermato già durante le sue catechesi della Teologia del Corpo. Il sacramento del matrimonio permette con il tempo e con lo Spirito Santo di recuperare quel paradiso perduto. Permette a noi sposi di tornare al principio quando Adamo ed Eva non avevano bisogno di coprirsi e non si vergognavano perchè tra loro regnava l’armonia di Dio.

Questa consapevolezza non solo eleva il rapporto tra moglie e marito a qualcosa di altro ma dona all’amplesso una valenza sacra. Sono sinceramente convinto di ciò che dico. Esistono tantissime donne oggettivamente più belle di mia moglie. Ne vedo continuamente e alcune le frequento per lavoro o per altro. Dovrei essere quindi tentato. C’è però una bellezza che mia moglie possiede che nessun altra potrà mai avere. La bellezza della comunione che c’è tra noi e la bellezza dell’amore che ci siamo scambiati in questi 18 anni insieme. Lei è trasfigurata ai miei occhi proprio da una meraviglia che sgorga dalla relazione sponsale che ci unisce sempre più. Per questo lei resta sempre la numero uno per me, e lo sarà credo per sempre. Sto divagando. L’articolo di oggi non è sulla profondità e la bellezza della sessualità sponsale. Oggi vorrei parlare dei frutti di questo gesto sacro. Vorrei parlare di quello scrigno. In Amoris Laetia al paragrafo numero 74 possiamo leggere: L’unione sessuale, vissuta in modo umano e santificata dal sacramento, è a sua volta per gli sposi via di crescita nella vita della grazia.

Ogni unione fisica degli sposi, naturalmente vissuta in modo casto (dono di sè e non uso dell’altro/a) è nutrimento della relazione. Ogni unione apre all’azione della Grazia. Porta un’effusione di Spirito Santo sugli sposi. Qualcosa di grandioso! I frutti di ogni rapporto casto sono:

  • Effusione dello Spirito Santo
  • Aumento della Grazia Santificante
  • Aumento dell’amore naturale
  • Generazione di vita nuova.

Il primo frutto è quindi l’effusione dello Spirito Santo. L’effusione avviene solo quando la persona è in amicizia con Dio. Qualora il cuore degli sposi fosse in peccato grave occorrono la contrizione del peccato e la riconciliazione con Dio affinchè lo Spirito torni a prenderne possesso. non vi è una nuova venuta dello Spirito, ma un incremento della Sua presenza con nuove caratteristiche e nuovi doni (perché il nostro cuore si è maggiormente aperto ed è maggiormente capiente per contenerlo). L’amplesso fisico, vissuto infatti nella sua veriità, matura più profondamente tutto l’essere degli sposi nell’amare, abilitandoli in modo più perfetto ad irradiare il kerigma fondamentale della salvezza: Dio ama teneramente ogni uomo.

Questa intensificazione della presenza dello Spirito trasforma l’esercizio dell’intimità coniugale in una Pentecoste continua. Lo Spirito Santo, attraverso questa discesa rinnovata in ogni amplesso, progressivamente penetra, purifica, trasforma l’umanità degli sposi, assimilandola sempre più a quella di Cristo e per essa la unisce maggiormente alla sorgente di ogni amore: la Trinità!

Sant’Ireneo evidenzia come l’effusione costante dello Spirito porta alla graduale trasformazione della persona da uomo carnale a uomo spirituale. Questo per noi sposi significa saper dominare i nostri istinti, le nostre pulsioni ed i nostri egoismi per poterci unire in profondità con l’altro/a e rendere l’incontro intimo una vera comunione di corpo e anima. Comunione che ci prepara alla mistica unione con Cristo Sposo a cui tutti noi siamo chiamati.

Con il prossimo articolo approfondirò i restanti doni.

Antonio e Luisa

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Quattro consigli per tornare a desiderarvi.

Riceviamo spesso richieste di aiuto o di consigli da parte di mogli (sono quasi sempre loro) che hanno problemi nell’intimità con il marito. Non hanno voglia di fare l’amore. Nulla di patologico o fisiologico. In quel caso infatti servirebbe l’aiuto di un professionista o di un medico. Spesso non serve, la mancanza di desiderio è causata da alcune dinamiche che si possono riconoscere e modificare. E’ un tema che abbiamo già affrontato diverse volte. Crediamo però che ripetere possa servire. Abbiamo cercato di essere molto schematici per rendere più semplice la lettura Perchè dunque il desiderio cala o muore del tutto?

Le cause possono essere molteplici e complesse. Spesso esistono concause. La nostra intenzione non è quindi quella di dare una risposta esaustiva ed esauriente. Non abbiamo la presunzione di risolvere con un articolo problemi così delicati. Siamo però certi di poter dare delle piste su cui riflettere che possono essere molto utili.

Il desiderio non è solo ormonale. Il desiderio della donna è regolato sicuramente dagli ormoni. Estrogeni, testosterone (anche le ovaie delle donne lo producono) e progesterone. Quindi? Il desiderio dipende solo da questi parametri? Niente affatto. Esiste una componente psicologica e relazionale che può compensare il calo di desiderio ormonale. Importantissima quando giunge la menopausa, ma anche nelle altre stagioni della vita. E’ importante che l’amplesso diventi il vertice, il punto più alto, di una costante e continua attenzione e cura vicendevoli. Quando gli sposi si trovano nel talamo nuziale per celebrare il loro matrimonio non si presentano mai a mani vuote. Portano in dote tutta la loro vita. La ricchezza del loro amore concreto fatto di piccoli gesti di tenerezza, di perdono, di servizio, di ascolto. Fatto di abbracci dati e ricevuti. Fatto di una vita insieme vissuta nell’impegno a farsi dono l’uno per l’altra. Primo consiglio: non esiste solo il desiderio ormonale, ma esiste un desiderio che nasce dalla coppia stessa che va cercato, custodito e perfezionato.

Il desiderio cresce facendo l’amore. Uomo e donna sono differenti. Il desiderio maschile corrisponde soprattutto ad una pulsione, che proviene dall’interno, mentre quello della donna viene più che altro provocato, spesso dalla voglia e dall’eccitazione dell’amato. L’uomo accresce il suo desiderio attraverso pulsioni stimolate da tatto e vista. La donna è più complessa. Per la donna è fondamentale sentirsi desiderata e preziosa agli occhi del marito. Più l’uomo saprà trasmettere meraviglia e desiderio verso la sposa e più lei proverà, a sua volta, desiderio. Per questo è importante iniziare. Anche se magari non se ne ha molta voglia. Questo per quanto riguarda la donna. Per l’uomo è importante accettare questa diversità e viverla come una sfida. Cercare di amare la propria sposa corteggiandola per attirarla a sè. Non darla mai per scontata e che l’incontro intimo non diventi mai qualcosa di imposto. Siamo bravissimi a innescare sensi di colpa e sottili ricatti morali. Secondo consiglio: spose lasciatevi andare e apprezzate il desiderio di vostro marito (anche se vi sembra eccessivo); sposi non lasciatevi abbattere se lei non ha il vostro stesso desiderio e corteggiatela per attirarla a voi (anche se è impegnativo).

Cercate tempo di qualità. Non ricordatevi della vostra intimità solo dopo che avete fatto tutto il resto. Magari dopo mezzanotte quando lavoro, figli, casa, famiglia vi hanno tolto ogni energia e vi hanno trasformato in zombi che camminano. Come fate a credere che così possa essere un momento piacevole e riuscito? Spesso non vedrete l’ora che finisca per poter finalmente dormire. Vale per uomo e donna. Diventa un’obbligo da assolvere, un cartellino da timbrare. Così non funziona. Non è davvero piacevole per nessuno dei due. Almeno una volta al mese prendetevi del tempo di qualità. Prendetevi un permesso dal lavoro, un giorno di ferie, magari mentre i figli sono a scuola. Un modo per ritrovarvi e fare l’amore quando avete tutte le energie e siete connessi e concentrati. Vedrete che anche il desiderio ne guadagnerà moltissimo. Perchè poi vivere l’amplesso in questo modo sarà un’esperienza davvero bella e appagante e vi darà forza e perseveranza rinnovati per nutrire tutta la relazione. Terzo consiglio: non solo trovare il tempo ma che sia tempo di qualità.

