LO STILE EDUCATIVO
“Non ricordo di aver mai ricevuto dai miei genitori una carezza. Sentivo che mi amavano, ma non sapevano dimostrarmelo. Per loro il fatto che si curavano di me, che mi facevano studiare, che si preoccupavano della mia salute era sufficiente…Eppure, soprattutto nell’adolescenza, avrei tanto voluto un incoraggiamento, un abbraccio …Ora che sono sposato, mi sento bloccato e incapace di dimostrare a mia moglie affetto e questo crea dei conflitti… I contrasti sono iniziati da subito, il mio primo regalo per lei è stato un libro scelto senza troppa attenzione. L’ ho consegnato senza farle un pacchetto, senza una parola affettuosa e per lei è stata una tragedia. Non avevo capito ancora che il regalo ha un valore emozionale. L’altro si deve sentire valorizzato, pensato, capito… Le mie esperienze infantili mi hanno condizionato per anni pesantemente.”
E’ la confidenza di un amico. Forse aveva vissuto la stessa esperienza anche Igino Giordani che nel suo diario, ricordando la madre, scrive: “Sobria nelle effusioni, baciava di rado i suoi figli, se non quando partivano o tornavano da lunghe assenze; ma nel suo riserbo, viveva e si sfaceva per essi: li divorava con gli occhi…” Non era in discussione l’amore della madre, ma l’incapacità di esprimere le emozioni e forse anche la convinzione che fosse meglio non manifestarle perché i figli, specialmente quelli maschi, crescessero più forti nelle avversità. Quanti abbiamo fatto la stessa esperienza, accumulando vuoti difficili da colmare! Oggi gli stili educativi fortunatamente stanno cambiando e rivelano una progressiva e salutare nuova comprensione del ruolo rivestito dalle emozioni.
CONOSCERSI
Le emozioni, se riconosciute e gestite bene, rafforzano il rapporto di coppia, sono una risorsa; in caso contrario diventano pericolose perché, senza che ce ne accorgiamo, possono condizionare pesantemente i nostri comportamenti, generando, per esempio, aggressività, egocentrismo, impulsività ecc. Il primo passo è imparare a conoscerci; e questo non è facile perché nella nostra società esiste un diffuso analfabetismo delle emozioni. Di fronte ad un litigio nella coppia, è difficile che uno si chieda: “Come mai ho avuto questa reazione violenta? ” Se riuscissimo a farlo, ad essere più attenti, capiremmo meglio quali sono le emozioni all’origine di alcuni nostri comportamenti e riusciremmo a gestirle meglio, evitando di lasciarci trascinare dall’impulsività. In questa ricerca di autoconsapevolezza, potremmo essere aiutati da pause di riflessioni, magari con l’aiuto di un libro adatto, o da qualche colloquio con persone fidate.
SAPER COMUNICARE
Quanto più riusciamo a conoscere le emozioni che sono all’origine dei nostri comportamenti, tanto più riusciamo ad intuire anche quelle del nostro partner. Ma occorre anche la massima attenzione nella comunicazione sia nella coppia che nella famiglia, tenendo presente che, oltre alle parole, è importante anche tener conto del linguaggio del corpo. Le parole, infatti, possono essere ambigue, il corpo un po’ meno perché trasmette sempre qualcosa di ciò che veramente si prova: tristezza, gioia, rabbia, impazienza, paura, bisogno di amore… Spesso dietro un abbraccio, un sorriso, uno sguardo ansioso, una frase, si nascondono stati d’animo importanti. Dice un proverbio arabo: “Chi non sa comprendere uno sguardo, non potrà capire lunghe spiegazioni”.
Abbiamo assistito ad un litigio tra Saverio e Sara. Lui ha comunicato improvvisamente di voler invitare a cena un amico arrivato dalla Francia; lei ha assunto un’ espressione dura, anche se la sua risposta è stata apparentemente innocua: “Ci penserò, poi ti farò sapere”. Saverio è subito scattato ed è uscito, sbattendo la porta. Sara, guardandoci perplessa, ha esclamato: “Ma perché, cosa ho detto?”. Effettivamente la sua risposta era stata banale, ma il suo volto esprimeva un significato diverso. Perciò Saverio è andato in tilt. Nella coppia occorre imparare a decifrare i messaggi nascosti. Si può spesso scoprire che in ogni comunicazione ci sono sempre due contenuti: uno apparente e uno nascosto. “L’essenziale è invisibile agli occhi” dice il “piccolo principe”, ma spesso …anche alle orecchie. Conoscendo bene questi amici, probabilmente nelle parole di Sara era sottinteso questo messaggio: “Prendi le decisioni, senza tener conto dei miei programmi.”
