Facciamo l’amore! .. buon San Valentino

Facciamo l’amore ..

Lo scorso lunedì abbiamo iniziato a scrivere circa l’accoglienza al dono della vita, al prendersi cura della vita. Oggi vogliamo andare un po’ di più sotto le coperte, domandarvi quando è stata l’ultima volta che hai fatto l’amore? Hai mai parlato con lei di cosa le piace di quei gesti? Hai mai parlato con lui di quanti figli vorreste?

Fare l’amore vuol dire aprirsi alla vita. Dietro ad un gesto bello troviamo una conseguenza gigante, altrettanto bella, ma che ti cambia la vita. Fare l’amore non include solo tutto ciò che potremmo chiamare Eros, un’attrazione che porta a dei gesti che anche in natura gli animali compiono e da cui se ne trae piacere, ma include quella parte grande che possiamo chiamare tenerezza che deve abitare l’amore della coppia. Quella parte che spesso è più femminile, ma che deve invece appartenere ad entrambi. Fare l’amore è un’azione che non è finalizzata al piacere di coppia, o personale, ma a generare vita, a generare amore.

Molte coppie in certi periodi si trovano a vivere una sessualità che lascia poco spazio all’amore e tanto al solo piacere personale. In questo modo si rischia nel lungo periodo di svilire, sprecare, abbassare la bellezza che racchiude, si rischia di trovare solo noia, routine, che trasforma il gesto più bello dell’amore coniugale in una fatica, in qualcosa di difficile, di doloroso. Questi son campanelli di allarme che ci devono far interrogare su come viviamo la nostra intimità, ci devono spingere a dialogare, a domandarci cosa provi tu, capendo dove si è creata quella routine o quella ferita non detta. Imparando dal dialogo ad educarci vicendevolmente ad un amore sempre più bello.

Fare l’amore è un gesto bellissimo! Che la Chiesa dice di fare! Che Dio ha messo nelle mani dell’uomo fin dalla sua creazione. È l’unione dei corpi, il compimento del dono totale d’amore, l’uno e l’altro che si donano totalmente, che si mostrano nudi, senza vergogna, senza paura, ma in totale tranquillità, affidamento, apertura all’altro. In un habitat di gesti di tenerezza, in un habitat di fedeltà, di libertà, e in uno spazio temporale che non ha fine e non ha inizio. Fare l’amore per una coppia di sposi è sancire con il corpo quello che si è promesso con la voce, con un anello, con una cerimonia, è vivere il dono che è l’altro, che Qualcun’altro ha pensato per te, senza possesso, senza pretesa, con cura, attenzione, preziosità.

Fare l’amore è un gesto che genera vita sempre! Non solo quando si concepisce un figlio, ma ogni volta genera vita, perché una coppia che si ama, non riesce a trattenere quella gioia solo per lei, ma la esterna anche agli altri, aprendosi all’accoglienza e all’amore del prossimo. Come dicevamo, il primo figlio della coppia è la coppia stessa, e allora fare l’amore è generare vita nella coppia, alla coppia!

Fare l’amore, è un’azione che non si conclude in quel tempo specifico, non è guardare un film alla tv: spenta la tv finito l’amore. Il corpo dell’altro non è un interruttore della luce: accendi la luce facciamo l’amore. Fare l’amore è un’azione attiva che coinvolge tutta la mia persona, la mia giornata, la mia vita e la tua vita, la giornata dell’altro con tutti i suoi pensieri, con quello che ha vissuto, che deve fare, che prova. È da preparare allora l’amore, è da cercare, è da costruire. Da fidanzato facevi di tutto per lei, per stupirla, per conquistarla, per amarla.. la portavi a cena fuori, la portavi al cinema o a ballare, gli facevi regali, gli compravi un mazzo di fiori, sceglievi di portarla in posti unici a vedere il sole sorgere o tramontare. Lei si preparava tutta bella, truccata, vestita elegante, e facilmente si lasciava stupire da te. In tutti questi gesti di cura e attenzione, preparavi il terreno per un amore più grande, per imparare ad amarvi di più! Ora prepari il tuo terreno? Non si può andare in palestra se non prepari con cura la borsa e curi la tua alimentazione, non puoi mangiare una torta se non hai gli ingredienti, se non la prepari se non ci perdi del tempo.