Parlate con lui. Uomo e donna hanno sensibilità molto diverse. L’uomo spesso è inquinato da una “cultura” pornografica. Pensa che il piacere sia replicare quelle posizioni che ha visto nei video porno. Non vogliamo fare i bacchettoni. Nelle volte che nei corsi trattiamo questo ambito affermiamo sempre che non esistono regole precise. Ricordiamo che le uniche regole necessarie sono soltanto tre. La prima, e più importante, affinchè ci siano nel contempo l’apertura alla vita e l’aspetto unitivo, è naturalmente che l’eiaculazione avvenga in vagina. La seconda che consigliamo sempre è che ci si guardi negli occhi. Il rapporto è una relazione e non un uso del corpo dell’altro/a. La terza e ultima è, volendo vivere un momento di comunione, rispettare la sensibilità dell’altro/a. Se un gesto non piace non si deve fare. Voi donne avete la responsabilità, non solo il diritto, di dirlo e voi mariti avete il dovere di rispettare la sensibilità della vostra sposa. Non facciamo finta o ne soffrirà tutta l’intimità, il desiderio in primis. Come posso desiderare di fare qualcosa che non mi piace? Quarto consiglio: rispettate le vostre sensibilità diverse e parlate. Dite ciò che vi piace e ciò che non vi piace.

Antonio e Luisa

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Mio marito mi fa sentire usata.

Alcune settimane fa abbiamo letto un commento sotto un nostro articolo pubblicato su facebook. Ce lo siamo appuntato perchè crediamo che sia un problema sommerso che riguarda molte coppie. La domanda, formulata da una donna sposata, era esattamente questa:

In una coppia, se il marito lascia vincere l’istinto e finisce per usare la moglie, e di conseguenza la fa sentire usata, cosa si deve fare? Se non c’è il desiderio di entrambi ma solo l’istinto di uno, mi chiedo se devo usare misericordia.

Non abbiamo risposto subito a questa domanda. Non è facile rispondere quando abbiamo di fronte una persona che ci racconta la sua sofferenza, figuriamoci in un articolo dove forzatamente bisogna dare una risposta molto generale e generica. Si rischia così di renderla anche una risposta superficiale, perchè sappiamo tutti che ogni coppia ha una sua unicità e complessità.

Alla fine abbiamo comunque deciso di rispondere pubblicamente, attraverso un articolo, perchè sappiamo che queste sono domande che spesso le persone si tengono dentro e sappiamo anche che queste dinamiche malate nei rapporti di coppia possono dare tanta sofferenza. Crediamo che per una donna sentirsi usata e non amata dal proprio uomo sia una delle sensazioni più umilianti e che fanno più male. Daremo dei consigli che crediamo vadano bene per tutti. Sono, crediamo, aspetti necessari in ogni relazione sponsale.

Spesso l’uomo non è educato ad amare. Cosa vogliamo dire? Spesso l’uomo usa la moglie, ma non in modo consapevole. Crede sinceramente di amarla. In realtà l’uomo è diverso dalla donna anche in questo. L’uomo fatica a curare la relazione. Fatica a corteggiare la sua sposa durante la giornata. Si dimentica di tante cose, preso com’è dal lavoro o da altri interessi e incombenze. L’uomo vuole bene alla sua sposa e crede non serva continuare a mostrarlo. Se ne ricorda, guarda caso, quando desidera avere intimità con lei. Per l’uomo questa è la normalità. Per la donna è invece inconcepibile. Voi direte: sì ma da fidanzato e nei primi tempi di matrimonio non era così. E’ vero. C’era però quella fase dell’innamoramento che assolutizzava la relazione come la parte più importante della vita e gli impegni e le responsabilità erano indubbiamente minori. Non c’erano figli ad esempio. Cosa fare in questo caso? Dialogare tanto! Far capire a vostro marito come voi abbiate bisogno di sentirvi ancora al centro del suo amore attraverso gesti concreti. Piccoli gesti che piacciono a voi. Può essere la passeggiata da soli, un abbraccio la mattina, una telefonata, un piccolo regalo di tanto in tanto. Anche vostro marito, quando si accorgerà che fare l’amore diventerà più bello e coinvolgente anche per lui, sarà incentivato a corteggiarvi sempre di più e sempre meglio.

Attenzione alla pornografia. Guardando la pornografia avviene una trasformazione dell’approccio alla sessualità che è molto evidente. Il sesso diventa qualcosa che si può avere in qualsiasi momento e in qualsiasi modo, senza bisogno di relazione. E’ come far ginnastica. Qualcosa di piacevole da fare lì per lì e poi venirne fuori. Qualcosa da consumare. Si dice, non a caso, consumare pornografia. Qualcosa che provoca una tensione, una agitazione, che deve essere consumata nel più breve tempo possibile. Quello è ciò che conta. Non la relazione, non la tenerezza, non l’amore. Questo non accade solo tra i giovani, ma anche tra coppie mature, già formate da tempo. Coppie che hanno nel cuore il desiderio di avere una sessualità normale e bella. Questo però non accade. Nella sessualità non si può mentire. E’ dove il corpo si incontra con il cuore. Se la persona che hai di fronte la vedi come oggetto, si capisce da come la tratti.

Parlate con lui. Il rapporto fisico riguarda entrambi. E’ un argomento di cui parlare con l’altro/a. Dire cosa piace e cosa non piace del comportamento dell’altro/a. Dire cosa si desidera, cosa vorremmo che l’altro/a facesse o evitasse di fare. Il rapporto fisico non è il prodotto di tecniche da applicare. Non è qualcosa che si impara e che va bene per tutti. Il rapporto fisico è per l’appunto un rapporto cioè una relazione, dove attraverso il corpo si vive un’esperienza di comunione che investe tutta la persona fin nella parte più intima che è l’anima. Per questo è importante parlarne e far capire a vostro marito che se non cambia atteggiamento rischia di accontentarsi delle briciole di piacere, di un piacere che si ferma al corpo perchè non riesce ad entrare in vera comunione con voi. La bellezza dell’intimità è data dalla qualità della nostra unione e più saremo uniti e più sarà fonte di gioia e piacere. La novità non è data dal gesto, ma dall’amore che lo caratterizza e che gli dona significato e potenza. Più cresceremo in intimità ed unione nella nostra vita di coppia e nella nostra relazione sponsale e più la nostra unione fisica sarà ricca di gioia e piacere. Perchè in quell’amplesso non ci metteremo solo il nostro corpo ma tutto di noi, tutti i gesti di tenerezza che ci siamo scambiati, tutto i gesti di servizio che ci siamo donati, tutti gli sguardi e le parole di incoraggiamento. Tutti i perdoni e la misericordia che abbiamo ricevuto l’un l’altra. Capite bene come vivere l’amplesso in questo modo sia tutto un’altra cosa.

E se lui ancora non capisce? Se non vuole mettersi in discussione? E’ giusto accontentarlo così? Anche se vi sentite usate? Anche se per voi non è un momento bello ma qualcosa da sopportare? Torniamo quindi alla domanda iniziale ed io e Luisa proveremo a darvi una risposta. Verrebbe naturale dire di no. Non vi diciamo però nè sì nè no. Una risposta secca è possibile solo in un accompagnamento dove, conoscendo la situazione, si può anche consigliare un atteggiamento da seguire. Ci sentiamo di dire solo questo: se vi sentite come la sposa che ci ha scritto non sottovalutate la situazione. Vivere la sessualità in questo modo malato vi allontanerà sempre più da vostro marito e presto o tardi non sarà più un’eventualità ma una certezza. Non avrete più desiderio di fare l’amore con lui. Il deserto sessuale è alle porte e con esso tutta la vostra relazione sarà più povera ed incompleta.