La decodificazione non è sempre facile, perché presuppone una buona capacità di osservazione e di riflessione. Occorrerebbe non affrontare chiarimenti, quando siamo sommersi dalla tempesta emotiva; è più produttivo fare una pausa, una passeggiata, qualcosa di rilassante e poi ritornare a parlarsi. I conflitti sono inevitabili ma, se li affrontiamo con pace, eviteremo parole che lasciano ferite inguaribili, abbattendo l’autostima del partner.
RICONCILIARSI CON LE PROPRIE FRAGILITA’
Talvolta abbiamo paura delle nostre emozioni, delle nostre fragilità, di cui spesso ci vergogniamo. Agostino era stato educato ad un esclusivo senso del dovere. Era cresciuto con l’idea che il gioco, il relax, la ricerca di momenti piacevoli fossero una perdita di tempo, per cui aveva sempre paura di esprimere i suoi veri desideri e non capiva quelli della moglie. Il suo rapporto di coppia è andato presto in crisi, perché il lavoro assorbiva tutto il suo tempo. E’ stato necessario l’aiuto di un esperto per comprendere che non sapeva godere delle piccole gioie della vita, che aveva quasi paura di essere felice e di dare felicità. Progressivamente ha capito che se lui era gioioso aiutava anche la moglie ad esserlo. Quell’atmosfera di prima, grigia, tutta scandita da orari lavorativi rigidi, si è alleggerita. La gioia è un’emozione fondamentale per le relazioni, da riscoprire, da far emergere sempre, anche quando i carichi lavorativi sono pesanti.
CONDIVIDERE
Nella coppia è importante anche la condivisione delle proprie emozioni. Non aver paura di dire all’altro: “Sto soffrendo, ho paura, aiutami, dammi una mano, non riesco a perdonare“; oppure: “Sono contento, ti stimo, mi piace vivere con te“. Anche se a volte di fronte ad un avvenimento, alla frase di un libro, ad un bel panorama non proviamo le stesse emozioni, la condivisione ci aiuterà a conoscerci meglio e ad accoglierci nelle nostre diversità, facendo crescere la comunione, nel rispetto dell’originalità di ognuno. Quando poi non siamo in grado di risolvere i nostri momenti difficili, la condivisione con figure per noi importanti (sacerdoti, guide spirituali, esperti, ecc.) ci aiuterà a viaggiare nel complesso mondo delle nostre emozioni.
UNA GRANDE RISORSA
Mano a mano che la coppia impara a conoscersi, a gestire le emozioni, con grande pazienza reciproca, facilmente potrà approdare alla porta della tenerezza, un sentimento ancora sconosciuto per tanti, ma fondamentale per migliorare la convivenza umana. La tenerezza non è sentimentalismo, ma è entrare nelle emozioni dell’altro, abbracciarlo interiormente con costanza; è connettersi con i bisogni di chi ci vive vicino, provarne compassione. Nel Vangelo Gesù si rivela maestro della tenerezza in tante occasioni, per esempio quando ha pietà della folla o quando racconta la parabola del Padre misericordioso. La tenerezza si esprime con sguardi attenti, parole d’amore, sorrisi rassicuranti, abbracci calorosi, gentilezza; essa è, in sintesi, un impegno quotidiano a voler far felice chi ci vive accanto.
Nel film di Lamberto Lambertini “Fuoco su di me”, Nicola dice al nipote Eugenio: “ Non rinnegare mai la tua gentilezza. Lasciatene illuminare. Ti diranno che è un difetto del carattere, una malattia grave, perché quelli che ne sono affetti sono destinati a perdere le battaglie di tutti i giorni…E’ vero, ma tu non li ascoltare, la gentilezza è la nostra forza! ” Parole particolarmente attuali oggi, perché tante coppie si sfasciano non per problemi economici, incomunicabilità, disfunzioni sessuali, ma per mancanza di tenerezza.
Maria e Raimondo Scotto