Prepara l’amore! Ogni mattina..

Oggi ci fermiamo qua, di spunti per questa sera ce ne sono: Buon San Valentino!

To Be continued – Lunedì prossimo parleremo di amore-vita-piacere

Anna Lisa e Stefano – @cercatori di bellezza

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Sposi sacerdoti. La tua statura rassomiglia a una palma e i tuoi seni ai grappoli.

I tuoi seni come due cerbiatti,
gemelli di gazzella.
[5]Il tuo collo come una torre d’avorio;
i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,
presso la porta di Bat-Rabbìm;
il tuo naso come la torre del Libano
che fa la guardia verso Damasco.
[6]Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo
e la chioma del tuo capo è come la porpora;
un re è stato preso dalle tue trecce».
[7]Quanto sei bella e quanto sei graziosa,
o amore, figlia di delizie!
[8]La tua statura rassomiglia a una palma
e i tuoi seni ai grappoli.
[9]Ho detto: «Salirò sulla palma,
coglierò i grappoli di datteri;
mi siano i tuoi seni come grappoli d’uva
e il profumo del tuo respiro come di pomi»

Una descrizione fantastica. Una descrizione colma di Eros. Strano vero? Siamo abituati a pensare la Bibbia come qualcosa di spirituale. Dove la carne non c’entra nulla. Dove l’eros è un amore un po’ meno amore. Un amore abbassato dalla nostra carnalità. Abbassato dall’animale che c’è in noi. L’agape è l’amore degno di un uomo mentre l’eros è qualcosa di animalesco ed istintivo. Ho sentito con le mie orecchie un sacerdote molto seguito sul web dire che l’amplesso fisico è conseguenza del peccato originale. Che prima ci si univa spiritualmente per concepire figli. Verrebbe da chiedere a questo sacerdote se l’apparato riproduttivo è stato creato da Dio dopo il peccato o prima. Non scherziamo per carità! Non è così. L’eros è qualcosa di meraviglioso. Dio stesso ci ama anche in modo erotico. La Bibbia parla sì di spirito, ma quanta carne c’è! Gesù stesso ha amato nella carne , con i suoi sguardi, le sue carezze, il suo modo di parlare. Ci ha amato nella carne fino a dare il suo corpo e il suo sangue, fino a farsi mangiare dai suoi apostoli. Mi immagino il loro sbalordimento e disorientamento. Non avranno capito molto. Avranno sicuramente capito dopo la Pentecoste.    Bisogna capirsi però su cosa si intende per eros.

L’amore sponsale è quindi agape ed eros. C’è anche un terzo amore che è  la filia, l’amore di amicizia,  ma non complichiamoci le cose e limitiamoci a questi due. L’eros, l’amore che ci spinge ad aprirci, che ci spinge all’incontro con un’alterità diversa e complementare. L’eros, forza impetuosa che se non è controllata rischia di sfondare gli argini e di esondare oltre il nostro controllo facendoci commettere errori e sopraffazioni. L’agape è invece amore di donazione e di servizio. Agape è l’amore considerato più nobile perchè più difficile. Agape che significa sacrificio. L’eros fatto di corporeità, di carne e di sensazioni. L’agape fatto di spirito, di volontà e di dedizione. L’eros che infiamma e l’agape che disseta.  L’eros, l’amore a forma di cuore  e l’agape che invece ha la forma di una croce. L’amore non è nè solo uno nè solo l’altro, ma è l’unione di queste due incompletezze. L’eros senza agape diventa egoismo e l’agape senza eros diventa come una fiamma che non scalda, qualcosa di freddo che non trasmette amore. Entrambi sono necessari perchè la nostra unione matrimoniale diventi una dimora accogliente che possa ospitare Gesù. Padre Raniero Cantalamessa usa un’immagine molto bella per spiegare come l’amore sponsale sia contemporaneamente agape ed eros:

L’amore vero e integrale è una perla racchiusa dentro due valve che sono l’eros e l’agape. Non si possono separare queste due dimensioni dell’amore senza distruggerlo. Come non si possono separare tra loro idrogeno e ossigeno senza privarsi con ciò della stessa acqua.

