Qualche giorno fa è uscito il libro di un mio caro amico, nonché teologo, Marcelo Fiães che, presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II (Roma), ha ottenuto la Licenza in Sacra Teologia (Summa cum Laude, e premio seconda migliore tesi di licenza dell’Istituto per l’anno 2021), con la tesi intitolata “Il significato della separazione fedele”. Da questo lavoro è nato questo libro, “Ti amerò fino alla fine” (Il significato della separazione fedele nel matrimonio cristiano), nella collana “Saggi” di Mistero Grande, con la prefazione di Don Renzo Bonetti e questa è la sua presentazione:
Il matrimonio è da anni una realtà in crisi, con metà delle coppie che divorzia e intreccia nuove relazioni. I cattolici non fanno eccezione a questo trend e anche fra molti battezzati è diventato usuale “rifarsi una vita” dopo una separazione matrimoniale. Non tutti i credenti, però, ritengono questa una scelta obbligata. Alcuni, nonostante siano stati traditi o abbandonati dal coniuge, decidono di rimanere fedeli al Sacramento delle nozze e non cercano nuovi legami. Perché lo fanno? Qual è il significato di una scelta giudicata come insensata e fondamentalista agli occhi dei più? Cosa spinge i separati fedeli a continuare ad amare chi – per vari motivi – ha voltato loro le spalle? L’autore, a partire da una solida base teologica e dalla viva testimonianza di separati fedeli, propone alcune piste di riflessione per approfondire un tema poco conosciuto e raramente affrontato, anche in ambito ecclesiale. Un libro “fuori dal coro” che ha lo scopo di ricordare come il matrimonio cristiano, anche quando il legame fallisce, non perde il suo valore sacramentale e profetico, poiché conserva l’immagine delle nozze definitive dell’umanità con Cristo.
È un libro che ritengo molto importante, non solo perché ha basi teologiche solide e riporta testimonianze di separati fedeli, ma perché sottolinea il fatto che il Sacramento del matrimonio è efficace e generatore di frutti anche se il coniuge non è più fisicamente accanto. Non è una cosa facilmente comprensibile, perché nella stragrande maggioranza dei casi, i separati fedeli vengono visti come persone menomate che, poverini, sopravvivono in qualche modo, come fossero uccelli ai quali vengano legate le ali.
Questa è una visione errata, perché la capacità di amare e lo svolgimento della missione non sono legati alla presenza del coniuge: quest’ultimo è certamente un aiuto importantissimo nel crescere nell’amore gratuito, nell’unità, nel perdono, nella pazienza, nella tenerezza, nella reciprocità e complementarità, ma nel Sacramento del matrimonio viene benedetta la relazione e, poiché Gesù non divorzia mai da nessuno, qualsiasi cosa succeda, rimane ugualmente in piedi.
Paradossalmente il coniuge a volte può essere non un aiuto, ma un peso nello svolgimento della missione, se si limita tutto solo alla coppia e alla propria famiglia, senza guardare fuori, ritenendo che gli sposi “bastino a sé stessi”: è un atteggiamento che può portare alla fine di una relazione.
I separati fedeli sono chiamati non tanto a svolgere servizi vari in parrocchia o aiuto ai parroci, ma a rendere fruttuoso il loro Sacramento, a essere protagonisti nella Chiesa e per la Chiesa, non per i propri meriti, ma per la Grazia che deriva proprio dal Sacramento: ovviamente mostrano un volto particolare di Gesù, quello ferito, ma che lo Spirito Santo rende efficace, perché continua ad amare nonostante tutto.
Anche Papa Francesco ha voluto sottolineare l’importanza di questa scelta: Per evitare qualsiasi interpretazione deviata, ricordo che in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza…..Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano (Amoris Laetitia, 30).
Se qualcuno pensa che questa strada sia percorribile realmente solo da alcune persone, quelle magari particolarmente convinte o con le dovute qualità, sta di fatto mettendo un freno, un limite alla potenza di Dio e allo Spirito Santo: ho visto persone semplici, che non hanno studiato, rimanere fedeli attraverso una fede sincera e un totale affidamento a Gesù, seguendo il desiderio del proprio cuore.
Anche io m’inserisco fra le persone che, senza studi teologici, senza particolari doti e senza la presunzione di capire tutto, si sono messe in cammino giorno per giorno, confidando nella Provvidenza e ottenendo frutti inaspettati, gioie, consolazioni e tanti amici. Grazie Marcelo per questo tuo libro che sarà utile a tanti sposi!
Ettore Leandri (Presidente Fraternità Sposi per Sempre)