Antonio e Luisa

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L’intimità ha bisogno del suo tempo

Ci sono tanti libri e tanti esperti che ci raccontano come uomo e donna siano diversi. Sono diversi non solo nel corpo. Sono diversi nella psiche, nella sensibilità, nel modo di vivere anche la sessualità. Lo dice la scienza. Con il tempo e con questa attività di blogger improvvisati (che però sta diventando un secondo lavoro) abbiamo raccolto le confidenze di tante persone. Uomini e donne che hanno trovato in noi qualcuno a cui confidare problemi e preoccupazioni. Questo articolo è una risposta molto sintetica e generale ad un problema che abbiamo riscontrato essere comune a tanti.

Ci siamo accorti che spesso in ambito sessuale tanti problemi nascono proprio dalla diversità uomo-donna. Uomo e donna hanno difficoltà a comprendere come l’altro/a viva la sessualità. Soprattutto come ami viverla in modo diverso da lui/lei. Anche nei tempi. E non si tratta di un dettaglio. La donna ama i preliminari, ama sentirsi al centro delle attenzioni del proprio uomo. Ama essere accarezzata, baciata, toccata. Ama sentire parole dolci e cariche di desiderio nei suoi confronti. La donna ama il tempo dei preliminari.

L’uomo no. L’uomo ha spesso fretta. L’uomo durante il rapporto vuole andare subito al sodo. Per l’uomo spesso esistono due sole parti del corpo della donna che sono interessanti, anzi tre: sedere, genitali e seno. Per molti uomini durante il sesso non esiste altro. L’uomo spesso desidera la cosiddetta sveltina: pochi minuti e poco impegno.

Capite bene che così non va. La donna ha bisogno di altro. Ha bisogno di tempo che le faccia accrescere il desiderio e che le permetta di abbandonarsi al marito. Capite ora come nasce l’insoddisfazione sessuale? Certo è una delle molteplici cause. Importante però. Il tutto è spesso aggravato dalla mancanza di dialogo su questi temi. Per l’uomo se lei non dice nulla va tutto bene. Invece lei si sente sempre più lontana dal marito. Si sente usata. Si sente incompresa. Non si sente appagata da una sessualità di questo tipo.

Cosa fare allora? Se c’è un problema parlatene. E poi donne, abbiate il coraggio di dire a vostro marito cosa vi piace e cosa non vi piace. Voi mariti abbiate la sensibilità di comprendere come la donna abbia bisogno di essere amata e messa al centro anche durante il rapporto sessuale. Cercate di vivere dei preliminari lunghi. cercate di goderne e di abbandonarvi anche voi alla tenerezza. Non c’è bisogno di correre. Il sesso è bello quando è vissuto fino in fondo e per farlo serve il giusto tempo e anche il giusto impegno. Che cosa volete voi? Unirvi a vostra moglie o scaricarvi su di lei? E’ un po’ brutale detto così, ma rende l’idea.

Se sarete capaci di mettere l’altro/a al centro tutto sarà più bello. Tu donna sarai capace di apprezzare la fatica che l’uomo farà per non essere troppo precipitoso, per darti il tempo di cui hai bisogno, e tu uomo non correrai e cercherai di preparare al meglio la tua sposa godendo di tutto il suo corpo e non solo di tre parti di esso. Quello che entrambi ne avrete in cambio sarà una intesa meravigliosa che vi permetterà di sperimentare un piacere completo dato non solo dalle sensazioni del piacere fisico ma anche dal dono che siete stati capaci di farvi vicendevolmente.

Antonio e Luisa

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Se non ci desideriamo allo stesso modo?

Cosa accade quando uno dei due ha più desiderio di unirsi all’altro/a? Sono questioni che sembrano secondarie e poco importanti, ma non è così. Ricordiamo che stiamo parlando di amore e in particolare di sesso e il sesso, in un rapporto di coppia, non è mai un argomento trascurabile. Innesca sempre delle dinamiche che è bene conoscere per non soffrire.

Partiamo da un’ evidenza: chi ha più desiderio è sempre disponibile chi ne ha meno non è sempre disponibile. Quindi chi decide quando fare l’amore è sempre quello che lo desidera meno. Claudia (nell’ultima diretta) ha ben spiegato che, a volte, la mancanza di desiderio nasconde una volontà di voler controllare la relazione da un punto di vista emotivo e psicologico, ancor prima che fisico.

Quindi è bene farsi queste domande all’interno della coppia. Perchè io ho meno desiderio di te? E’ importante comprenderlo proprio per disinnescare dinamiche sbagliate dove l’amore c’entra poco e il sesso diventa un modo per avere il controllo sull’altro/a. Attenzione! Non sempre sono atteggiamenti consapevoli. Per questo è basilare affrontare il problema. Naturalmente questa è solo una delle possibili cause. Una, però, delle meno conosciute, ma delle più comuni.

Ci sono tante altre possibili cause. Ci sono persone che fanno fatica a lasciarsi andare al piacere e al godimento. Che sono più concentrate sul dovere. Magari che sono state educate in maniera molto rigida e repressa. Ci sono persone ferite. Chi è ferito fa una gran fatica ad abbandonarsi perchè perde il controllo. E nella sessualità, quando ci si abbandona davvero, si perde davvero il controllo. Quindi attenzione a giudicare se stessi o l’altro/a quando c’è carenza di desiderio. Il desiderio non è qualcosa di cui abbiamo il pieno controllo.

Anche io ho sofferto i primi anni di matrimonio per questo. Avevo, ed ho tuttora, molto più desiderio di Luisa. Ci stavo male. Luisa era molto rigida e incapace di abbandonarsi. Con il tempo ho imparato ad apprezzare il suo sincero desiderio di avere desiderio. Scusate il gioco di parole. Questo mi ha fatto sentire profondamente amato. Perchè sapevo che lei desiderava davvero vivere bene anche la sessualità con me.

E’ stato un cammino. Liberare la nostra relazione dai confronti tra me e lei ci ha permesso di fare grandi passi avanti. Io ho imparato a corteggiarla sempre meglio per attirarla a me. Ho imparato ad apprezzare il suo impegno ad abbandonarsi. Anche lei si è progressivamente abbandonata. Si è abbandonata perchè si è sentita amata e si è sempre più fidata. Il matrimonio è stata la carta vincente. Una relazione in cui si mette tutto. Per questo il matrimonio è una continua crescita nell’amore. Anche nell’amore fisico.

Antonio e Luisa

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Il triangolo dell’amore

Durante l’ultima diretta della domenica, quelle dove dialoghiamo con esperti o testimoni della vita matrimoniale, ho riscoperto la teoria di Sternberg, che già conoscevo, ma che avevo un po’ dimenticato. Marco Scarmagnani, consulente familiare, l’ha accennata durante il suo intervento, peraltro molto interessante, vi lascio il link. Questa teoria è molto semplice e concreta ed è sintetizzata graficamente da un triangolo.

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In ognuno dei tre vertici ci sono altrettante caratteristiche della relazione matrimoniale. Tre componenti complementari e imprescindibili in ogni rapporto sponsale. Queste tre componenti sono: Impegno, intimità e passione. Come potete constatare nulla di nuovo. Sono le tre componenti dell’amore che troviamo anche nelle Sacre Scritture. L’Eros, l’Agape e la Philia.

Perchè è importante riprodurre graficamente questo triangolo e colocare il punto dove si trova la nostra relazione? Perchè è un modo molto semplice e immediato per capire lo stato di salute del nostro matrimonio.

Facciamo qualche esempio. Se collochiamo la nostra relazione nel vertice della passione siamo a livello di trombamici (per capirci). C’è solo attrazione fisica e sessuale. In un matrimonio è difficile che la nostra relazione sia collocata in quel punto, ma nel fidanzamento può accadere. In questo caso è bene riflettere sul fatto che forse stiamo perdendo tempo in una relazione senza futuro.