Uomo e donna sono diversi anche in questo. L’uomo custode dell’eros e la donna custode dell’agape. L’uomo se sarà soddisfatto nel suo desiderio di amore erotico sarà capace di donarsi alla sposa con gesti di servizio, di cura, di dedizione e di tenerezza. La donna, al contrario, solo se sarà fatta centro di gesti di servizio, di cura, di dedizione e di attenzione , sentirà il desiderio di accogliere nell’abbraccio dell’amplesso il suo sposo.

Tutto diventa un intreccio di eros e agape che generano un circolo virtuoso trasformando il matrimonio in qualcosa di meraviglioso da scoprire e perfezionare ogni giorno.

1 Introduzione 2 Popolo sacerdotale 3 Gesù ci sposa sulla croce 4 Un’offerta d’amore 5 Nasce una piccola chiesa 6 Una meraviglia da ritrovare 7 Amplesso gesto sacerdotale 8 Sacrificio o sacrilegio 9 L’eucarestia nutre il matrimonio 10 Dio è nella coppia11 Materialismo o spiritualismo 12 Amplesso fonte e culmine 13 Armonia tra anima e corpo 15 L’amore sponsale segno di quello divino 16 L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia 17 Un libro da comprendere in profondità 18 I protagonisti del Cantico siamo noi 19 Cantico dei Cantici che è di Salomone 20 Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro.21 Ricorderemo le tue tenerezze più del vino.22 Bruna sono ma bella 23 Perchè io non sia come una vagabonda 24 Bellissima tra le donne 25 Belle sono le tue guance tra i pendenti 26 Il mio nardo spande il suo profumo 27 L’amato mio è per me un sacchetto di mirra 28 Di cipresso il nostro soffitto 29 Il suo vessillo su di me è amore 30 Sono malata d’amore 31 Siate amabili 32 Siate amabili (seconda parte) 33 I frutti dell’amabilità34 Abbracciami con il tuo sguardo 35 L’amore si nutre nel rispetto. 36 L’inverno è passato 37 Uno sguardo infinito 38 Le piccole volpi che infestano il nostro amore. 39 Il mio diletto è per me. 40 Voglio cercare l’amato del mio cuore 41 Cos’è che sale dal deserto 42 Ecco, la lettiga di Salomone 43 I tuoi seni sono come due cerbiatti 44 Vieni con me dal Libano 45 Un giardino da curare 46 L’eros è un amore tenero 47 La tenerezza è amare come Dio ci ama 48 Mi hai rapito il cuore con un tuo sguardo 49 Fammi sentire la tua voce. Perchè la tua voce è soave 50 Mi baci con i baci della sua bocca 51 Quanti sono soavi le mie carezze sorella mia, sposa 52 Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti 53 Le carezze dell’anima 54 Un rumore! E’ il mio diletto che bussa. 55 Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio  56 Io venni meno per la sua scomparsa 57 Mi han tolto il mantello 58 Che ha il tuo diletto di diverso da un altro? 59 Il matrimonio non è un armadio 60 Dolcezza è il suo palato  61 Uccidete il sogno 62 Bella come la luna 63 Sui carri di Ammi-nadìb 64 Vogliamo ammirarti 65 Non mendicanti, ma re e regine 66 Carne della mia carne

Sposi sacerdoti. L’Eros è un amore tenero. (46 articolo)

Il terzo poema del Cantico ci permette di entrare profondamente nella tenerezza nuziale, di approfondire e di imparare il linguaggio d’amore degli sposi. L’Eros è una faccia dell’amore, non è tutto l’amore. L’Eros è però importantissimo per trovare la gioia e il piacere di amare. Possiamo ora trarre alcune conclusioni. Dio ci insegna ad amare e ci insegna che l’Eros non è meno importante dell’Agape. Tutto il Cantico è un elogio all’amore erotico. L’Eros non è il fratello povero dell’Agape. Noi uomini, essendo fatti di carne oltre che di spirito, troviamo nell’Eros una manifestazione di amore vero. Certo la forza della passione amorosa, dell’attrazione per essere manifestazione di amore autentico va incanalata a trasformarsi in dono. L’Eros va arricchito dell’Agape. Comprendere se stiamo vivendo un amore autentico non è difficile. Basta porsi una domanda. Parliamo il linguaggio dell’amore? Parliamo la tenerezza? La tenerezza in fondo non è che il desiderio di rendersi accoglienti. Di voler accogliere l’altra persona nella propria vita e, nel matrimonio, in se stessi. Dio ci insegna quindi che l’attrazione fisica, per essere amore e non concupiscenza e desiderio di possesso, deve arricchirsi di tenerezza, la tenerezza diventa via maestra per farci dono anche nella carne. La tenerezza è fatta di gesti e atteggiamenti. La tenerezza è costituita di sguardi (tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo), di baci (Mi baci con i baci della tua bocca), di abbracci (La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia.), di dolcezza, di tono della voce e di parole dette (fammi sentire la tua voce), di carezze (Quanto sono soavi le tue carezze,sorella mia, sposa,quanto più deliziose del vino le tue carezze) fino ad arrivare all’abbraccio totale e totalizzante degli sposi che è l’amplesso (Venga il mio diletto nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti.). La tenerezza diventa un linguaggio vero e proprio che permette agli sposi di amarsi e di comunicare amore. La parola, dice Rocchetta, diventa corpo e il corpo diventa parola. Gesù ce lo ha mostrato con tutta la sua vita. Lui è Parola. Lui che si è immolato per la nostra salvezza. Così il suo corpo è diventato Parola. Noi sposi non esprimiamo con il corpo il nostro amore indissolubile e fedele? Non siamo uno nella carne per dire essere uno nei cuori?

Il linguaggio dell’amore è bellezza e pienezza, mi viene in mente leggendo questo poema il giardino dell’Eden. I due sono come proiettati in una nuova dimensione dove, amando in modo vero e tenero, riescono a superare il peccato, a perdersi in quell’abbraccio d’amore che li mette profondamente in contatto tra loro e con Dio. Il cielo è sceso sulla terra. La tenerezza rinnova l’amore, rendendolo un’esperienza sempre nuova e che non basta mai.

Questo è quello a cui ognuno di noi deve tendere, questo è ciò che Dio ci ha promesso nel matrimonio. Gesù ha redento il peccato e ci ha donato nel matrimonio l’un l’altra, perché noi potessimo tornare alle origini, superare la concupiscenza del peccato e donarci reciprocamente e, nel contempo, donare esperienza di Dio al nostro amato o alla nostra amata. Nei prossimi articoli diremo qualcosa delle più importanti manifestazioni sensibili della tenerezza sponsale.

Antonio e Luisa

1 Introduzione 2 Popolo sacerdotale 3 Gesù ci sposa sulla croce 4 Un’offerta d’amore 5 Nasce una piccola chiesa 6 Una meraviglia da ritrovare 7 Amplesso gesto sacerdotale 8 Sacrificio o sacrilegio 9 L’eucarestia nutre il matrimonio 10 Dio è nella coppia11 Materialismo o spiritualismo 12 Amplesso fonte e culmine 13 Armonia tra anima e corpo 15 L’amore sponsale segno di quello divino 16 L’unione intima degli sposi cantata nella Bibbia 17 Un libro da comprendere in profondità 18 I protagonisti del Cantico siamo noi 19 Cantico dei Cantici che è di Salomone 20 Sposi sacerdoti un profumo che ti entra dentro. 21 Ricorderemo le tue tenerezze più del vino.22 Bruna sono ma bella 23 Perchè io non sia come una vagabonda 24 Bellissima tra le donne 25 Belle sono le tue guance tra i pendenti 26 Il mio nardo spande il suo profumo 27 L’amato mio è per me un sacchetto di mirra 28 Di cipresso il nostro soffitto 29 Il suo vessillo su di me è amore 30 Sono malata d’amore 31 Siate amabili 32 Siate amabili (seconda parte) 33 I frutti dell’amabilità 34 Abbracciami con il tuo sguardo 35 L’amore si nutre nel rispetto. 36 L’inverno è passato 37 Uno sguardo infinito 38 Le piccole volpi che infestano il nostro amore. 39 Il mio diletto è per me. 40 Voglio cercare l’amato del mio cuore 41 Cos’è che sale dal deserto 42 Ecco, la lettiga di Salomone 43 I tuoi seni sono come due cerbiatti 44 Vieni con me dal Libano 45 Un giardino da curare