Se collochiamo invece la nostra relazione sul vertice dell’intimità e dell’amicizia, siamo come fratello e sorella. Ci vogliamo bene, dialoghiamo, ci conosciamo ma non ci desideriamo. Questo è un problema, perchè il corpo non è una componente di cui possiamo fare a meno. Se viviamo il nostro matrimonio in questo modo, non sarà mai un’unione completa e soprattutto feconda. Feconda nel senso più ampio del termine. Ci possono essere momenti in cui il nostro amore è così, ma devono essere delle fasi transitorie. Quando arriva un figlio può succedere. Poi però è bene riequilibrare oppure rischiamo che presto o tardi l’amore morirà o, nella migliore delle ipotesi, diventeremo come due persone che si fanno compagnia fino alla morte.

Se collochiamo infine la nostra relazione sul vertice dell’impegno diventa tutto pesante. Fare le cose perchè dobbiamo. Comportarci in un determinato modo perchè abbiamo promesso di farlo. Si ok la lealtà e la fedeltà sono delle ottime qualità e quindi sono qualcosa da perseverare. Perchè, però, privarci del piacere e della gioia dell’amore? Rischiamo davvero di venire schiacciati dal senso del dovere. Guardate che è possibile ritrovare la passione e l’intimità. Basta avere pazienza, parlare la tenerezza e metterci tutta la volontà.

Quindi ora disegnate il vostro triangolo e fate un gioco. Marito e moglie collocate dove secondo voi si trova la vostra relazione. Ognuno metta il suo puntino sul triangolo e poi parlatene, con sincerità e desiderio di migliorare le cose. Perchè nell’amore non basta uno di questi componenti, ma serve l’equilibrio dei tre. Solo così sarete felici e vivrete nella pienezza una relazione meravigliosa, nostante tutte le imperfezioni e fragilità che vi caratterizzano. Una relazione che profuma di eterno.

Antonio e Luisa

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Non desidero fare l’amore con mio marito. Sono sbagliata?

Abbiamo ricevuto una domanda. Rispondiamo pubblicamente perchè crediamo possa essere di aiuto a tanti. Si può migliorare la nostra relazione intima solo se riusciamo a comprendere le cause che non ci permettono di vivere questo gesto in pienezza.

Ciao Antonio e Luisa, vi seguo da alcuni mesi e sono molto scossa da alcuni vostri articoli. In particolare quando raccontate il sesso in quel modo così bello. Devo dire che provo un po’ di invidia e di tristezza. Per me non è così. Non trovo piacere nel rapporto fisico con mio marito e cerco di rimandarlo più possibile. Sono forse sbagliata? Sono una cattiva moglie?

Carissima, non sei sbagliata e non sei una cattiva moglie. L’amplesso è un gesto che è parte di una relazione. Per cui quando non funziona la causa è da cercare non in una persona, ma nella relazione stessa, alla quale prendete parte in due. Quello che tu racconti non è inconsueto, è qualcosa che accade spesso in una coppia di sposi. Senza andare a cercare le responsabilità bisogna però trovare le cause. Non per giudicare l’altro o giudicarsi, ma per porre rimedio. Non è mai troppo tardi.

Perchè una donna non prova desiderio? Cercherò ora di riportare le principali cause, le più comuni, sperando di poterti essere d’aiuto.

  1. La donna non si sente amata. A letto è molto difficile far finta. Se ci sono problemi è davvero la cartina al tornasole di tutta la relazione. La donna ha bisogno di vivere il gesto sessuale come culmine di un corteggiamento continuo da parte del suo uomo. Il matrimonio spesso porta con il tempo un rilassamento tra i due sposi. Ormai sono sposati non serve curare la relazione. Ci si dà per scontati. E’ strano questo. Siamo nell’epoca del divorzio breve eppure mentalmente diamo per scontato l’altro. E’ facilissimo cadere in questa dinamica. Non va assolutamente bene. Come dice Papa Francesco, il matrimonio è come una pianta, va curata ogni giorno. Altrimenti secca e muore. Così è la nostra relazione. Se la donna si sente desiderata dal marito solo quando questo vuole consumare un rapporto, beh non proverà nessun desiderio di accontentarlo
  2. Marito e moglie non sanno fare l’amore. Vi sembra strano? Vi viene da ridere? Eppure è così. In una società ipersessualizzata, dove tutto parla di sesso, sono sempre meno le persone che hanno una conoscenza adeguata dell’anatomia e della fisiologia del corpo dell’uomo e della donna. La pornografia diventa strumento di educazione sessuale per moltissimi giovani che cercano di replicare ciò che vedono nei video pornografici. Ecco, quella è macelleria, non c’entra nulla con una sessualità sana. Quanti sanno ad esempio che la vagina di una donna può essere profonda non più di 10/11 cm, quando è eccitata? E’ importante saperlo visto che il pene dell’uomo solitamente è più lungo e, a differenza di ciò che insegna la pornografia, farlo entrare tutto porta alla donna assenza di piacere se non addirittura dolore. Quanti sanno che la donna necessita dei preliminari per lubrificarsi e permettere al suo organo sessuale di essere pronto ad accogliere? Quanti sanno che il rapporto vissuto in modo violento e aggressivo di solito non permette alla donna di provare alcun piacere? Purtroppo molti, troppi, non sanno fare l’amore. Non solo, di solito, quando ciò accade la donna si accusa di essere responsabile, di essere frigida e incapace. Quanti danni fa la pornografia!
  3. Spesso non è mancanza di desiderio ma solo stanchezza! Questo riguarda uomo e donna. Forse riguarda un po’ di più la donna. Iniziare un rapporto sessuale non è sempre spontaneo e naturale. Non nascondiamoci. Il menage familiare tende ad allontanarci. Siamo presi da mille preoccupazioni ed impegni e la sera non ci sono quasi mai i presupposti e la predisposizione mentale. Non è mancanza di desiderio in questo caso, ma solo stress e stanchezza. C’è una regola non scritta nel sesso. Più si fa (bene) e più si desidera farlo. Ecco spesso basta cominciare e poi arriverà anche il desiderio e il piacere. Meglio ancora se si riesce a trovare un momento di qualità. Magari non alle tre di notte quando finalmente i pargoli russano e non rompono. Cercate il momento giusto. Io prendo permessi al lavoro quando so che Luisa è a casa la mattina.

Antonio e Luisa

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Consigli per migliorare la vita amorosa. Primo: nella coppia dedicatevi del tempo

È incredibile quante coppie sostengano di non avere tempo per loro, o confondono il tempo di coppia con il tempo che passano insieme ai bambini. Ribadiamolo ancora una volta: il tempo con i bambini è importantissimo ma si chiama “tempo di famiglia”. Il tempo di coppia è invece un tempo di qualità che i due partner si dedicano. Ricapitolando – tolti il lavoro e le funzioni vitali (mangiare, dormire, ecc) – i tempi si dovrebbero suddividere in:

  1. Tempi di famiglia: sono quelli finalizzati a far star bene i figli e accrescere il senso di comunione in famiglia
  2. Tempi di coppia: quelli che servono affinchè la coppia si rigeneri
  3. Tempi personali: da dedicare alle proprie passioni per portare novità agli altri membri della famiglia.