Rimanete nel mio amore

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.
Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri».

Sul Vangelo di questa domenica si potrebbe scrivere un libro. E’ un sunto del messaggio evangelico. E’ la buona novella.

Vediamo punto per punto.

Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 

Per amare bisogna aver sperimentato l’amore. Gesù stesso non fa lo spaccone. Non si mette sul trono e non dice amatevi come io vi amo. Dice altro. Io vi amo in questo modo perchè io stesso sono stato amato dal Padre. L’amore non è qualcosa che ci diamo da soli. Saremo capaci di amare in profondità la nostra sposa o il nostro sposo solo quando  per primi avremo sperimentato un amore gratuito, incondizionato e senza fine. Quante persone dicono di amarsi e in realtà si stanno solo usando? Si stanno usando per colmare quel bisogno che hanno nel cuore? Per tante persone l’amore è prendere. Ti amo perchè mi fai stare bene. Non è questo il primo pensiero di tanti sposi? Poi facilmente tutto crolla, perchè l’altra persona non potrà mai soddisfare i nostri bisogni fino in fondo. Chi ha sperimentato l’amore gratuito di Dio sa abbeverarsi alla sorgente. E allora tutto cambia. La nostra attenzione non sarà più centrata su quanto l’altro ci fa stare bene, ma su quanto noi possiamo fare per far star bene l’altro. Vi rendete conto che tutto cambia? La prospettiva cambia. L’atteggiamento cambia. Vi assicuro che avviene un miracolo. Più io mi impegno a rendermi bello e accogliente per la mia sposa e più sarò gratificato dalla sua gioia. Questo amore che nasce nella relazione con Gesù, che esonda nella relazione con il tuo sposo o la tua sposa e che ritorna nell’argine del tuo cuore arricchito e perfezionato dal dono gratuito che sei stato capace di fare. Questo è l’amore che Gesù ci insegna. Questo è l’amore che Gesù ha portato nel mondo e nella storia con la sua vita. Un amore che più dai e quasi prechi per l’altro e più ti riempie. Un amore che più vuoi trattenere gelosamente e più perdi come se fosse in un secchio bucato.

Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 
Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». 

Gesù è molto più esigente di quanto può sembrare. Ha perfezionato il decalogo consegnato a Mosè rendendolo ancora più difficile. Gesù, infatti, ha detto anche: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento.”  Il comandamento nuovo di Gesù è molto più esigente di tutta la Legge conosciuta fino a quel momento. Gesù ha incarnato l’amore pieno e autentico nella sua vita. Le altre religioni si basano su una serie di precetti e regole da rispettare formalmente. La nostra no, la nostra è prima di tutto l’incontro con il Cristo, e da lì tutto cambia, perché quando ti senti perdonato, amato, desiderato, cercato, voluto e servito in quel modo dal tuo Dio, non sei più lo stesso, e rispondere a quell’amore diventa un’esigenza del cuore e l’unica via per vivere in pienezza. Ed è così che i comandamenti acquistano un valore positivo, diventano una bussola e un libretto delle istruzioni per non sprecare la vita e comprendere come rispondere a quell’Amore. E’ più facile dire non uccidere o amerai il prossimo tuo come te stesso? Sinceramente il primo mi è molto facile, non ho mai ucciso nessuno. Quante volte invece ho infranto il secondo uccidendo i fratelli con le mie parole, con un giudizio affrettato, con una condanna, con il mio disprezzo. Quante volte ho ucciso la mia sposa con una parola di troppo? Lo stesso gioco si può provare a pensare per tutti i comandamenti. Le richieste di Gesù sono molto più alte della Legge di Mosè,  ma riempiono la vita e il cuore. I farisei, spesso criticati da Gesù, non sbagliavano ad applicare le leggi, ma si fermavano all’applicazione senza capirne la finalità. Rispettare una legge, pur giusta, senza che questo porti ad una conversione all’amore autentico non serve a nulla, se non a sentirsi migliore di altri e giustificato e quindi superbo e sprezzante verso gli altri. Sepolcri imbiancati ed ipocriti. Vorrei fermarmi ora sul sesto comandamento. Cosa cambia, come si perfeziona il non commettere atti impuri con Amerai il prossimo tuo come te stesso? Cambia tutto. Si passa dalla forma al contenuto. Nel matrimonio l’amplesso fisico è un atto lecito anzi voluto e reso sacro da Dio. La forma quindi è salva ma lo è anche il contenuto, la sostanza, il cuore? Quel gesto è sempre frutto dell’amore? La legge dell’amore di Gesù non si accontenta, vuole di più. Vuole che in quel gesto ci sia tutto il nostro amore. Esige una purificazione del cuore e della mente, esige una lotta continua con l’egoismo e la lussuria. Esige che quel gesto non sia l’appagamento di due egoismi, ma l’incontro di due persone che nell’amore desiderano donarsi ed accogliersi reciprocamente. Capite la differenza? Quante volte nell’amplesso gli sposi hanno fantasie da realizzare usando l’altro/a e non desiderio di essere uno con l’altro. Questi sono tutti adulteri del cuore.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 

Mettendo insieme i primi due punti che abbiamo affrontato possiamo comprendere questo passaggio.

Amare come Cristo significa dare tutto di noi. Dare tutta la nostra vita. Il matrimonio è questo. Solo il matrimonio esprime in pienezza questo. Io ho dato tutto alla mia sposa. La mia vita è sua e la sua è mia. Non come qualcosa da possedere, ma come un dono gratuito da accogliere con gratitudine e meraviglia ogni giorno della nostra vita insieme.

Qui mi fermo perchè ci sarebbe tanto da dire anche sul proseguo del Vangelo, ma non voglio dilungarmi

Antonio e Luisa

 

 

Eravamo dei tralci secchi

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.
Voi siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.
Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.
In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

In tutto il Vangelo, ogni versetto è da vivere, da sperimentare  nella nostra vita e nella nostra storia. Il Vangelo di questa domenica lo è in modo particolare, è più diretto ed evidente di altri passaggi.  Ci spiega come non ci sia nulla di più importante per noi sposi, tralci intrecciati che si nutrono dalla stessa sorgente, di restare aggrappati alla vite, Gesù.

Finchè abbiamo voluto fare di testa nostra, abbiamo sbagliato tutto,  ognuno di noi portava la propria esperienza, la propria personalità, la propria fragilità e inadeguatezza.  Avevamo un’idea di amore molto diversa, i nostri pensieri non coincidevano, anzi erano all’opposto.

La mia sposa era tutta Agape, amore spirituale e di sacrificio, io ero tutto Eros, amore passionale e carnale. Ognuno di noi si è scontrato con l’idea dell’altro e il nostro rapporto è stato spesso messo in discussione e in crisi.

Abbiamo capito, non so come, penso per Grazia, che entrambi stavamo sbagliando, e che senza un cambiamento presto ci saremmo separati. Abbiamo quindi deciso di affidarci a Gesù.

Non abbiamo fatto chissà quale esperienza mistica, nulla di tutto questo. Non abbiamo consultato veggenti, non abbiamo avuto apparizioni o chissà quale manifestazione sconvolgente. Ci siamo fidati e abbiamo capito che Gesù l’avremmo trovato nella sua Chiesa.