Ovviamente – in base alla fase del ciclo di vita nella quale siete – dovrete dedicare più o meno tempo alla famiglia, ma i tempi di coppia non devono mai mancare ed in questo pezzo ci dedichiamo a questi. Se la prima domanda che vi viene in mente è: “Tempi di coppia? Per fare che cosa?” allora significa che ne avete proprio bisogno. Perdonatemi, ma poi non stupitevi se non vi dedicate tempo e vi sentite come estranei. È matematico.
Importante:  tempi di coppia non esistono, quindi bisogna crearli appositamente, agenda alla mano. Soprattutto se ci sono bambini piccoli può sembrare un’impresa epica ma non scoraggiatevi, potete contare nell’ordine nell’aiuto di:

  1. Nonni
  2. Sorelle o fratelli
  3. Amici
  4. Famiglie dei compagni di classe dei figli
  5. Baby-sitter

Se vi spaventa l’aspetto economico considerate che:

  • Un regalo ad un’amica che vi tiene i figli una sera costa meno di una baby-sitter
  • Una baby-sitter costa meno di un consulente di coppia
  • Un consulente di coppia costa meno di una avvocato…

Ci rimane da rispondere alla domanda “Per fare che cosa?”. La risposta è piuttosto semplice: fate qualcosa che vi fa stare bene insieme.
Ecco alcuni suggerimenti non esaustivi:

  • Cinema
  • Teatro
  • Cenetta romantica
  • Pizza
  • Passeggiata
  • Sport insieme
  • Gita
  • Mostre d’arte
  • Volontariato
  • Laboratori per coppie

Se nessuna di queste combacia (deve piacere ad entrambi) andate avanti con l’elenco fin che non ne trovate una che stia bene a tutti e due. Attenzione! Nel tempo i vostri interessi possono cambiare. Anziché scoraggiarvi godete questa ulteriore possibilità di crescere e di conoscervi reciprocamente.
L’uscita di coppia deve essere qualcosa di speciale: prendetevi il tempo per prepararvi, sia fisicamente che psicologicamente, e predisponetevi a passare un bel momento nel quale – obbligatorio – non si parla di problemi nè di figli.
Non preoccupatevi se le prime volte litigate, vuol dire che non siete abituati.
In ogni caso siate simpatici come gli amici e dolci come gli amanti.
Toccarsi, darsi la mano, abbracciarsi mentre si cammina. Vedetelo come una sorta di carburante per i momenti in cui dovrete tornare alla vita ordinaria.
Un’altro scoglio che spesso mi viene presentato è: ma perché devo sempre proporre io?
Allora, posto che quando c’è una reciprocità nell’iniziativa la coppia gode di maggior salute, in attesa di questo tandem ideale non fate i bambini! La regole è: chi ha più iniziativa, proponga, e l’altro si impegni a non ostacolare. Non fatevi scoraggiare da partner apatici o lamentosi, superate con uno slancio, e chiedete entusiastica collaborazione.
In fondo si tratta di passare del tempo insieme, a fare qualcosa di bello. Ne uscirete arricchiti e rigenerati.

Pubblicato con il permesso dell’autore Marco Scarmagnani.

Qui l’articolo originale su www.semprenews.it

 

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Se lei nell’intimità non prova piacere?

Oggi voglio rispondere ad una domanda intima in modo esplicito. Senza falsi pudori e moralismi. Una sposa privatamente mi ha chiesto se è lecito che durante il rapporto intimo lei possa farsi stimolare genitalmente dal marito visto che durante la penetrazione non raggiunge mai il piacere. Lei ne sente il desiderio. Vorrebbe condividere con lo sposo non solo la gioia dell’incontro, ma anche il piacere fisico che ne dovrebbe conseguire. Nel contempo lo sposo vive male questa situazione. Si sente incapace di darle piacere e così vive con sempre crescente frustrazione un momento che invece dovrebbe essere di comunione e gioia profonda. Lei non è sicura di chiedere al marito di stimolarla. Crede di scadere nella lussuria, nel piacere fine a se stesso. Stanno davvero così le cose? Io avevo già la risposta. Ho chiesto comunque conferma all’amico Piergiorgio Casaccia. Piergiorgio è medico ed ha conseguito un master in Sessuologia presso l’Istituto Giovanni Paolo II. No, le cose non stanno così. Gli sposi con il matrimonio hanno iniziato un cammino di perfezione. Non solo per quanto riguarda la loro relazione di coppia, ma anche per quando riguarda i loro rapporti intimi. Cosa voglio dire? Che la santità nel matrimonio passa anche da come fanno l’amore. L’amplesso è il loro gesto sacro che diventa una vera e propria liturgia. E’ un gesto che concretizza nel corpo l’unione dei cuori dei due sposi. Essere una carne sola per sperimentare la presenza dell’altro/a nel cuore. Il piacere fisico è voluto da Dio stesso per premiare gli sposi che hanno deciso di donarsi vicendevole e in modo totale. Poi, come tutti i doni di Dio, può essere usato in modo autentico o falso. Ma questo è un altro discorso. Il Catechismo è chiaro su questo argomento. Al punto 2362 troviamo scitto:

Il Creatore stesso ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione

Premesso tutto questo e che, quindi, gli sposi devono cercare di conoscersi sempre meglio e trovare il modo di vivere questo gesto in modo che sia autentico, rispettoso della sensibilità dei due sposi e soddisfacente per entrambi la risposta alla domanda iniziale è semplice. Se lei non sente nulla? Se gli sposi hanno concluso l’atto in modo completo e nonostante ciò la sposa non è giunta al piacere non solo è lecito ma è gesto di carità ed amore da parte dello sposo aiutare la sposa a condividere il piacere che lui stesso ha appena sperimentato. Non è assolutamente peccato ma fa parte dell’essere coppia. Anche San Giovanni Paolo II nel suo Amore e responsabilità afferma: quando una donna non trova nei rapporti sessuali la naturale soddisfazione, legata all’acme dell’eccitazione sessuale (orgasmo) c’è da temere che ch’essa non senta pienamente l’atto coniugale, che non v’impegni la propria personalità totale. Quindi secondo il Papa questa stimolazione è parte integrante dell’atto completo, supplisce per condurre la donna a un piacere necessario per vivere il gesto nel giusto modo.

Un padre domenicano vissuto a cavallo tra 1800 e 1900, tale Benedictus Merkelbach, professore di morale all’università cattolica di Lovanio (Belgio) in uno dei suoi tanti testi ebbe a scrivere: la moglie può con il proprio tatto o anche con quello del marito stimolare in se stessa la soddisfazione saziativa e perfetta e così dare compimento all’intimità se il marito ha compiuto o ha intenzione di compiere secondo natura la sua parte.

Spero di aver risposto a quanto richiestomi. Ho deciso di rispondere pubblicamente perchè Piergiorgio mi ha confermato essere un quesito che tante persone gli pongono.

Antonio e Luisa

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Si può ancora parlare di lussuria?

E’ sicuramente una parola che associamo alla chiesa pre conciliare . Sembra un termine desueto, non si usa più. Nelle prediche dei sacerdoti è molto difficile sentir parlare di lussuria. Qualcuno ancora è rimasto, ma sono davvero pochi. La magior parte dei sacerdoti non ne parla. E’ davvero un termine che non ci riguarda più? Me lo direte alla fine di queste breve riflessione. Il significato più chiaro di lussuria l’ho sentito da don Fabio Rosini. La lussuria è qualcosa che scivola via. Qualcosa che scivola sulla superficie delle cose, delle relazioni, delle persone. Significa ridurre una relazione sponsale a qualcosa di solo fisico senza metterci il cuore, senza entrare in profondità. Significa fermarsi al sentire senza essere capaci di farsi dono. Significa usare senza essere capaci di amare. Significa fare di una persona un oggetto finalizzato a dare in piacere affettivo e sessuale. Badate bene la lussuria non riguarda solo le persone non sposate o le persone sposate che commettono adulterio. No no, la lussuria che distrugge più matrimoni è quella che si vive dentro il matrimonio. Quella che si vive tra marito e moglie. In quante relazioni lo sguardo di uno dei due sposi, solitamente lo sguardo del marito, ferisce l’altro/a. Quante volte nel matrimonio il marito non è capace di far sentire la sua sposa preziosa, ma un qualcosa da usare per trarre piacere.