Scoprire la verità della Chiesa sull’amore umano, ci ha confermato che entrambi eravamo in torto, ci ha dato la forza di cominciare un cammino di vera conversione, personale e di coppia e da allora, da quando abbiamo deciso di rimanere incollati alla nostra vite, tutto è cambiato, noi tralci, prima secchi, abbiamo cominciato a dare frutto.

Da quel momento il nostro matrimonio si è trasformato in una storia stupenda,  perchè Gesù fa tutto nuovo e meraviglioso.

Antonio e Luisa.

Siamo come i Corinzi

Fratelli, il corpo non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo.
Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?
Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.
Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo.
O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi?
Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Ho deciso di interrompere la serie dedicata all’alfabeto degli sposi perchè la seconda lettura di questa domenica è troppo invitante per non cogliere le provocazioni che ancora oggi, anzi soprattutto oggi ci presenta. Partiamo dal contesto della predicazione di san Paolo. San Paolo sta predicando ai Corinzi. Corinto era una città pagana. Secondo le conoscenze storiche era indicata come molto ricca ed opulenta; non solo, era rinomata come dissoluta e moralmente corrotta: omosessualità, divorzio aborto erano largamente usati. Non vi ricorda nulla? Non vi ricorda il nostro decadente occidente? Le nostre città e le nostre comunità? San Paolo chiede ai cristiani di quella comunità di differenziarsi dagli altri, di essere santi a partire proprio dal corpo, tempio dello Spirito Santo. San Paolo ci riporta alla realtà. Sento spesso dire, anche all’interno della Chiesa, che i peccati sessuali non sono così gravi. Sento dire che se fossero davvero importanti nessuno si salverebbe, perchè più o meno ci son dentro tutti. Sembra ci sia quasi un arrendersi da parte di certi sacerdoti, o forse un non comprendere l’importanza di questa realtà. San Paolo dice di prestare invece attenzione. Il corpo è per il Signore e il Signore è per il corpo mi ha subito colpito. Cosa significa? Significa che Gesù ci ha salvato con la sua incarnazione, con la sua passione e morte, attraverso un amore espresso nel corpo e nel sangue. E’ una grande opportunità che ci offre. Possiamo coglierla oppure rifiutarla. Possiamo rifiutarla scegliendo il mondo e la sua idea di amore fatta di pulsioni sensazioni ed emozioni. Un amore falso che nasconde egoismo ed è guidato dal desiderio di soddisfare le nostre pulsioni sessuali e di riempire vuoti affettivi. Oppure possiamo accoglierla scegliendo Gesù e l’amore autentico fatto di apertura e dono all’altro. Giovanni Paolo II ha, in modo illuminante, spiegato durante le sue catechesi del mercoledì che il peccato originale è questo. Non è stato, come alcuni spiritualisti sostengono, essersi accoppiati sessualmente. Il rapporto sessuale c’è sempre stato fin dalle origini come ci insegna il grande santo nelle sue catechesi. Il peccato è invece aver scisso l’eros dall’agape. L’amore erotico carnale non è stato più vissuto nel dono e nella volontà di unirsi all’altro, ma nella ricerca del piacere spinto da un egocentrismo e un  ripiegamento su di sè. Il matrimonio è un sacramento meraviglioso proprio perchè permette con la volontà, l’impegno, la vita comune, l’intimità ,la relazione e la Grazia di recuperare pian piano quello sguardo delle origini. Quello sguardo di chi non prova vergogna, che non ha bisogno di coprirsi come fece la prima coppia. Non si avverte la necessità di coprirsi perchè c’è uno sguardo di reciproco rispetto, di chi riconosce la preziosità e la regalità dell’altro/a e non vuole rubare per sè, ma accrescere quella ricchezza con il dono di sè. Questa Parola ci interpella come interpellava i cristiani di Corinto. Possiamo accontentarci delle briciole e confonderci con tutti gli altri, oppure come ci chiede San Paolo possiamo differenziarci per vivere in pienezza ed essere strumento di Dio, strumento di bellezza e pienezza in un mondo che vive al buio.

Antonio e Luisa