Ora capite bene come la lussuria sia un veleno che distrugge la coppia di sposi. C’è un antidoto. L’antidoto è composto di due ingredienti. Il primo è purificare lo sguardo. Cercare di stare lontano da tutto ciò che è pornografia. Purtroppo la pornografia è abbondantemente fruita anche da tante persone sposate. Il secondo ingrediente è la corte continua. Ne ho già parlato diverse volte. Non si può lasciare che l’incontro intimo sia qualcosa di completamente avulso dal resto della relazione. Per tanti uomini è così. Ignorano la moglie per giorni e poi scatta l’impulso, come fosse un interruttore,  e si è pronti per l’incontro. Questo è il miglior modo per vivere in modo lussurrioso il rapporto intimo nella coppia. Lussurrioso inteso come lo intende don Fabio, dove c’è solo la superficie, il fisico, il corpo, e si lascia totalmente fuori il cuore. La corte continua significa invece preparare il cuore con una vita colma di tenerezza e di cura tra gli sposi, in modo che quando ci sarà l’occasione di unirsi intimamente nell’amplesso non sarà qualcosa dettato solo da una pulsione sessuale, ma sarà l’incontro di tutta la persona. Sarà un incontro che non si ferma alla superficie del corpo, ma che entra in profondità ed arriva anche ai cuori dei due sposi che, dopo un dialogo continuo e tenero, avranno il desiderio di essere un cuore e un corpo solo. Così l’amplesso tra i due sposi non sarà un adulterio, ma un vero gesto sacramentale e sacro. Solo così l’unione dei corpi non sarà frutto di uno schiavo che si abbandona ad una pulsione fisica, ma il desiderio libero dei due cuori di essere uno nella fusione dei corpi.  Solo così non ci si limiterà ad un piacere che è solo fisico (orgasmo), ma si raggiungerà un piacere profondo generato dalla comunione intima dei due sposi che si sentiranno parte uno dell’altra e dove il piacere fisico non sarà che una piccola parte di una gioia molto più grande e piena.

Papa Francesco definisce e sintetizza molto bene tutto quello di cui abbiamo parlato:

Il corpo umano non è uno strumento di piacere, ma il luogo della nostra chiamata all’amore, e nell’amore autentico non c’è spazio per la lussuria e per la sua superficialità.

Antonio e Luisa

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Il primo di tutti i comandamenti

In quel tempo, si accostò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore;
amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi».
Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui;
amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Questo Vangelo, molto conosciuto e approfondito in molteplici prospettive, mi permette di focalizzare l’attenzione sulla parte conclusiva. Spesso ignorata.  Vorrei soffermarmi non tanto su quello che dice Gesù, ma su quanto afferma lo scriba: amarlo (Dio) con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici.

Mi soffermo su queste parole per un motivo ben preciso. Per noi sposi non c’è differenza tra amare il prossimo e elevare olocausti e sacrifici. Per noi è la stessa identica cosa. Nel matrimonio esiste un prossimo più prossimo degli altri. Nel matrimonio veniamo consacrati affinché Dio possa prendere il nostro amore umano di persone misere ed imperfette e farne molto di più. Farne cosa sua, farlo a sua immagine. Veniamo abilitati ad essere immagine e manifestazione del suo amore. Siamo epifania dell’amore. Sempre che il nostro cuore sia aperto alla Sua Grazia. Questo cosa comporta? Che ogni nostro gesto d’amore diventa sacro. Ogni gesto d’amore che io e Luisa ci doniamo e ci scambiamo diventa sacrificio elevato a Dio. Ogni gesto d’amore attinge a quella sorgente inesauribile che è l’amore stesso di Dio per noi e per la nostra relazione. Dio ci ha voluto insieme e ama profondamente ciò che siamo. Ama profondamente il noi che si è generato nel sacramento nuziale. Ed ecco che il primo di tutti i comandamenti diventa le fondamenta di ogni matrimonio. Fondamenta e orizzonte di ogni matrimonio. Ogni volta che pulisco casa, che faccio la spesa, che abbraccio la mia sposa, che la ascolto, che la perdono, la curo e la guardo con amore. Ogni volta che mi alzo a prendere l’acqua o raccolgo ciò che le è caduto sto compiendo un sacrificio gradito a Dio. Ogni volta che amo la mia sposa nell’incontro intimo sto elevando un sacrificio a Dio. Sacrificio ed olocausto perché comporta il dono totale di me in anima e corpo. Sto, cioè,  perfezionando e vivendo ciò che non è più solo mio, che non mi appartiene più, ma è diventato suo. Il mio amore per la mia sposa. Ed è così che amando la mia sposa sto amando Dio e amando Dio sarò capace di amare di più anche la mia sposa. Un comandamento a forma di croce. Uno sguardo verticale verso Dio, uno sguardo orizzontale verso il prossimo, e un punto di incontro che contiene tutto: l’amore per la mia sposa.

Antonio e Luisa

L’alfabeto degli sposi. T come tenerezza.

Tenerezza insieme a misericordia sono le due parole, o ancor meglio, i due concetti più ripresi da Papa Francesco. Riporto due sue riflessioni tra le tante, molto significative:

Tenerezza! Ma il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella
scienza delle carezze, quella tenerezza di Dio. Non ci ama con le parole. Lui si avvicina e ci dà quell’amore con tenerezza. Vicinanza e tenerezza! Queste sono due maniere
dell’amore del Signore che si fa vicino e dà tutto il suo amore con le cose anche più
piccole: con la tenerezza. E questo è un amore forte, perché vicinanza e tenerezza ci
fanno vedere la fortezza dell’amore

e in un’altra occasione:

il luogo teologico della tenerezza di Dio: le nostre piaghe

Queste due riflessioni, condivise in momenti diversi, sono molto significative, perchè aiutano a comprendere la tenerezza nelle sue componenti costitutive e profonde che abitano il cuore dell’uomo.

Prima di proseguire, è importante definire la tenerezza. Quale realtà si intende con questa parola tanto abusata? Rispondo con le parole di don Carlo Rocchetta, penso il maggior esperto vivente, che nel suo libro Teologia della Tenerezza scrive:

Il sentimento della tenerezza ci è dato come un ricco potenziale di sensibilità, volto
all’accoglienza e al dono, allo scambio amicale e all’amabilità, ma esige di essere
incanalato nella giusta direzione, in risposta al disegno di Dio sulla nostra vita e sul
mondo.
Vivere l’esistenza con tenerezza non è dunque un dato scontato: suppone un cammino e richiede una disciplina. La tenerezza ha bisogno di incontrarsi con la ricerca della maturità e viceversa. L’una sostiene l’altra e la manifesta. Solo assumendo la tenerezza in un’ottica di questo genere è possibile evitare il pericolo di viverla come una compensazione affettiva o un’acquiescenza ai vuoti del cuore umano, oppure ridurla a dipendenza psicologica o strumentalizzarla a fini di potere sull’altro/a da sé”

Si può quindi dire che la tenerezza, prima che un sentimento, è uno stile di vita, un modo di amare in ogni momento, un modo che rispecchia lo stile di Dio e che permette a noi sposi di combattere il desiderio di possesso, e quindi, ci permette di farci dono.

La tenerezza è un vero e proprio linguaggio attraverso il corpo, la tenerezza pone le basi per rendersi accogliente e aprirsi all’altro/a ed instaurare un dialogo perpetuo d’amore.

Il mio corpo diventa luogo e mezzo della tenerezza. Se non ho un atteggiamento libero e sano nei confronti del corpo, non riuscirò ad esprimere la tenerezza. Prima cosa da fare è quindi sicuramente educarmi a vedere il mio corpo come qualcosa non di estraneo all’anima, ma qualcosa che ne è strettamente legato. Dice Rocchetta che ogni persona  ha due possibilità: fare della corporeità un segno vivo e tangibile della tenerezza oppure chiudersi a riccio facendo di sé un recinto chiuso e impenetrabile. E’ chiaro che con la mia sposa desidererei essere nella prima situazione, ma non è sempre facile. Mi porto dentro ferite, lacci, idee e vissuti che spesso mi rendono molto difficile aprirmi totalmente a lei. Solo un vero dialogo d’amore, un progressivo abbandono all’altra e un atteggiamento costante di rispetto e non di prevaricazione possono aiutarmi ad essere finalmente capace di accoglierla in me e di darmi a lei in un contesto di fiducia ed abbandono reciproco. Io e Luisa abbiamo vissuto questo. Spesso si arriva al matrimonio con ferite da guarire e blocchi da rimuovere e solo con gli anni il rapporto di coppia diventa realmente totale e libero nella verità. Pensateci bene. Spesso le persone che più si spogliano, che più hanno violentato il pudore e che vivono rapporti disordinati e occasionali sono quelle che faticano maggiormente a svelare la profondità della propria anima alle altre persone. Sono quelle che vestono maschere e armature per difendersi e per la paura di mostrarsi nell’intimo del proprio cuore. E’ una drammatica disarmonia tra cuore e corpo che provoca sofferenza e chiusura.

Il matrimonio non è così. Grazie alla tenerezza ho imparato a guardare la mia sposa con occhi che amano, rispettano, valorizzano e accolgono. Non c’è paura, non c’è prevaricazione, non c’è violenza. Per questo c’è la libertà di essere ciò che siamo, senza paura di giudizio o di abuso da parte dell’altro/a. Qui c’è l’armonia di chi si sente di mostrarsi nudo nel corpo solo dopo essere riuscito a denudarsi nell’anima. Sembrano concetti astratti, ma sono al contrario molto concreti. Non c’è vergogna perchè non c’è giudizio, ma solo accoglienza. Davvero ci si sente liberi di mostrarsi nudi come solo lo sguardo di Dio consente. Neanche nella mia famiglia di origine sono mai stato tanto libero nel mostrarmi con tutti i miei difetti e tutte le mie fragilità. San Giovanni Paolo II dice che il matrimonio è una relazione redenta che consente di tornare alle origini, dove uomo e donna non sentivano la necessità di coprirsi, come invece accadde dopo la rottura del peccato originale. Linguaggio figurato per dire che ciò che ci impedisce di essere liberi è il peccato e la concupiscenza.

Ho parlato di fragilità, si perchè, come dice Papa Francesco nella seconda riflessione che ho riportato, la tenerezza si nutre delle piaghe del fratello e della sorella. E’ proprio lì dove lei è più debole, dove la mia sposa fa più fatica ad accettarsi che io devo amarla e curarla con il mio amore tenero. Giusto ieri sono tornato a casa alla sera, stanco morto. Ho trovato la casa in uno stato pietoso e lei che desolata si dispiaceva del fatto di non essere stata abbastanza brava nel pensare a tutto. Non ho più badato alla mia stanchezza, ma alla sua fragilità di quel momento, e mi sono impegnato per sostenerla ed aiutarla. Bastava un attimo per accendere un litigio. Stanco e nervoso io, stanca e desolata lei. Bastava una parola di troppo. Invece quel momento è diventata occasione di comunione e sostegno. Un amore tenero vissuto nel servizio vicendevole, E’ stato molto bello.

Per concludere si può affermare che la nostra unione deve essere specchio del nostro rapporto con Dio, e di conseguenza,  che la tenerezza porta all’intimità con Dio e che Dio porta alla tenerezza nell’intimità con la nostra sposa o il nostro sposo.

Antonio e Luisa

 

 

 

Amplesso: aumento di Grazia e di amore tra gli sposi. (17 puntata corso famiglie Gaver 2017)

Abbiamo detto come nell’amplesso fisico ci sia un aumento dell’azione dello Spirito Santo. Accade anche qualcos’altro: c’è un aumento della Grazia santificante. Sperimentiamo in ogni amplesso un amore tra di noi simile a quello di Dio. Naturalmente, perchè ciò avvenga (non finirò mai di dirlo), il rapporto deve essere ecologico, vissuto nella donazione reciproca, disinquinato da tutta la mentalità pornografica ed egoistica a cui purtroppo siamo abituati. Deve essere svolto in amicizia con Dio, in grazia di Dio. Come ci si deve confessare per prendere la Santa Eucarestia così sarebbe consigliato fare altrettanto per prepararsi alla riattualizzazione. Naturalmete se abbiamo peccati gravi che appesantiscono il nostro cuore e non permettolo allo Spirito Santo di entrare ed operare in noi. L’abbondanza della Grazia riversata nei nostri cuori dipende dall’apertura degli stessi ad accoglierla. Prepariamoci all’incontro intimo, è importante per viverlo in pienezza e sperimentare un piacere profondo che diventa un’esperienza mistica, non sempre, ma vi assicuro che succede.  Come quindi prepararsi bene? Con una vita fatta di preghiera, di carità, di fedeltà alla legge di Dio, e di corte continua. Con una vita che perfeziona l’amore verso Dio e verso il nostro sposo o lo nostra sposa. Veniamo gradualmente resi sempre più partecipi dell’amore di Dio per amarci con il suo stesso stile. Questo ci rende sempre più profeti nel mondo, concetto che riprenderemo più avanti. Guardando come noi ci amiamo si dovrà capire, percepire, spermentare qualcosa dell’amore di Dio. Dovremmo essere luce per il mondo. Mostrare l’amore di Dio che è misericordia, cioè amore fedele. Quale grande compito ci è dato. Soprattutto oggi c’è bisogno di questo tipo di profezia. In un mondo dove l’individualismo è sempre crescente, la paura per le scelte radicali è sempre più condizionante le relazioni umani e la gratuità  è spesso derisa, la santità della famiglia è determinante e illuminante.

L’amplesso provoca, sicuramente, anche un aumento dell’amore naturale tra gli sposi. Ricordiamo che il matrimonio prima di essere sacramento è una realtà naturale. Il clima di intimità, di complicità, di dolcezza, di comprensione che si crea durante l’amplesso fa crescere la nostra capacità di dialogo amoroso, la nostra unità e il notro amore.

Se l’amplesso è visssuto in modo autentico ed ecologico, l’aumento dell’amore naturale avviene anche nel caso non si sia in amicizia con Dio. Questo dovrebbe portare a una maggior apertura del cuore e a creare le condizioni per una riconciliazione con Dio.

Antonio e Luisa

Prima puntata La legge morale naturale 

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!

Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umana

Nona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei Cantici

Decima puntata Preliminari: tempo per entrare in comunione

Undicesima puntata. Un piacere che diventa, forza, vita e amore

Dodicesima Puntata Sposi ministri di un sacramento

Tredicesima puntata Il vincolo coniugale

Quattordicesima puntata Una cascata di Grazia

Quindicesima puntata La riattualizzazione del matrimonio.

Sedicesima puntata Nell’amplesso la Grazia ci trasforma.

Un piacere che diventa forza, vita e amore! (11 puntata corso famiglie Gaver 2017)

Abbiamo già approfondito il momento di preparazione all’amplesso, cioè i preliminari, e abbiamo sottolineato che non devono essere qualcosa da ricercare solo prima dell’amplesso, ma devono essere vissuti all’interno di una vita caratterizzata da tenerezza e cura dell’uno verso l’altra. Ora passiamo al momento dell’amplesso vero e proprio. Momento che diventa autentico, fonte di gioia piena e di Grazia, quando è vissuto in un clima di comunione tra gli sposi e non è espressione di due egoismi che cercano piacere e di spegnere le loro pulsioni. Esauriti quindi i preliminari, passato il tempo necessario, sarà la donna a far capire di essere pronta, con un gesto d’amore e d’intesa (poi con il tempo non sarà più necessario). Se i preliminari sono stati vissuti come dialogo d’amore, l’amplesso diventerà il culmine di questo dialogo. Siamo dunque giunti alla compenetrazione dei corpi, che deve essere dolce e rispettosa. L’uomo entra dolcemente nel corpo della donna e lei lo accoglie in sé per formare insieme un solo corpo: espressione tangibile e concreta della fusione dei cuori, di quell’amore esclusivo, totale e per sempre che rende uno. La pornografia distrugge questa immagine. Non mostra delicatezza, ma ci insegna che più la penetrazione è violenta e profonda e più sarà piacevole per entrambi. Invece la nostra natura vuole la delicatezza, stiamo entrando in un luogo sacro, il luogo dove nasce la vita e dove la coppia salda e accresce il proprio amore. Luogo sacro della donna e luogo che è solo per lo sposo, che può e deve entrare con tutto il rispetto che quel dono richiede. Stiamo entrando nel santuario del nostro amore, dove stiamo celebrando un sacramento (lo riprenderemo più avanti). Non stiamo spiritualizzando, ma stiamo riscoprendo la realtà che siamo, distrutta da una mentalità pornografica che banalizza questo momento. E’ quindi importante purificarci da tutta quella spazzatura pornografica che ci riempie la testa. Non è facile. Soprattutto i maschi hanno questo forte impulso a dominare la donna, a renderla strumento di piacere. San Giovanni Paolo II spiega questo come uno dei primi effetti del peccato originale. La differenza sessuale non era più fonte di gioia, di bellezza e di incontro, ma diventava motivo di contrapposizione tra i due sessi e di dominio dell’uomo sulla donna. Il matrimonio sacramento, grazie all’opera redentiva e salvifica di Cristo, ci permette di tornare alle origini e di vivere come nelle origini il nostro rapporto in modo pieno e autentico.

Tornando alla penetrazione, è importante sottolineare che si deve rispettare l’ecologia delle dimensioni corporee. La mentalità pornografica insegna che più il pene è lungo e spesso, più la donna sarà soddisfatta. TUTTE FALSITA’. RIPETO: TUTTE FALSITA’.

Cosa ho detto durante l’approfondimento dei preliminari? La vagina normalmente ha una profondità di 7 cm e quando è eccitata arriva al massimo a 9/10 cm. Cosa significa? Significa che il pene può entrare per quella profondità, tutta la parte in eccesso deve restare fuori. Se l’uomo segue i dettami della pornografia, cioè entra nella vagina con tutto il pene e con violenza, certamente impedisce ogni piacere per la donna (spesso generando in lei anche sensi di colpa e sospetti di frigidità) e spesso le provoca dolore, nei casi peggiori, escoriazioni ed emorragie. Capite la pornografia quanti danni provoca? In pronto soccorso, a volte i ginecologi devono curare lesioni postcoitali: si tratta di stupri, perché la dinamica è la stessa. Può essere uno stupro un gesto d’amore? Certamente no. Ecco una notizia per gli uomini: non esistono peni troppo piccoli per procurare piacere (a meno di patologie rare), ma ne esistono di troppo grandi per procurare dolore. Purtroppo tanti uomini soffrono, perché sono convinti di avere un pene piccolo. Questa sofferenza psicologica spesso provoca disfunzioni come l’eiaculazione precoce. E’ la cosidetta anoressia del pene, cioè si pensa che sia troppo piccolo, anche quando supera abbondantemente la profondità della vagina. Fate pace con il vostro pene, va benissimo così com’è.

Altra cosa importante è guardarsi. Come già affermato per i preliminari, scegliete posizioni che permettano di guardarsi negli occhi. Gli occhi sono sorgente del sentimento e sono la porta per accedere alla profondità della persona, che deve essere necessariamente coinvolta in un gesto tanto totalizzante. Se sottraete al rapporto fisico lo sguardo, vi private di una fetta di comunione grandissima. Non esistono quindi posizioni più o meno moralmente accettabili, ma posizioni che permettono più o meno la comunione tra gli sposi e la partecipazione di tutta la persona. Non si tratta quindi di esercitare il kamasutra per ottenere orgasmi più intensi e duraturi, ma di vivere questo momento con dolcezza e tenerezza per raggiungere un piacere molto più profondo del semplice orgasmo, un piacere generato dalla comunione profonda di anima e corpo e dono meraviglioso del nostro Creatore. Quindi, l’orgasmo non è che una parte superficiale di un benessere molto più completo e di una gioia autentica che investe tutta la persona.

Il piacere è qualcosa di bello, un dono, un talento da perfezionare. E’ molto importante, durante questa fase, ricercare e vivere il piacere sessuale. Non facciamoci influenzare da un falso moralismo che vede in questo qualcosa di sporco. Gustare il piacere è importante, è un’esperienza esaltante di unità. Il piacere sessuale è una cosa bella, non abbassa lo spirito, ma lo rende uno con la carne, unisce cuore e corpo in una gioia completa e totale.

Troviamo scritto nel Catechismo al punto 2362:

Il Creatore stesso […] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro.

Tante donne fanno fatica ad accettare il piacere nella loro vita. Spesso questa difficoltà è legata ad un’educazione moralistica, dove lo spirito è predominante sulla carne; altre volte questa difficoltà è dovuta a ferite e violenze subite. Donne, fate pace con il vostro corpo! Riconoscete di aver bisogno di aiuto e fatevi aiutare! Questi blocchi non vi permettono di abbandonarvi a vostro marito e creano sofferenza a lui e a voi.

C’è il rischio opposto che riguarda maggiormente gli uomini. Il piacere non va ricercato in quanto tale, altrimenti scade nella lussuria e nell’egoismo, ma va ricercato come culmine di una comunione e di un dono reciproco.

Vivere l’intimità sessuale in modo ecologico, in modo rispettoso della nostra natura, della nostra fisiologia e psicologia, dà grandi frutti. Introduciamo così l’ultimo momento che è l’assimilazione della gioia. Una volta raggiunto il culmine del piacere e dell’unione, gli sposi avvertono la necessità di un abbraccio finale. E’ un momento in cui si assapora e si gusta l’esperienza appena vissuta. Abbracciati e senza parlare, gli sposi assimilano la gioia della comunione profonda. Il piacere e la gioia sperimentati nella carne vengono assimilati dal cuore. Questa assimilazione porta un frutto di pace molto profondo. Una pace, una gioia, un amore e, vedremo con il sacramento, un’effusione di Spirito Santo, che ci daranno forza e sostegno nelle ore e nei giorni a venire. Tutti questi doni aumentano in proporzione all’intensità con cui ci siamo donati l’uno all’altra.

Capite quanto è povero e misero accontentarsi di un semplice orgasmo? Capite come è importante purificare il nostro cuore e il nostro sguardo da tutta quella pornografia che li inquina? Capite quale grosso peccato si commette a rinunciare a questa autentica ecologia umana, autentica gioia e autentico piacere, doni del Creatore? Capite quale grosso peccato si commette a usare il corpo dell’amato/a per concretizzare le fantasie “imparate” dalla pornografia? Questo è il peccato di adulterio, adulterio del cuore. Sì, è un adulterio vero e proprio, perché in quel momento così bello e importante dove esprimiamo con il corpo una comunione profonda, con il cuore non siamo con la persona amata, ma con delle fantasie da realizzare.

Antonio e Luisa (dall’insegnamento di Luisa ed Emanuele Bocchi)

Prima puntata La legge morale naturale

Seconda puntata Chi sono? Perchè vivo?

Terza puntata Io personale, spirito e corpo.

Quarta puntata Anima e corpo: un equilibrio importante

Quinta puntata Matrimonio naturale e matrimonio sociale

Sesta puntata Le esigenze del cuore si realizzano nel matrimonio naturale

Settima puntata Un dono totale!

Ottava puntata L’intimità degli sposi nell’ecologia umana

Nona puntata La liturgia dell’intimità alla luce del Cantico dei Cantici

Decima puntata Preliminari: tempo per entrare in comunione